Regno Unito, la premier May rinvia il cruciale voto sulla Brexit e chiede aiuto ai leader Ue
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – L’intero processo della Brexit e’ precipitato nel caos ieri lunedi’ 10 dicembre, dopo che il primo ministro Theresa May ha deciso di rinviare a data da destinarsi il cruciale voto in Parlamento sull’accordo per il divorzio dall’Ue che avrebbe dovuto tenersi oggi martedi’ 11 alla Camera dei Comuni: la cronaca della convulsa giornata di ieri a Westminister ed i commenti e le analisi sui futuri scenari politici in Gran Bretagna domina oggi le prime pagine di tutti i giornali del paese: il quotidiano filo-governativo “The Times”, in particolare, commenta che e’ la prima volta da 70 anni che un governo britannico ha deciso di sospendere il voto parlamentare su un importante trattato internazionale. La premier May ha deciso di non sottoporre a votazione l’accordo sulla Brexit che aveva siglato il 25 nvembre scorso con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker perche’ consapevole della certa sconfitta: una prospettiva che avrebbe potuto costringerla a dare le dimissioni ed innescare una sfida alla sua leadership del Partito conservatore, gettando inoltre nella piu’ totale incertezza l’intero processo del divorzio dall’Unione Europea a cosi’ poco tempo dalla scadenza del 29 marzo 2019; il “Times”, come del resto tutti i giornali del paese, ora si interroga su quel che potrebbe succedere. A quanto pare, scrive il quotidiano londinese, in luogo del previsto voto oggi Theresa May parlera’ alla Camera dei Comuni per esporre le sue ragioni: secondo le anticipazioni raccolte dal “Times”, la premier chiedera’ aiuto ai leader dei paesi Ue, ed in primo luogo alla cancelliera tedesca Angela Merkel: in sostanza quindi il governo britannico spera di poter riaprire il negoziato sulla Brexit, per ottenere modifiche all’accordo in materia di controlli doganali e rapporti commerciali che possano soddisfare un riottoso Parlamento ed in particolare i deputati conservatori ribelli piu’ euro-scettici, i cosiddetti “Brexiters”. Intanto si devono registrare i primi effetti negativi del rinvio del voto: ieri la sterlina britannica ha ulteriormente perso terreno nei confronti delle principali valute mondiali. La sterlina ha perso il 2 per cento del suo valore nei confronti del dollaro Usa: si tratta del livello piu’ basso da 20 mesi a questa parte, dall’aprile 2017; la valuta britannica ha perso terreno anche rispetto all’euro, e ieri e’ stata scambiata fino ad un minimo di 1,10, il livello piu’ basso da 16 mesi. La Confindustria britannica (CBI), usando parole inusualmente forti, ieri sera ha commentato la decisione della premier May dicendo che la Gran Bretagna “rischia di scivolare verso una grave crisi nazionale”, se non verra’ al piu’ presto chiuso l’accordo sul divorzio dall’Unione Europea; imprenditori ed investitori denunciano che l’incertezza causata dall’ulteriore rinvio provochera’ un aumento dei costi e li costringera’ a prendere decisioni che potrebbero danneggiare l’economia della Gran Bretagna. Ieri il nervosismo si e’ impadronito della City di Londra, punendo in Borsa i settori piu’ legati al mercato interno britannico, in particolare l’industria delle costruzioni, le banche ed il commercio al dettaglio: l’indice borsistico FTSE 100 ha chiuso con un arretramento dello 0,8 per cente, mentre quello FTSE 250 e’ crollato del 2 per cento.
