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“La Rete unica? Un discorso vecchio. Guardiamo alle grandi sfide del futuro con mente aperta”. Intervista a Francesco De Leo

Consueto appuntamento settimanale con l’intervista a Francesco De Leo, Executive Chairman di Kauffman & Partners (Madrid), per parlare delle presumibili scelte del nuovo governo guidato da Mario Draghi nel contesto dell’Unione Europea e delle nuove misure previste dal Recovery Plan. Ma anche con un occhio al ritorno di fiamma sulla rete unica registrato nelle ultime ore.

Key4Biz. Week end caldo con un ritorno di fiamma sulla Rete unica. Cosa sta accadendo sul tema? 

Francesco De Leo. Non si direbbe francamente che tra le priorità del Governo vi sia la Rete Unica. Se ne riparlerà forse più avanti, una volta definita l’architettura e l’assetto di governo del Recovery Plan. A tutti gli effetti, si direbbe che siano dei tentativi dell’ultima ora, peraltro ampiamente inopportuni, di esercitare pressioni eterodirette sul Governo. I mercati finanziari non mi sembrano dare molto spazio a voci ed illazioni riportate dalla stampa nazionale. I temi sul tavolo a Roma come a Bruxelles sono altri e con Mario Draghi alla guida non è il caso di dare troppo spazio alle voci e alle posizioni emerse in questi giorni. Le priorità del Governo sono altre. Il Governo Draghi è al lavoro su più fronti per riposizionare l’Italia agli occhi dei nostri partner europei e non si sente il bisogno di ulteriori distrazioni. Insomma sulle uscite delle ultime ore mi sembra di poter dire: “molto rumore per nulla”.

La rete unica è un passato che non tornerà

Key4Biz. Il suo riferimento all’Europa è una costante nelle nostre conversazioni settimanali. Perché l’Europa è così importante?

Francesco De Leo. Perché il ritorno da protagonista di Mario Draghi è una buona notizia per noi e per l’Europa. Di questo sì, se ne sentiva il bisogno, dopo una stagione opaca che ha visto a partire dagli inizi della legislatura un progressivo disallineamento dell’Italia rispetto ai propri partner Europei.  Su temi come concorrenza e innovazione non ci possono essere ambiguità o tentennamenti. Da questo punto di vista la figura di Mario Draghi è una garanzia. Detto questo, sarebbe comunque stato difficile anche per il precedente Esecutivo prendere posizione contro la Commissione Europa su temi come concorrenza e regolamentazione. Ma è chiaro che con l’insediamento del Governo Draghi si è voltata pagina. C’è una visione condivisa che punta al rilancio del Paese, accelerando la trasformazione digitale ed energetica. Il dibattito che si era acceso in questi mesi sulla Rete Unica sembra appartenere ad un passato che non ritornerà. Anche su questo è prevedibile un cambio di passo che tiene conto di dove sta andando il mondo. 

Key4Biz. E il mondo dove sta andando?

Francesco De Leo. Le dò un solo dato: le Big Tech americane, parliamo delle FAAMG (e.g.  Facebook, Apple, Amazon, Microsoft, Google) capitalizzano più dei listini dei mercati finanziari europei tutti insieme. Anche di questo trend occorre tenere conto. Il futuro arriva inatteso e non fa sconti. Accanirsi nel tentativo di investire su un passato che non ritorna, è una scelta che non porta molto lontano. Occorre puntare sul futuro e cogliere le opportunità offerte da una nuova stagione di innovazione. Ma occorre anche un progressivo riallineamento con l’Europa, per ritornare a giocare un ruolo da protagonisti: e in questo senso il Governo Draghi è una garanzia.

Key4Biz. Il COVID ha contribuito ad accelerare la trasformazione digitale delle economie dell’Eurozona. Come stanno reagendo i mercati finanziari, nel contesto dell’Eurozona?

Francesco De Leo. È in corso una “market rotation” da asset class mature a nuove asset class: un cambio di paradigma che si sta affermando per l’accelerazione del cambiamento tecnologico. L’evoluzione del 5G sta cambiando i rapporti di forza nel settore delle telecomunicazioni. In pochi hanno preso nota che oggi InWit, la società delle torri di telefonia mobile promossa da TIM e Vodafone e creata nel giugno 2015, ha superato per capitalizzazione la stessa TIM: 8,38 miliardi di euro alla chiusura dei mercati il passato venerdì per InWit contro gli 8,25 miliardi di euro per TIM. Questa divaricazione fra le rispettive capitalizzazioni è destinata ad ampliarsi nel tempo. Open Fiber, la società creata da ENEL per accelerare la diffusione della fibra ottica sul territorio nazionale, fondata nel recente 2015, si è affermata come un modello di successo a livello internazionale. In termini di valore, il “market consensus” è che superi gli 8 miliardi di euro in termini di capitalizzazione potenziale, e da sola ha contribuito a rilanciare l’interesse degli investitori internazionali verso il nostro Paese. È un trend che si è affermato e che è destinato a perdurare nel tempo.

Key4Biz. Perché una rotazione dei mercati proprio ora? Qual è il fattore scatenante che ha innescato questa accelerazione?

