Il campionato di Serie A ripartirà il 20 giugno, ma potrebbe bastare un positivo per bloccare tutto di nuovo. Per la ripresa si comincia con i recuperi, quattro partite della 25ª giornata: Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari, Inter-Sampdoria e Torino-Parma. Prima, però, il calcio riprenderà dalla Coppa Italia con Juventus-Milan che si giocherà il 13, e l’altro ritorno di semifinale Napoli-Inter il 14 giugno. La finale a Roma il 17 giugno. Per ora, resta irrisolto il nodo dei diritti Tv.
I licenziatari
I licenziatari Sky, Dazn e IMG hanno chiesto di sospendere l’ultima rata della stagione da 233 milioni di euro scaduta a maggio: nei confronti di Sky la Lega ha deciso per il procedimento di ingiunzione (resta da vedere se verrà effettivamente emesso dal Tribunale, visto che l’urgenza è tutta da verificare) mentre si stanno valutando in queste ore in assemblea di Lega le proposte di compromesso avanzate da Dazn e Img che detiene i diritti di trasmissione per l’estero. Dazn chiede una ulteriore dilazione dei pagamenti sia per l’ultima rata di quest’anno, sia per la prima del prossimo anno. Vedremo cosa diranno i club.
Dazn in crisi?
Ma c’è da dire che proprio Dazn si troverebbe in guai economici non indifferenti, secondo quanto riportato dal Financial Times, che ricorda come la società OTT specializzata nello streaming di eventi sportivi live, calcio e non solo, abbia subito più di altri l’interruzione dell’attività sportiva, che rappresenta il suo vero core business. Business azzerato in questo periodo di crisi pandemica, che potrebbe sfociare, secondo alcune banche d’affari, nella vendita di Dazn. Ma bisogna trovare un acquirente. Il che, per inciso, rappresenta un’ulteriore incognita sul futuro del mondo del calcio, che graverà anche sul prossimo bando per l’assegnazione dei diritti della Serie A per il triennio 2021-2024. Al momento non ci sono operatori interessati ad acquistare tutto il pacchetto.
Sky pronta a negoziare
Dal canto suo, Sky – che peraltro ha già saldato l’80% dei diritti di questa stagione, avendo trasmesso però poco più del 60% – non ha mai chiesto di non pagare. Al contrario, da tempo sta tentando di trovare un accordo economico (sulla falsariga di quanto già fatto in Germania) che sia congruo col fatto che il campionato riparte, ma nessuno sa se arriverà in fondo. Un’incognita non certo secondaria per un campionato, la Serie A, dove lo sbilanciamento è forte: circa il 70% dei ricavi dei club deriva dai diritti Tv, a fronte del 40% circa di di Bundesliga e Premier League, che guadagnano molto di più che da noi con merchandising e botteghino. Eppure in Germania e Inghilterra Lega e club si sono messi d’accordo, comprendendo che sono tutti sulla stessa barca.
Serve una sintesi
Sembra quindi strano che invece in Italia non si possa trovare un compromesso sull’ultima rata di 233 milioni scaduta a maggio. I club peraltro, come succede di norma, hanno già ceduto alle banche i crediti dell’ultima rata e di fatto hanno già avuto i soldi, quindi tutta questa urgenza di incassare in realtà non ci sarebbe. Nello stesso tempo, sono gli stessi club che stanno negoziando con i giocatori per non pagare gli stipendi. Servirebbe una ripartizione equa dei sacrifici richiesti fra tutte le parti in causa. Il rischio è di compromettere il presente ma anche il futuro, visto che i negoziati per la prossima stagione sono imminenti. E i termini dell’accordo dovranno certamente essere ridiscussi pesantemente, alla luce della perdita di valore della Serie A e quindi il valore superiore al miliardo di euro per l’ultimo triennio 2018-2021 dovrà essere certamente rivisto.
C’è disponibilità a trovare un accordo?
Tutti i broadcaster stanno cercando di riformulare la loro offerta. La domanda a questo punto è una sola: c’è la disponibilità di tutti a trovare un accordo? E’ evidente che il prodotto calcio non è più lo stesso di prima. La serie A ha perso gran parte del suo valore e anche i club dovrebbero prenderne atto, anche in vista della prossima stagione e dell’asta per l’assegnazione dei diritti per il prossimo triennio.
Coppa Italia
Infine, il calcio riprenderà con la Coppa Italia, con tre partite in chiaro (Juve-Milan e Napoli-Inter) e di cartello fra semifinali e finale, trasmesse gratis sulla Rai. Una settimana di calcio gratis per tutti, tre partite di cartello in prime time sulla Rai, come grande risposta sociale all’assenza di calcio di questi mesi. Su questo i licenziatari dei diritti del calcio, chiamati a pagare centinaia di milioni, non hanno avuto nulla da ridire, assumendosi la responsabilità sociale di accettare questa decisione. Ma non era affatto scontato: perché non ricominciare invece con il campionato, convogliando lì la grande attesa per la ripresa del calcio?
Piano B e Piano C
Ma tant’è si riparte. Il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, ha parlato della riunione che si è tenuta ieri: “Il Comitato tecnico scientifico ha approvato il protocollo per la ripresa agonistica e ha confermato la necessità imprescindibile della quarantena fiduciaria nel caso in cui un calciatore dovesse risultare positivo. Ho chiesto alla Federcalcio che cosa si farebbe qualora riprendesse il campionato e tornasse l’emergenza sanitaria. La Figc mi ha assicurato che esiste un piano B e C, playoff-playout e cristallizzazione della classifica. Io personalmente mi auguro che si possa dare un segnale positivo a tutto il Paese con le partite della Coppa Italia. Che andrebbe in chiaro: sarebbe una ripartenza da tre importanti competizioni a beneficio di tutti quanti gli italiani”.
Complicazioni dietro l’angolo
Sempre che le partite vengano giocate, visto che come scrive oggi Repubblica potrebbe bastare un solo contagiato da coronavirus per fermare tutto. Il protocollo prevede che il malato debba andare in isolamento, e l’intero gruppo squadra sia confinato in ritiro blindato per 14 giorni, limitandosi all’allenamento individuale, senza poter giocare partite. Ma il calendario fittissimo – 124 partite di A dal 20 giugno e inizio agosto – non consentirebbe di recuperare le partite saltate. Quindi scudetto, posti in coppa e retrocessioni andrebbero assegnati con i play-off (ipotesi della Figc che i club non vogliono) o congelando la classifica al momento del nuovo stop.
Rischio nuovo stop concreto
Il rischio di un nuovo stop del campionato è dietro l’angolo. Per questo la Lega di Serie A già lavora per chiedere al governo un cambio delle regole in corsa: mettere in quarantena il solo calciatore contagiato trattandolo da semplice infortunato e consentendo alla squadra di proseguire con allenamenti e partite. Ma se la curva dei contagi nel Paese dovesse riprendere a salire questa ipotesi sarebbe alquanto peregrina.