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La Siae presenta la sua numerologia ottimista, anche se il confronto tra il 2023 ed il 2019 pre-Covid evidenzia una crisi acuta

Questa mattina, nella splendida sala di Civita a Roma (a Piazza Venezia, con una terrazza tra le più belle della Capitale, con vista sul Foro), s’è tenuta una non affollata conferenza stampa di presentazione della edizione n° 88 dello storico “Annuario Statistico” della Siae, che, dall’edizione n° 86 (relativa all’anno 2021), ha cambiato titolo: dapprima “Lo Spettacolo e lo Sport nel sistema culturale italiano: il rapporto annuale Siae” (anno 2021), e negli ultimi due anni “Spettacolo, intrattenimento e sport. Rapporto Siae” (anno 2022 e anno 2023).

Anzitutto va notato la curiosa assenza di interventi da parte dei rappresentanti istituzionali: nemmeno un messaggio di saluto da parte del Ministro Gennaro Sangiuliano o dei due Sottosegretari delegati, Lucia Borgonzoni e Gianmarco Mazzi. Forse un tentativo di affermare la “autoreferenzialità” della Società Italiana Autori e Editori, che pure è “ente pubblico economico a base associativa”, vigilato dal Ministero della Cultura.

La presentazione è stata offerta dal Presidente della Siae, dall’ottobre 2022, Salvatore Nastasi (detto Salvo), che pure ha ricoperto ruoli apicali altissimi nel Ministero della Cultura, da ultimo, dal settembre 2019, come Segretario Generale, con il Ministro “dem” Dario Franceschini (da segnalare – en passant – che da ieri Nastasi è entrato anche nella carica di Presidente della Fondazione Cinema per Roma), accompagnato dal Direttore Generale Matteo Fedeli, con la moderazione del giornalista del quotidiano confindustriale Francesco Prisco. Alessandro Leon, Segretario Generale dell’Associazione per l’Economia della Cultura (Aec), curato del rapporto, ha illustrato una sintesi del rapporto, con una serie di slide. Nessuna domanda da parte dei (pochi) giornalisti presenti.

Chi cura per IsICult questa rubrica “ilprincipenudo” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economa mediale) per il quotidiano online “Key4biz” (specializzato sull’economia digitale e la cultura del futuro) ha ragione di ritenersi un discreto… conoscitore o comunque “cultore della materia”, sia perché studia le politiche culturali da quarant’anni, sia perché l’Istituto italiano per l’Industria Culturale (fondato nel 1993) ha avuto il privilegio di proporre a Siae, nel 2020, l’idea di un restyling editoriale, contenutistico e grafico, dello storico “Annuario Statistico”. 

La proposta fu accolta con entusiasmo dall’allora Direttore Generale Gaetano Blandini (che ha lasciato la Siae dal gennaio 2022), e la prima edizione di questa complessa e faticosa innovazione è stata pubblicata sul sito della Società Italiana Autori e Editori nel novembre 2022, registrando una notevole ricaduta stampa e mediale.

Nel 2023, il Presidente della Siae Salvo Nastasi ha deciso di affidare ad un’altra struttura la realizzazione del “Rapporto Siae”, il cui coordinamento è stato affidato ad Alessandro Leon, che è al contempo Segretario Generale dell’Aec e Presidente della società di consulenza Cles srl.

“Annuario Siae”: un passo avanti e due indietro, tra l’edizione 2021 e le due successive?!

Se nel 2022 s’era registrato un notevole “salto in avanti” – come approccio editoriale e layout infografico – nel 2023 ed ancor più nel 2024, Siae ha incomprensibilmente deciso di fare “marcia indietro”: basti osservare che nell’edizione del “Rapporto” presentato questa mattina è stata completamente eliminata la presenza di grafici

Il testo (che ha le stesse dimensioni dell’edizione dell’anno scorso) ha una impaginazione soltanto testuale, con un apparato iconografico gradevole e molti “titoletti” nelle pagine, che cercano di estrapolare alcuni dati significativi. 