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Argentina, governo assegna a capo gabinetto Pena gestione dei progetti di partenariato pubblico-privato
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – La gestione dei progetti di partenariato pubblico-privato (Ppp) del governo argentino e’ passata dal ministro delle Finanze, Nicolas Dujovne, al capo di gabinetto, Marcos Pena. Si tratta di un cambiamento rilevante che mette nelle mani di Pena uno dei punti nevralgici del piano di governo del 2019. Sulle Ppp l’esecutivo fara’ affidamento per mantenere un livello sostenibile di opere pubbliche in un contesto di forte recessione e di contenimento della spesa pubblica. La decisione e’ stata resa nota nella giornata di ieri, 10 dicembre, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale argentina di una modifica alla “legge dei ministeri”. La normativa sposta inoltre sull’ufficio di Pena anche la gestione del registro nazionale delle imprese costruttrici, fino ad ora di competenza del ministero dell’Interno. Si tratta di un cambiamento significativo in un’area molto sensibile della pubblica amministrazione, giustificato nel testo con il fatto che fino ad oggi “coesistevano due diversi sistemi per l’assegnazione delle competenze per quanto riguarda la contrattazione di beni e servizi da una parte e opere pubbliche dall’altra”.
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Usa-Arabia Saudita, il Senato Usa potrebbe condannare formalmente il principe bin Salman per la morte di Khashoggi
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – Il Senato federale degli Stati Uniti potrebbe emettere una condanna formale nei confronti del principe della Corona saudita Mohammed bin Salman per l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi prima della fine dell’anno. E’ quanto prevede un piano del presidente uscente della commissione Relazioni estere del Senato, il repubblicano Bob Corker, che punta a ottenere un voto dell’Aula in proposito nella giornata di oggi. La misura sostenuta da Corker formalizzerebbe la responsabilita’ di bin Salman per l’uccisione del giornalista saudita, e solleciterebbe Riad a cessare la campagna militare nello Yemen e il boicottaggio del Qatar. La misura avrebbe carattere non vincolante, e si prefigura in buona sostanza come un attacco al presidente Usa Donald Trump, che nelle scorse settimane ha evitato di condannare apertamente il principe della Corona saudita, sottolineando l’importanza strategica dell’alleanza Usa con l’Arabia Saudita. Nelle scorse settimane il Partito repubblicano ha faticato a individuare un mezzo per esprimere l’insofferenza nei confronti della linea adottata dalla Casa Bianca dopo l’uccisione di Khashoggi. Il mese scorso, 14 senatori repubblicani hanno appoggiato una mozione procedurale per ridurre il sostegno degli Stati Uniti alla campagna militare a guida saudita in corso nello Yemen. Anche in questo caso, il voto e’ parso una sfida al presidente Trump, piu’ che una misura concreta nei confronti dell’Arabia Saudita.
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Usa, aumentata a ottobre la disponibilita’ di posti di lavoro
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – Il numero di posti di lavoro disponibili negli Stati Uniti e’ aumentato a ottobre, poiche’ le aperture di nuovi posti continuano a superare il numero di statunitensi che perdono il lavoro. L’ultimo giorno lavorativo di ottobre sono stati registrati 7.08 milioni di posti di lavoro destagionalizzati, ha detto il dipartimento del Lavoro, secondo quanto riferisce il “Wall Street Journal”. Questo dato e’ in crescita rispetto ai 6,96 milioni alla fine di settembre, ma in calo rispetto al massimo storico di agosto di 7,29 milioni. Le aperture hanno superato il numero delle persone senza un lavoro ma che lo stanno attivamente ricercando, di 1 milione in ottobre. Un divario maggiore rispetto al mese precedente, ma inferiore alla lettura di agosto di 1,06 milioni. Prima del marzo di quest’anno, le creazioni di nuovi posti di lavoro non avevano mai superato il numero dei lavoratori disoccupati in piu’ di 17 anni di registrazioni mensili. L’informazione, il settore immobiliare e l’istruzione sono tra i settori con il numero maggiore di posti creati a ottobre e settembre. Durante il mese di ottobre, 3,51 milioni di americani hanno volontariamente lasciato il lavoro, in calo da 3,56 milioni di settembre. Era il secondo mese in cui le dimissioni sono diminuite. Il numero delle dimissioni e’ in aumento rispetto all’anno precedente, e rimane ancora ad un livello storicamente elevato. Cio’ suggerisce che molti lavoratori hanno fiducia di trovare presto un nuovo lavoro dopo aver lasciato quello precedente. I licenziamenti e le perdite di lavoro non volontarie sono diminuiti leggermente in ottobre a 1,69 milioni da 1,71 milioni a settembre.
