Governance di Internet e futuro della rete al centro dell’intervista ad Andrea Beccalli, Stakeholder Engagement Manager – Europe di ICANN, uno degli uomini che si occupa della governo globale del web. Lo abbiamo recentemente incontrato e gli abbiamo fatto alcune domande sulle competenze e sulla transizione di ICANN in atto. L’intervista è curata da Glauco Benigni, autore di Web Nostrum, in uscita in formato ebook presso l’editore digitale GoWare.
Glauco Benigni. Qual è esattamente il suo ruolo?
Andrea Beccalli. Mi occupo di tutte le relazioni istituzionali, e non, di ICANN, l’organismo che coordina il DNS (Domain Name System) parte centrale dell’ecosistema Internet. Quindi ho a che fare con Governi, società civile, società private, università. Il mio ruolo è quello di includere il più possibile questi diversi stakeholders (portatori di interessi, ndr) nella partecipazione ad ICANN, mostrando loro come funziona, facendo capire quali sono i problemi che le diverse comunità hanno e includerle in questo modello di creazione delle policies di ICANN, che è un modello che parte dal basso.
Glauco Benigni. Ci spiega che cosa è ICANN?
Andrea Beccalli. L’acronimo ICANN significa la Corporazione di Internet per l’assegnazione di nomi e numeri, quindi Internet Corporation for Assigned Names and Numbers. È un organismo senza scopo di lucro, con base legale in USA e operazioni globali, che ha una funzione tecnica molto specifica, anche limitata, ma in grado di assicurare che, quando ci connettiamo ad Internet, il nostro computer abbia il suo indirizzo IP, quindi il suo numero di identità, e sappia quale percorso fare attraverso la rete per trovare le informazioni che cerca. Per semplificare al massimo, ICANN funziona come le Pagine Gialle della rete, quindi tutti gli indirizzi, tutte le indicazioni dei siti vengono gestiti attraverso questo sistema che le coordina.
Glauco Benigni. Secondo qualcuno ICANN oltreché funzionare come Pagine Gialle, ha funzionato anche come governo ombra della Rete. E’ vero?
Andrea Beccalli. Io non direi. Più che altro ha assicurato che Internet, una composizione di reti composta da circa sessantamila network diversi tra loro, siano unite e comunichino tra di loro. Ciò avviene attraverso un sistema che si chiama Unique Identifyers (Identificatori Unici) tale da permettere l’interconnessione affinché da qualunque parte della rete ci si colleghi, con qualunque strumento, si riesca ogni volta a raggiungere il sito internet che si sta cercando.
Glauco Benigni. Negli ultimi incontri sulla Governance Globale di Internet, sia in Brasile che in Turchia, si è manifestata una richiesta, tendenza, necessità o volontà affinché ICANN ceda, in parte o in tutto, le sue competenze a un’altra Istituzione. Siamo nel corso di una transizione storica?
Andrea Beccalli. Sì. Siamo nel corso della transizione. ICANN è un organismo senza scopo di lucro basato negli Stati Uniti, che lavora con un contratto di zero dollari con il Dipartimento del Commercio americano…
Glauco Benigni. Lavora “con” o lavora “per”?
Andrea Beccalli. Non lavora “per”, lavora indipendentemente. Lavora per la comunità di Internet, lavora per assicurare che il sistema degli Identificatori Unici funzioni, sia stabile e ha sempre lavorato affinché non ci fosse un nanosecondo di non funzionamento, in cui il nostro computer non sapesse dov’era l’informazione che stava cercando. ICANN lavora per assicurare la stabilità, la sicurezza, la resilienza della rete. Il Dipartimento del Commercio americano ha, in questo processo, una funzione strettamente amministrativa. Non interferisce nel lavoro di ICANN, ma verifica che ICANN abbia fatto il lavoro secondo i principi costitutivi.
Glauco Benigni. Ma questa non è l’opinione di altre nazioni. Per esempio i cinesi, i russi, forse anche gli indiani…
Andrea Beccalli. Il discorso è che il ruolo tecnico di ICANN ha una valenza politica molto importante. Se gli Stati Uniti garantiscono un “ruolo unico”, teso ad assicurare che ICANN faccia il suo lavoro correttamente, altri paesi, man mano che Internet è cresciuto di importanza e di rilevanza economica, si chiedono: “Beh anche noi vogliamo che questo sistema sia preservato e il fatto che ci sia solo un paese che lo garantisca per noi non è una garanzia sufficiente.
Glauco Benigni. Quanti sono i membri del Consiglio di Amministrazione di ICANN?
Andrea Beccalli. Venti membri
Glauco Benigni. Che nazionalità sono presenti nel board?
Andrea Beccalli. Giappone, Germania, Francia…
Glauco Benigni. Cioè, soprattutto western countries?
Andrea Beccalli. No, ci sono anche rappresentanti africani, indiani. Ma il ruolo del board di ICANN è solo quello di “legare” ICANN alle sue policies e verificare che siano state sviluppate, dal basso, attraverso il modello multistakeholders, prima di approvarle e passarle allo staff di ICANN per l’implementazione.
