Colombia, antinarcotici pensa a uso droni per sradicare piantagioni coca
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Lo sradicamento delle piantagioni di cocaina, una delle questioni piu’ delicate nel processo di “riconquista” delle zone periferiche del paese da parte dello stato colombiano, potrebbe essere a un punto di svolta. Secondo quanto riferisce il quotidiano “El Tiempo”, le forze di sicurezza nazionali stanno esaminando la possibilita’ di azzerare le coltivazioni spargendo glifosato con droni. Sin qui, il piano di sradicamento forzato messo a punto dal governo non ha prodotto cattivi risultati: 53 mila ettari di piantagioni rimosse, 3 mila ettari in piu’ rispetto a quelli fissati come obiettivo nel 2017. Ma i numeri che descrivono il fenomeno rimangono allarmanti. Secondo dati delle autorita’ antidroga della Casa Bianca si parla di un territorio compreso tra i 220 e i 230 mila ettari, tra i 170 e i 180 mila ettari per Bogota’. Parte dell’azione governativa sulle piantagioni di cocaina e’ inserita negli accordi di pace siglati a fine 2016 con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Si e’ introdotto lo strumento della riconversione volontaria, la possibilita’ che i coltivatori hanno – con incentivi – di utilizzare le piantagioni con sementi legali. Ma il governo deve pensare “a un cambio di strategia”, assicura la testata, visti i numerosi problemi sul terreno. Le nuove piantagioni non avrebbero superato il venti per cento dei terreni indicati e un po’ ovunque si registrano nuovi ettari di semine del papavero. Bogota’ rimarrebbe convinta che nel lungo periodo la riconversione volontaria dara’ i suoi frutti, ma nel frattempo occorre rendere piu’ efficace quella “forzata”, portata a termine da esercito e polizia. Spargere glifosato con gli aerei, come si e’ fatto per anni, e’ divenuta una pratica esposta a ogni tipo di ricorso. Vento e pioggia possono portare la sostanza chimica, lanciata da almeno dieci metri di altezza, anche su coltivazioni limitrofe. Finendo per danneggiare anche quelle piantagioni considerate essenziali per la sopravvivenza delle popolazioni indigene. Senza contare i costi legati all’uso di apparecchi pesanti e a operatori particolarmente esperti. Per questo la polizia antinarcotici starebbe gia’ dalla fine del 2017 sperimentando l’uso di droni, come gia’ si fa in altri settori dell’agricoltura. Una tecnologia che permetterebbe risparmi economici e un ritmo piu’ elevato negli interventi, tra i 10 e i 15 ettari al giorno contro i 5 ettari massimo sradicabili a mano. Il tutto con voli a circa 50 centimetri dalla pianta, elemento che riduce di netto la possibilta’ di dispersione del glifosato. Il drone, inoltre, sarebbe anche immune alle mine antipersona utilizzate dai narcos e dai gruppi armati per impedire l’accesso delle forze armate alle coltivazioni. La Antinarcotici ha stilato un rapporto con le caratteristiche tecniche di cui dovrebbero disporre i droni e Bogota’, segnala il quotidiano, avrebbe gia’ effettuato una una prima gara con un margine di guadagno per l’imprenditore, pari a circa 7 milioni e mezzo di euro.