Nel complesso, le ultime due edizioni registrano una sorta di “regressione”, dal punto di vista tecnico-scientifico, sia dal punto di vista della fruibilità e leggibilità. Rimandiamo a quel che scrivevamo su queste stesse colonne in occasione della presentazione dell’edizione 2022 del “Rapporto”: vedi “Key4biz” del 12 ottobre 2023, “La Siae certifica che il 2022 è stato l’anno della ripresa per i consumi di spettacolo (ma rapporto asettico)”. Le critiche abbiamo manifestato – sempre con spirito costruttivo – in quell’occasione, si rinnovano anche oggi.

Non si deve essere né “infografici specializzati” né “data scientist”, per comprendere che una “figura”, ovvero una immagine, ovvero un grafico, può essere mille volte più comprensibile e stimolante di un testo (per quanto possa essere ben scritto).

Accantonando questo aspetto critico, quel che emerge dall’edizione 2024 – ovvero quella relativa al resoconto dell’anno solare 2023 – è una evidente (evidentissima) volontà di estrapolare dall’enorme dataset della Siae (che nelle ultime due edizioni viene proposto in poche tabelle, nelle ultime pagine del volume a stampa) dati parziali, che non consentono al lettore un approfondimento accurato, né analisi precise in termini storici (diacronici) né confronti spaziali (geografici)… Basti osservare che non viene proposta alcuna “serie storica”, se non a partire dall’anno 2019.

Ed è qui che emerge la volontà, ostinata, di leggere “in positivo” lo scenario. Ovvero i curatori del rapporto hanno voluto vedere il bicchiere “mezzo pieno” anzi addirittura “pieno”. Ci spieghiamo meglio: in tutto il rapporto viene data enfasi particolare a tutti i dati positivi, ovvero ad incrementi nell’anno 2023 rispetto al 2022 (e questo è vero per molti indicatori) e viene quasi minimizzato che l’indicatore principale del consumo – ovvero il numero di biglietti staccati al botteghino – è negativo per tutti i settori dello spettacolo, fatti salvi i concerti di musica leggera, pop e rock e simili.

Il 2023 “anno d’oro” per il cinema italiano?! Un “miraggio” Siae… se si riflette sui 74 milioni di spettatori del 2023 a fronte dei 104 milioni del 2019 (- 26 %)

Un esempio eclatante: a pagina 35 del Rapporto Siae di quest’anno 2023 si legge, “Che il 2023 sia stato un anno d’oro per il Cinema in Italia è un fatto conclamato, e l’Osservatorio Siae non può che confermarlo”. Or bene, ci si domanda dove i ricercatori di Aec ed i funzionari della Siae vedano “l’oro”: un miraggio, forse…

Se è vero che la quantità di spettatori è passata dai 30 milioni del 2020 (anno 1° della pandemia da Covid-19) ai 27 milioni del 2021 (anno 2°), per risalire ai 48 milioni del 2022 ed infine ai 74 milioni del 2023, come si può ignorare che nell’anno 2019 gli spettatori erano stati ben 104 milioni?! 

Sfogliando le 164 pagine dell’“Annuario” Siae, potremmo proporre decine di esempi di lettura ottimista, di interpretazione positiva dell’andamento dello spettacolo in Italia (anche rispetto al prezzo dei biglietti dei concerti, che è schizzato a livelli surreali), ma a tal fine rimandiamo giustappunto alla lettura del “Rapporto”…

Nel 2023, il settore spettacolo cresce rispetto al 2022, ma per il cinema e le discoteche sono ancora lontani dal livello del 2019 (anno pre-Covid)

Qui ci limitiamo a segnalare i dati sintetici più rilevanti, nel confronto tra l’anno 2023 e l’anno 2019: 

