La banda 700, il pezzo più pregiato dell’asta 5G, è andato – dopo il blocco da 10 Mhz riservato a Iliad (in qualità di nuovo entrante) a Tim e Vodafone, con due lotti (2×5 Mhz) a testa. L’esborso complessivo dei tre operatori per le frequenze 700 Mhz è pari a 2,04 miliardi di euro, un ottimo incasso per lo Stato, tanto più che la gara 5G (che dopo il secondo giorno di rilanci sfiora 3 miliardi miliardi, 500 milioni in più di quanto previsto nella legge di Bilancio) è ancora in corso e sulla banda 3700 Mhz la competizione fra i partecipanti (Tim, Vodafone, Iliad, Fastweb e Wind Tre) sarà serrata. La nuova tornata di rilanci si è chiusa a 2,89 miliardi, con offerte complessive per 786 milioni di euro per la banda 3700 Mhz. E la battaglia proseguirà lunedì con un nuovo round.
.
Quel che è certo è che, visti gli incassi provvisori, le procedure di gara messe a punto dall’Agcom per la gara 5G stanno funzionando, diversamente da quanto sostenuto oggi su Repubblica in edicola da Sara Bennewitz, secondo cui , secondo cui “l’asta 5G fa flop” e che imputa proprio alle procedure di gara dell’asta la mancanza di rilanci per la banda 700 nonché, il “regalo” di un lotto riservato al nuovo entrante Iliad. “Ma andrebbe fatta anche una riflessione sulle regole e procedure dell’asta perché di fatto una vera gara per aggiudicarsi lo spettro migliore non c’è stata”, aggiunge Sara Bennewitz.
Ma le cose stanno davvero così?
In realtà, proprio perché si poteva intuire prima della gara che soltanto tre operatori mobili avrebbero fatto domanda per i 700 Mhz (Tim, Vodafone e Wind Tre), la scelta di Agcom di fissare una base d’asta molto alta in questa banda (circa 700 milioni di euro per ognuno dei lotti a gara) si è rivelata vincente.
Il confronto con Germania e Francia
Per fare un confronto, in Germania la banda 700 ha generato poco meno di 1 miliardo, la metà di quanto generato nel nostro paese, e anche in Francia l’incasso è stato di 2,5 miliardi ma in proporzione inferiore a quello italiano.
Anche l’idea contestata di imporre una riserva a nuovo entrante – sempre con base d’asta elevata – è da considerare a giochi fatti un successo proprio perché ha assicurato ben 2 miliardi dalla banda 700 e ha contribuito a spingere i rilanci ancora in fase di rilancio in banda 3700 Mhz, 26 Ghz e 700 SDL.
Peraltro, il valore dell’esborso per i 700 Mhz è da considerare molto alto considerato che, diversamente da altri paesi come Francia e Germania, in Italia la banda 700 per il 5G partirà dal 2023, in attesa della migrazione dei broadcaster che la occupano.
La gara non è finita
Inoltre, la gara 5G non è ancora conclusa e l’Italia ha già superato i 2,5 miliardi di euro di incassi previsti in bilancio. Quindi, il design di gara messo a punto da Agcom – che comporta una gara dinamica multibanda con rilanci migliorativi – si sta rivelando lungimirante e di successo.
E questo a maggior ragione, in assenza di Wind Tre che non ha preso parte alla contesa per i 700 Mhz, ma che potrà rifarsi sulle altre bande a gara.
Agcom, regole efficaci
Va quindi dato atto ad Agcom, risultati economici alla mano, di aver ideato un efficace design strategico complessivo della gara multibanda che – in un clima di riservatezza sulle effettive intenzioni degli operatori (vedi Wind Tre), e di polemiche pre-gara sulle riserve per i nuovi entranti (chieste a gran voce da Fastweb in banda 3.6-3.8 Ghz) – ha azzeccato sia la base d’asta in banda 700 (alta) sia le riserve sui 700 Mhz (Iliad ha colto l’occasione della riserva, dimostrando che il suo impegno in Italia sarà di lungo termine) e il numero di lotti.
Finora, e non è ancora finita, la gara ha assicurato alle casse dello Stato 2 miliardi dalla banda 700 FDD in un quadro in cui solo due operatori tradizionali su tre hanno fatto domanda e una dinamica concorrenziale sui 3700 Mhz che sta ancora portando a vivaci rilanci, con un disegno di lotti asimmetrici (80-80-20-20) disegnato per prevenire incentivi a equilibri strategici tra concorrenti.