L'accusa

“La Tesla ci spia”: in Cina la supercar americana vietata a militari e governativi

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Le sue telecamere registrano tutto, lo archiviano e lo trasmettono a Washington. Gravi le accuse di Pechino all’azienda di Elon Musk, che in Cina ha vendute 140 mila Model 3 per 6,6 miliardi di dollari (un quinto delle vendite globali del brand americano). Che ne sarà ora di questo successo, quale impatto sul mercato?

Chiunque faccia parte del personale militare e lavori nella Pubblica Amministrazione, soprattutto a livello governativo centrale, non potrà guidare automobili Tesla per motivi di sicurezza nazionale.

L’accusa di Pechino: ci spiate

È quanto annunciato da Pechino, secondo un articolo del Wall Street Journal, che ha puntato il dito contro il sistema di telecamere esterne impiegato dalla Tesla che sembrerebbe in grado di registrare e archiviare in filmati quanto “visto” durante gli spostamenti in auto.

La preoccupazione centrale è che tali immagini e filmati possano essere trasmessi negli Stati Uniti, ipotizzando di fatto un’attività di spionaggio.

In aggiunta, si legge nell’articolo, c’è anche la possibilità che, nel sincronizzare il proprio smartphone con il computer di bordo integrato nella Tesla, ulteriori informazioni di massima riservatezza possano essere carpite, raccolte e trasmesse alla casa madre (e quindi a Washington).

Stop per militari e funzionari governativi

Il divieto riguarda proprio l’utilizzo della supercar elettrica americana da parte del personale militare, delle amministrazioni pubbliche centrali, del personale civile in imprese controllate dallo Stato soprattutto in settori strategici, come l’high-tech, l’energia e la Difesa, che non potrà essere guidata per recarsi al lavoro.

Chi ne ha una la dovrà parcheggiare all’esterno degli edifici e degli impianti considerati appunto “sensibili”.

Anche rendere riconoscibile il luogo fisico-geografico dove si trova un impianto o una struttura è ritenuta informazione sensibile.

La difesa di Elon Musk

Per chiarire subito la posizione dell’azienda, lo stesso fondatore e chief executive Elon Musk (che da poco si autodefinisce “Technoking of Tesla“) è intervenuto in video streaming in occasione del China Develpment Forum 2021 di Pechino.

Se Tesla usasse le sue auto per spiare in Cina o in qualsiasi altro Paese sarebbe chiusa ovunque“, ha dichiarato Musk.

Aggiungendo: “Non solo è un reato, ma è controproducente per le aziende stesse, che vedrebbero ricadute negative sul proprio business“.

Effetti dello scontro tra USA e Cina

Che sia vero o meno, il fatto è visto da molti analisti come l’ennesima conseguenza dello scontro commerciale e politico in corso da tempo tra Stati Uniti e Cina.

Proprio nel momento in cui le due superpotenze, non senza difficoltà, si sono ritrovate attorno ad un tavolo, in occasione del vertice di Anchorage, in Alaska, è saltato fuori l’ennesimo problema di sicurezza nazionale a discapito di una grande azienda.

Come già accaduto ad Huawei, respinta dagli Stati Uniti per un elevato potenziale di rischio alla sicurezza del Paese, anche Tesla è stata accusata della stessa cosa, alimentando di fatto questa spirale di accuse senza certezze.

Il record di auto Tesla vendute in Cina

La Cina peraltro ha dato molto spazio al produttore americano di auto elettriche (e non solo), allentando le rigide regole di controllo statale delle attività straniere in patria, facendo schizzare alle stelle la popolarità del brand proprio nel mercato interno del grande Paese asiatico.

Senza la produzione cinese la Tesla non avrebbe mai raggiunto l’obiettivo dei 500 mila veicoli elettrici venduti ni tutto il mondo.

Grazie alla sua gigafactory di Shanghai, 140 mila unità di Tesla Model 3 sono state vendute proprio in Cina, per un totale di 6,6 miliardi di dollari di fatturato (un quinto circa del totale mondiale dell’azienda per il 2020).
Un dato triplicato rispetto al 2019.

Centralità della cybersecurity

C’è da chiedersi ora cosa comporterà questa accusa di Pechino verso l’azienda di Musk, la Tesla ridimensionerà la sua produzione in Cina?
Avrà ancora margine di manovra come promesso l’anno scorso?

Soprattutto, davvero queste auto sempre più autonome e connesse in rete sono in grado di carpire segreti militari e informazioni strategiche per la sicurezza nazionale?

Purtroppo, sapevamo già che c’era questa possibilità e forse, proprio con l’arrivo di automobili sempre più high-tech, si deve investire maggiormente in cybersecurity e tutela della privacy, anche in Europa, dove il dibattito su questo argomento rimane sempre troppo marginale rispetto alla gravità della minaccia.

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