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La pandemia cambia il mercato immobiliare ma non ferma la smart home

Nel 2020 c’è stato un significativo cambiamento della tipologia del cliente che cerca casa: meno visite, ma più mirate. Nell’epoca in cui si guarda con comprensibile sospetto a ogni assembramento e si evita di avvicinarsi a sconosciuti (chissà se tamponati, vaccinati, guariti o potenzialmente contagiosi?), il numero di “turisti domestici” che visitavano decine di case ogni mese, per avere un’idea completa del mercato o solo per passare un paio d’ore prendendo spunti dall’arredamento altrui, si è considerevolmente ridotto.

Oggi chi arriva a chiedere una visita per l’acquisto di una casa lo fa come ultimo step di un processo composito, che parte dalla ricerca sui portali specializzati e arriva fino alla simulazione di richiesta per i mutui prima casa, come quelli forniti da SOStariffe.it. In questo modo chi compra va, di fatto, solo a fare una verifica di quanto già visto nelle foto e a controllare da vicino che sia tutto come descritto dall’annuncio; chi vende non deve organizzarsi per gestire un numero spropositato di visite mensili, limitando al minimo il contatto.

Un nuovo modo di guardare alla casa

Il mercato immobiliare, quindi, pur avendo visto diminuire di molto i volumi d’investimento durante la pandemia non è crollato, perché in molti ne hanno approfittato per non rimandare più l’acquisto di una casa, optando per sistemazioni più ampie e comode sia negli interni che nelle pertinenze esterne, oppure hanno dovuto vendere immobili sfitti per far fronte a una situazione economica non rosea; diversi alloggi che si pensavano temporanei hanno finito col diventare permanenti, obbligando a diverse scelte.

Di certo tutti ci siamo ritrovati a ripensare i nostri spazi casalinghi, e magari ci siamo resi conti del nostro errore a non comprare quell’appartamentino un po’ più piccolo ma con il giardino o il terrazzo al piano, o abbiamo passato settimane a riorganizzare la disposizione delle stanze per ricavare uno studio dalla stanza degli ospiti (che, oggi, sembra un concetto quasi anacronistico). E come sempre accade quando ci dedichiamo con cura quasi maniacale a uno spazio limitato, abbiamo cominciato a elaborare miglioramenti, volere più comodità, pensare a nuovi sistemi per favorire l’efficienza nello smart working e il ricorso alla DAD, magari in contemporanea tra più figli.

Una casa intelligente a poco prezzo. E c’è il Superbonus

La domotica, in tutto questo, gioca un ruolo di primo piano, perché ci permette di rinnovare i nostri spazi domestici e renderli più confortevoli con una spesa tutto sommato limitata. Un nuovo termostato per non dover gestire manualmente , per un paio di centinaia di euro; luci a LED multicolori che si accendono in base agli scenari impostati a poche decine di euro l’una; prezzi analoghi per gli assistenti vocali in più stanze della casa, pronti a sdoppiarsi come altoparlanti per la nostra musica preferita o per i notiziari. Chi vuole può aggiungere anche i videocitofoni di nuova concezione (per controllare che nessuno si approfitti del boom delle consegne a domicilio di questi mesi) mentre un po’ meno richieste sono le videocamere per controllare gli ambienti di casa in nostra assenza, visto che usciamo molto di meno.

Comunque sia, nella generale crisi che ha colpito tutti i settori, proprio quello della smart home ha patito meno di altri, a giudicare dai dati raccolti dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, presentati durante il convegno online «Stay at home, stay in a Smart Home: la casa intelligente alla prova del Covid». Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio, la flessione rispetto al 2019 è stata del -5%, mantenendo un valore di 505 milioni di euro, una prestazione che in altri tempi sarebbe stata considerata fallimentare ma in epoca di coronavirus è quasi lusinghiera. Addirittura, in alcuni Paesi, quasi sempre quelli con una situazione economica florida (Francia +3%, Germania +16%, Regno Unito +10%) il fatturato è addirittura aumentato e non di poco.

In più, le detrazioni e gli incentivi fiscali del governo – in primo luogo il Superbonus 110% e i vari tipi di Ecobonus – hanno ispirato ristrutturazioni e ricorso a nuovi tipi di energie rinnovabili per la casa, con dispositivi moderni (in primo luogo condizionatori, termostati, caldaie) che sono a tutti gli effetti “smart” e regolabili via app per smartphone o dialoganti con altri dispositivi casalinghi.

Le due facce della smart home nel 2020

Il 2020 è stato a due facce: crollo verticale del mercato durante il primo lockdown (tra il -60% e il -100%) e poi ripresa durante la seconda parte dell’anno, quando c’è stata un po’ di pausa tra le ondate e più tempo anche per ripensare il proprio futuro; che se non sarà obbligatoriamente sempre in casa, porterà comunque a un incremento delle aziende che ricorreranno allo smart working per i propri dipendenti (soprattutto in settori molto informatizzati, dove la presenza in ufficio non è strettamente obbligatoria per le proprie mansioni) e a un rafforzamento della didattica a distanza, che è stata un buon palliativo negli ultimi mesi ma ha comunque mostrato i limiti di un Paese dove il digital divide, soprattutto in certe zone, è ancora forte.

Per quanto riguarda i dispositivi “smart” più acquistati, al primo posto ci sono sempre le soluzioni per la sicurezza come i sensori per le porte e le finestre o le videocamere, ma come si è detto qui la flessione è stata più forte (-30%), mentre la domanda per gli smart speaker è cresciuta del +10%. 100 milioni di euro di fatturato per gli elettrodomestici intelligenti (+17%), in particolare per quanto riguarda i robot aspirapolvere e i purificatori d’aria, e un +15% anche per le caldaie, i termostati e i climatizzatori. In coda, ma sempre col segno positivo davanti, casse audio e lampadine connesse.

Fonti:

https://www.teleborsa.it/News/2021/02/19/polimi-smart-home-mercato-regge-urto-pandemia-113.html

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