Gli effetti dei dazi sui data center (e il futuro dell’AI)
La corsa alla leadership nel mercato dell’intelligenza artificiale (AI) sta alimentando un’ondata senza precedenti di investimenti nei data center negli Stati Uniti. Dai colossi come Microsoft e Amazon, le grandi aziende tecnologiche stanno investendo centinaia di miliardi di dollari nelle infrastrutture che alimentano questa tecnologia e il suo sviluppo. Tuttavia, come spiegato da Mark Niquette in un articolo pubblicato su Bloomberg News, una sfida imminente potrebbe ostacolare queste ambizioni: i dazi doganali decisi dal Presidente Donald Trump.
Donald Trump, ora al suo secondo mandato, sta spingendo per l’espansione dell’AI e dei data center, ottenendo un impegno da 500 miliardi di dollari da SoftBank, OpenAI e Oracle. Ma le sue aggressive politiche commerciali—con l’introduzione di nuovi dazi su Cina e Messico, i due principali fornitori di apparecchiature informatiche per gli Stati Uniti—rischiano di far lievitare i costi proprio per le aziende che guidano questa corsa alla supremazia tecnologica.
Aumento dei costi e pressioni sulla catena di approvvigionamento
Il boom dei data center alimentato dall’AI ha contribuito per 0,3% al PIL statunitense nel 2023, circa 100 miliardi di dollari, secondo JPMorgan Chase. Questo trend è destinato a continuare, con investimenti previsti in crescita del 64% quest’anno e un ulteriore 14% nel 2026, fino a raggiungere il picco di 135 miliardi di dollari nel 2027, secondo Bloomberg Intelligence. Ma con l’aumento delle tariffe, i costi per hardware critico come semiconduttori, trasformatori di potenza, switchgear e interruttori automatici potrebbero salire alle stelle.
Ben Boucher, analista senior di Wood MacKenzie, stima che i dazi potrebbero causare un aumento dei prezzi nell’ordine dell’8-9% per i trasformatori di potenza, del 6-7% per gli switchgear, del 3-4% per gli interruttori automatici, del 6-7% per fili e cavi.
Questi aumenti potrebbero allungare i tempi e far lievitare i budget dei progetti. Niccolo Lombatti, analista di infrastrutture digitali presso BMI, avverte che un’applicazione più ampia dei dazi potrebbe rappresentare un “rischio significativo” per il mercato dei data center negli Stati Uniti.
Le Big Tech non si fermano (per ora)
Nonostante le possibili turbolenze, i principali attori del settore restano determinati. Microsoft, Amazon, Google e Meta hanno recentemente aumentato le loro previsioni di spesa in conto capitale del 32% rispetto allo scorso anno, secondo Bank of America. Anche dopo l’annuncio del modello DeepSeek cinese—che ha scosso i mercati con il suo approccio a basso costo—le aziende americane non hanno mostrato segni di rallentamento.
Michael Bellaman, CEO di Associated Builders and Contractors, sottolinea che la domanda di nuovi data center è talmente alta che “la stragrande maggioranza dei progetti procederà indipendentemente dai cambiamenti politici”. Anche le aziende energetiche come Duke Energy e American Electric Power, che forniscono energia a queste infrastrutture critiche, non vedono segnali di rallentamento della domanda.
Conseguenze della guerra commerciale e futuro incerto
Oltre all’aumento dei costi, le aziende statunitensi che esportano apparecchiature per data center potrebbero subire ritorsioni da parte di altri paesi, rendendo le esportazioni più costose o addirittura soggette a restrizioni. L’amministrazione Trump sostiene che la riduzione della burocrazia e l’aumento della produzione energetica aiuteranno a compensare i costi aggiuntivi per le imprese, ma i leader del settore restano scettici.
Patrick Lozada, direttore delle politiche globali presso la Telecommunications Industry Association, riassume la situazione in modo chiaro: “I dazi sono tasse sulle importazioni, e tassare le importazioni fa aumentare i prezzi”. Con i data center fortemente dipendenti da una catena di approvvigionamento globale, la guerra commerciale potrebbe aggiungere pressioni finanziarie inaspettate a uno dei settori più cruciali del decennio.
Per il momento, il boom dell’IA continua senza freni. Ma se le tensioni commerciali continueranno a intensificarsi, persino le aziende con le tasche più piene potrebbero sentirne il peso.