Quest’anno abbiamo sentito parlare ovunque della crisi idrica. Anche il governo ha creato una cabina di regia proprio per fronteggiare la siccità in diverse regioni. È tempo di parlare delle varie soluzioni che possono aiutarci a risolvere il problema della carenza di acqua che affligge numerosi comuni nel nostro paese.
L’installazione dei dissalatori, che trasformano l’acqua salata in acqua utilizzabile, è una delle priorità del governo. Utilizzare i dissalatori è un modo efficace di contrastare la scarsità idrica in questa fase di emergenza che ha bisogno di soluzioni immediate. Allo stesso tempo bisogna considerare che i dissalatori hanno una impatto negativo sull’ambiente poiché producono una sostanza tossica, la salamoia la quale è difficile da smaltire. Il comunicato del governo fa ben sperare, ma c’è bisogno di innovare, di trovare soluzioni che abbiano un impatto minore sull’ambiente.
Vi è dunque la necessità di considerare, soprattutto per il futuro, soluzioni alternative che non implichino la produzione di sostanze tossiche.
Per affrontare la crisi idrica in maniera più sostenibile, è opportuno osservare un paese che ha affrontato il problema in maniera efficace: Israele. Metà della superficie del paese è composta dal deserto, e questo lo rende particolarmente vulnerabile dal punto di vista idrico, considerando che deve anche affrontare l’aumento della salinità del lago Kinneret. Israele ha secondo i dati dell’OECD (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) uno dei più bassi tassi di consumo pro capite di acqua, (138m3 pro capite contro la media di 691 m3 dell’OECD.)
All’incirca il 94% dell’acqua del paese viene raccolta e gestita e l’87% viene riutilizzata. Israele ha anche costruito un sistema d’infrastrutture che trasporta l’acqua con un tasso di perdita vicino allo 0%. (Bisogna considerare che in Italia secondo i dati dell’Istat 36% dell’acqua immessa in rete viene persa.) Date le sue caratteristiche geografiche, Israele ha dovuto specializzarsi nel combattere la siccità, sviluppando le sue competenze nel settore idrico.
Proprio in questo paese nascono delle compagnie che sono molto interessanti. Come la Netafim, menzionata dall’agenzia Reuters, che in collaborazione con l’azienda La Fagiana nel Nord Est dell’Italia sta rendendo l’agricoltura molto più sostenibile grazie alle sue tecniche d’irrigazione a goccia. Il CEO, amministratore delegato, della Netafim Gaby Miodownik, ha dichiarato che l’irrigazione a goccia, nel caso delle coltivazioni di riso rilascia 0 emissioni di metano. Questo è un dato molto rilevante dato che le coltivazioni di riso contribuiscono al 10% delle nostre emissioni di metano (un gas altamente inquinante).
Le tecniche della Netafim consistono nell’irrigare a goccia le coltivazioni per limitare i consumi di acqua. La coltivazione di risotto irrigato a goccia grazie alle competenze di questa azienda, consuma meno della metà dell’acqua di cui necessita la stessa coltivazione irrigata in maniera classica. Queste capacità della Netafim ci possono aiutare a consumare meno acqua mantenendo la produzione agricola. Bisogna abituarsi all’idea che bisognerà risparmiare l’acqua in ogni modo possibile, anche per abbassare il nostro impatto ambientale. E le aziende d’irrigazione a goccia possono aiutarci in questo cambiamento radicale. Le sinergie con aziende innovative possono aiutarci a salvare aziende agricole in difficoltà e a far crescere ulteriormente aziende sane.
Un’altra compagnia che offre delle soluzioni estremamente interessanti che è stata menzionata anche dal World Economic Forum, si chiama Watergen, ed è una società israeliana che produce acqua sfruttando l’umidità.
Le sue macchine, creano acqua potabile attraverso l’umidità che vi è nell’aria può aiutarci ad abbandonare quei rifiuti difficili da smaltire come la plastica, che è spesso coinvolta nella distribuzione. I prodotti di questa compagnia producono acqua a “chilometro zero” ovvero non hanno bisogno di tubature poiché funzionano ad elettricità. L’acqua viene prodotta esattamente dove la gente ne ha bisogno. Watergen può offrire una soluzione rivoluzionaria soprattutto per quei paesi o quelle regioni che sono afflitti dalla mancanza di acqua potabile e dove non c’è una rete idrica sviluppata.
Ora, non è il caso di ignorare l’utilità degli impianti di desalinizzazione. Infatti anche Israele fa uso dei dissalatori. Il paese ha cinque impianti di desalinizzazione che producono l’80% dell’acqua ad uso domestico nelle aree urbane, (non usata per irrigare.) Questi impianti hanno inevitabilmente un certo impatto sull’ambiente, dato che la desalinizzazione produce dei rifiuti tossici come la salamoia. Quindi anche un paese che ha sviluppato particolari competenze nel settore idrico come Israele si affida ai dissalatori ma allo stesso tempo investe nell’innovazione che può fornire soluzioni più sostenibili dal punto di vista ambientale. È opportuno trovare molteplici soluzioni, alcune a breve termine per aiutarci ad affrontare l’emergenza idrica e altre a lungo termine che abbiano l’impatto ambientale più basso possibile. Gli investimenti devono essere direzionati verso soluzioni tempestive e soluzioni innovative, che possono aiutarci ad attuare una rivoluzione idrica che ci aiuterà ad avere un minor bisogno e una maggiore disponibilità di acqua potabile, gravando sempre meno sull’ambiente.