Key4biz

La Giornata Parlamentare. Tensioni Lega-Maggioranza, Ddl Maternità surrogata, Salario minimo

La Lega alza il tiro. Tensione continua nella maggioranza

Nella maggioranza non passa giorno senza momenti di forte tensione. Anche le ore che hanno preceduto l’ultimo Cdm sono state caratterizzate da frizioni fra alleati che rendono l’atmosfera inquieta. L’ennesimo fronte nella maggioranza l’ha aperto la Lega con la proposta di legge per azzerare il canone Rai; l’opposizione di Fi è netta: è uno scontro dietro cui non è difficile intravedere il braccio di ferro sulle nomine dei vertici di Viale Mazzini e che enfatizza tensioni nella coalizione. Sono ormai numerosi i dossier su cui si registrano disallineamenti o strategie contrastanti, dai prossimi passi delle Regioni sull’autonomia differenziata alle concessioni balneari, dalla maternità surrogata fino agli emendamenti al disegno di legge sicurezza sulle detenute madri e sulla castrazione chimica, senza dimenticare le scintille in arrivo (sempre fra FI e Lega) sul Codice della strada. Il tempismo della proposta leghista sul canone può apparire non casuale perché sono settimane di trattative sulle nomine delle società pubbliche, Rai inclusa: nessuno metterebbe in discussione Giampaolo Rossi, voluto da FdI come Ad; per la presidenza l’indicazione di Simona Agnes da parte di FI si scontrerebbe però con la Lega che punta alla casella intrattenimento prime time.

Non è detto che FdI sia necessariamente contraria a un intervento sul canone, ma intanto il silenzio del partito di Giorgia Meloni è eloquente. La strategia di Matteo Salvini sta provocando una crescente irritazione a Palazzo Chigi, inevitabile il fastidio di Giorgia Meloni per la nuova fuga in avanti della Lega, in un clima che all’interno del Governo è cambiato dopo le Europee. Sul fronte leghista si fa notare che l’azzeramento del canone è una proposta, e comunque è una storica idea della Lega; nei ragionamenti del Carroccio, poi, c’è sempre una postilla: “Vediamo come saranno gli equilibri in Europa”. Dopo il voto di giugno anche FI ha avviato un riposizionamento: l’obiettivo dichiarato di Antonio Tajani è allargare il consenso del suo partito, creando “una forza politica che occupi lo spazio tra Meloni e Schlein, rivolta ai moderati spaesati”. Di fronte a questo scenario decisamente fluido e attraversato da fibrillazioni, più fonti nella maggioranza invitano a cerchiare in rosso la data del 18 luglio, giorno in cui Ursula von der Leyen chiederà al Parlamento Ue il voto per il bis alla guida della Commissione: per FdI, Lega e FI potrebbe essere un momento di scelte divergenti.

La maggioranza è pronta per approvare il ddl sulla maternità surrogata

Ultimo miglio per la legge che punisce chi ha un figlio con la maternità surrogata, anche se va all’estero in un Paese che la consente. Il disegno di legge supera lo scoglio della commissione Giustizia del Senato, che l’approva senza modifiche respingendo pure quelle della maggioranza, ora quindi è pronto per l’Aula. A un anno dal primo via libera della Camera, il Senato potrebbe sancire, in via definitiva e chissà se prima della pausa estiva, che la gestazione per altri è un reato universale. Vietata quindi ovunque, non solo in Italia dove è già illegale e punita con il carcere fino a due anni e una sanzione fino a un milione di euro, che la Lega ha provato a forzare con un emendamento restrittivo (multa raddoppiata e carcere fino a 10 anni) bocciato dagli alleati di Governo. Di certo, se passasse, per il centrodestra sarebbe “una svolta storica” contro “il business esecrabile di commercializzazione del corpo delle donne e dei bambini”, denuncia Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

