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La Spagna aderisce al ‘Global compact’, L’impatto dei gilet gialli sull’economia francese, Brexit

La Spagna aderisce al Global compact for migration rifiutato dai governi di destra

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, si rechera’ oggi, 10 dicembre, a Marrakech, per ratificare il Global compact for migration, il documento non vincolante con cui le Nazioni Unite si impegnano ad affrontare congiuntamente la sfida dell’immigrazione in modo sicuro e ordinato. Lo scrive il quotidiano “El Pais”, sottolineando che il leader socialista approfittera’ della sua seconda visita in un mese in Marocco per presentare una serie di misure in materia di immigrazione. L’esecutivo del Psoe e’ convinto che la Spagna sia “uno dei paesi piu’ preparati per affrontare il fenomeno, grazie alla sua storia come meta di arrivo, transito, partenza e ritorno di migranti”. Secondo quanto si apprende, Sanchez interverra’ al summit per annunciare la celebrazione, nel primo semestre del 2019, di una conferenza sulla desertificazione ad Almeri’a, dove, 25 anni fa, si tenne il primo congresso internazionale sulla questione. Durante l’incontro si cerchera’ di affrontare la relazione tra cambiamento climatico, desertificazione e migrazione. Il caso piu’ preoccupante e’ quello del Sahel, una regione a sud del deserto del Sahara, in ginocchio a causa della poverta’, dei cambiamenti climatici e della penetrazione dello jihadismo radicale. “E’ urgente fare qualcosa per il Sahel, che spinge le persone alla migrazione. Dobbiamo studiare come fermare questa espansione della desertificazione e come recuperare terreni agricoli e prendere provvedimenti per stabilire le popolazioni di queste aree”, hanno fatto sapere fonti governative.

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Usa-Cina, Washington avverte che la scadenza dell 1° marzo e’ inderogabile

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Il Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, ha ribadito che in assenza di un accordo sul commercio con Pechino entro il 1° marzo prossimo, gli Usa procederanno ad imporre nuovi dazi a carico delle merci d’importazione cinesi. “Per quanto mi riguarda, (quella del 1° marzo) e’ una scadenza rigida. Quando ne discuto con il presidente degli Stati Uniti (Donald Trump), non si parla mai di spingerci oltre il mese di marzo”, ha dichiarato Lighthizer nel corso di una intervista al programma “Face the Nation” di Cbs News. Le parole del funzionario chiudono una settimana di incertezza, dopo l’incontro di Buenos Aires tra i leader delle due maggiori Economie del Globo, culminato in un accordo per una “tregua” di 90 giorni dalle ostilita’ commerciali. “Ci siamo organizzati in modo tale da aumentare le tariffe alla scadenza dei 90 giorni”, ha avvertito il Rappresentante del Commercio, riferendosi all’ipotesi che Washington e Pechino non giungano a un’intesa per appianare la bilancia commerciale tra i due paesi e tutelare la proprieta’ intellettuale delle aziende Usa. Rivolgendosi ai mercati finanziari, che la scorsa settimana hanno dato segno di forte nervosismo, Lighthizer ha dichiarato che gli investitori “possono essere sicuri che se sara’ possibile giungere a un accordo per proteggere la tecnologia Usa (…) e ottenere ulteriore accesso al mercato (cinese), il presidente ci sollecitera’ a coglierlo. In caso contrario, ricorreremo alle tariffe”.

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Usa, Trump ancora alla ricerca del sostituto di John Kelly per il ruolo di capo dello staff presidenziale

