Argentina, la sfida del nucleare civile in attesa della firma sul protocollo Aiea
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – L’Argentina e’ uno dei paesi piu’ attivi nello sviluppo di tecnologie relative all’uso civile dell’energia nucleare ma “per espandere ulteriormente la sua presenza internazionale deve essere percepita come una nazione promotrice della non proliferazione”. Lo afferma la direttrice della Fondazione per la Non proliferazione e la sicurezza globale, Irma Arguello, in un articolo pubblicato dal quotidiano online “Infobae” nel quale riconosce che l’Argentina “e’ un fornitore di tecnologia nucleare di primo livello nel mercato internazionale”. Proprio per questo Arguello rileva che non basta sviluppare un’eccellenza tecnologica nel settore, ma che risulta fondamentale l’adesione dell’Argentina al Protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che tra le altre cose permette agli osservatori di ispezionare le installazioni nazionali, cosa ad oggi non consentita. Quasi tutti i paesi piu’ importanti hanno aderito al protocollo ma Argentina e Brasile ancora non lo hanno fatto, una situazione che secondo Arguello “pregiudica le esportazioni argentine” e che il governo del presidente Mauricio Macri sembra voler risolvere al piu’ presto. “Puntiamo a mostrare il profilo di un paese che osserva tutte le norme internazionali, ma il Brasile si rifiuta di dare questo passo e cio’ complica anche l’Argentina”, ha spiegato l’ambasciatore argentino presso l’Aiea, Rafael Grossi. In questo senso Grossi non nasconde che l’Argentina ambisce nel prossimo futuro ad entrare a pieno titolo nell’organismo e a presiedere il Trattato di non proliferazione. “L’Argentina ha nel settore nucleare un esempio unico che e’ il risultato di una solida politica di sviluppo tecnologico che ha mantenuto continuita’ attraverso diversi governi” ha affermato Grosso. Il paese ha completato oggi quattro importanti progetti di sviluppo nucleare che sono stati acquisiti da diverse nazioni e che hanno il marchio dell’Invap, una compagnia statale di Rio Negro con un vasto prestigio internazionale.
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Usa, capo staff della Casa Bianca esclude che il presidente Trump estenda scadenza per i “Dreamers”
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – Il capo dello staff della Casa Bianca, John Kelly, ha sostenuto oggi che e’ improbabile che il presidente Donald Trump estenda oltre la data del 5 marzo le protezioni e i permessi di lavoro ai giovani immigrati conosciuti anche come “Dreamers”, complicando cosi’ per i parlamentari la ricerca di una soluzione per arrivare ad un compromesso che consenta di scongiurare un altro “shutdown” (il blocco amministrativo della attivita’ del governo federale). Kelly ha aggiunto, riferisce il quotidiano “Washington Post” che Trump “non ha l’autorita’” per estendere un programma (il Daca, Deferred Actions for Chidhood Arrivals) predisposto dal suo predecessore e che non si basa su una legge del paese. Sono circa 690 mila i Dreamers che dopo il 5 marzo potrebbero essere espulsi dagli Stati Uniti. Il tema immigrazione e’ la merce di scambio del braccio di ferro tra Democratici e Repubblicani e Casa Bianca per approvare la nuova legge di bilancio. Kelly ha anche affermato che suggerisce al presidente di non accettare un programma di sanatoria di breve termine.