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Usa-Corea del Nord, missione segreta di Pompeo mostra fiducia di Trump nelle spie invece che nei diplomatici
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – La decisione del presidente Donald Trump di inviare il direttore della Central Intelligence Agency (Cia), Mike Pompeo, in missione segreta nella Corea del Nord ad incontrare Kim Jong-un mostra quanto poco il capo della Casa Bianca si fidi dei suoi diplomatici e si affidi, piuttosto alle “spie” nel raggiungere quello che potrebbe essere un’apertura storica tra i due leader. Lo sostiene il quotidiano “New York Times”, ricordando che Pompeo e’ stato nominato segretario di Stato dal presidente lo scorso mese e che ora e’ gia’ stato chiamato a gettare le basi del prossimo incontro tra Trump e Kim. Il direttore della Cia attende ancora la ratifica della sua nomina e deve affrontare il voto non scontato della commissione per le Relazioni estere del Senato, dove i Democratici hanno gia’ annunciato opposizione. La riunione segreta conferma, pero’, la fiducia che il presidente nutre nei confronti di Pompeo. Ex ufficiale dell’esercito ed ex deputato, e’ stato, in Congresso, una voce del Tea Party, il movimento populista anti-tasse, e libertario nato nel 2009 in opposizione all’amministrazione Obama, alla riforma sanitaria in particolare. Pompeo e’ un ‘falco’, che si e’ fatto conoscere a livello nazionale come membro della Commissione della Camera sull’attacco di Bengasi, in Libia, nel 2012, in cui morirono l’ambasciatore Christopher Stevens e altri tre cittadini statunitensi. Una figura agli antipodi rispetto all’ex segretario Rex Tillerson che Trump ha licenziato poco dopo aver accettato la proposta di incontro del leader nordcoreano.
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Siria, spari sulla squadra Onu vicino al sito oggetto del presunto attacco con armi chimiche
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Colpi di arma da fuoco sono stati esplosi ieri contro un gruppo di ispettori delle Nazioni Unite (Onu) ad al Douma, teatro del presunto attacco con armi chimiche in Siria. Un episodio, rimarca il quotidiano “New York Times”, che getta dubbi sulla possibilita’ per gli ispettori internazionali di visitare il sito e fornire risposte in merito alle dinamiche di quanto realmente accaduto. Sono trascorsi undici giorni dal presunto attacco chimico imputato al regime di Damasco, che avrebbe provocato la morte di almeno 43 persone. Ritenendo il governo del presidente siriano Bashar al Assad responsabile dell’attacco, Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno lanciato il 14 aprile scorso raid aerei coordinati contro strutture governative siriane. Il governo di Damasco e i suoi alleati, Russia e Iran, hanno negato l’utilizzo di armi chimiche e accusato i soccorritori e i ribelli di aver congegnato video delle vittime volti a demonizzare il governo siriano. Una squadra dell’Organizzazione per la proibizione di armi chimiche e’ arrivata il 14 aprile scorso nella capitale della Siria con l’incarico di indagare sull’attacco, ma gli ispettori non sono ancora stati in grado di recarsi sul sito. Gli Usa accusano Assad e la Russia di voler celare le prove dell’uso di armi chimiche, un’accusa che i due paesi continuano a respingere.
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Vendita di armi all’Arabia Saudita, denunciati funzionari governativi italiani e un’azienda tedesca
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Una insolita causa legale e’ stata lanciata contro alcuni funzionari del governo italiano ed uno dei principali fabbricanti europei di armi per il loro coinvolgimento nei bombardamenti dell’Arabia Saudita che uccidono migliaia di civili in Yemen: lo scrive il quotidiano britannico “The Guardian”, che riferisce della conferenza stampa tenuta nella capitale italiana ieri mercoledi’ 18 aprile, in cui diverse organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani hanno annunciato di aver presentato un esposto alla Procura di Roma che chiama in causa la responsabilita’ di alcuni funzionari del ministero degli Esteri italiano e l’azienda Rwm Italia, filiale nella Penisola del gigante tedesco dell’industria degli armamenti Rheinmetall, per la vendita di armi all’Arabia Saudita. Le forze armate saudite, ricorda il “Guardian”, da anni stanno conducendo una campagna di bombardamenti nello Yemen contro i ribelli sciiti Houthi, tra l’altro con l’aiuto di consiglieri militari britannici. Il giornale spiega come finora diversi tentativi legali fatti in vari paesi europei, inclusa la Gran Bretagna, per fermare la vendita di armi ai Sauditi abbiano fatto un buco nell’acqua a causa della genericita’ delle accuse. Questa vota pero’, secondo il “Guardian”, l’iniziativa legale promossa davanti alla magistratura di Roma dalla Rete Italiana per il Disarmo, dall’organizzazione tedesca European Center for Constitutional Human Rights (Ecchr) e da quella yemenita Mwatana Organisation for Human Rights potrebbe avere successo: la denuncia infatti si focalizza su un singolo evento, il massacro di un’intera famiglia di sei persone, tra cui quattro bambini, avvenuto nello Yemen l’8 ottobre 2016 provocato da un ordigno prodotto appunto dall’azienda Rwm Italia; i denuncianti chiedono che il magistrato ne chiami a rispondere i funzionari del ministero degli esteri italiano che hanno autorizzato l’esportazione e la vendita ai Sauditi di questo ordigno ed i massimi dirigenti della societa’ che lo ha prodotto.