Confronto tra l’anno 2023 e l’anno 2019 (biglietti venduti = spettatori)

in negativo

– 29 % Cinematografo

– 22 % Ballo e intrattenimento musicale (discoteche)

in positivo

+ 8 % Teatro  

+ 7 % Mostre

+ 7 % Parchi di divertimento e attrazioni viaggianti

+ 19 % Sport

+ 70 % Concerti

Ovviamente, ognuno di questi settori merita (meriterebbe) essere analizzato in dettaglio: se per il “cinema”, è ben chiaro l’insieme di riferimento, il “teatro” include varie attività nel suo ambito, ovvero “prosa” e “lirica” e “rivista e musical” e “balletto” e “burattini e marionette” e “circo” e “arte varia”…

Complessivamente e sinteticamente, si può sostenere che – senza dubbio – l’anno 2023 registra un trend positivo rispetto all’anno 2022, per tutti i settori, ma la ripresa, rispetto all’anno 2019 (pre-Covid), non riguarda il cinema e le discoteche.

Eclatante il dato dei “concerti” che conferma una evidente volontà dello “spettatore medio” di fruire di attività culturali che uniscono lo spettacolo ad una fruizione “collettiva” nel termine più ampio della socialità, qual è il caso dei concerti di musica leggera: nel 2023, sono stati venduti 28,1 milioni di biglietti, a fronte dei 24 milioni del 2022, un incremento notevole rispetto ai 17 milioni dell’anno 2019…

La Società Italiana Autori Editori non ha purtroppo deciso di rinnovare il tentativo di raffronto tra i dati Siae e le stime Istat, che era stato avviato nell’edizione del “Rapporto” dedicata all’anno 2021…

Apprezzabile l’introduzione di due indicatori novelli, avviati nell’edizione 2022, e meglio rappresentati nell’edizione 2023, ovvero la “affluenza media” per spettacolo, e l’“introito medio” per spettacolo, anche se emergono dati strani, almeno a prima vista: nei cinema, ad ogni proiezione, ci sarebbero stati nel 2023 29 spettatori, a fronte dei 180 spettatori per spettacolo a teatro, di 457 spettatori per concerto, di 209 per mostre (evidentemente viene considerato “spettacolo” ogni giorno di offerta di mostra, mentre per il cinema ogni singola proiezione…), 98 spettatori mediamente per il ballo e gli intrattenimenti viaggianti…

E che dire dei dati sui “luoghi di spettacolo”? 

Si legge nel Rapporto Siae che in Italia nel 2023 ci sarebbero (stati) 4.961 “cinema” (a fronte dei 5.239 dell’anno 2022, quindi con un calo del 5 % rispetto all’anno precedente), ma in verità questo dato si riferisce soltanto ai “locali”, ovvero ai luoghi nei quali la Siae, nel corso dell’intero anno solare, ha “registrato” spettacoli con incasso…

Eppure questo dato viene rilanciato anche dai giornali e dai media (e finanche dall’Istat?!), allorquando i veri cinematografi in Italia sono attualmente, come ben dimostra Cinetel: secondo questa fonte, a fine 2023 erano attivi 1.200 sale cinematografiche (per un totale di schermi di 3.484). Secondo i dati Cinetel dell’ultimo fine settimana, i cinematografi attualmente attivi in Italia sono 708 (per un totale di 2.515 schermi)…

Secondo Siae, i “teatri” sarebbero stati nel 2023 ben 20.999 (di cui, 11.296 per la “prosa”; 3.266 per il “balletto”; 1.622 per il “circo”; 615 “rivista e musical”; 523 per “burattini e marionette”; 499 per la “lirica”… senza dimenticare i 3.228 per “arte varia”) , ma riteniamo che si tratti di un numero non corrispondente alla vera verità… Così come si nutrono dubbi sull’affermazione contenuta a pagina 114 del Rapporto Siae per l’anno 2023, secondo la quale nel 2023 i “luoghi di spettacolo” sarebbero complessivamente aumentati del 78 % rispetto all’anno 2022: Siae non specifica esattamente cosa intenda per “luogo di spettacolo” (vedi supra).

