Il 2 aprile, si è saputo attraverso diversi media che la Banca Centrale Argentina (BCRA) ha richiesto informazioni alle istituzioni finanziarie su tutti i clienti che hanno conti di criptovalute o che effettuano operazioni di acquisto e/o vendita. In particolare, il BCRA ha richiesto i seguenti dati personali:
- Codice Fiscale (CUIT);
- Nome;
- Numero e tipo di conto;
- Indirizzo; e
- Nome delle persone autorizzate a utilizzare tali conti;
Il motivo addotto dalla BCRA è stato l’esercizio di funzioni nel quadro di uno studio sull’avanzamento delle norme specifiche in materia.
Il Fatto
La notizia ha causato grande allarme tra gli utenti di criptovalute che hanno avvertito che questo comportamento della BCRA viola i loro diritti alla privacy e intimità, e la protezione dei dati personali. Pertanto, un avvocato ha presentato un “habeas data collettivo” per conto di tutte le persone che usano i loro conti bancari per comprare e/o vendere criptovalute. Lo scopo di questa causa è la soppressione del registro e/o il database che il BCRA intende creare.
Nella sua memoria, l’avvocato ha sostenuto che il comportamento della BCRA non solo viola i diritti alla privacy e all’intimità degli utenti, ma viola anche diverse disposizioni del regime di protezione dei dati personali (non rispetta i principi di qualità, consenso o scopo delle informazioni). Inoltre, ha denunciato che, tenendo conto che le criptovalute sono un bene che fa parte del patrimonio degli individui, la condotta della BCRA di controllare le transazioni private fatte dagli individui con il loro denaro non rientra nelle sue funzioni di ente pubblico, e anche se la BCRA avesse questo potere, non può ignorare i suoi obblighi relativi alla protezione dei dati personali.
Conclusioni
Indubbiamente, è essenziale sviluppare un quadro normativo per regolare queste tecnologie. Tuttavia, qualsiasi tentativo di regolamentazione non può implicare il mancato rispetto dei diritti fondamentali degli utenti riconosciuti dalla Costituzione nazionale argentina e dalla legge sulla protezione dei dati personali.
Nella modesta opinione di chi scrive, il tentativo di creare un database di utenti di criptovalute persegue scopi di raccolta che non hanno nulla a che vedere con un’eventuale regolamentazione benefica delle criptovalute.
Sarà interessante osservare lo sviluppo del caso e vedere quale sarà la decisione finale della giustizia sul comportamento di un ente pubblico in violazione delle disposizioni sui dati personali sotto l’argomento di perseguire uno scopo di “interesse pubblico”.
Articolo di Florencia Fernandez, Avvocato, Università di Buenos Aires