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Spagna, Sanchez minaccia l’invio della Polizia nazionale in Catalogna
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – Una settimana dopo la sconfitta subita alle regionali andaluse e di fronte al timore che le aspettative socialiste per le prossime elezioni possano essere spazzate via dalla crisi catalana, il governo guidato da Pedro Sanchez si trova oggi ad affrontare due importanti sfide: le crescenti proteste dei Comitati per la difesa della Repubblica (Cdr), che lo scorso fine settimana sono scesi in strada bloccando per ore la circolazione su importanti arterie come la Ap-7, e l’atteggiamento del presidente della Generalitat, Quim Torra, il quale ha chiesto ai Mossos d’Esquadra, la polizia locale, di non agire contro i manifestanti e ha poi invitato la popolazione a seguire l'”esempio della Slovenia”, il paese che nel 1991 ha ottenuto l’indipendenza dalla Jugoslavia con un referendum sull’autodeterminazione che si e’ concluso con la cosiddetta “guerra di 10 giorni”, un conflitto che ha lasciato sul terreno 68 morti. Mettendo da parte la mano tesa e i toni concilianti utilizzati fino ad ora, il primo ministro ha annunciato che il governo inviera’ la Polizia nazionale in Catalogna se i Mossos non garantiranno l’ordine pubblico. A determinare il cambio di rotta, anche i timori legati alla questione sicurezza in vista del prossimo Consiglio dei ministri, che si terra’ il 21 dicembre a Barcellona. In mezzo a questa tempesta perfetta, l’esecutivo ha quindi deciso di agire ed aumentare la tensione con la Generalitat, in un’escalation politica dalle conseguenze imprevedibili, dal momento che ha bisogna dei voti dei separatisti al Congresso. la notizia e’ oggi su tutti i quotidiani spagnoli che sottolineano il fatto che il governo Sanchez abbia inviato tre lettere all’esecutivo catalano per chiedere informazioni su quanto accaduto nel fine settimana e, soprattutto, per avere avvertire che, se i Mossos non garantiranno l’ordine pubblico, il ministero dell’Interno inviera’ “forze e corpi di sicurezza dello Stato in termini di proporzionalita’ e necessita’”, come previsto dalla legge.
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Francia, il presidente Macron punta sulla tassazione delle grandi imprese
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – Durante il suo intervento televisivo di ieri sera, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato che le grandi imprese francesi devono pagare le tasse in Francia. “Les Echos” indica che queste parole hanno l’obiettivo di rafforzare la giustizia fiscale senza dover reinserire l’imposta sulla fortuna, la patrimoniale abolita alcuni mesi fa. Nel caso di un reinserimento della patrimoniale, Macron ha assicurato che “i piu’ ricchi se ne andrebbero”.”Ho bisogno che le nostre grandi imprese i nostri concittadini piu’ fortunati, aiutino la Nazione a riuscire” ha detto il presidente. Il quotidiano economico si chiede in che modo il governo riuscira’ a far pagare le tasse alle aziende francesi come Renault o Schneider Electric, che hanno dirigenti sparsi in tutto il mondo. Intanto l’esecutivo si dice pronto a rinegoziare tutte le convezioni. “Possiamo mettere in atto questa misura rapidamente”, afferma una fonte interna citata anonimamente. Il governo riflette inoltre sulla possibilita’ di applicare una web tax in Francia, nell’attesa che venga adottata in tutta Europa. In questo modo il presidente Emmanuel Macron spera di mettere fine all’evasione fiscale.