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e’ ancora alla ricerca di un candidato per il cruciale incarico di capo dello staff della Casa Bianca, una posizione che rimarra’ vacante alla fine dell’anno con l’uscita di scena di John M. Kelly. Stando a indiscrezioni citate dal quotidiano “New York Times”, Trump ponderava da mesi l’assegnazione dell’incarico a Nick Ayers, il 36enne capo del personale del vicepresidente Mike Pence. Questi avrebbe pero’ declinato l’offerta per tornare a vivere in Georgia con la sua famiglia. La Casa Bianca ha smentito che il presidente avesse gia’ deciso l’assegnazione dell’incarico ad Ayers; cio’ nondimeno, la partenza di Kelly lascia sguarnita una posizione di primo piano in una fase delicata della presidenza Trump, con una nuova intensificazione delle indagini sul “russiagate” e l’insediamento alla Camera dei rappresentanti della nuova maggioranza democratica, che sara’ quasi certamente guidata da Nancy Pelosi. I Democratici alla Camera hanno gia’ chiarito, dopo le elezioni di medio termine del mese scorso, che la loro agenda non riguardera’ priorita’ di carattere legislativo, quanto piuttosto l’avvio di una serie di indagini parlamentari a carico del presidente, e forse addirittura un tentativo di impeachment ai suoi danni. Tra i possibili sostituti di Kelly a capo del personale della Casa Bianca figurerebbero l’ex governatore del New Jersey Chris Christie e David N. Bossie, vicecapo della campagna presidenziale di Trump nel 2016.

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Spagna, Vox chiede l’arresto di Torra per aver istigato i catalani alla secessione violenta

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Il presidente di Vox, Santiago Abascal, ha annunciato che, nella giornata di oggi, denuncera’ davanti alla Corte Suprema il presidente della Catalogna, Quim Torra, per “istigazione alla ribellione”. Attraverso un messaggio diffuso su Twitter, il leader del partito di estrema destra ha spiegato che chiedera’, come misura precauzionale contro il “golpista” Torra, “l’arresto immediato e la detenzione preventiva”. A far infuriare Abascal, la dichiarazione del leader della Generalitat che ha invocato la “strada slovena” per risolvere la crisi con il governo centrale. “Non si puo’ permettere che resti a piede libero chi, a capo delle forze di polizia, minaccia una rivolta armata”. La “strada slovena”, ha ricordato il capo politico di Vox, ha provocato una guerra, 62 morti e centinaia di feriti. “Chiediamo che Torra sia condotto immediatamente in prigione per aver proposto questa opzione”, ha scritto Abascal, in un cinguettio rilanciato dai media spagnoli. “Se ci avessero ascoltato quando abbiamo chiesto la stessa misura per Carles Puigdemont, non sarebbe fuggito e ci avrebbe evitato molti problemi. Se il governo non agira’, sara’ responsabile per violazione dei propri doveri e, in questo caso, agiremo anche contro il governo di Pedro Sanchez”, ha aggiunto il presidente di Vox. Nel corso di una manifestazione a Bruxelles, sabato scorso, Torra aveva dichiarato di essere disposto a giustificare la violenza pur di ottenere la secessione dalla Spagna. “Noi catalani non abbiamo piu’ paura. Non ci facciamo spaventare. Non facciamo marcia indietro sulla strada della liberta’. Gli sloveni sono andati avanti accettando tutto le conseguenze. Facciamo come loro e mostriamo di essere disposti a fare di tutto per vivere liberi”, aveva detto dal Belgio in occasione della presentazione del Consiglio della Repubblica, a cui hanno assistito quasi tutti i rappresentanti dell’amministrazione catalana, inclusi l’ex leader Carles Puigdemont e gli ex responsabili costretti a lasciare i rispettivi incarichi dopo l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola. Le parole di Torra hanno fatto infuriare numerosi leader politici che hanno definito come “pericoloso” qualsiasi parallelismo tra Slovenia e Catalogna.

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Regno Unito, premier May tenta di salvare accordo su Brexit e governo

