Analisi

La misteriosa ‘valutazione di impatto’ sulla Legge Cinema e Audiovisivo

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A distanza di 5 mesi dalla scadenza prevista per legge, la Relazione che il Ministero deve trasmettere ogni anno al Parlamento resta chiusa nei cassetti del Collegio Romano: perché?

Tante volte, su queste colonne della rubrica curata da IsICult per il quotidiano online “Key4biz”, abbiamo cercato di accendere i riflettori su aree buie del sistema culturale e mediale italiano, cercando di superare la disattenzione di gran parte della comunità professionale: da ultimo, abbiamo segnalato (anzi denunciato) il “mistero” del “contratto di servizio” tra Rai e Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che è stato approvato dalla Commissione di Vigilanza della Rai – con una incomprensibile fretta – il 3 ottobre 2023, e che è stato alla fin fine perfezionato (con alcune modifiche) tra le parti, con l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione di Viale Mazzini il 18 gennaio 2024. A distanza di un mese e mezzo da allora, il contratto non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (vedi “Key4biz” del 16 febbraio 2024, “Nebbia fitta su Rai e cinema: ‘contratto di servizio’ scomparso dai radar, come il ‘Tusma’ e la riforma del ‘tax credit’”). Scrivevamo due settimane fa: nessuno sembra essersi lamentato più di tanto per alcune “piccole” modifiche che sono state apportate, tra la versione approvata dalla Commissione bicamerale di Vigilanza (parere per legge obbligatorio ma – ahinoi – paradossalmente non vincolante) e la versione che è stata approvata dal Consiglio di Amministrazione di Viale Mazzini (rispettivamente il 3 ottobre 2023 ed il 18 gennaio 2024) tra queste, la riduzione del ricorso agli appalti a società esterne (che sono per lo più multinazionali straniere), che siamo stati tra i pochi – anzi quasi gli unici – a denunciare… Si rimanda al nostro intervento del 26 gennaio 2024 su “Key4biz”: “Mimit e Rai ignorano il parere della Commissione di Vigilanza sul contratto di servizio”. Incredibilmente, non se ne è lamentata nemmeno la stessa Presidente della Vigilanza, Barbara Floridia (Movimento 5 Stelle). Ci domandavamo, in quell’intervento, e ci ri-domandiamo ancora oggi: la stessa Presidente tace: assente a sé stessa, oppure l’accordo partitocratico che ha portato alla sua elezione ha implicato un suo tacito impegno ad una presidenza in stile “quieta non movere et mota quietare”?!

Gatta ci cova anche in relazione alle procedure che saranno avviate tra qualche settimana per la elezione parlamentare del prossimo Consiglio di Amministrazione Rai?! Torneremo su questa dinamica nei prossimi giorni.

La partitocrazia – vecchia e nuova – continua ad operare silente nella famigerata “stanza dei bottoni”, ignorando completamente esigenze minime di trasparenza e democrazia.

Altro “mistero” della politica culturale italica abbiamo scoperto, proprio oggi (venerdì 1° marzo 2024), termine nel quale scadeva (alle ore 13 odierne) l’avviso promosso dalla Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (la Dgca retta da Nicola Borrelli), pubblicato l’8 febbraio 2024, per la “valutazione di impatto” della Legge n. 220 del 2016, la cosiddetta “Legge Franceschini”, che ha istituito il Fondo per lo Sviluppo degli Investimenti nel Cinema e nell’Audiovisivo.

Quel che stupisce è che scada oggi il termine per partecipare al bando ovvero per la presentazione delle offerte progettuali per la valutazione relativa all’anno 2023, allorquando ad oggi, 1° marzo 2024, non è stata ancora pubblicata la relazione relativa all’anno 2022. Paradossale.