Conclusivamente, si tratta di un “Rapporto” che mette in evidenza soltanto una “faccia” della “Luna”, quella più visibile, senza rimarcare le criticità dei singoli settori, senza sottolineare quanto squilibrati siano i rapporti tra i diversi segmenti settoriali…

Il “quadro generale” secondo Siae

Ecco una lettura Siae dello scenario: “dopo un biennio tragico, il 2022 aveva rappresentato l’anno dell’inversione di tendenza per lo spettacolo dal vivo. Il 2023 conferma la ripresa del settore e, con circa 3,5 milioni di spettacoli, segna una crescita a doppia cifra sull’anno precedente (+14,9 %) anche se ancora con un ritardo rispetto all’offerta complessiva del 2019 (-18,5 %). Con circa 640 mila eventi nel 2023 (18 % del totale nazionale) la Lombardia si conferma il centro nevralgico dello spettacolo in Italia, seguita da Lazio ed Emilia-Romagna. Il Centro è, invece, l’area con i tassi di offerta pro-capite più elevati d’Italia in tutte le regioni (+23 % rispetto alla media nazionale), grazie alla performance di Roma, la provincia più ricca di eventi (351 mila). Nota positiva per il Sud: si rileva una crescita sull’anno precedente superiore a quella nazionale, tra il +16 % (Abruzzo) e il +27,5 % (Basilicata). Con quasi 265 milioni di spettatori, 60,5 milioni in più rispetto all’anno scorso (+30 %), il 2023 ha sfiorato il livello del periodo pre-pandemico (-6 % sul biennio 2018-19). Inoltre, in molti settori, le affluenze medie per spettacolo sono in aumento rispetto al 2019: con circa 75,8 partecipanti in media a ogni evento di spettacolo, le affluenze non sono mai state così elevate, segnando un +13 % sul 2022 che presentava livelli allineati a quelli del 2019. Alcuni settori sono stati particolarmente determinanti per attestare la ripresa complessiva dello spettacolo, quali il Cinema o il Calcio, che in un anno soltanto hanno recuperato rispettivamente 26,4 milioni di spettatori (+55 %) e oltre 9 milioni di spettatori (+46 %). Discorso analogo per i concerti di musica pop, rock leggera, che con 23,7 milioni di spettatori hanno confermato il corso già straordinario avviato nel 2022, abbattendo ogni record di presenze. Anche da questo punto di vista, i dati ci restituiscono un’Italia spaccata a metà, con il Nord e il Centro stimolati anche da un’offerta generalmente più differenziata e accessibile. In Lombardia si concentrano 56,6 milioni di spettatori, oltre un quinto del totale nazionale. Seguono, a distanza, il Lazio con circa 30,6 milioni di spettatori, pari all’11,6 %, Emilia-Romagna (11 %) e Veneto (10 %). Prima regione del Sud per affluenze è la Campania con 15,7 milioni di spettatori. Con oltre 4,2 miliardi di euro, il 2023 segna un aumento della spesa complessiva del 37% sull’anno precedente e supera i livelli del 2019 di circa il 10 %. Nel 2023, la spesa media individuale ha vissuto un ulteriore incremento del 5,7 % sull’anno precedente, arrivando fino a 15,91 euro. Rispetto al 2019, si tratta di un aumento di circa il +20 %”.

