È lo stesso Mark Zuckerberg a dichiararlo, in una intervista esclusiva uscita due giorni fa sul New York Times, con un titolo che dice già tutto: «Facebook riuscirà a risolvere il suo bug peggiore?». Un bug, un problema che affonda le proprie radici in due dei fronti più scottanti oggi.
Fake News
Da un lato, le #FakeNews ormai imperanti, il tradimento del «primo comandamento», della promessa fondante di Facebook e di ogni social fin dalla nascita: quella cioè dell’esser sempre connessi, ribadita anche e proprio col celebre Manifesto, due mesi fa, Building Global Community. Mentre, in realtà, non si fa che andare verso il Dis-Connect: verso una progressiva Dis-Connessione, Dis-Informazione, Dis-Educazione.
Web Violence
Dall’altro, il dilagare di una #WebViolence che si fa subito violenza reale, come dimostrano gli ormai quasi innumerevoli casi di live streaming – attraverso Facebook Live, ma anche YouTube e non solo – o comunque di video di omicidi, suicidi, soprusi, lasciati on-line per ore o, più spesso, giorni, settimane. Senza controllo.
Violenze inaudite in diretta Facebook
Giusto di oggi la drammatica notizia dell’omicidio-suicidio di un padre, il ventenne Wuttisan Wongtalay, che in Thailandia uccide la figlia di 11 mesi impiccandola e posta il video su Facebook.
Di sole due settimane fa è il caso di Cleveland, al centro dell’attenzione del mondo per giorni: Steve Stephens, 37 anni, che sceglie una persona a caso per strada, un 74enne, lo uccide e posta il video su Facebook, riempiendo poi i social per giorni di frasi allucinanti.
F8
Proprio in occasione dell’evento di Facebook l’FBF8 2017, dieci giorni fa, si sono pubblicamente impegnati a ingaggiare battaglia contro questo e casi del genere: ma cosa in concreto sarà fatto, al di là di parole, presunti tools o addirittura strumenti di Intelligenza Artificiale, che per ora sembrano lasciare il tempo che trovano? «Questa è la bestia che Facebook non può domare», ha sentenziato di recente dal sito Quartz.
Violenze per emulazione?
Troppo tragiche sono, infatti, le vicende del genere ormai sommatesi negli anni e crescenti ogni giorno: da Naika Venant, 14enne oggetto di abusi per anni, suicidatasi in diretta su Facebook, alla 15enne stuprata in live streaming sul social di Zuckerberg.
La domanda
«Mark ora riconosce il lato pericoloso della rivoluzione social cui lui stesso ha dato il via. Ma il più potente strumento che la storia abbia mai visto per connettere l’umanità sarà in grado di adattarsi al mondo che ha creato?». Questa è la domanda del New York Times. E forse la risposta sta già, ahi noi, in quanto scritto da Wired: «La risposta di Zuckerberg a un mondo diviso da Facebook? Più Facebook».