Una relazione al Parlamento… semi-clandestina

Questa della “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo è una vicenda curiosa, alla quale abbiamo dedicato attenzione – più volte – anche su queste colonne, soprattutto perché è stupefacente che un documento che dovrebbe consentire ai professionisti del settore (oltre che ai “decision maker” pubblici) di conoscere le effettive ricadute dell’intervento dello Stato nelle industrie dell’immaginario non sia mai stato oggetto di una presentazione pubblica ovvero di una discussione aperta con gli operatori del cinema e dell’audiovisivo, sia nella componente artistica sia nella componente economica. L’unica occasione di presentazione “pubblica” (…) della “valutazione di impatto” (di fronte ad una ventina di persone, e ciò basti) c’è stata il 20 ottobre 2021, in un incontro promosso nell’economia della Festa del Cinema di Roma: al di là del pomposo titolo dell’incontro (“Tre anni di valutazione di impatto della nuova legge cinema e audiovisivo.  Obiettivi, strumenti, dati e prospettive di miglioramento”), dialettica inesistente e ricaduta mediatica tendente a zero… Da allora, silenzio tombale. Come dire?! Uno strano inguacchio.

Anzi, a dir il vero: la quasi totalità degli operatori del settore cinema e audiovisivo nemmeno conoscono questo documento, essendo sempre restata la “valutazione” un documento a circolazione semi-clandestina.

Questa “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo dovrebbe essere trasmessa dal Ministero della Cultura al Parlamento entro il 30 settembre di ogni anno (è stata la stessa legge a prevedere questo termine), riferita ovviamente all’anno precedente.

Per capirci, quella del 2022 doveva essere trasmessa entro il 30 settembre 2023: ma – come abbiamo segnalato – ad oggi, 1° marzo 2024, ovvero a distanza di 5 mesi dalla scadenza del 30 settembre 2023, non è stata ancora resa di pubblico dominio.

Anche se si ha notizia dal Ministero che la Relazione sarebbe stata inviata dagli uffici della Direzione Cinema e Audiovisivo all’Ufficio di diretta collaborazione del Ministro della Cultura giustappunto ai fini della trasmissione alle Camere… Ma, ad oggi, la “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo per l’anno 2022 non è stata pubblicata sul sito web della Dgca: perché?

Perché la Relazione del 2022 non viene ancora resa di pubblico dominio, se la Dgca l’ha inviata al Ministro Gennaro Sangiuliano?

In verità, non crediamo essa contenta elementi sconvolgenti.

Anche perché – come abbiamo segnalato tante volte su queste colonne – le cinque “edizioni” di questa Relazione non si sono mai caratterizzate per un approccio minimamente critico: affidate sempre allo stesso soggetto, ovvero l’associazione temporanea di scopo tra l’Università “Cattolica” di Milano e la struttura di consulenza Ptsclas spa, peraltro ignorando quel principio di rotazione degli incarichi che pure potrebbe essere adottato dalla Pubblica Amministrazione, anche per evitare di alimentare rendite di posizione e, soprattutto, di riproporre la riproduzione meccanica di metodologie che, almeno finora (beneficio di inventario, attendiamo di leggere la Relazione per l’anno 2022… magari questa nuova edizione ci entusiasmerà ed emergerà la volontà di scavare dietro le apparenze), non hanno consentito di comprendere realmente gli effetti – alcuni perversi (dispersione di una gran quantità di risorse pubbliche) – della “Legge Franceschini”…

In effetti, non è certamente leggendo la Relazione relativa all’anno 2021 (che è stata trasmessa dallo stesso Ministro Gennaro Sangiuliano al Parlamento nel febbraio del 2023) che il Ministro ha deciso che sarebbe stato opportuno ridurre da 750 milioni euro l’anno a 700 milioni di euro, per l’anno 2024, l’entità dell’intervento dello Stato nel settore… Ma una analisi critica ed una discussione pubblica di questo documento sarebbero comunque utili e benefici per la comunità professionale, per avviare un dibattito che ancora non emerge… Anche rispetto alla riforma del “tax credit” annunciata dal Ministro (ed avviata con la Legge di Bilancio 2024, anche se molti decreti di attuazione sono ancora in gestazione a Santa Croce), ed assecondata dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (che pure fino a poco tempo fa sosteneva le sorti magnifiche e progressive del cinema italiano, salvo poi ravvedersi in itinere), non c’è stato finora un adeguato dibattito pubblico. Allorquando, proprio prendendo spunto dalla “valutazione di impatto” si potrebbe – nel bene e nel male – promuovere una discussione aperta e franca…

