Citta’ del Messico impone dazi contro gli Stati Uniti, ne risentira’ l’agricoltura
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Il Messico ha contrattaccato ieri alle nuove tariffe commerciali Usa imponendo nei confronti degli Stati Uniti dazi di importazione per un valore complessivo di 3 miliardi di dollari su carne di maiale, whiskey, formaggio ed altri prodotti. Il paese ha reagito cosi’ alla decisione del presidente Donald Trump di non rinnovare al Messico, cosi’ come ad altri paesi, le esenzioni dai dazi su acciaio e alluminio entrati in vigore il primo giugno scorso. Nel caso del Messico e del Canada, Trump ha usato di dazi anche per strappare una riforma del trattato Nafta che fosse piu’ favorevole agli Usa. Ad accelerare la decisione di Citta’ del Messico poi, l’annuncio che Washington voleva affrontare la ristrutturazione del Nafta con due accordi diversi, uno con il Messico, l’altro con il Canada. Il segretario di Stato Pompeo che, sempre ieri, ha incontrato il segretario agli Esteri Luis, Videgaray, non ha fatto particolare menzione nella nota stampa divulgata della criticita’ dei rapporti commerciali tra i due paesi, limitandosi a rendere noto che con il suo omologo avevano discusso di dazi e di Nafta. I dazi messicani avranno ripercussioni in particolare sugli agricoltori statunitensi.
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Assemblea generale Osa, l’Uruguay non alza i toni sul caso Venezuela
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Per la crisi in Venezuela e’ necessario trovare una soluzione attraverso il dialogo con tutti i settori della politica e della societa’ civile. E’ la posizione dell’Uruguay sul tema piu’ caldo dei lavori dell’Assemblea generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), in corso a Washington. Una posizione rappresentata dal sottosegretario agli Affari politici del ministero degli Affari Esteri, Raul Pollak, un funzionario di minor gerarchia se messo in relazione con i ministri titolari degli Esteri inviati dalla maggior parte dei paesi membri. Si tratta di un dato, riferisce oggi il quotidiano “El Observador”, che non e’ passato inosservato. Erano infatti presenti all’assemblea il ministro argentino Jorge Faurie, il brasiliano Aloysio Nunez, il paraguaiano, Eladio Loizaga, l’americano Mike Pompeo, il canadese Chrystia Freeland, il messicano Luis Videgaray, il cileno Roberto Ampuero, il boliviano Fernando Huanacuni Mamani e persino il venezuelano Jorge Arreaza. Nel suo discorso, Pollak ha fatto riferimento “all’importanza di un dialogo inclusivo” che includa tutti i settori politici e della societa’ civile e che permetta “la garanzia dei diritti, le liberta’ fondamentali e la piena partecipazione di tutti alla vita politica del paese”. In un altro passaggio del suo intervento, Pollak ha sottolineato il fatto che il governo uruguaiano ha appoggiato l’inclusione in Assemblea della discussione sul Venezuela nella convinzione che “tutte le questioni rilevanti debbano essere trattate”, e che l’Assemblea e’ l’ambito in cui si deve “dibattere fino a trovare una soluzione che solo puo’ arrivare attraverso il dialogo”.
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Usa, compagnie cessano loro affari con l’Iran dopo ritiro da accordo sul nucleare
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Decine di importanti compagnie statunitensi si affrettano a chiudere i loro affari con l’Iran in seguito al ripristino delle sanzioni nei confronti del paese, dopo che il presidente Donald Trump ha deciso di ritirarsi dall’accordo sul nucleare con Teheran. Tra le compagnie che operavano nel mercato energetico iraniano, riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, figuravano Honeywell, Dover Corp e General Electric. Molte hanno fatto profitti milionari con Teheran, complessivamente oltre 175 milioni di dollari, stando a dati della Commissione per gli scambi e la sicurezza. Altre compagnie interamente private hanno fatto affari con l’Iran tramite societa’ controllate che non sono pero’ assoggettate alle regole della Sec (l’equivalente della Consob in Italia). Il dipartimento per il Tesoro statunitense ha reso noto che le compagnie autorizzate ad operare con Teheran hanno tempo fino al 5 novembre 2018 per cessare ogni collaborazione; fanno eccezione alcune compagnie che si occupano di materie sanitarie e di alimenti.
