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L’abbraccio che cura e sostiene l’individuo, la famiglia e la società

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Li vorremmo proteggere sempre i nostri figli, stretti in un abbraccio che tranquillizza e ci tranquillizza di fronte ai pericoli del mondo esterno, di una vita che dà e toglie all’improvviso tutto e a volte drammaticamente la vita stessa. In costante allerta la mente genitoriale è sintonizzata sulla frequenza della preoccupazione materna primaria per citare il maestro che ci ha dato una mappatura dettagliata di come funziona e di come e quando si aziona il pensiero dei genitori soprattutto nei momenti critici del ciclo di vita. In adolescenza l’abbraccio dei genitori deve lasciare la presa e diventare, in linea con il linguaggio moderno, virtuale in quell’interiorizzazione del legame che va oltre lo spazio e il tempo e rimane solida all’interno della mente dei ragazzi che sgomitano per uscire di casa, per riunirsi nell’abbraccio dopaminergico di un gruppo di amici in cui si solcano i terreni emozionali del divertimento, della paura, dell’euforia, della competizioni, dell’amore andando ad aggiungere legami e relazioni al nodo primario del gomitolo relazionale costruito in famiglia. 

Una famiglia che protegge a distanza, che impartisce moniti di attenzione, che a volte controlla l’euforia per la paura della mancata percezione dei pericoli tipica della conformazione strutturale di un cervello giovanile che ancora non ha completato il suo processo maturativo, che lascia andare oggi con maggiore tranquillità [almeno nelle prime uscite quando i nostri ragazzi rispondono ancora alle telefonate o ai messaggi su WhatsApp del gruppo famiglia] al parco, al mare, al pub sotto casa, a dormire a casa di amici,  nella sintonizzazione affettiva del ritorno a casa in cui anche solo simbolicamente si può stare tranquilli nella consolazione affettiva di quell’abbraccio a distanza onnipresente. Un abbraccio magico costruito sulla traiettoria di crescita del bambino, sulla presa in braccio di una vita che dipende all’inizio in toto dalla cura genitoriale e con il passare del tempo, con cadute e avanzate segna in modo scandito il ciclo vitale del singolo, della famiglia e di un’intera società che sapendo, ormai scientificamente di quanto sia importante, dovrebbe sostenere la cura di genitori che abbracciano e che a loro volte dovrebbero essere abbracciati nella protezione dei legami primari, linfa vitale del nostro essere al mondo. 

Un abbraccio di ritorno che si spezza quando drammaticamente il mondo fuori toglie la vita ai nostri giovani, che spezza il filo della crescita e dei legami a partire da nodi problematici che forse potevano essere evitati, che potevano essere sbrigliati da una società più attenta, che sostiene, protegge, cura, nutre e sollecita una traiettoria di sviluppo armonica e funzionale all’essere umano in cui si assapora sempre con gratitudine il dono della vita che scorre. 

Tante perdite dolorose e nemmeno immaginali per la mente umana potrebbero essere evitate non tanto con i moniti dello stare attento, della responsabilità del singolo ma della responsabilità di un’intera società che dovrebbe impedire di far salire in macchina persone in stato confusionale, che dovrebbe cogliere il deragliamento dei ragazzi da strade funzionali in cui si perde l’asse della responsabilità per se stessi cadendo nella trappola delle droghe, che dovrebbe abbracciare la crescita dei bambini, dei ragazzi e degli stessi genitori nella rete totalizzante di un abbraccio globale in cui si ci sente protetti e sicuri anche nel dolore.

Non si può prevedere la perdita, gli incidenti, le malattie, ma si può agire preventivamente, oggi con strumenti scientifici ormai consolidati, sul promuovere la salute mentale del singolo e dell’intera società a partire dal primo gesto istintivo di un genitore che accoglie la crescita del bambino e di un mondo adulto che è scrupolosamente attento a tutelare la salute mentale di tutti, grandi e piccini, in modo da impedire ad un ragazzo ventiduenne di salire in macchina in stato confusionale, di correre e tranciare in una notte in cui si doveva festeggiare soltanto la fine della scuola, il germoglio di una vita e di vite che non saranno più le stesse. Colpa e responsabilità di tutti in un bilancio costruttivo e responsabile di un prima in cui si cerca di impedire drammatici dopo. 

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