Dati molto ma molto aggregati…

Nel 2023, il “teatro” ha assorbito 26,3 milioni di spettatori… a fronte di 74,1 milioni del “cinema”… I “concerti” 28,2 milioni… le “discoteche” 50,7 milioni… lo “sport” 36,7 milioni

Per esempio, come commentare – in termini di analisi della fruizione culturale – che, a fronte di un totale del “teatro” di 26,3 di milioni di spettatori, la “prosa” ha assorbito 15,2 milioni di biglietti (58 % del totale “teatro”), il “balletto” 2,4 milioni (9 %), la “lirica” 2,1 milioni (8 %), la “rivista e musical” 1,5 milioni (6 %), ed il “circo” 934mila spettatori (4 %), il settore “burattini e marionette” 205mila spettatori (1 %)… infine la cosiddetta “arte varia” con 4,0 milioni di spettatori (15 %)… Si segnala che la categoria “arte varia” è un po’ confusa: la Siae la definisce così nell’edizione ultima del “Rapporto”: “l’aggregato Arte Varia comprende diverse espressioni artistiche che, per la parzialità e la limitatezza temporale con le quali si susseguono nell’ambito di una manifestazione, non sono identificabili in uno specifico genere, pur presentandosi allo spettatore come un unicum” (vengono citati spettacoli come “Le Cirque Wtp” e le “Cirque du soleil”, che pure recano il termine “circo” nella propria denominazione…). Nell’edizione relativa all’anno 2021, IsICult la focalizzava meglio, specificando che includeva variegate attività, dagli spettacoli di prestidigitazione a quelli di mimo per arrivare alla “lap dance”…

Per esempio, nel rapporto Siae la ripartizione interna tra “settore” e “sub-settori” non è nemmeno proposta e le quote percentuali le abbiamo calcolate noi…

Ed il discorso di analisi di sistema andrebbe correlato alle dimensioni dell’intervento dello Stato a sostegno di ognuna di queste attività: per esempio, quanto danaro pubblico viene assegnato “pro-capite” per spettatore al cinema piuttosto che allo spettacolo dal vivo?! 

La Siae ben si guarda dall’avventurarsi in questi oscuri territori: che pure dovrebbero rappresentare la base nella elaborazione di qualsiasi strategia di politica culturale

Da segnalare che non è ancora stata messa a disposizione, sulla pagina intitolata “L’Annuario Statistico dello Spettacolo”, la versione in formato Excel del rapporto, che potrebbe consentire opportuni approfondimenti, grazie all’accesso alle tabelle che non sono presenti nell’edizione cartacea. Il dataset completo di cui dispone la Siae è di una ricchezza infinita, ed è veramente un peccato non utilizzarlo al meglio, restando così in superficie.

Si “legge” tra le righe del “Rapporto Siae” una sorta di volontà di leggere la realtà “in positivo”, ignorando le criticità del sistema e dei suoi settori

Questi approcci “asettici” caratterizzano la quasi totalità degli studi su queste materie: esemplificativamente, sia ieri sia l’altro ieri, abbiamo segnalato (denunciato), su queste colonne, il carattere “acritico” di un documento come la “valutazione d’impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo promossa dal Ministero della Cultura (vedi da ultimo “Key4biz” del 16 luglio 2024, “‘Dare i numeri’ nel sistema culturale: scontro tra FdI-Lega Salvini e Pd sulle numerologie ‘Legge Franceschini’”).

Come andiamo sostenendo da molti anni (e questa tesi è anche alla base della rubrica IsICult per “Key4biz”), studi e ricerche di questo tipo finiscono per contribuire alla conservazione dell’esistente, a radiografare passivamente il sistema culturale, non stimolando analisi critiche, riflessioni dialettiche, e non fornendo suggerimenti strategici al “decision maker” di turno. 

Deficit di conoscenza = deficit di politica culturale.

Clicca qui, per il report “Spettacolo, intrattenimento e sport. Rapporto Siae 2023. 88ª ed.”, a cura della Società Italiana Autori Editori, Siae, presentato a Roma, Civita, 17 luglio 2024 (versione compressa, peso 8 mega)

Clicca qui, per il comunicato stampa diramato dalla Siae in occasione della presentazione del report “Spettacolo, intrattenimento e sport. Rapporto Siae 2023. 88ª ed.”, Roma, 17 luglio 2024

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult ilprincipenudo per “Key4biz”. 

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