Glauco Benigni. Il sottosegretario alle TLC, Giacomelli, ha detto qui al Forum: “Siamo reduci da incontri a Washington e, per parlare della governance di Internet, abbiamo dovuto incontrare un dirigente del Dipartimento del Commercio e il presidente di ICANN. Evidentemente ha menzionato individui che hanno un ruolo centrale nel futuro della rete…
Andrea Beccalli. Allora: l’Onorevole Giacomelli ha incontrato a Washington il 12 novembre, il presidente del CdA di ICANN, Steve Croker e il capo della NTIA-National Telecommunications and Information Administration degli Stati Uniti, Larry Strickling, cioè una sezione del Dipartimento del Commercio, con cui ICANN ha un contratto grazie al quale svolge un “ruolo unico”, per esempio l’inclusione di un nuovo dominio di primo livello nella rete. Il Dipartimento del Commercio dice “okay, fatemi vedere se avete fatto tutto il lavoro secondo la procedura. Perfetto, va bene, vi do l’okay”. Quindi questo è un ruolo notarile, ma importante per la consistenza del modello di ICANN.
Ora: gli Stati Uniti hanno deciso, il 14 marzo 2014 e hanno annunciato che questo ruolo unico era il momento di passarlo a un nuovo tipo di supervisione. Non solo e non più a loro unicamente. E hanno posto delle condizioni: “vogliamo che questa funzione critica venga svolta sotto un controllo diverso dall’attuale che però non sia un altro stato nè un gruppo di stati; che rispetti il principio multistakeholders e che assicuri la stabilità, la sicurezza e la resilienza di Internet”. Ovvero, che sia tutta la comunità di Internet a trovare un sistema per garantire che ogni “aggiornamento” al livello della rete sia fatto nel rispetto degli interessi di tutti gli utenti.
Glauco Benigni. Questo è il modello dei multistakeholders?
Andrea Beccalli. Sì. E’ il modello dei multistakeholders. Questo è quel punto di approdo, che l’Onorevole Giacomelli indicava, che però non esiste ancora.
Glauco Benigni. Ma, oltre al “chi”, cioè i multistakeholders, e al “che cosa”, ovvero le norme sul governo di Internet, c’è un “dove”. È vero che la Svizzera ha finanziato i Forum fino adesso e si è offerta per ospitare il futuro luogo del Governo di Internet?
Andrea Beccalli. No. La Svizzera ha deciso di puntare sul dibattito della governance di Internet per diventare un broker internazionale, come lo è già nell’ambito delle Nazioni Unite. Quindi ha offerto, per esempio, la costituzione di un forum permanente in Svizzera, che si è riunito la settimana scorsa, per discutere questi temi. Penso che si sta facendo riferimento al fatto che ICANN ha un contratto per gestire le funzioni di aggiornamento della rete. Ma ICANN rimane un organismo costituito sotto il diritto della legge della California, quindi il diritto americano. La discussione nella comunità globale è anche: una volta che gli Stati Uniti non avessero più questo controllo, devono anche cedere il controllo, più generale, di dove è fisicamente ICANN? Anche questo processo, anche questa discussione è aperta, è in transizione. È questione di mesi per vedere come la comunità presenta un modello alternativo.
Glauco Benigni. Quindi un modello alternativo ancora non è stato presentato. Siamo in gestazione. Ancora il dialogo è aperto e Lei che cosa prevede – non chiedo la palla di vetro, però stando “dentro”, ha delle percezioni – come vede questa transizione, dove potrebbe approdare?
Andrea Beccalli. La percezione da dentro? Bella domanda. Il processo, dal punto di vista della Supervisione delle funzioni IANA (questa è la definizione precisa) e del controllo sull’aggiornamento del sistema è su un buon cammino, perché in verità è un sistema molto tecnico, dove gli attori, che hanno sempre usufruito di questo servizio, hanno le idee abbastanza chiare su come continuare ad esserne parte e quindi come gestirlo.
La partita più complessa invece si apre il giorno in cui gli Stati Uniti rinunciano a questo contratto (IANA). Quale diventa il loro ruolo generale nella percezione di accountability e di responsabilità? Per fare un esempio paradossale: se domani mattina il capo di ICANN si alza e decide di chiuderla, tutti gli utenti del mondo di Internet sanno che ICANN è un organismo americano, che opera secondo le leggi della California e che, se succede qualcosa, uno può andare a Washington e dire: “Guardate un po’ cosa stanno facendo. Intervenite.”
Ora la domanda da porsi è: “Che succede quando gli Stati Uniti rinunciano a questo controllo sul contratto? Chi garantirà il modello ICANN ?”
Glauco Benigni. Cioè c’è un’eventualità? O forse un rischio che il modello attuale di Internet, come lo conosciamo, fondato su quel tipo di garanzie, volute dagli USA, che in parte ci piacciono, in parte non ci piacciono, non ci sarebbe più? E ancora non si capisce se ciò corrisponde a più libertà o a più controllo, per esempio da parte dei Governi non democratici. Lei che cosa pensa? C’è un tale rischio?