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Spagna e Venezuela riprendono le relazioni diplomatiche
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Il governo spagnolo di Mariano Rajoy e quello venezuelano di Nicolas Maduro hanno concordato ieri, dopo quasi tre mesi di crisi diplomatica, di recuperare le relazioni bilaterali e ripristinare il normale funzionamento delle rispettive ambasciate. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Pais” che ricorda come lo scorso gennaio i due paesi avessero espulso i rispettivi ambasciatori. La scorsa settimana il ministro degli Esteri del Venezuela, Jorge Arreaza, aveva inviato al ministro degli Esteri spagnolo Alfonso Dastis una lettera con la richiesta di una tregua politica e la conseguente normalizzazione dei rapporti tra i due Stati. Da allora sono iniziate una serie di negoziazioni che hanno condotto all’annuncio di ieri: “il Regno di Spagna, attraverso il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione e la Repubblica Bolivariana del Venezuela, attraverso il ministero del Potere popolare per gli Affari Esteri, hanno accettato di iniziare un processo di normalizzazione delle loro relazioni diplomatiche a beneficio dei loro cittadini, che sono uniti da stretti legami che devono essere preservati”. Nel testo si spiega inoltre che una delle conseguenze dell’accordo sara’ il ritorno degli ambasciatori nei prossimi giorni “al fine di ripristinare i canali di dialogo diplomatico tra i due governi, nel quadro del rispetto reciproco e Diritto internazionale”. Maduro ha celebrato la decisione in un video che ha pubblicato ieri su Facebook e ha assicurato che ricevera’ “con affetto” l’ambasciatore spagnolo.
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Gran Bretagna, Boris Johnson vuole il pugno di ferro contro la violenza di strada
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha chiesto che il governo adotti il pugno di ferro per contrastare l’ondata di violenza che sta imperversando nelle strade delle citta’ inglesi ed in particolare nella capitale Londra: e’ questo il titolo con cui il quotidiano conservatore “The Telegraph” apre la sua prima pagina di oggi giovedi’ 19 aprile e presenta un’ampia intervista rilasciata al giornale dal ministro. Benche’ per ruolo istituzionale Boris Johnson dovrebbe occuparsi appunto solo di questioni internazionali, in realta’ il ministro degli Esteri e’ il capofila dell’ala “dura” ed euroscettica del Partito conservatore: in quanto tale spesso non manca di far sentire la sua voce su questioni di politica interna; e questa volta appunto ha sganciato una vera e propria “bomba” sulla questione della sicurezza nelle strade delle citta’ britanniche che tanto preoccupa l’opinione pubblica. Secondo Johnson dunque il governo dovrebbe agire con maggiore energia ed evitare un approccio “morbido” alla questione: la polizia, dice, deve “andar giu’ come una tonnellata di mattoni” sulla testa dei capi delle gang responsabili delle violenze di strada. Sorvolando sulla questione della mancanza di fondi e di effettivi lamentata da Scotland Yard (il soprannome della Metropolitan Police, la polizia della capitale Londra; ndr) e causata, secondo il Partito laborista di opposizione, dalle politiche di austerita’ applicate dai governi conservatori, Johnson vuole che agli agenti siano dati piu’ poteri per “togliere i coltelli dalle strade”: la stragrande maggioranza dei 60 omicidi gia’ registrati a Londra dall’inizio di quest’anno, infatti, sono stati commessi con armi da taglio. In particolare il ministro propone che sia estesa la possibilita’ per i poliziotti di fermare e perquisire per strada (“stop and search”) i giovani sospetti, alla ricerca di armi e di quelle droghe che sono il motore dell’ondata di violenza. Il “Telegraph” ricorda come questo approccio, che aveva caratterizzato il periodo in cui Boris Johnson e’ stato sindaco della capitale britannica, in realta’ avesse sollevato vibranti opposizioni da parte dei Laboristi e dei gruppi per la difesa dei diritti umani: a questa obiezione il ministro nell’intervista ha risposto che, benche’ controverso, il potere di “stop and search” si era rivelato efficace sotto la sua amministrazione.
