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La grande trasformazione di Apple. Cosa significano le nuove mosse?

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Dove aver presentato in pompa magna una serie di sfide interessanti che lancerà nei prossimi mesi l'azienda di Cupertino si troverà a dover mantenere mai così tante promesse tutte insieme. Ce la farà?

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Si stava meglio quando c’era Jobs è il mantra che ogni appassionato di prodotti Apple dice o si sente dire (a seconda della fazione) ormai da anni; per la precisione dall’agosto del 2011, quando il cofondatore della casa di Cupertino decise di dimettersi dal ruolo di CEO – sarebbe poi morto due mesi dopo, al termine della sua lotta contro il tumore al pancreas – e nominare al suo posto Tim Cook, fino a quel momento COO e inseparabile braccio destro.

Al di là delle singole valutazioni, non si può dire che Apple non sia molto mutata in questi anni; da azienda “di nicchia” e con prodotti sempre all’avanguardia è diventata una delle società più grandi del mondo – una della Big Four, insieme ad Amazon, Google e Facebook, mentre la vecchia rivale di sempre Microsoft è molto indietro – con 123.000 impiegati fissi e 504 negozi retail in 24 Paesi. E, con questa crescita, è arrivata anche, a detta dei critici, una certa stanchezza dal punto di vista dell’innovazione: lontani i fasti in cui iPhone e iPad, e ancora prima l’iMac, ridefinivano l’informatica creando oggetti di cui non si sapeva di avere bisogno, a fronte di cambiamenti più prudenti e graduali, qualche passo falso e la gestione oculata che del resto ci si aspetta da un gigante valutato più di mille miliardi di dollari.

Ma forse in nessun caso Apple, da sempre sinonimo di qualità hardware a caro prezzo, ha voltato le spalle al suo passato come con il recente evento del 25 marzo, quando pezzi da novanta di cinema e televisione – da Steven Spielberg a Oprah Winfrey, passando per JJ Abrams – hanno annunciato l’ultima rivoluzione: sempre più società di servizi e meno di prodotti “concreti”, Apple è infatti entrata in un colpo solo nel mondo dell’entertainment televisivo, in quello degli istituti di credito, nei videogiochi e nelle news.

Che cosa ha presentato Apple

Dopo aver presentato nei giorni scorsi una serie di novità hardware, alcune anche piuttosto attese – il nuovo iPad Mini 5 e l’iPad Air, nuovi iMac e la seconda (poco entusiasmante) versione degli AirPods, gli auricolari Bluetooth che sono diventati molto di moda negli ultimi due anni – Cupertino ha deciso di dedicare tutta la sua attenzione a un evento dove non ci sono più stati prodotti «awesome» o «fantastic», ma servizi.

Non si tratta di una novità assoluta per Apple, che con iCloud o Apple Music già da tempo si è inserita in nuovi mercati con una certa veemenza, ma un’offerta così integrata era difficile da immaginare prima di lunedì scorso.

L’antipasto è stato Apple News+, il nuovo servizio in abbonamento che consente di leggere giornali (pochi, ma con qualche eccezione decisamente interessante, come il Wall Street Journal) e riviste (tante, tra cui tutte quelle Condé Nast) a 9,99 dollari al mese (e chissà se arriverà mai in Italia; non nell’immediato, comunque). Ma uno dopo l’altro sono stati presentati servizi diversi fino ad arrivare al gran finale.

Apple Card è la carta di credito emessa direttamente dall’azienda e pensata per essere utilizzata insieme ad Apple Pay; grazie a un meccanismo di cashback offre sconti per gli acquisti effettuati, in particolare per i prodotti Apple ma non solo (anche qui nessuna notizia riguardo a un eventuale sbarco in Italia, in questo caso potenzialmente ancora più complicato; su SosTariffe.it è comunque sempre possibile confrontare tra di loro le offerte per carte di credito che includono meccanismi di cashback).

Apple Arcade tenta di portare il colosso di Tim Cook in un terreno a lungo corteggiato senza successo, quello dell’intrattenimento videoludico (qualcuno si ricorderà lo sfortunato Pippin), almeno fino al boom del mobile gaming: oggi che i giocatori più giovani si dividono tra Fortnite o PUBG su tablet e cellulare iOS è divenuto, quasi indirettamente, uno degli ecosistemi più importanti nel mondo dei videogame, e Apple Arcade cerca di fare tesoro di quanto imparato di questi anni: in pratica si tratta di una nuova sezione di iTunes da quale, previo pagamento di un nuovo abbonamento mensile, sarà possibile scaricare parecchie decine di videogiochi originali creati apposta per Apple. Tutte esclusive, insomma, e forse qui per l’Italia, per una volta, ci sono buone notizie: il prossimo autunno il servizio dovrebbe essere lanciato in più di 150 Paesi al mondo, tra cui pure il nostro, a un prezzo però non ancora reso pubblico.

Ma il vero piatto forte della serata ha riguardato la televisione: da una parte il servizio Apple TV Channels che consente di vedere contenuti originali abbonandosi solo ai canali che si desidera seguire tra diversi fornitori del calibro di HBO e Showtime; dall’altra la nuova piattaforma in stile Netflix, Apple Tv+, che ospiterà contenuti in streaming creati appositamente per Apple dai nomi più altisonanti dello spettacolo e che, come Apple Arcade, è pronta al lancio in più di 100 Paesi.

Che cosa significa la mossa di Apple

Una volta spente le luci dello Steve Jobs Theatre, è partita la raffica di commenti da parte degli operatori del settore, tra il perplesso e l’entusiasta. Gli analisti – come quelli di Goldman Sachs – hanno subito stigmatizzato il fatto che le date di lancio fornite sono state molto vaghe e soprattutto che non si sa ancora il prezzo di molti servizi, e quando si parla di Apple di solito non c’è da aspettarsi soluzioni troppo economiche. Anche perché la concorrenza, là fuori – con Netflix, Prime Video, Hulu, per non parlare dell’ormai prossimo esordio della piattaforma Disney con un catalogo impressionante – non starà certo a guardare. Ma se è vero che le vendite dei dispositivi, ormai sempre più affidabili e sempre meno sostituiti, stanno calando, l’unica è essere sicuri di avere sempre cospicue entrate mensili.

In effetti è strano: sono stati pochi i keynote in cui Cook, sornione, non si è trovato ad aggiungere un «ah, i nuovi prodotti sono disponibili da stasera sul sito». Si sono viste molte cose, che ci confermano il fatto che stiamo vivendo in un’economia dove gli abbonamenti mensili diventano sempre di più, anche a livello professionale (basti pensare a che cosa ha fatto Microsoft con Office 365, o Adobe). Ma poca sostanza. Weird, hanno detto gli americani. Ancora una volta, ma forse con un po’ di ritardo, Cupertino si trova a dover mantenere delle promesse, ma mai così tante e tutte insieme. Visto il parterre schierato per presentare i nuovi servizi, però, ora sarà davvero difficile accettare un risultato poco entusiasmante.

https://www.rivistastudio.com/apple-tv/
https://www.theverge.com/2019/3/26/18282776/apple-tv-news-plus-subscription-services-announcement-keynote-cost-bundle
https://www.statista.com/chart/13710/apple-revenue-by-product-group/
https://www.fool.com/investing/2018/09/22/apple-in-5-charts.aspx

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