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La trasformazione digitale passa attraverso la capacità delle donne e degli uomini

La trasformazione digitale è più di un semplice progetto. Deve diventare parte integrante dell’organizzazione stessa, un risultato che si ottiene quando la cultura della trasformazione diventa l’approccio più naturale al lavoro. (GEORGE WESTERMAN, MIT SLOAN)

L’asserzione di Westerman potrebbe essere assunta ad “abstract” del convegno, il cui obiettivo è quello di una rapida ma, per quanto possibile, esauriente panoramica su quanto si sta facendo – o si dovrebbe fare – in materia di sviluppo delle competenze professionali, in particolare di quelle manageriali, per accompagnare il processo di trasformazione digitale che il Paese deve affrontare.

Un processo che, peraltro, va inscritto nel quadro del PNRR, ormai finalmente in fase di avvio, che prevede progetti che richiederanno di impiegare bene e in tempi molto veloci i fondi che verranno assegnati dall’Europa all’Italia.

D’altro canto qualche segnale positivo comincia a manifestarsi. Oggi (16 ottobre 2021) il presidente Bonomi di Confindustria ha presentato lo scenario delineato dal Centro Studi dell’associazione che stima, in linea con le previsioni del Governo e del Fondo monetario internazionale, una crescita del 6,1% per l’anno in corso, seguito dalla previsione di un ulteriore +4,1% nel 2022.

Il complesso del quadro sopra delineato rende ancora più concreta e pressante la necessità di professionisti e manager con competenze all’altezza della “domanda di innovazione” sollecitata da PA e imprese.

Per le PA, il CAD prevede da diversi anni (2005) la figura del “Responsabile della Transizione digitale” (RTD); recentemente il DL 76/2020 ha introdotto, per le pubbliche amministrazioni, la possibilità di avvalersi di “Esperti di trasformazione digitale” – in possesso di comprovata esperienza e qualificazione professionale   nello sviluppo e nella gestione di processi complessi di trasformazione tecnologica e progetti di trasformazione digitale – per affiancare e supportare il RTD. Inoltre, per fornire un comune “indirizzo” strategico-operativo alle amministrazioni e agli RTD, lo stesso DL del 2020 definisce l’istituzione del “Codice di condotta tecnologica” che indica le principali attività da avviare per garantire un processo di innovazione adeguato alle strategie nazionali e definisce anche i profili professionali dei suddetti esperti.

Per quanto riguarda le imprese, è stata già da tempo evidenziata, in particolare nel quadro del Programma Impresa 4.0, la necessità di avvalersi di esperti cosiddetti “Innovation Digital Manager”. Questa “forte raccomandazione” trova concretezza nell’istituzione di un fondo appositamente costituito presso il MISE, per il sostegno delle PMI nelle spese sostenute per questo tipo di consulenza, prorogato anche per il 2021.

Nel tentativo di esaminare in modo sistematico e completo l’intera tematica delle professionalità destinate al supporto all’innovazione digitale, il CDTI ha costituito un GdL che nel corso del 2021 ha seguito la genesi dei vari interventi governativi, lo sviluppo degli standard per l’innovazione e più in generale le varie iniziative rivolte allo sviluppo di tali competenze professionali.

Questo Convegno, organizzato su tre tavole rotonde, mette a confronto i diversi attori: le istituzioni, i rappresentanti del mondo accademico e gli esperti del Club, per capire il reale stato di avanzamento delle varie iniziative e sollecitare riflessioni e commenti tra i partecipanti.

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