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Vi e’ grande attesa nel Regno Unito per il voto che il parlamento di Westminster esprimera’ domani, 11 dicembre, sull’accordo sulla Brexit firmato il 25 novembre scorso dal primo ministro Theresa May con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Il quotidiano britannico “The Times” sottolinea come la votazione di domani alla Camera dei comuni potrebbe decidere non soltanto le modalita’ del recesso del Regno Unito dall’Ue, ma anche il destino della premier May e forse persino quello del governo conservatore se la crisi politica che si aprira’ dovesse portare il paese ad elezioni anticipate. Fino alla tarda serata di ieri 9 dicembre, il primo ministro ed i suoi collaboratori ed alleati non hanno risparmiato sforzi per convincere della bonta’ dell’accordo May-Juncker i deputati del Partito conservatore. Sono moltissimi, infatti, i parlamentari conservatori euroscettici (i cosiddetti “Brexiters”) che lo considerano un tradimento del referendum del giugno 2016; ma sono molti anche gli euro-entusiasti (i cosidetti “Remainers”) che sperano come una bocciatura dell’accordo possa aprire la strada ad un secondo referendum che inverta la rotta del paese ed alla fine lo faccia restare nell’Ue. e’ una divisione che attraversa specularmente anche il Partito laburista, la principale formazione di opposizione: ma il suo leader Jeremy Corbyn finora e’ riuscito a mascherare la frattura interna puntando piuttosto ad una crisi di governo e successiva convocazione di elezioni che conta di vincere proprio approfittando del marasma in cui si trovano i rivali conservatori. Tutti gli osservatori infatti, riferisce il “Times”, concordano sul fatto che domani il parlamento affossera’ l’accordo: gli interrogativi ormai suono sull’ampiezza della sconfitta del governo. La premier May ha resistito alla tentazione di rinviare il voto, convinta di poter limitare le perdite: per andare avanti, contando magari di poter rinegoziare alcuni aspetti dell’accordo con l’Unione Europea; e nel frattempo resistere alla sfida che certamente sara’ lanciata alla sua leadership subito dopo la battuta d’arresto parlamentare, contando sulle contrastanti ambizioni personali che dividono i suoi rivali interni.

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Francia, l’impatto dei gilet gialli sull’economia nazionale

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Le proteste dei gilet gialli in Francia hanno avuto un forte impatto negativo sull’economia nazionale. Lo scrive la stampa, sottolineando che il settore commerciale e’ stato il primo ad essere interessato dalla mobilitazione. Il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, questa mattina ha dichiarato che le proteste faranno perdere lo 0,1 per cento alla crescita del quarto trimestre. La Banca di Francia, invece, ha rivisto le stime, prevedendo per gli ultimi tre mesi dell’anno una crescita dello 0,2 per cento, contro lo 0,4 inizialmente annunciato. Dal canto loro, i marchi della grande distribuzione non hanno ancora reso note delle cifre esatte. La Federazione del commercio e della distribuzione (FCD) ha fatto sapere che molti supermercati e centri commerciali sono rimasti chiusi nei quartieri della capitale e di altre citta’ francesi vicini ai luoghi delle manifestazioni. In questa situazione l’unico settore a trarre profitto e’ quello dell’e-commerce. “Il grande vincitore e’ Amazon” ha dichiarato Jacques Creyssel, delegato generale della FCD. “Les Echos”, scrive che la protesta dei gilet gialli e’ la “goccia che fa traboccare il vaso” per i grandi gruppi di distribuzione, messi gia’ in crisi dai concorrenti del web.

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Francia, attesa per il discorso del presidente Macron previsto per questa sera

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, terra’ questa sera un discorso in diretta televisiva, durante il quale dovrebbe annunciare alcune concessioni per calmare la protesta dei gilet gialli. Il capo dell’Eliseo vuole inviare un messaggio chiaro ai francesi mostrando un cambiamento di rotta radicale nella sua politica. Il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, ha fatto sapere che ci saranno degli “annunci forti” che dovranno rispondere alla “collera del momento”. Secondo “Libe’ration” una buona parte dei gilet gialli non “si aspetta nulla” dal discorso di Macron e resta convinto a continuare la protesta. Le due principali rivendicazioni dei manifestanti riguardano il potere d’acquisto e le questioni democratiche. “Les Echos” parla delle forti divergenze all’interno del Ministero dell’Economia, tra il ministro dei Conti pubblici, Gerald Darmin, piu’ concentrato sul potere d’acquisto, e il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, preoccupato per la crescita delle imprese. In mattinata, Macron incontrera’ all’Eliseo leader di associazioni imprenditoriali e sindacali, insieme a rappresentanti locali. La presidenza ha fatto sapere che l’appuntamento avra’ l’obiettivo di uscire da “questo grave momento che attraversa la nazione” e ridare il giusto valore ai corpi intermedi. Il premier Edouard Philippe aveva gia’ ricevuto i partner sociali lo scorso 30 novembre per trovare delle soluzioni rapide ed efficaci.

