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La guerra Apple-Epic Games dimostra quanto conta il mobile gaming

Chiunque ritenga che i videogiochi siano un affare da adolescenti e poco altro è ormai costretto quotidianamente a ricredersi. Non solo per il livello sempre più sofisticato a cui arrivano i titoli migliori, con una quantità di persone coinvolte, grossi nomi compresi, da far invidia a produzioni difficili da trovare al cinema; ma soprattutto per il giro d’affari che passatempi apparentemente innocui sono in grado di generare, e per le guerre scatenate dai soggetti che incassano miliardi dalle ore passate sul divano con un pad – o uno smartphone, visto che ormai gran parte del fatturato passa dalla telefonia mobile.

Se i videogame sono un’attività amatissima da decenni, è soltanto negli ultimi anni che, con la complicità dei social, di YouTube, di Twitch, il fenomeno ha cominciato a travalicare gli ambiti in cui era per forza di cose ristretto: Fabio Rovazzi, che forse più di tutti in Italia ha la capacità di capire che cosa “funzioni” anche a livello internazionale, ha prestato le sue fattezze a un personaggio appena inserito in Call of Duty: Modern Warfare e Call of Duty: Warzone, l’italiano Sergio “Morte” Sulla. E se a qualcuno potrà sembrare poca cosa, in realtà è un trampolino che con tutta probabilità proietterà lo youtuber e cantante a una fama davvero planetaria.

Fortnite, la battle royale ora è soprattutto legale

Ma l’importanza del settore del gaming è testimoniata anche da un’altra questione che vede coinvolti due colossi come Apple ed Epic Games, nientemeno che la casa di produzione di Fortnite. Fortnite è il gioco battle royale che, per capirci, già un anno fa aveva generato un fatturato superiore a 3 miliardi di dollari. Ora Epic è ai ferri corti con i produttori di iPhone e iPad (due dei dispositivi su cui Fortnite è più popolare) per diverse questioni.

I problemi sono iniziati il 13 agosto, quando Epic ha introdotto in Fortnite un metodo di pagamento diretto in grado di aggirare gli acquisti in-app dell’App Store iOS. Considerando che decine di migliaia di persone ogni giorno acquistano di tutto su Fortnite, anche per centinaia di dollari, Apple si è vista di colpo tagliata fuori da un giro d’affari impressionante, considerando che le spetta di diritto il 30% di commissione sugli acquisti. Per tutta risposta, Cupertino ha quindi rimosso l’account di Epic Games (e quindi anche gli aggiornamenti per Fortnite) dal suo store, per poi essere denunciata dalla stessa Epic per condotta anticoncorrenziale: Apple è infatti monopolista, anche se il negozio è suo, e finora ha guadagnato solo con le commissioni per il gioco più di 600 milioni di dollari; il danno monetario e di immagine per la software house è stato definito irreparabile, e quindi Epic ha depositato un’ingiunzione preliminare per ripristinare al più presto Fortnite sull’App Store.

Con 116 milioni di utenti iOS, un terzo dei 350 milioni di giocatori di Fortnite, l’eliminazione dallo store Apple è in effetti un danno da centinaia di milioni di dollari. Secondo Epic, il 63% degli utenti che utilizzano iOS utilizzano solo iOS, e quindi la scomparsa dell’app significa che più della metà non cercheranno altri metodi (un telefono Android o un PC, ad esempio) per giocarci. Insomma: c’è davvero troppo in ballo.

I “Robin Hood aziendali” contro “i monopolisti”

Da lì in poi, come si può intuire, le cose sono andate peggiorando. Il CEO di Epic (nonché creatore dell’Unreal Engine), Tim Sweeney, ha detto di aver sottoposto una versione “corretta” di Fortnite all’App Store, ma Apple ha rifiutato, sostenendo di essere stata sommersa di richieste da Epic per il reviewing di diverse applicazioni (accusa ovviamente rimandata al mittente). Apple ha risposto chiedendo i danni: «la condotta di Epic», c’è scritto nella denuncia, «minaccia la stessa esistenza dell’ecosistema iOS e il suo incredibile valore per i consumatori». E non si è risparmiata qualche frecciata, visto che esordisce così: «Sebbene Epic si dipinga come un moderno Robin Hood aziendale, in realtà è un’impresa da miliardi di dollari che semplicemente non vuole pagare nulla per il colossale valore che le arriva da App Store. Le richieste di Epic per un trattamento speciale e le minacce di “vendetta” non si accordano con la flagrante violazione del contratto e con le sue stesse pratiche di business, visto che raccoglie miliardi in commissioni sulle vendite e facendo pagare ai consumatori fino a 99,99 dollari per pacchetti di “V-Buck”» (la valuta virtuale usata su Fortnite).

Il problema fino a questo momento riguardava non tanto chi già aveva il gioco scaricato sul suo dispositivo, ma chi voleva installarlo per la prima volta oppure reinstallarlo dopo qualche tempo (tenendo conto che iOS ha una funzione salva-spazio che, se selezionata, automaticamente elimina le applicazioni che non vengono aperte per troppo tempo). Ora però le cose cambiano, visto che dall’11 settembre non sarà possibile più utilizzare la login di Apple per accedere al gioco, e chi lo fa dovrà aggiornare le proprie credenziali prima di quella data. E c’è da aspettarsi che le cose peggioreranno ancora, prima di migliorare.

Sullo sfondo, ancora USA contro Cina

Al momento, chi cerca Fortnite su iOS troverà mille applicazioni – sfondi per la scrivania, programmi che ripropongono le famose “danze” dei personaggi, perfino quiz sul gioco – ma non l’unica cosa che stanno probabilmente cercando. Se ne avvantaggeranno, probabilmente, i tantissimi altri giochi battle royale che offrono un’esperienza paragonabile, o che addirittura hanno pedissequamente copiato la formula vincente di Epic Games per creare dei cloni.

La situazione tra Apple ed Epic evidenzia ancora una volta quanto il mobile gaming (che proprio durante la pandemia ha raggiunto vette impensabili) sia centrale oggi non soltanto nel panorama dell’intrattenimento videoludico ma in quello dell’intrattenimento tout court: grazie a connessioni 4G, e presto 5G, sempre più veloci ed economiche (su SOStariffe.it si possono trovare ogni settimana le offerte migliori) per tanti utenti, finora restii a comprare PC da gaming o console ultimo modello, cimentarsi in giochi con milioni di altre persone è questione di fare un tap sullo schermo del proprio inseparabile smartphone.

Ma anche un gesto così insignificante porta con sé conseguenze, battaglie legali e perfino scontri politici: Epic, oltre che di Sweeney – che possiede la maggior parte delle quote e ha un patrimonio stimato sui dieci miliardi di dollari – è infatti partecipata dal colosso cinese Tencent, il più grande produttore di videogiochi al mondo. La battle royale continua.

Fonti

https://www.theverge.com/2020/9/9/21429029/epic-games-accounts-apple-sign-in-system-date-september-11

https://www.documentcloud.org/documents/7203851-Epic-v-Apple-counterclaims.html

https://www.theverge.com/2020/9/8/21427779/apple-epic-games-breach-of-contract-lawsuit-fortnite-app-store

https://www.statista.com/statistics/746230/fortnite-players/

https://culturedvultures.com/how-many-people-still-play-fortnite/

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