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Francia, il discorso del presidente Macron per risolvere la crisi dei gilet gialli
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto un breve discorso televisivo per annunciare alcune misure volte a calmare la protesta dei gilet gialli. La stampa francese sottolinea l’importanza di questo intervento, considerato come il piu’ importante del mandato presidenziale di Macron fino a oggi. “Vogliamo una Francia dove si possa vivere degnamente con il proprio lavoro, su questo punto siamo andati troppo lentamente”, ha dichiarato il capo dello Stato, riconoscendo che il paese sta vivendo “uno stato di urgenza economica e sociale”. Tra i provvedimenti annunciati, c’e’ l’aumento di 100 euro dei salari minimi, che non dovrebbe avere dei costi supplementari per le aziende. A questo si aggiunge poi l’abolizione di prelievi per le pensioni inferiori ai 2mila euro e la defiscalizzazione delle ore di straordinario. Il presidente ha inoltre dichiarato che incontrera’ i sindaci francesi per costruire “la base di questo nuovo contratto”. Fuori discussione il reinserimento dell’Imposta sulla fortuna, la patrimoniale abolita alcuni mesi fa dal governo. “Per circa quarant’anni e’ esistita, abbiamo vissuto meglio in questo periodo?”, ha chiesto Macron, che non ha nessuna voglia di tornare sui suoi passi e rimettere mano a quanto e’ stato fatto fino ad oggi.
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Francia, Macron ha reso il paese “la nuova Italia”
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – La reazione del presidente francese Emmanuel Macron alla protesta dei gilet gialli “deve suonare come un allarme” per la Germania. E’ quanto scrive oggi il quotidiano tedesco “Die Welt”, evidenziando come Macron abbia deluso le aspettative di politiche riformiste che accompagnarono la sua elezione a presidente della Francia nel 2017, trasformando il paese in una “nuova Italia” dalla prospettiva della Germania. Per Berlino, infatti, Macron “non e’ piu’ un partner nel salvataggio dell’euro e dell’Ue, ma un fattore di rischio”. Nel discorso alla nazione tenuto nella serata di ieri, 10 dicembre, “invece di passare all’offensiva” contro i gilet gialli con “la visione di una Francia prospera che richiede sacrifici ai suoi cittadini per raggiungere gli obiettivi”, Macron “ha legittimato ex post le proteste proclamando lo stato di emergenza economica e sociale e strisciando verso le folle”. Per esempio, accogliendo le rivendicazioni dei gilet gialli, Macron ha annunciato che il salario minimo mensile dei francesi salira’ a 100 euro: “in un colpo solo, un incremento pari al totale degli aumenti degli ultimi sei anni”. Salutato in Germania come l’erede in Francia di Gerhard Schroeder, cancelliere dal 1998 al 2005 noto per le politiche riformiste adottate anche con coraggio durante il suo mandato, Macron si e’ “rimpicciolito a un Matteo Renzi italiano”, presidente del Consiglio dal 2014 al 2016. Per “Die Welt”, Macron e Renzi hanno infatti condiviso “il dinamismo giovanile e le promesse di riforma”. Nel caso di Renzi, queste si sono arenate o non sono state mantenute, consegnando l’Italia ai “ciarlatani di destra e di sinistra al governo oggi a Roma”. Come l’Italia di Renzi, la Francia di Macron potrebbe, dunque, “prendere la strada del fallimento”, sia politico sia economico. “Una brutta notizia per la Germania, sul piano economico e ancor piu’ su quello politico”, scrive “Die Welt”. Il rischio dell’indebolimento di Macron riguarda soprattutto l’Unione monetaria. Finche’ Germania e Francia resteranno unite, “si puo’ evitare che questa venga trasformata dal Club Med formato da Italia e Spagna in un’Unione dei trasferimenti”. Qualora la Francia si schierasse, invece, con Italia e Spagna o rimanesse “neutrale nella disputa sull’Unione monetaria, l’intera costruzione vacillerebbe”. Mentre l’Ue e l’Eurozona necessitano sempre piu’ di una riforma, con la resa di Macron ai gilet gialli, conclude “Die Welt”, la Germania potrebbe dover negoziare “non con un Italia, ma con due”.