Andrea Beccalli. Il rischio c’è ed è concreto. All’inizio dicevo che Internet in verità è una rete di reti e il rischio concreto è che ci sono tendenze, sempre più spinte, di molti paesi, a disconnettersi dalla rete delle reti globale e a crearsi la loro rete nazionale o regionale o macroregionale sulla quale avere il controllo completo
Glauco Benigni. Al fine di esercitare una pesante censura?
Andrea Beccalli. Può essere la censura, ma può essere un sistema di tariffazione, cioè se vuoi usare Internet e accedere a questi siti, devi pagarmi tot. Il rischio è che si usino questioni che sono prettamente geopolitiche, di potere, di controllo della funzione che ha la rete nella nostra società e si mescolino queste questioni con il funzionamento operativo della rete.
Glauco Benigni. Quindi in qualche modo il dibattito sul Governo della rete è oggi lo specchio del dibattito geopolitico. “Se si rifiuta la NATO come garante della pace nel pianeta c’è il rischio di una proliferazione di guerre locali” è come “se si rifiuta il rapporto ICANN – Governo USA c’è il rischio della frammentazione della Rete”?
Andrea Beccalli. Sì. La sfida è quella. Trovare l’equilibrio tra un sistema che garantisca un quadro di responsabilità in cui tutti siano partecipi, non solo i Governi ma tutti gli stakeholders, e allo stesso tempo evitare che la rete diventi una rete composta da centonovanta Internet nazionali.
Glauco Benigni. C’è una soluzione?
Andrea Beccalli. Più che altro bisogna “partecipare”. Il messaggio più importante secondo me è che questa transizione, anche se molto tecnica, ha degli effetti, come abbiamo visto brevemente, molto importanti sul futuro sviluppo di Internet. Questa transizione è aperta. Tutti possono partecipare.
Glauco Benigni. Tutti quelli che hanno i soldi per venire ai convegni internazionali?
Andrea Beccalli. No, tutti quelli che hanno i soldi per farsi una connessione a Internet, perché tutti i convegni internazionali di ICANN sono in (diretta) livestream e sono tradotti in otto lingue…
Glauco Benigni. Fantastico. Ma poi come si partecipa al panel di discussione? Accedere da una postazione remota nel corso del livestream non è sempre facile. E’ più facile di persona.
Andrea Beccalli. Che sia più facile di persona non c’è dubbio, ma che questo processo stia mandando avanti la forma di dialogo più aperta possibile è uno degli impegni che gli Stati Uniti hanno chiesto ad ICANN. Hanno detto: “okay, noi facciamo un passo indietro, tu ICANN sei incaricato di gestire una consultazione globale aperta, multistakeholders, per vedere quale può essere il modello alternativo…
Glauco Benigni. Capisco. Però molte delle ragioni a sostegno di ICANN sono state messe in discussione dagli eventi. Prima dei casi Snowden e Assange, ICANN aveva un’altra immagine, un’altra aura. O no?
Andrea Beccalli. OK parliamo di questo. Qua si sta operando su due livelli differenti. Dal punto di vista geopolitico non c’è dubbio che il caso Snowden e il caso Assange abbiano aumentato la pressione sul governo degli Stati Uniti affinché faccia un passo indietro decisivo sulla funzione e sulla supervisione di ICANN. Dal punto di vista geopolitico, questo è indubbio. Ma chi è dentro ICANN, o segue queste cose, sa che sin dall’inizio, dal 1998, quando gli Stati Uniti hanno deciso di creare ICANN, l’idea era che a un certo punto gli stakeholders di Internet avrebbero assunto il completo controllo di tutto il sistema. E quindi ogni due anni il contratto andava rinnovato e il contratto è andato man mano evolvendosi con gli anni. Ora che succede? L’incrocio tra evoluzione interna di ICANN con le pressioni esterne, ha fatto in modo che questa decisione non fosse più rimandabile e che si desse l’okay alla transizione.
Però, da parte delle agenzie (di intelligence, ndr) come la NSA- National Security Agency non c’è nessun interesse che si passi da un Internet unico a un Internet frazionato di 190 paesi. Perché? Perché se io devo ascoltare che cosa fa il cittadino x nel paese y, se devo passare attraverso N. Internet diverse è un problema.
Glauco Benigni. Quindi la NSA potrebbe non volere la transizione…
Andrea Beccalli. E questo è un altro rischio. Il dibattito qui passa a un altro livello. Bisogna distinguere tra la governance della rete – la parte tecnica – e la governance sulla rete – la parte dell’utilizzo. E bisogna individuare dei principi che regolino non solo la governance tecnica della rete, ma anche l’uso che se ne fa. Che quindi le agenzie di sicurezza nazionali di tutto il mondo, abbiano dei principi internazionali costitutivi in cui si dice “okay, questo si può fare, questo no”.