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Usa, segretario Difesa Mattis: nuovo piano nucleare utile per “negoziare” con la Russia
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – Il segretario alla Difesa statunitense, Jim Mattis, ha dichiarato oggi che la nuova strategia nucleare del Pentagono mira ad utilizzare almeno una dei due nuove armi come una “fiche” da giocare sul tavolo delle negoziazioni con la Russia. E’ quanto riferisce il quotidiano “Washington Post”, precisando che Mattis che e’ stato oggi convocato a rendere testimonianza presso la Commissione per le Forze armate della Camera dei rappresentanti, aveva in mente gia’ lo scorso anno di rinnovare l’arsenale nucleare statunitense, “fermo” all’era della Guerra Fredda. Un anno dopo Mattis ha approvato una completa riforma delle armi nucleari statunitensi con l’introduzione di armi leggere. “Voglio accertarmi che i nostri negoziatori abbiano in mano qualcosa con cui negoziare”, ha sostenuto, ribadendo che l’amministrazione del presidente Donald Trump vuole che la Russia torni a rispettare gli accordi del 1987, il Trattato sull’eliminazione delle armi nucleari a medio raggio (Inf). “Non vogliamo rinunciare all’Inf – ha continuato il segretario alla Difesa – ma allo stesso tempo, cosi’ abbiamo delle opzioni in mano” in caso il Cremlino continui a non osservare le regole. Le nuove armi nucleari leggere verrebbero fabbricate in due versioni: una potrebbe essere allestita sui missili Trident in dotazione ai sottomarini atomici, l’altra potrebbe diventare la testata di missili Cruise in dotazione alla Marina militare statunitense. La natura delle nuove armi nucleari viene definita “low-yield”, a basso rendimento, ma con una capacita’ di distruzione enorme rispetto agli esplosivi convenzionali. In quella che sembra una mossa piu’ politica che militare, le armi essendo piu’ piccole possono eludere i trattai internazionali. Le testate nucleari a bassa intensita’ che vengono proposte dal Pentagono non violerebbero, quindi, i trattati esistenti proprio perche’ installate su navi e sottomarini. La fabbricazione di questi nuovi ordigni richiedera’ due anni.
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Spagna, si moltiplicano gli arrivi dal Marocco
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – Nel 2017 sono state soccorse nelle acque di Melilla almeno 70 imbarcazioni con a bordo 681 migranti, in netto aumento rispetto alle 3 imbarcazioni intercettate nel 2016. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “Abc” che aggiunge come questi numeri siano la prova della crescente pressione migratoria sulla Spagna a cui si aggiunge la tragedia con cui e’ iniziato il 2018: 17 morti e oltre 30 dispersi secondo quanto riferito dalle autorita’ marocchine. Il Marocco e’ infatti il punto di partenza per le imbarcazioni che intendono attraversare lo stretto. Frontex, l’agenzia europea per la protezione delle frontiere, ha sottolineato nel proprio rapporto relativo ai flussi migratori del 2017 che la “rotta del Mediterraneo occidentale” stava segnando un record di arrivi, principalmente per tre motivi: la chiusura pratica delle altre due vie d’accesso attraverso la Grecia, dalla Turchia, e l’Italia dal Nord della Libia; l’uso di navi sempre piu’ capienti e, infine, l’instabilita’ nella regione Alawi, che spingerebbe molti a mettersi in viaggio verso la Spagna.
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Francia, la Corte dei conti aspetta ancora delle riforme vere
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – La Corte dei conti francese ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale sullo stato delle finanze del paese. Un documento di 1.300 pagine in cui vengono formulate ben 98 raccomandazioni sui temi piu’ vari. Nello studio si legge che il deficit pubblico dovrebbe scendere sotto la soglia del 3 per cento nel 2017. La Corte da’ inoltre una buona valutazione al governo, sottolineando che il risultato deriva in particolare dalle misure di contenimento della spesa pubblica adottate la scorsa estate. Il risultato, tuttavia, si deve soprattutto a un miglioramento della congiuntura economica, in Francia e in Europa, che si e’ accompagnato a una importante crescita degli introiti. Ciononostante secondo la Corte dei Conti la Francia accusa ancora un enorme ritardo in materia di deficit pubblico, che nel 2017 sara’ il piu’ elevato dell’eurozona, dietro quello della Spagna. Le misure previste dal governo nel budget 2018, prosegue il rapporto, genereranno solo una piccola riduzione del deficit, pari a 0,1 punti percentuale. Cio’ si deve al fatto che l’esecutivo ha optato per una politica molto chiara a favore della competitivita’ delle imprese e del potere di acquisto, a discapito della riduzione del deficit strutturale. Le imprese beneficeranno infatti di un calo dei prelievi fiscali dell’ordine di 11 miliardi di euro, contro i 4 miliardi per le famiglie. Cifre che, scrive il settimanale “L’Express”, la dicono lunga sulle priorita’ dell’esecutivo.