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Francia, Total acquista Direct Energie
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Il gruppo petrolifero francese Total ha acquistato il 74,3 per cento del capitale di Direct Energie per 1,4 miliardi di euro. Lo riporta la stampa francese, spiegando che una volta terminata l’operazione l’azienda transalpina lancera’ un’Opa sui titoli restanti su una base di 42 euro ad azione. Con questa mossa, Total ottiene 2,6 milioni di clienti e diventa il primo fornitore alternativo di energia in Francia. Il gruppo non ha ancora deciso se manterra’ il nome originale o passera’ tutto sotto l’insegna Total. “Le Figaro” nota come il gruppo sara’ un concorrente diretto di Edf e Engie. Direct energie fino ad oggi “ha saputo imporsi come il principale sfidante dei monopoli presenti in Francia”. “Les Echos” indica che, nonostante resti lontano dai fornitori storici francesi, Direct Energie lo scorso anno ha fatto 2 miliardi di euro di fatturato. Acquistando la societa’ Quadran alcuni mesi fa, Direct Energie ha fatto un passo fondamentale nel settore delle energie verdi. Con questa operazione, il fondo di investimenti Impala, che detiene un terzo del capitale di Direct Energie, ha una partecipazione stimata a 630 milioni di euro. Cedendo le sue parti di Direct Energie, il padrone del fondo, Jacques Veyrat, modifica la composizione di Impala. Per il presidente di Total, Patrick Pouyanne’, questa operazione “si inscrive nella strategia del gruppo di integrazione sull’insieme della catena di valore gas-elettricita’”. “Le Monde” ricorda anche gli altri investimenti nell’energetico recentemente fatti dal petrolifero francese, come l’acquisizione de 23 per cento di Eren Renewable Energy o l’acquisizione di Sun Powe, azienda statunitense specializzata nei pannelli solari.
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Germania, critica della Corte dei conti federale: il governo non sa quali siano i costi della transizione energetica
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Secondo la Corte dei conti tedesca, non sono ancora chiari i costi che il paese deve sostenere per la transizione energetica. Il ministero federale responsabile degli Affari economici non ha ancora fornito alcun quadro completo in merito, nonostante le ripetute richieste avanzate dai regolatori. Il 23 marzo, il ministero dell’Economia ha riferito alla Corte dei conti su quanto e’ stato fatto negli ultimi 15 mesi per migliorare la gestione della transizione energetica. Il risultato e’ abbastanza deludente, dal punto di vista dell’ente preposto a evitare lo spreco di denaro dei contribuenti. Il governo ha informato la Corte dei conti principalmente dei costi dei vari prelievi imposti sulle bollette energetiche dei consumatori. Mancano il costo del personale dell’amministrazione federale, gli oneri di rete, i costi aggiuntivi per i cittadini e le imprese e la perdita delle entrate pubbliche a causa delle agevolazioni fiscali. Il ministero degli Affari economici scrive anche che il suo ruolo di coordinatore generale della transizione energetica puo’ essere rafforzato solo dal nuovo governo federale. Per la Corte dei conti, questo non ha senso. Non e’ chiaro perche’ il ministero abbia lasciato passare gli ultimi 15 mesi senza fare nulla, scrivono gli esaminatori. Il ministero degli Affari economici non ha finora commentato le dure critiche della Corte dei conti. L’opposizione, tuttavia, condivide le critiche degli esaminatori. “La Corte dei conti federale attribuisce alla grande coalizione un resoconto vergognoso”, afferma Oliver Krischer, vicepresidente dei Verdi. “La politica energetica frammentata e non coordinata deve essere finalmente valutata e razionalizzata”, ha concluso il politico tedesco.
