Le oltre 14 milioni di PEC presto potranno essere utilizzate anche in Europa per comunicare verso le amministrazioni pubbliche e le imprese degli Stati dell’Unione. Per farlo sarà sufficiente un semplice riconoscimento ulteriore conSPID, CIE, TS-CNS, Firma Digitale o la modalità de visu online con operatore e l’attivazione obbligatoria dell’autenticazione a due fattori. Quindi, l’indirizzo email resterà lo stesso, nessuna migrazione obbligatoria né costi in più, ma solo maggiori vantaggi, come, appunto, l’interoperabilità europea.
Infatti la “PEC europea”, con l’integrazione del protocollo REM (Registered Electronic Mail), diventerà così un sistema di recapito qualificato basato sullo standard eIDAS, per cui utilizzabile oltre i confini nazionali per lo scambio sicuro di comunicazioni dotate di valore legale.
L’italiana PEC fa scuola in Europa
Dunque, fa scuola in Europa la Posta Elettronica Certificata nata 18 anni in Italia. Suo il merito di incentivare il processo di dematerializzazione documentale, l’abbandono della carta, il risparmio di tempo e la riduzione degli spostamenti, e quindi dell’inquinamento. Per questo, la sua evoluzione pan-europea rappresenta un ulteriore traguardo di particolare rilevanza e al contempo la conferma dell’efficacia dello strumento, ormai indispensabile per far fronte al balzo tecnologico della digitalizzazione, ambìto anche dal PNRR.
L’interoperabilità europea
La PEC europea può diventare realtà, perché si è concluso con successo il processo di definizione e pubblicazione del nuovo standard ETSI EN 319 532-4. Questo risultato rende effettiva l’interoperabilità a livello europeo dei sistemi di eDelivery qualificato in conformità con il Regolamento eIDAS, basato sull’utilizzo del protocollo di trasporto REM. Per questo traguardo raggiunto, è stato evidenziato il merito e l’azione trainante dell’Italia nei tavoli di lavoro e nella definizione della REM baseline, ossia i requisiti minimi per garantire la massima interoperabilità nell’uso transfrontaliero del servizio.
ll nuovo standard ETSI specifica gli elementi chiave di un’interfaccia tecnologica condivisa (CSI – Common Service Interface) che consente il dialogo sicuro tra i Gestori di servizi di recapito qualificato e, di conseguenza, anche quello tra cittadini e imprese e enti governativi degli Stati Membri: vengono infatti certificate le identità dei possessori di un indirizzo di posta certificata, ovunque risiedano nella UE, l’integrità del contenuto nonché data e ora d’invio e ricezione dei messaggi.
In questo modo, l’italiana PEC si evolverà in un sistema di recapito elettronico certificato qualificato utilizzabile anche a livello europeo per lo scambio sicuro di comunicazioni elettroniche dotate di valore probatorio.
Da quando l’evoluzione pan-europea?
Da quando la PEC diventerà anche europea? Siamo in attesa del DPCM che ne stabilisca i termini. Abbiamo chiesto informazioni utili ad Andrea Sassetti, amministratore delegato di Aruba PEC, l’operatore che gestisce circa il 60% di caselle di posta elettronica certificata, pari a quasi 9 milioni: “La PEC interoperabile a livello europeo ci aspettiamo sia una realtà nel 2024. La procedura è semplice, l’utente è chiamato a compiere solo due operazioni, null’altro: il riconoscimento del titolare della PEC e l’attivazione della verifica in due passaggi (2FA), entrambi gratuite e semplici. Come Aruba, stiamo già supportando da mesi i nostri clienti in questi due aspetti e molti hanno già la PEC pronta per l’Europa. In sintesi, quindi, tutti i clienti titolari di una casella hanno la possibilità di avere una PEC europea senza costi aggiuntivi. È un’opportunità per dotarsi di uno strumento avanzato pronto per essere usato in tutta Europa”.