Francesco De Leo. Per farsi un’idea dei numeri in gioco è sufficiente ricordare che Cellnex Telecom, l’operatore di torri di telefonia mobile leader in Europa, con più di 103mila siti, a cui presto se ne aggiungeranno altri 10mila come è stato annunciato la scorsa settimana, ha completato con successo la raccolta di mezzi finanziari con 10 miliardi di euro nel mese di novembre dell’anno passato e si appresta a lanciare un’ulteriore ampliamento della sua capacità di investimento per 7 miliardi di euro. In totale 17 miliardi di euro raccolti negli ultimi tre mesi. Per dare un’idea delle proporzioni, l’insieme degli incumbent in Europa è ancora alle prese con il pagamento dell’ultima rata delle aste per il 5G e in larga misura non si è finito di spesare gli investimenti nelle reti 4G. Con l’indebitamento complessivo delle telco europee ormai superiore ai 480 miliardi di euro, con un rating per il 62% prossimo alla soglia di “junk bond”, non è improbabile che gli investitori siano poco favorevoli a vedere accumulare nuovo debito su vecchio debito. Di questo passo c’è il rischio che la transizione al 5G parta in ritardo. Sarà un caso, ma non si registrano annunci di un’accelerazione degli investimenti, e questo vorrà pur dire qualcosa. Sia ben chiaro che questo non è solo un problema dell’Italia. È un problema dell’Europa e si dovrà trovare una soluzione condivisa fra tutte le parti a Bruxelles. Di fatto, è un dilemma che riguarda la competitività dell’eurozona. Le telco europee sono la chiave fondamentale per rilanciare una nuova stagione di innovazione, ma senza una soluzione condivisa sul tema della ristrutturazione del debito complessivo si rischia un declino irreversibile, proprio nel momento in cui l’industria europea deve affrontare un cambio di paradigma tecnologico.

Key4Biz. In che senso, a quale cambio di paradigma intende riferirsi?

Francesco De Leo. Il processo di elettrificazione dell’industria dell’automobile sta prendendo corpo più rapidamente di quanto fosse prevedibile. Anche in questo caso la pandemia ha contribuito ad accelerare la transizione energetica oggi in atto e gli investitori ne hanno preso buona nota, aggiornando le proprie scelte di asset allocation. La convergenza fra telecomunicazioni ed energia è un pattern che non era scontato nella sua magnitudo, ma che oggi non lascia scampo. Chi lo sottovaluta lo fa a proprio rischio e pericolo e rischia di ritrovarsi ai margini del cambiamento in corso. Il nostro Paese ha in ENEL uno dei protagonisti di questa transizione e con l’affermazione di Open Fiber dimostra come sia possibile creare un caso di successo che si può esportare dall’Italia su scala globale. Anche questa è una buona notizia e sono convinto che il Governo Draghi con CDP saprà cogliere al meglio l’occasione per consolidare questo percorso. È un’opportunità unica per acquisire una rinnovata autorevolezza nei confronti dei nostri partner e agli occhi dei mercati finanziari. In chiave Recovery Plan è quasi una scelta obbligata. Non si può tornare al passato, mentre il futuro ci incalza, richiedendoci chiarezza e lucidità sulle scelte di fondo.

Key4Biz. Ma è tutto qui o c’è dell’altro?

Francesco De Leo. Alcuni fa, quando Telecom Italia, guidata da Marco Patuano, si trovava in corsa per l’acquisizione di Vivo in Brasile (poi finita sotto il controllo della Telefonica di Cesar Alierta, nell’agosto 2010), espressi la preoccupazione, nell’intervista che rilasciai in quei giorni di agosto al Sole24Ore, che l’Italia correva il rischio di divenire l’unico fra i Paesi del G7 a non avere più un operatore di telecomunicazioni a prevalente controllo nazionale. All’epoca non c’era una consapevolezza condivisa di quali sarebbero state le implicazioni. Con il tempo è emerso con chiarezza che non vi può essere sovranità economica senza il prerequisito della sovranità digitale. Ne va della nostra sicurezza nazionale e della competitività del nostro sistema industriale. In un mondo così interconnesso e ipercompetitivo non è più possibile nascondere il problema. Anche in Europa sta maturando una consapevolezza diffusa sulla spinta del lavoro portato avanti dalla Commissione Europea. È un dato di fatto che questa sia la sfida che ci attende per i prossimi anni: recuperare gradi di sovranità digitale, colmando, almeno in parte, il tempo perduto.

Key4Biz. In effetti il tema sta diventando ormai mainstream…

Francesco De Leo. È così e a costo di risultare ripetitivo, vorrei sottolineare come sia fondamentale riconoscere che è proprio puntando sull’innovazione e sull’economia circolare che è possibile rilanciare una stagione di sviluppo. Nel nostro Paese non mancano i protagonisti e l’affermazione di ENEL come player di punta su scala globale ne è una chiara dimostrazione. Sarebbe antistorico tornare ad un passato che non è stato all’altezza delle ambizioni che il nostro Paese può e deve avere, per affrontare al meglio la trasformazione digitale ed energetica oggi in corso. Si è già perso troppo tempo in questi anni per mancanza di visione e di coraggio nelle scelte, frutto di una concezione “provinciale” del mondo, e questo non ce lo possiamo più permettere. 

Key4Biz. A questo punto le devo chiedere la consueta citazione di uscita alla quale ho ormai fatto l’abitudine…

Francesco De Leo. Mi piace ricordare una frase di Nelson Mandela: “Non giudicatemi dai miei successi, ma da quante volte sono caduto e mi sono rialzato” (Do not judge me by my successes, judge me by how many times I fell down and got back up again). Questa è anche la storia del nostro Paese ed è nelle nostre corde, un DNA che si trasmette generazione dopo generazione. Occorreva un momento di discontinuità ed è arrivato con Mario Draghi. È iniziata una nuova partita e non partiamo battuti. Al contrario, dobbiamo esser consapevoli che la rimonta inizia ora.

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