In ogni caso, resta grave (e incomprensibile) il ritardo con il quale la Relazione viene trasmessa dal Ministero al Parlamento (anche se non ci sembra che i parlamentari se ne siano mai lamentati… e qui si aprirebbe un altro discorso sulle sensibilità e sulla conseguente “agenda” dei nostri rappresentanti).

Gli incomprensibili ritardi nella pubblicazione della “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo: mai rispettato il termine del 30 settembre previsto dalla legge stessa…

Questa è la sequenza cronologica ricostruita da IsICult, sulla base dei dati ufficiali (siti web di Camera e Senato e del Mic):

– anno 2017: trasmessa il 14 novembre 2018 (a firma del Ministro Alberto Bonisoli)

– anno 2018: trasmessa il 13 novembre 2019 (a firma del Ministro Dario Franceschini)

– anno 2019: trasmessa l’11 marzo 2021 (a firma del Ministro Dario Franceschini)

– anno 2020: trasmessa il 21 dicembre 2021 (a firma del Ministro Dario Franceschini)

– anno 2021: trasmessa il 3 febbraio 2023 (a firma del Ministro Gennaro Sangiuliano)

– anno 2022: “non pervenuta”…

Da segnalare peraltro che la pubblicazione dell’ultima (…) “valutazione di impatto”, quella relativa al 2021, è avvenuta sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo il 10 marzo 2023 (a distanza di oltre un mese dalla pubblicazione sul sito web del Senato), e senza che nemmeno venisse pubblicato un avviso nella sezione delle “news” della Dgca stessa (non si pretende un comunicato stampa – come pure sarebbe naturale – ma almeno una notiziola…): perché questo “low profile” così “low” da essere sospetto ovvero sintomatico quasi quasi della volontà di occultare questo documento?

Si tratta di un report che peraltro costa allo Stato circa 100mila euro ogni anno…

E curioso anche che la relazione precedente – quella per l’anno 2020 – sia stata pubblicata sul sito del Ministero il 15 marzo 2022, allorquando era stata trasmessa (e pubblicata) sul sito della Camera dei Deputati il 21 dicembre 2021: la Dgca l’ha pubblicata tre mesi dopo la pubblicazione sul sito web di Montecitorio (ma in questo caso almeno la notizia – ovvero l’avviso – c’era)… Perché?!

Qualcosa non quadra.

Nell’ottobre scorso, IsICult e Key4biz hanno deciso di stimolare il Ministero, rendendo “pubblica” ovvero assegnando un minimo di effettiva pubblicità alla Relazione, offrendo – in paradossale “esclusiva” –sia la Relazione relativa al 2021 sia la sintesi della stessa: vedi “Key4biz” del 19 ottobre 2023, “Tagli per 100 milioni alle sovvenzioni statali al cinema e audiovisivo? Allarmismo ingiustificato”.

Perché non viene stimolata una adeguata “disseminazione” della “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo?

Quel che ci si domanda è perché un documento di questo tipo non beneficia di adeguate iniziative di comunicazione, promozione, discussione

Quel che manca è una necessaria attività di disseminazione.

Perché non la promuove lo stesso Ministro Gennaro Sangiuliano?!

La presentazione pubblica ed una libera discussione intorno alla “valutazione di impatto” per l’anno 2022 (nelle more di quella del 2023) potrebbe rivelarsi una occasione giusta per scardinare vecchi potentati e storiche lobby che paralizzano lo stato di coscienza delle industrie audiovisive nazionali. Certo non ci si aspetta che questo dibattito critico sia promosso dalle due maggiori associazioni del settore, l’Anica (cinematografara) presieduta da Francesco Rutelli e l’Apa (televisiva) presieduta da Chiara Sbarigia (che è anche Presidente di Cinecittà, senza che nessuno – o quasi – segnali l’incompatibilità e comunque l’inopportunità di questo doppio ruolo), dato che queste due lobby rappresentano buona parte dei produttori… beneficiati.