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Corsica, per Macron e’ l’ora dei chiarimenti
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – I dirigenti corsi sono rimasti muti martedi’ sera dopo il loro incontro con Emmanuel Macron. Il capo dello Stato francese ha esporto a Gilles Simeoni, presidente dell’Esecutivo, e Jean-Guy Talamoni, presidente dell’Assemblea corsa, il suo progetto per lo statuto dell’isola. Ma i grandi annunci sono stati riservati per il discorso che Macron terra’ questa sera a Bastia. Accompagnato dai ministri Ge’rard Collomb e Jacqueline Gourault, Macron si e’ intrattenuto per quasi due ore con i due uomini forti dell’isola. Il clima era incerto dopo il discorso tenuto in mattinata da Macron durante la commemorazione dell’assassinio del prefetto Erignac. Condannando il nazionalismo armato, il capo dello stato ha escluso ogni amnistia per gli assassini e tutte le riforme che “allontanano la Corsica dal cammino repubblicano”. Una fermezza che aveva suscitato la reazione di Jean-Guy Talamoni prima dell’incontro di ieri sera. “Sarebbe assolutamente sconcertante chiudere le porte, perche’ significherebbe davvero che la democrazia non si applica alla Corsica”, aveva detto il leader corso, minacciando di “fare il tour delle capitali europee per denunciare questa negazione della democrazia”. Questo pomeriggio, nel suo discorso a Bastia, Macron si esprimera’ pubblicamente sullo statuto dell’isola. Forte di una larga vittoria alle elezioni di dicembre, l’alleanza nazionalista ha avanzato rivendicazioni ambiziose, come la co-ufficialita’ della lingua corsa, la menzione dell’isola nella Costituzione o ancora lo statuto di residente come condizione per acquisti immobiliari sull’isola.
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Gran Bretagna, il principe saudita Mohammed bin Salman sara’ accolto dalla famiglia reale nella sua visita di marzo
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – L’erede al trono dell’Arabia Saudita, il principe Mohammed bin Salman, nel prossimo mese di marzo sara’ accolto in Gran Bretagna dalla famiglia reale nel tentativo di superare le diffidenze suscitate nell’opinione pubblica britannica: lo rivela il quotidiano “The Times”, citando quanto la Metropolitan Police (Scotlnad Yard, la polizia di Londra; ndr) ha riferito ai gruppi pacifisti che progettano manifestazioni contro il coinvolgimento saudita nella guerra in Yemen; la visita del principe Salman dunque dovrebbe avvenire tra il 7 ed il 9 marzo, anche se il ministero degli Esteri ha fatto sapere che non e’ ancora stata stabilita una data esatta. La visita in Gran Bretagna sara’ la prima effettuata all’estero dall’erede al trono saudita dopo la sua clamorosa iniziativa anti-corruzione che ha portato all’arresto di centinaia di uomini d’affari e membri della famiglia reale, costretti a pagare miliardi alle esauste casse del Regno in cambio della scarcerazione. In Gran Bretagna il principe Salman dovrebbe essere ricevuto alla residenza reale di Windsor, allo scopo di limitare al massimo le manifestazioni di protesta; la diplomazia britannica spera anche di poter organizzare una sua visita in una scuola e ad un evento sportivo. La Gran Bretagna, scrive il “Times”, e’ ansiosa di