Margrethe Vestager, Vice Presidente e Commissario europeo alla Concorrenza, a quanto risulta da un documento che abbiamo potuto visionare, ha risposto formalmente ai denuncianti che avevano chiesto alla DGComp di indagare se Open Fiber e TIM avessero illecitamente concordato di aumentare i prezzi dell’offerta wholesale banda larga fissa di co-investimento di FiberCop.
Servono le prove
Margrethe Vestager ha riconosciuto l’estrema serietà della questione sollevata e sta interloquendo con i denuncianti per collezionare “evidenze” per l’investigazione.
Per soddisfare tale richiesta potrebbero a questo punto essere chiamati in causa, come testimoni, alcuni manager apicali delle due aziende, che sarebbero a conoscenza del dossier. Manager in aperto contrasto con i vertici aziendali, vertici che avrebbero favorito in maniera consapevole tale intesa illecita.
Tutela dei testimoni
La DGComp, proprio per facilitare la scoperta di intese illecite, ha previsto la protezione e tutela dei testimoni nel caso in cui non vogliano o non possano rivelare la propria identità (whistle-blower). La garanzia dell’anonimato in questo caso aiuterebbe a raccogliere testimonianze preziose per l’apertura dell’investigazione.
Ricordiamo che il progetto di co-investimento FiberCop di TIM (insieme a KKR) inviato a Bruxelles, poi bloccato e pochi giorni dopo ritirato, prevedeva le tariffe wholesale banda larga fissa più basse del mercato italiano, raggiungendo un minimo di 8,60 euro al mese per linea a determinate condizioni. Si sarebbe trattato di un livello di prezzo in grado di mettere a rischio il business case di Open Fiber.
Il business di Open Fiber
Nell’ottica di valorizzare il business case di Open Fiber, nonché le valutazioni di entrambe le società, Mario Rossetti, amministratore delegato di Open Fiber (nominato da Cassa Depositi e Prestiti) e TIM avrebbero, secondo i denuncianti, “segretamente” concordato l’aumento dei prezzi all’ingrosso dell’offerta di co-investimento di TIM/FiberCop.
Nell’autorizzazione del 2021, al momento dell’acquisizione del controllo congiunto di Open Fiber da parte di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Macquarie, la DGComp aveva già sottolineato con evidenza i rischi di un coordinamento anticoncorrenziale tra Open Fiber e TIM, tenuto conto della contemporanea presenza di CDP come azionista di riferimento di TIM.
Conflitto di interessi di CDP
Il conflitto di interesse di CDP è stato denunciato, in più occasioni, anche dalla stessa Vivendi, che ha sempre fatto notare che il presidente di CDP, Giovanni Gorno Tempini sia anche presente nel CdA di TIM.
E da quando CDP ha aumentato la propria partecipazione in Open Fiber, dal 50% al 60%, è stato osservato che la stessa CDP esercita un’influenza dominante sulle decisioni strategiche di Open Fiber.
E’ strano infatti come sia stato possibile che Open Fiber non abbia partecipato alla gara per il Cloud, di fatto favorendo TIM di cui la stessa CDP è il secondo azionista.
Il recente MOU firmato tra CDP, TIM e i rispettivi partner Macquarie e KKR, rappresentava una vera e propria ristrutturazione del mercato italiano all’ingrosso della banda larga fissa, in un monopolio “Rete Unica” controllato da CDP, attraverso una proposta fusione degli asset di rete fissa di TIM con quelli di Open Fiber.
Coordinamento anticoncorrenziale
Data la struttura di duopolio esistente nel mercato italiano all’ingrosso della banda larga fissa, l’attuale presunta collusione di Open Fiber con TIM, volta ad aumentare i prezzi dell’offerta di co-investimento di FiberCop, evidenzierebbe un livello di coordinamento anticoncorrenziale che si avvicina a tale monopolio.
A meno che questo coordinamento, sempre secondo i denuncianti, non venga soppressa a tempo debito, il potenziale danno alla concorrenza effettiva nel mercato italiano globale delle telecomunicazioni, come pure agli altri partecipanti al mercato e in ultima analisi ai consumatori italiani, sarebbe enorme.
I denuncianti avevano chiesto alla Commissaria Margrethe Vestager di indagare, senza indugio, sull’apparente violazione dell’Articolo 101, relativo agli accordi restrittivi della concorrenza.
Vedremo ora come evolverà questa delicatissima vicenda.