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Italia-Ue, Roma si mostra pronta al compromesso sulla legge di stabilita’
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – Il governo italiano sarebbe pronto al compromesso con la Commissione europea sulla legge di stabilita’ per il 2019 e, a tal fine, starebbe cercando l’appoggio della Germania. E’ quanto si legge sul quotidiano tedesco “Handelsblatt”, secondo cui nella giornata di domani 12 dicembre, alla vigilia del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si incontreranno a Bruxelles per trovare un accordo sulla legge di stabilita’. La Commissione non ha ancora confermato l’incontro, ma Conte “ha il compito e il pieno mandato di negoziare”, ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante un incontro con la stampa estera avvenuto a Roma ieri, 10 dicembre. Nei negoziati tra l’Italia e l’Ue sulla legge di bilancio, Salvini si e’ detto “ottimista fino alla fine”. Un notevole cambiamento di toni, evidenzia “Handelsblatt”, ricordando che fino a poche settimane fa il governo italiano si e’ opposto in maniera radicale alle richieste della Commissione di modificare la legge di stabilita’, bocciata dall’Ue. La disponibilita’ al negoziato dell’Italia deriva per “Handelsblatt” dal “deterioramento del clima economico” nel paese, con gli imprenditori che criticano il governo e chiedono misure per la crescita. Intanto, il governo pare cercare l’appoggio della Germania, con Salvini che ha auspicato la ricostituzione dell’asse Roma-Berlino “per far rivivere l’Europa”.
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Ue, la fiducia nell’Eurozona al livello piu’ basso dal 2014
11 dic 10:56 – (Agenzia Nova) – L’indice della fiducia degli imprenditori dei paesi dell’Eurozona in dicembre e’ sceso al livello piu’ basso da quattro anni: lo riportano diversi quotidiani britannici, riprendendo i risultati di uno studio realizzato dal gruppo di ricerca tedesco Sentix. Il giornale economico “Financial Times” in particolare riferisce che l’indice questo mese e’ ulteriormente calato dello 0,3 per cento rispetto al livello 8,8 registrato a novembre, scendendo aldisotto del livello del dicembre 2014: si tratta del quarto consecutivo calo mensile; la diminuzione e’ superiore alle attese degli analisti, che prevedevano un indice calato a 8,1. La causa di questo aumento della sfiducia, spiega il rapporto citato dal “Financial Times”, e’ da ricercarsi nei timori del mondo degli affari per le guerre commerciali scatenate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per il braccio di ferro sulla Legge di bilancio tra il governo dell’Italia e la Commissione europea di Bruxelles, per le violente agitazioni sociali in Francia e per l’incertezza sulla Brexit. Considerando l’attuale congiuntura e le previsioni economiche mondiali, ha sconsolatamente detto il direttore di Sentix, Manfred Huebner, parlando con il giornale della City di Londra, “praticamente non ci sono barlumi di speranza da nessuna parte”. Il sub-indice della valutazione di investitori ed imprenditori sull’attuale situazione economica globale e’ crollato a 20,0 dal 29,3 del mese precedente; mentre il sub-indice delle prospettive per il futuro a sua volta e’ precipitato a -18,8 dal -9,8 di novembre. Per quanto riguarda pero’ la Gran Bretagna in particolare, i dati macro-economici complessivi non sono cosi’ negativi come ci si aspetterebbe dato il clima di incertezza sulla Brexit, acuito dalla decisione presa ieri dal primo ministro Theresa May di rinviare a data da destinarsi il cruciale voto in Parlamento, che avrebbe dovuto tenersi oggi martedi’ 11 alla Camera dei Comuni, sull’accordo per il divorzio dall’Ue da lei siglato il 25 novembre scorso con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker: come riferisce lo stesso “Financial Times” in un altro articolo pubblicato oggi, la produttivita’ dell’apparato economico della Gran Bretagna e’ migliore di quanto si pensasse. A dirlo sono i risultati del ricalcolo dei dati effettuato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), il “club” dei paesi piu’ sviluppati del mondo. Riconsiderando il modo in cui viene calcolata la produttivita’ oraria dei lavoratori nei diversi paesi, l’Ocse ha certificato che la Gran Bretagna ha sensibilmente ridotto lo storico gap nei confronti dei principali rivali economici: ora la produttivita’ oraria britannica e’ “solo” del 16 per cento al di sotto di quella degli Stati Uniti e del 10 per cento minore della Francia; cio’ significa anche, commentano il giornale, che la produttivita’ del lavoro in Gran Bretagna adesso e’ tornata a superare quella dell’Italia.
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