E magari, questa presentazione pubblica e la valutazione stessa potrebbero aiutarci a comprendere se ha senso che lo Stato regali ad alcuni produttori (società la cui proprietà è spesso in mano a multinazionali straniere, come nel caso eclatante ed emblematico della sempre più potente Fremantle, controllata dal gruppo tedesco Rtl Bertelsmann) milioni e milioni di euro, che potrebbero essere allocati meglio e destinati a sostenere varie fasi della “filiera” del cinema e dell’audiovisivo, con particolare attenzione alla sperimentazione e ricerca ed alla promozione…

Giusto regalare 10 milioni di euro per produrre il film di Costanzo “Finalmente l’alba” che non arriverà ad incassare nei cinema mezzo milione di euro, a fronte di un (presunto) costo di 29 milioni di euro?

Come commentare altrimenti alcuni “numeri” dell’ultimo film di Saverio Costanzo, “Finalmente l’alba”, prodotto da Wildside, Fremantle, Rai Cinema, distribuito da 01Distribution (ovvero RaiCinema ovvero Rai)?! Non entriamo qui nel merito della storia, che pure è interessante: un’aspirante giovanissima attrice negli studi di Cinecittà degli anni ’50… la ragazza vive ore memorabili che segneranno il suo passaggio all’età adulta… Qui non vogliamo affrontare questioni estetologiche, ma politiche, così intendendo la politica culturale.

Secondo i dati ufficiali del Ministero, il film di Costanzo sarebbe costato l’impressionante cifra di 29 milioni di euro (non è un refuso: dicesi ventinove milioni), di cui 9 milioni di sostegno pubblico attraverso il tanto decantato (ed illusorio) “tax credit” ed un mezzo milione di euro come “contributi selettivi” per la produzione (per la precisione, 450.000 euro), per un totale di poco meno di 10 milioni di euro. Chi vuole approfondire queste numerologie, si diletti a cercare titoli e nomi nel “Database aiuti alle opere”, messo a disposizione dalla Dgca: resterà in molti casi… senza parole. Il film ha incassato ad oggi nei cinematografi italiani poco più di 370.000 euro.

Qualcuno si domanda (anche dopo aver visto il film), delle due l’una:

  • i produttori sono veramente avventurieri masochisti, perché non recupereranno mai – nel caso in ispecie – quel presunto “investimento”, al di là del flop del circuito “theatrical”, dalle vendite a televisioni e piattaforme e – peggio – dall’estero…

oppure (come avrebbe insinuato il mitico Giulio Andreotti: “a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina…”)

  • i preventivi sono in qualche modo gonfiati (attraverso fatturazioni di comodo), ed il Ministero non effettua adeguate verifiche (anche perché da anni ed anni la Direzione Cinema e Audiovisivo ha un organico sottodimensionato e stressato da migliaia e migliaia di pratiche burocratiche)…

E qualcun altro si domanda, quante “cose belle” si sarebbero potuto fare con quel regalo di 10 milioni di euro dello Stato…

Qualcosa non quadra.

Da segnalare infine che da qualche tempo, sulla piattaforma del Ministero (Dgca) che rende pubblici alcuni dati – il succitato “Database aiuti alle opere” – è stata inserita una strana noterella: “NB: I dati raccolti sono autodichiarati dai soggetti richiedenti all’interno della piattaforma Dgcol e costantemente aggiornati. La Dgca non è responsabile della rispondenza a verità di quanto dichiarato in fase di compilazione delle istanze”. Pregasi leggere tra le righe…Parafrasando il Sommo Poeta, “verità va cercando, ch’è sì cara”.

E non è possibile continuare a fare finta di nulla, con uno Stato generoso quanto incosciente.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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