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Spagna, Sanchez presenta il nuovo governo
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo spagnolo sara’ paritario e concentrera’ tutti i ministeri tradizionali nelle mani delle donne. Questa la decisione del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, esponente del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) che creera’ un esecutivo con un unico vice presidente responsabile per l’uguaglianza, Carmen Calvo, e donne incaricate dei ministeri dell’Economia, Nadia Calvino, e delle Finanze, Mari’a Jesu’s Montero. Lo riferiscono i quotidiani spagnoli “El Pais” e “Abc”, che sottolineano la determinazione di Sanchez nell’usare la creazione del nuovo governo come trampolino di lancio in vista delle competizioni elettorali previste per il 2019. Il Psoe ha infatti confermato che ci sara’ un equilibrio tra uomini e donne, con non meno del 40 per cento di rappresentanza in entrambi i casi. Questo impegno di pari rappresentanza di genere ha avuto inizio con il socialista Jose’ Luis Zapatero nel 2004, mentre e’ stato disatteso da Mariano Rajoy nelle ultime due legislature. La composizione dell’esecutivo avra’ anche un’importante componente territoriale, con la quale Sanchez invia strizzatine d’occhio ai territori piu’ importanti per il Psoe.
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Brexit, svolta del Partito laborista a favore del mercato unico Ue
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Dopo molti mesi di tentennamenti e di ambiguita’, il Partito laborista sembra finalmente aver preso una posizione decisa sui futuri rapporti commerciali della Gran Bretagna dopo il divorzio dall’Unione europea: lo scrive il quotidiano fiancheggiatore “The Guardian”, commentando la proposta presentata presentata ieri, martedi’ 5 giugno, dal ministro “ombra” laborista per la Brexit, Keir Starmer. L’idea, spiega il “Guardian”, e’ che la Gran Bretagna aderisca a un nuovo meccanismo di “mercato interno” che garantirebbe al paese nuovi e stretti rapporti, non facendo piu’ parte del mercato unico europeo ma conservandone tutti i vantaggi dell’adesione. Starmer ha dichiarato che “il Partito laborista accettera’ soltanto un accordo con l’Ue che conservi i benefici del mercato unico e protegga i lavoratori e il livello di vita dei cittadini britannici”; la svolta laborista a favore di una “Brexit dolce” sara’ presentata in Parlamento alla ripresa dei lavori sulla legge per l’uscita dall’Ue, martedi’ prossimo 12 giugno alla Camera dei Comuni. Cosi’ come appare strutturata, sottolinea il “Guardian”, l’ultima definizione di Brexit delineata dal partito sembra una soluzione a meta’ strada tra l’adesione a pieno titolo al mercato unico Ue, richiesta a gran voce da un certo numero di deputati laboristi euro-entusiasti, e lo status che hanno i paesi membri dell’Area Economica Europea (EEA) come la Norvegia, che e’ invece la formula approvata dalla Camera dei Lord in una serie di votazioni avvenute nelle scorse settimane. In effetti, nota il “Guardian”, lo schema di proposta presentato ieri richiama alla mente quanto aveva gia’ anticipato il leader laborista Jeremy Corbyn, quando nello scorso febbraio aveva detto: “noi vogliamo per la Gran Bretagna un accordo migliore del modello-Norvegia”. La proposta prevede in concreto la creazione di nuove istituzioni e regolamentazioni bilaterali tra Regno Unito e Unione europea, senza alcun ostacolo ai commerci. Uno dei pregi di questo schema, secondo il giornale, e’ che farebbe superare l’ostacolo del futuro status della frontiera terrestre tra l’Ulster (l’Irlanda del Nord britannica) e la Repubblica d’Irlanda che e’ paese membro dell’Ue. Il “Guardian” tuttavia sottolinea che la convinzione di poter ottenere pieno accesso al mercato europeo mantenendo gli standard, i diritti e le protezioni per i lavoratori britannici garantiti dalle regole Ue, cozza contro il fatto che i negoziatori Ue abbiano piu’ volte avvertito che alla Gran Bretagna non sara’ consentito scegliere di mantenere regole e accordi europei che le aggradano e scartare quelle che non le fanno comodo.
