Il discorso di Christine Lagarde
La guerra in Ucraina non comporta solamente un costo umano notevole, ma anche economico e finanziario di portata al momento non quantificabile con precisione. Lo sa bene la presidente della Banca centrale europea (BCE), Christine Lagarde, che, intervenendo alla conferenza “The ECB and its watchers XXII”, ha messo in guardia tutti gli Stati dell’Unione europea sulle possibili conseguenze dello scenario bellico attuale e su un ulteriore possibile peggioramento.
“Tutte le nostre decisioni di politica monetaria nei prossimi mesi saranno necessariamente informate dalle ricadute economiche della guerra e dipenderanno dai dati”, ha precisato Lagarde nel suo discorso.
“A causa del conflitto, nel breve termine – ha aggiunto la numero uno della BCE – gli europei dovranno far fronte a un’inflazione più elevata e a una crescita economica più lenta. Di conseguenza, le sfide della politica monetaria stanno cambiando”.
L’invasione russa dell’Ucraina ha generato grandi incertezze e come conseguenza diretta di questo stato di cose “i costi dell’energia dovrebbero rimanere elevati più a lungo, con i prezzi del gas in aumento del 73% dall’inizio dell’anno e quelli del petrolio in aumento del 44%”, ha spiegato la presidente della Banca centrale europea.
L’impatto su famiglie, imprese e crescita nell’UE
“È probabile che anche la pressione sull’inflazione alimentare aumenterà. Russia e Ucraina rappresentano quasi il 30% delle esportazioni mondiali di grano e i prezzi del grano sono aumentati di oltre il 30% dall’inizio dell’anno“, ha proseguito Lagarde.
L’impatto di questo scenario sull’economia reale potrebbe essere molto duro e soprattutto profondo: “L’aumento generale dei prezzi dell’energia intaccherà progressivamente i risparmi delle famiglie, mentre anche gli investimenti delle imprese tenderanno a diminuire, mentre un ulteriore elemento di preoccupazione è la compressione dei salari, con conseguente riduzione del reddito delle famiglie”.
Come anticipato anche dal Commissario per l’Energia, Paolo Gentiloni, l’effetto congiunto di guerra e inflazione potrebbe tagliare la crescita dell’Eurozona dell’1,4% di PIL quest’anno.
Italiani preoccupati dalla guerra, stop a spese
Scenari critici che sono confermati dai nuovi dati dell’Osservatorio Findomestic di marzo, secondo cui si registra una flessione media del 3,3% delle intenzioni d’acquisto a tre mesi degli italiani. Quasi tutti gli intervistati (93%), infatti, sono preoccupati per le ripercussioni della guerra in Ucraina, ma è l’aumento dei prezzi il freno principale alla propensione d’acquisto: 9 su 10 percepiscono oggi prezzi in crescita e per il 62% sono “molto in crescita”, 13 punti percentuali in più rispetto a un mese fa.
Queste preoccupazioni si ripercuotono sull’attitudine al consumo: diminuiscono del 31%, da fine gennaio a fine febbraio, gli intervistati secondo i quali oggi non è un buon momento per fare acquisti; si tratta del livello più basso da oltre un anno a questa parte.
L’OCSE ha stimato che il conflitto in Ucraina potrebbe tagliare il PIL globale di oltre un punto percentuale nel 2022, mentre l’inflazione rischia di aumentare di due punti percentuali e mezzo rispetto alle stime pre-belliche. Come riportato da Teleborsa, i prezzi spot del gas in Europa sono ora più 10 volte superiori rispetto a un anno fa, mentre il costo del petrolio è quasi raddoppiato nello stesso periodo: “Lo shock dei prezzi danneggerà le famiglie e interromperà la produzione di beni e servizi in tutto il mondo“, secondo l’OCSE.
I rincari nella bolletta energetica che paghiamo alla Russia
Dalla Russia arriva circa il 27% delle forniture totali di petrolio. Ogni anno gli europei spendono qualcosa come 100 miliardi di euro in carburanti per mobilità e trasporti, per un conto finale di oltre un miliardo di euro al giorno per l’acquisto di petrolio e gas da Mosca.
In questo momento, come ha dichiarato il nostro ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, l’Europa spende un miliardo di euro al giorno per gli approvvigionamenti energetici dalla Russia.
Un dato confermato dallo studio condotto da Simone Tagliapietra, ricercatore di Bruegel e docente della Cattolica di Milano, secondo cui proprio in questi giorni la bolletta energetica che l’Europa paga alla Russia si articola nelle seguenti voci: 660 milioni di euro per acquistare gas e 350 milioni di euro per acquistare petrolio.
“Si tratta di un record storico, che viene battuto di giorno in giorno“, ha spiegato Tagliapietra all’AGI. Per capire quanto stanno lievitando i costi, bisogna fare il raffronto con inizio anno: ad esempio, il 1° gennaio, l’Europa ha pagato alla Russia 190 milioni per il gas, ma “con gli incrementi di questi giorni, che arrivano fino al +60%, questa cifra è destinata a salire ancora“.