cementare i suoi rapporti con l’Arabia Saudita alla luce dell’ambizioso progetto “Visione 2030” elaborato dal principe Salman allo scopo di diversificare l’economia del suo paese e sottrarla all’eccessiva dipendenza dalle entrate petrolifere. Il governo britannico non fa mistero di sperare di riuscire convincere l’Arabia saudita a scegliere la piazza di Londra per la quotazione in Borsa del gigante petrolifero di Stato Aramco, battendo la concorrenza dei mercati di New York, Tokyo ed Hong Kong: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ricorda il quotidiano britannico, si sta battendo per aggiudicare a Wall Street quella che e’ ritenuta la piu’ ricca quotazione borsistica della storia ed a questo scopo ha incaricato suo genero Jared Kushner, accolto con grande calore a Riad; una simile accoglienza pero’, ricorda il “Times”, il mese scorso e’ stata riservata dai sauditi anche al ministro degli Esteri britannico Boris Johnson. Il giornale sottolinea poi l’importanza delle vendite all’Arabia Saudita di armamenti prodotti dall’industria militare britannica, che sono aumentate di ben cinque volte dopo l’inizio della guerra in Yemen nel maggio del 2015, raggiungendo da allora il valore di 4,6 miliardi di sterline (circa 5,2 miliardi di euro, ndr); tuttavia, secondo il “Times”, la diplomazia britannica punta a convincere il principe Salman che la guerra yemenita non puo’ essere vinta e che la priorita’ dovrebbe essere data alla ricerca di una sua soluzione politica.
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A gonfie vele le esportazioni dell’industria tedesca
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – L’industria tedesca guarda con ottimismo al 2018. La Camera di commercio e industria tedesca (Dihk) ha annunciato le ultime previsioni relative alle esportazioni delle 26.000 aziende che ne fanno parte. Il 38 per cento delle aziende potrebbe esportare piu’ che nel 2017. Un ulteriore 55 per cento ritiene che sara’ in grado di mantenere le esportazioni ai livelli dello scorso anno. Solo il sette per cento si aspetta esportazioni inferiori. Sullo sfondo della Brexit, i dati costituiscono un risultato inatteso per la Dihk. Il Regno Unito e’ scivolato dal terzo al quinto posto tra i principali mercati dell’Export tedesco. Tuttavia, con la ripresa economica globale e un commercio globale piu’ forte, le aziende hanno piu’ che compensato le minori vendite nel Regno Unito attraverso migliori offerte in Asia e negli Stati Uniti. I mercati di esportazione piu’ importanti sono ora Stati Uniti, Francia, Cina, Paesi Bassi e solo il quinto posto la Gran Bretagna. Tra i settori dell’economia tedesca, l’ingegneria meccanica e’ particolarmente forte. L’industria chimica si aspetta a sua volta buoni affari all’estero, cosi’ come le aziende metalmeccaniche. Anche i produttori di computer, di beni di consumo come gioielli, strumenti musicali, attrezzature sportive e giocattoli o tessili prevedono aumenti della domanda estera. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha recentemente confermato il buon momento dell’economia mondiale. Questo e’ stato uno dei motivi per cui il governo tedesco la scorsa settimana ha aumentato le previsioni di crescita dell’economia per il 2018 al 2,4 per cento.