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Francia, Psa lascia l’Iran per evitare le sanzioni americane
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – La casa automobilista francese Psa ha deciso di lasciare l’Iran per evitare le sanzioni statunitensi. Lo scrive “Libe’ration”, sottolineando che il gruppo transalpino non ha aspettato il 6 agosto, data in cui scadra’ l’ultimatum fissato dal presidente americano Donald Trump. In un comunicato Psa ha annunciato di aver “cominciato il processo di sospensione delle sue attivita’ per conformarsi alla legge americana”. Un “duro colpo” per l’azienda secondo il quotidiano, che ricorda i 444.600 veicoli venduti lo scorso anno nel mercato iraniano. Nel 2016 il gruppo francese ha annunciato un piano di investimenti di un miliardo su cinque anni per la produzione di alcuni modelli sul posto. “Ma la pressione americana e’ stata piu’ forte” scrive il giornale, ricordando “le gravi conseguenze” minacciate da Trump. Tra queste, l’esclusione dal mercato statunitense. Psa ha dichiarato di essere “in contatto con le autorita’ americane per avere una deroga” all’embargo, con “il supporto delle autorita’ francesi”. Tuttavia, il gruppo cerca di sminuire l’impatto di questa situazione, spiegando che l’uscita dal mercato iraniano rappresenta “meno dell’1 per cento della sua cifra d’affari”.
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Francia-Israele, il premier Netanyahu vuole portare il presidente Macron nella sua crociata anti-Iran
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, vuole portare il presidente francese, Emmanuel Macron, nella sua “crociata” anti-Iran. Lo scrive “Le Figaro”, parlando dell’incontro avvenuto ieri all’Eliseo tra i due leader. Parigi, come Berlino e Londra, condivide con Tel Aviv la stessa “diagnosi” della situazione anche se restano forti “divergenze” sui metodi da applicare. Israele continua a criticare l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015, mentre la Francia, insieme agli altri paesi firmatari sta facendo di tutto per mantenerlo in piedi. Macron ha sottolineato la volonta’ di voler completare il patto con “tre accordi o quadri strategici” sulle attivita’ balistiche in Iran e sull’influenza di Teheran nella regione. Secondo fonti vicine all’Eliseo, Macron ha chiesto al suo ospite “come vede il seguito” del dossier iraniano. Il presidente riconosce che la presenza di Hezbollah sul confine settentrionale di Israele rappresenta “una minaccia per la sicurezza regionale”. Ma mentre Parigi chiede maggior dialogo con Teheran, Tel Aviv vuole una posizione “piu’ diretta”. Netanyahu nel corso dei colloqui ha evocato “dei mezzi per bloccare le aspirazioni nucleari e l’espansione iraniana in Medio oriente”.
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Germania-Usa, Maas evita di criticare l’ambasciatore statunitense Grenell ma Schulz ne chiede la sostituzione
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Heiko Maas, ha evitato di criticare apertamente le dichiarazioni controverse del nuovo ambasciatore statunitense in Germania, Richard Grenell. “Certo che ho preso sul serio quei commenti e ho posto attenzione alle critiche che ha fatto”, ha detto Maas martedi’, dopo l’incontro con il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto. “Ci sara’ sicuramente molto da discutere”, ha detto Maas. L’ex leader dell’Spd, Martin Schulz, considera invece il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti intollerabile, e vorrebbe sostituirlo. “Cio’ che fa quest’uomo e’ unico nella diplomazia internazionale”, ha dichiarato Schulz all’agenzia stampa tedesca “Dpa” a Berlino. Invece di essere neutrale nei confronti del paese ospitante, si comporta come il rappresentante di un movimento politico, ha aggiunto l’esponente socialdemocratico tedesco. Della stessa opinione la senatrice democratica Jeanne Shaheen. Grenell incontrera’ il cancelliere austriaco Sebastian Kurz il 13 giugno. “Spero che la breve visita portera’ a una breve permanenza di Mr. Grenell nel suo ruolo di ambasciatore in Germania”, ha dichiarato in proposito Schulz. In passato Kurz ha contestato duramente la politica dei rifugiati dal cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel. Grenell aveva gia’ incontrato i cristiano democratico Jens Spahn, critico nei confronti della politica della collega di partito Merkel. Il governo federale e’ particolarmente irritato dall’intervista rilasciata dall’ambasciatore alla piattaforma conservatrice Breitbart. “Penso che l’elezione di Donald Trump abbia permesso alle persone di dire che semplicemente non possono permettere alla classe politica europea di decidere chi vincera’ e chi correra’ per le elezioni”, aveva dichiarato in quell’occasione il diplomatico. Anche il dipartimento di Stato Usa ha cercato di limitare il danno. “L’ambasciatore Grenell ha chiarito i suoi commenti via Twitter, sottolineando che non e’ la politica degli Stati Uniti a sostenere candidati o partiti”, si legge in una nota. La leader della Linke Sarah Wagenknecht ha chiesto l’espulsione immediata di Grennell: “Se il governo federale prende sul serio la sovranita’ democratica del nostro paese, non dovrebbe invitare Grenell a chiacchierare davanti ad un caffe’, ma a riferire immediatamente”, ha detto Wagenknecht. Un portavoce del governo austriaco ha sottolineato che anche il primo ministro israeliano Netanyahu ha incontrato l’ambasciatore Grenell durante la sua visita a Berlino.