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Il presidente della Bce Draghi conferma la controversa appartenenza al G30
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – La Banca centrale europea (Bce) ha ricevuto una raccomandazione del Mediatore europeo, Emily O’Reilly, al suo presidente Mario Draghi, affinche’ lasci il forum finanziario privato del G30. L’adesione di Draghi a quel forum, avverte la Commissione, costituirebbe un conflitto d’interessi: “E’ importante dimostrare ai cittadini che esiste una netta separazione tra la Banca centrale europea come autorita’ di vigilanza bancaria e l’industria finanziaria”, si legge in un documento. Il G30, finanziato privatamente, e’ un organismo permanente composto da rappresentanti di spicco delle banche centrali, della finanza e della scienza. Comprende, oltre a Mario Draghi, diversi livelli decisionali della scena finanziaria come il presidente esecutivo della banca svizzera Ubs, Axel Weber, l’amministratore delegato del Credit Suisse, Tidjane Thiam, e i capi delle banche centrali di Cina, Giappone e Regno Unito. L’eurodeputato Sven Giegold (Verdi) ha criticato la decisione. “La Bce dovrebbe seguire la raccomandazione del Mediatore europeo”, ha dichiarato. La Bce non ha commentato la cosa. Il Parlamento europeo ha recentemente rilasciato una dichiarazione in cui si raccomanda che la Bce si astenga dall’appartenenza ad organismi che comprendono anche rappresentanti delle banche che sovrintende. Tuttavia i parlamentari concedono un’eccezione se sono comitati globali in cui sono rappresentate altre banche centrali come la Federal Reserve statunitense, la banca centrale giapponese o la Bank of England. Nel maggio 2015, il direttore generale della Bce Benoit Coeure’ aveva dichiarato, in un discorso durante una cena con gli hedge fund manager di Londra, che la Bce avrebbe preferito fare alcuni dei suoi acquisti obbligazionari per l’estate. In conseguenza di cio’ vi furono ampie oscillazioni del tasso di cambio dell’euro e del mercato obbligazionario. Gli investitori che non erano a cena seppero dei piani piu’ tardi. In risposta a questo fatto la Bce ha rafforzato le sue disposizioni di controllo. “Le banche centrali devono essere al di la’ del sospetto di eccessiva vicinanza agli attori del mercato”, ha detto Coeure’ poco dopo l’incidente. A suo avviso cio’ e’ tanto piu’ importante per le banche centrali quando, come nel caso della Bce, sono anche responsabili della vigilanza bancaria.
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Ue, il presidente Macron oggi a Berlino dalla cancelliera Merkel
19 apr 10:51 – (Agenzia Nova) – Oggi la cancelliera tedesca, Angela Merkel, riceve il presidente francese, Emmanuel Macron, a Berlino. “Le Figaro” scrive che la leader tedesca svelera’ al suo ospite le “sue idee per il rilancio dell’Europa”, un’occasione che Macron “aspetta da piu’ di sei mesi”. “Entro giugno, troveremo una soluzione comune con la Francia” ha detto la Merkel martedi’. Secondo il quotidiano, Macron scoprira’ la “capacita’ di resistenza” della cancelliera, che “non puo’ decidere nulla senza l’avallo del Bundestag”. La Spd ha accettato un’alleanza a condizione di inserire nel contratto di governo un capitolo sul “nuovo slancio europeo”. Nel suo programma di riforma della zona euro preparato da Macron figura la creazione di un budget comune e di un ministro delle Finanze. Secondo “Les Echos” Berlino sospetta uno “stratagemma” per ottenere gli avanzi di bilancio tedeschi. Con le sue riforme contestate, il presidente francese si gioca la sua credibilita’ sul piano europeo. Visto che entrambi i leader la prossima settimana saranno a Washington dal presidente Donald Trump, i discorsi di oggi saranno “coordinati” tra loro. In quest’ottica si potrebbero evocare le nuove sanzioni contro la Russia e le tasse statunitensi sulle importazioni di acciaio.
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