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Germania, il direttore del Bka mette in guardia dal rischio di radicalizzazione tra i rifugiati
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – Il presidente dell’Ufficio federale di polizia criminale tedesco (Bka), Holger Muench, ritiene che il pericolo dell’islamismo radicale in Germania sia tutt’altro che contenuto. “Abbiamo un potenziale di minaccia islamista sempre maggiore in Germania”, ha avvertito Muench martedi’ all’inizio del Congresso europeo di Polizia a Berlino. “L’Isis e’ molto adattabile”, ha aggiunto il funzionario, sottolineando che il numero di soggetti monitorati dalle autorita’ europee e’ in costante aumento. “Sappiamo che il rischio non e’ diminuito di pari passo col calo dell’afflusso dei rifugiati”, ha spiegato Muechen, riferendosi in particolare alla Germania. Vi e’ anzi un aumento del rischio di radicalizzazione tra i rifugiati, specie a causa dell’insoddisfazione delle loro aspettative, ha detto Muench. In Germania ci sono almeno 743 soggetti radicali che necessitano di sorveglianza costante. Nel 2013 erano solo 139. Su una scena islamista di circa 11.000 persone, circa 970 si sono recate in Siria e in Iraq. “Dobbiamo supporre che ci saranno anche rimpatriati”, ha avvertito il capo del Bka, sottolineando la necessita’ di rafforzare la rete di sicurezza a livello federale e statale, e di uniformare le leggi e le informazioni della polizia, specie sul fronte informatico. Muench ha anche chiesto un’estensione della conservazione dei dati per far fronte alla pedopornografia. Le autorita’ tedesche, a tal proposito, ricevono diverse migliaia di segnalazioni da parte degli Stati Uniti, ma le indagini falliscono perche’ i dati non rimangono memorizzati nei server. Circa 1.300 esperti di sicurezza di 60 nazioni hanno consigliato una migliore integrazione delle autorita’ di sicurezza durante il congresso di Berlino. L’incontro e’ la piu’ grande conferenza internazionale sulla sicurezza interna in Europa.
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Elezioni in Italia, tutto quel che c’e’ da sapere
07 feb 11:00 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano britannico “The Guardian”, pubblica oggi mercoledi’ 7 febbraio un’ampia pagina dedicata alle elezioni politiche che si terranno in Italia il 4 marzo prossimo: un lunghissimo articolo firmato da Jon Henley analizza le condizioni economico-sociali del paese e la situazione politica italiana in vista del voto, elencando le posizioni di tutti i principali partiti sulle principali questioni al centro della campagna elettorale, dall’immigrazione all’atteggiamento nei confronti dell’Europa, alle tasse. Sulla base dei sondaggi di opinione e del complesso nuovo sistema elettorale adottato in Italia, e aggiungendo l’altissimo numero di elettori indecisi, l’analisi conclude che e’ attualmente impossibile capire chi potra’ formare il futuro governo del paese e quali conseguenze ci saranno sul resto del continente europeo. Il “The Guardian” ha anche pubblicato sull’Italia un contributo in cui il giornalista palermitano Lorenzo Tondo lancia l’allarme sull’ascesa dei gruppi apertamente fascisti: un’ascesa che, a parere dell’autore dell’articolo, e’ soprattutto evidenziata dall’aumento esponenziale degli attacchi condotti contro gli immigrati; l’ultimo dei quali, la sparatoria scatenata a Macerata da un neo-nazista sostenitore della Lega nord, si e’ concluso con una mancata strage che comunque ha lasciato sul terreno sei immigrati africani feriti. Sul “Guardian” Toldo scrive che migliaia di italiani si stanno unendo ai gruppi dell’estrema destra a causa del modo distorto in cui viene presentata la crisi migratoria, dell’aumento della diffusione delle “fake news” e del fatto che il paese non ha mai veramente fatto i conti con il suo passato fascista. L’articolo riferisce che, secondo la denuncia dei gruppi antifascisti, a questa ascesa contribuisce anche la riluttanza da parte delle autorita’ italiane a reprimere i movimenti di estrema destra, nonostante il fatto che la Costituzione vieti la ricostituzione del Partito fascista sotto qualsiasi forma. Il contributo di Lorenzo Tondo si conclude ricordando la recentissima uscita nelle sale cinematografiche del film satirico “Sono tornato”, che immagina il ritorno del defunto dittatore Benito Mussolini nell’Italia moderna; e cita le parole del suo regista, Luca Maniero, secondo cui “se Musslini davvero tornasse, oggi vincerebbe le elezioni”.
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