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La rete e il PNRR. L’Italia decida ora lo switch-off del rame entro il 2026

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Il governo da un lato e l’Agcom dall’altro dovrebbero occuparsi con tempestività della questione, se hanno a cuore lo sviluppo della rete FTTH nel nostro Paese e se vogliono assicurare il successo del piano PNRR appena presentato a Bruxelles.

Il piano del governo sul futuro della rete, contenuto nel PNRR presentato a Bruxelles, pone l’obiettivo nazionale della copertura del Paese con una rete moderna in FTTH (Fiber-To-The-Home) entro il 2026.

Un obiettivo ambizioso o un obiettivo a portata di mano?

Nell’uno e nell’altro caso pone il serio problema dell’accelerazione dello switch-off del rame necessario per favorire il successo delle nuove reti, come ci insegnano tutte le esperienze europee.

Il rischio è che si ampli ulteriormente la forbice tra copertura FTTH ed il take-up. Questo è quanto emerge con evidenza dai dati recentemente presentati da FTTH Council Europe.

Mentre la copertura FTTH del nostro Paese sta procedendo speditamente, l’Italia è seconda in Europa per aumento in termini assoluti ed ormai vicina alla media europea (UE – compresa UK – al 43,8%, con Italia al 41%), il take-up va invece a rilento a causa della permanenza delle vecchie reti in rame detenute dall’incumbent TIM. E questo è ancora più drammatico nelle aree bianche dove l’incumbent detiene ancora alte quote di mercato. La media europea del take-up EU, compresa UK, è pari al 46,9%, mentre quella italiana si ferma al 14%.

L’Italia è quindi in grande ritardo nei piani di switch-off del rame e sarà difficile, al ritmo annunciato dall’incumbent italiano, garantire il passaggio completo alla fibra fino a casa entro il 2026, mentre negli altri Paesi europei gli incumbent locali, come Telefonica in Spagna e TeliaSonera in Svezia, solo per citare due esempi, completeranno lo switch-off del rame entro 5 anni.

E allora viene da chiedersi come fare per liberarsi prima possibile del rame, perché fintantoché ci sarà rame, sarà difficile fare affermare definitivamente la fibra ed assicurare all’Italia una moderna rete in FTTH.

Sono necessarie nuove regole? E se si, quali?

Lo switch-off del rame dovrebbe partire sin da subito delle aree bianche?

O forse dovrebbe essere resa obbligatorio la dismissione, qualora l’incumbent dovesse opporsi?

In Australia, ad esempio, nelle aree dove è stata posata la fibra fino a casa, al massimo entro 18 mesi è previsto il completo spegnimento del rame.

Perché non adottiamo la stessa regola anche in Italia?

Una strada parallela potrebbe essere quella di abbassare drasticamente il prezzo del rame, grazie alla metodologia dei costi incrementali di breve periodo, nelle aree dove è disponibile una rete FTTH. In questo modo l’incumbent non avrebbe più convenienza a mantenere il rame e sarebbe costretto ad accelerare lo switch-off ed a portare tutti i propri clienti sulla fibra.

Il governo da un lato e l’Agcom dall’altro dovrebbero occuparsi con tempestività della questione, se hanno a cuore lo sviluppo della rete FTTH nel nostro Paese e se vogliono assicurare il successo del piano PNRR appena presentato a Bruxelles.

E siamo certi che il governo da un lato e l’Agcom dall’altro dovranno indicare presto le politiche industriali e le attenzioni verso i consumatori in linea con quanto è stato scelto dagli altri Paesi europei.

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