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Frena l’economia dell’eurozona
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – L’economia dell’eurozona ha perso nuovamente slancio a maggio, regredendo ai ritmi di crescita di un anno e mezzo fa. L’indice Ihs Markit dei direttori agli acquisti per il settore privato, che riunisce industria e fornitori di servizi, e’ sceso di un punto, a 54,1. La crescita del nuovo business e’ diminuita in modo significativo, e le aziende si sono fermate ai livelli dello scorso agosto, come dimostra un sondaggio dell’istituto di ricerca tra circa 5.000 aziende e come sottolineato dal capo economista di IHS Markit, Chris Williamson. Solo la Spagna ha registrato una accelerazione tendenziale. L’Italia per la quarta volta consecutiva ha registrato l’indice piu’ basso tra i quattro maggiori Stati membri dell’euro. In Germania l’indice composito e’ sceso di 1,2 punti a 53,4, segnando il minimo da 20 mesi. Va tenuto conto che oltre i 50 punti il barometro indica comunque una fase di accelerazione tendenziale dell’attivita’ produttiva. All’inizio dell’anno la crescita economica nella zona euro aveva gia’ subito un rallentamento significativo. Il prodotto interno lordo (Pil) e’ aumentato dello 0,4 per cento nel primo trimestre, rispetto al trimestre precedente. Nei tre trimestri precedenti l’economia era cresciuta dello 0,7 percento. Di recente alcuni importanti indicatori economici hanno segnato un indebolimento. Alcuni istituti di ricerca evidenziano gli scioperi, il maltempo e le epidemie influenzali che hanno interessato negli ultimi mesi il Vecchio continente.
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L’Italia abbandona gli alleati e chiede la fine delle sanzioni contro la Russia
06 giu 11:02 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo populista dell’Italia ha rotto i ranghi con i suoi alleati dell’Europea occidentale chiedendo la fine delle sanzioni contro la Russia: cosi’ il quotidiano inglese “The Times” presenta con ampio risalto sulla sua prima pagina di oggi, mercoledi’ 6 giugno, la svolta di politica estera esposta ieri dal nuovo presidente del Consiglio italiano. Il nuovo primo ministro italiano, il professore Giuseppe Conte, ha infatti utilizzato il suo primo discorso in Parlamento per proporre un rinnovato approccio alle relazioni con il presidente russo Vladimir Putin, e ha promesso che il suo esecutivo portera’ avanti la richiesta di un rinnovato impegno con Mosca. Le sue dichiarazioni, sottolinea il “Times”, hanno allarmato il governo della Gran Bretagna che, dopo il tentato assassinio di una ex spia sovietica avvenuto agli inizi di marzo a Salisbury, ha cercato e ottenuto una risposta unitaria dell’Europa. Le sanzioni, ricorda il giornale londinese, erano state adottate nel 2014 dopo che la Russia aveva occupato militarmente la Crimea. E non e’ questa l’unica novita’ nella politica estera dell’Italia portata dal suo nuovo governo euroscettico e populista: Roma infatti adesso intende “lavorare” con l’autoritario primo ministro dell’Ungheria per “cambiare le regole” dell’Unione europea. Lo ha detto chiaramente, sempre ieri, il nuovo ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, che e’ il leader della Lega e ricopre anche l’incarico di vice primo ministro nel governo di coalizione con il partito anti-sistema Movimento 5 stelle. In quello che sembra emergere come un nuovo asse tra Roma e i paesi dell’Europa centro-orientale, noti come “gruppo di Visegrad”, Salvini ha dichiarato di voler collaborare strettamente con il premier ungherese Viktor Orban: “lavoreremo per cambiare le regole Ue” ha detto. Questo “asse”, nota il “Times”, ha gia’ ottenuto un risultato: la proposta presentata per la riforma del Trattato di Dublino sulle politiche Ue di accoglienza e di immigrazione e’ stata accantonata e rinviata a data da destinarsi, proprio per l’opposizione di Italia e Ungheria.
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