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Germania, presidente Cdu Kramp-Karrenbauer rifiuta incarichi di governo

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Nel governo del cancelliere tedesco Angela Merkel non vi sara’ alcun incarico per Annegret Kramp-Karrenbauer, eletta presidente dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) il 7 dicembre scorso. E’ stata la stessa Kramp-Karrenbauer ad affermarlo durante un’intervista rilasciata oggi al quotidiano tedesco “Saarbruecker Zeitung”. In particolare, Kramp-Karrenbauer ha dichiarato: “Mi sono presentata al congresso della Cdu come presidente del partito, perche’ favorevole a posizioni indipendenti nell’Unione, non ho bisogno di alcun coinvolgimento nel governo”. La composizione dell’esecutivo, ha proseguito il presidente della Cdu, “e’ decisa dal cancelliere e il governo e’ al completo”.

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Ue-Germania, commissario Oettinger, autorita’ Merkel richiesta per nomina prossime alte cariche europee

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – Per la nomina delle prossime alte cariche dell’Ue, in particolare a seguito delle elezioni europee che si terranno a maggio 2019, “e’ richiesta l’autorita’” del cancelliere tedesco Angela Merkel. E’ quanto affermato dal commissario europeo al Bilancio, Guenther Oettinger, in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco “Der Tagesspiegel”. Per Oettinger, il periodo restante del mandato di Merkel come cancelliere della Germania, che terminera’ nel 2021, e’ di “cruciale importanza per le politiche europee”. In particolare, ha affermato Oettinger, “nella prossima nomina delle alte cariche dell’Ue, e’ richiesta l’autorita’ del cancelliere”. A tal fine, il commissario europeo al Bilancio ha auspicato che Merkel rimanga “forte a livello europeo”. Per Oettinger, “la massima priorita’” e’ la nomina a presidente della Commissione europea di Mafred Weber, esponente dell’Unione cristiano-sociale e capogruppo del Partito popolare europeo (Ppe) al Parlamento europeo. La candidatura di Weber e’ sostenuta da Merkel, che a tale scopo ha sacrificato la nomina del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, a successore di Mario Draghi al vertice della Banca centrale europea (Bce). Una scelta che pare condivisa dallo stesso Oettinger, il quale ha recentemente affermato di preferire un tedesco alla presidenza della Commissione europea e un “saggio francese” alla guida della Bce.

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Italia, i progetti ed i problemi di Salvini e Renzi animano il dibattito politico

10 dic 11:03 – (Agenzia Nova) – I progetti i dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e i problemi del vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini sono oggi al centro dell’attenzione del quotidiano britannico “The Times”. Renzi starebbe progettando di tornare sul palcoscenico della politica italiana, abbandonando al suo destino il Partito democratico (Pd) di cui e’ stato il leader fino alle disastrose elezioni del marzo scorso. Da tempo, il Pd e’ in preda alle convulsioni che precedono il congresso e Renzi si sarebbe deciso a formare un nuovo partito centrista, con l’ambizione di attrarre gli elettori moderati seguaci di Silvio Berlusconi che rifiutano la leadership sul centrodestra ormai di fatto esercitata dalla Lega di Matteo Salvini, proprio a causa delle sue scelte populiste imposte dall’alleanza di governo con il Movimento 5 Stelle (M5s). Quanto poi a Salvini, nuovi problemi si stanno presentando al ministro dell’Interno. Il leader della Lega e’ sotto attacco nelle stesse roccheforti del suo partito. Tra gli industriali ed i ceti produttivi del Nord stanno crescendo il dissenso e lo scontento nei confronti delle politiche assistenzialiste del governo Lega-M5S. Questo mutato atteggiamento nei confronti della Lega, ora fortemente critico, sta aggiungendo ulteriore pressione sulla coalizione populista perche’ modifichi la legge di stabilita’ per il 2019. L’obiettivo e’ convincere Salvini e l’esecutivo a rinunciare alle misure che sono state le bandiere in campagna elettorale e spostare le poche risorse disponibili a sostegno di un’economia sull’orlo della recessione.

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