Spesso si è ritenuto che l’eCommerce consentisse, tout court, di vendere comodamente da casa in tutto il mondo e certamente lo sviluppo dei marketplace ha ulteriormente reso possibile l’attivazione di iniziative test per sondare il canale e i mercati da approcciare. Occorre però sempre tenere presente alcuni aspetti non strettamente legati alla sfera del marketing perché sappiamo che i feedback su un merchant attengono soprattutto alle operations di un’attività di vendita online.
In primo luogo è necessario strutturare al meglio il fullfillment con particolare riferimento ai seguenti fattori:
- – La gestione dell’ordine, dalla ricezione alla preparazione, dal picking al trasporto fino ad arrivare alla consegna con i servizi a valore aggiunto (su appuntamento, al piano, …);
- – Il tracking delle spedizioni;
- – La gestione dei resi
- – La gestione dei picchiPer questo, molto spesso si scelgono provider esterni fra i quali la stessa soluzione Amazon FBA (“Fullfilled by Amazon”).
I provider del fullfillment debbono pertanto essere valutati rispetto alla gestione delle seguenti aree critiche:
– un ampio assortimento di items, anche con differente frequenza di movimentazione;
- – Delle spedizioni unitariamente limitate;
- – I picchi stagionali;
- – La flessibilità di fronte a fluttuazioni della domanda;
- – L’offerta di un’interfaccia intuitiva per la gestione e il controllo degli ordini, anche in tempo reale;
- -La velocità nelle consegne e l’offerta di consegne espresse;
- Un elevato numero di resi;
- -La qualità delle consegne e del customer care.
Insieme alla scelta di un provider esterno, è opportuno valutare quale modello di magazzino adottare, fra le seguenti forme:
– un magazzino proprietario, con più flessibilità e maggior potere negoziale con il produttore, ma con tutti i costi e gli oneri dettati dal doverlo gestire;
– il dropshipping che non prevede alcun magazzino, ma richiede una profonda integrazione del software gestionale collegato con il sito eCommerce con quello del produttore per allineare disponibilità e consegne. Il dropshipping però determina piena responsabilità degli adempimenti iva e doganali;
– la soluzione “pseudo just-in-time” in cui vi è un ridotto magazzino con i prodotti a maggior rotazione, ma per gli altri prodotti sono previsti tempi di consegna più elevati per consentirne l’approvvigionamento;
– il brokerage che prevede l’acquisizione dell’ordine e solo successivamente il merchant negozia con più fornitori la fornitura del bene;
– i metodi misti adottati soprattutto per fronteggiare i picchi di domanda.
In questa sfera, occorre ricordare che l’Unione Europea sta lavorando ad una direttiva sulla “parcel delivery” perché le spedizioni internazionali rappresentano oggi un freno al mercato comune ed al commercio elettronico cross-border, al momento solo al 15% del totale. La direttiva intende aumentare la trasparenza delle condizioni e facilitare la concorrenza nella scelta degli spedizionieri.
Con lo stesso spirito, l’Unione Europea sta tentando di contrastare il geoblocking, non solo nella sfera dei contenuti digitali, ma anche nei mercati più strettamente legati al commercio elettronico. Il termine geoblocking si riferisce alla pratica di impedire o rendere soggetto ad un sovrapprezzo l’acquisto di un bene online da parte di un utente non residente nel mercato di riferimento: le ragioni di questo fenomeno possono derivare da aspetti di natura economica o legale, ma l’Unione Europea sta lavorando ad una direttiva che fronteggi questa forma di barriera allo sviluppo del mercato comune.