Un “obbrobrio giuridico”, contestano le opposizioni che hanno bocciato il provvedimento in Commissione, attaccando poi la maggioranza per la fretta imposta su “una legge ideologica” che non ha urgenza e che stride, rimarcano i senatori Dem, con “il totale silenzio” sul fine vita (un ddl del centrosinistra) che “andrà in aula il 17 settembre, senza che le Commissioni l’abbiano mai discusso”. Soddisfatto, intanto, il partito di Giorgia Meloni. Continuano poi le polemiche anche attorno al reddito di maternità lanciato dal capogruppo forzista Maurizio Gasparri con un assegno di 1000 euro al mese per 5 anni per le donne con reddito basso se rinunciano ad abortire. “È solo l’attuazione dell’articolo 5 della legge 194 sull’interruzione di gravidanza”, ribadisce e aggiunge di essersi confrontato con il suo partito ma “senza chiederne il permesso a nessuno”. Agli antipodi il Pd: Chiara Braga, presidente dei deputati Dem, attacca la misura perché “non rispetta la scelta della donna e mette ancora una volta in discussione l’autodeterminazione con un ricatto”.

Il salario minimo rinsalda l’asse tra Pd, M5S e Avs. Azione e IV al bivio

Pd, M5S e Avs rilanciano la battaglia sul salario minimo. I parlamentari Cecilia Guerra, Valentina Barzotti e Franco Mari annunciano lo sprint sulla raccolta firme per la legge d’iniziativa popolare (che avrebbe già raggiunto la soglia minima delle 50mila sottoscrizioni) e promettono “una battaglia di legislatura”. Ma il campo largo, per ora, è ancora un campo a geometrie variabili. Carlo Calenda deve fare i conti con un partito in cui non tutti vedrebbero di buon occhio una svolta a sinistra (gli ex forzisti) e, per ora, non si sbilancia: da un lato sottolinea che non è disposto a “partecipare ad ammucchiate con gente che non vota le armi all’Ucraina”, dall’altro invita a lavorare insieme “su cose concrete, come sanità e salari”. Eppure, alla conferenza stampa sul salario minimo convocata a Montecitorio, mancavano proprio i rappresentanti di Azione. Perché? “Azione e +Europa, che avevano firmato con noi la proposta di legge” d’iniziativa parlamentare, “hanno ritenuto di non partecipare alla raccolta firme per una diversa valutazione sullo strumento” della legge di iniziativa popolare; “Sui contenuti” della battaglia “continueremo insieme e cercheremo di allargare ancora”, risponde la dem Cecilia Guerra.

Manovre in corso anche in Italia viva; Matteo Renzi plaude all’apertura di Schlein e chiarisce: “Se non ci sono veti, IV deve decidere che cosa fare da grande. Siamo a un bivio: facciamo una Margherita 2.0 alleata con il centrosinistra oppure facciamo un tentativo di ricostruire il terzo polo? Questa è la scelta che Iv dovrà fare adesso”. Il parlamentare Luigi Marattin (Iv) su X rilancia l’appello fatto con il collega Enrico Costa (Az) per un nuovo terzo polo. La prima occasione utile per Azione potrebbe essere il direttivo che si riunirà il 13 di luglio; quanto a Italia viva, Renzi è possibilista: “Io ho già detto che se deve rinascere il terzo polo, serve un terzo nome rispetto a me o a Calenda”, “aiuterò a scegliere in modo libero e democratico”. Nel frattempo, anche i renziani continuano nella raccolta firme per il referendum contro l’autonomia differenziata, l’unica battaglia politica che in questa legislatura ha messo d’accordo tutte le forze di opposizione: Pd, M5S, Avs, Iv, Azione e +Europa. È quello l’altro grande filone per ricompattare il centrosinistra su cui punta la segretaria del Pd Elly Schlein, che, dopo il buon risultato delle europee, sente l’onere di costruire l’alternativa al governo Meloni. Il vero scoglio, per creare il campo largo sarà superare veti incrociati e acredini personali e coinvolgere tutti nello stesso progetto.

In Ue il M5S punta a La Sinistra. Ecr evita la scissione del Pis polacco

Il nuovo Parlamento europeo si sta via via definendo. Ieri si sono costituiti i gruppi de La Sinistra e di Ecr. Il primo parte da 39 eurodeputati e punta a crescere nei prossimi giorni, probabilmente con l’arrivo degli otto membri del M5S. I Conservatori, invece, riuniti a Brucoli nel Siracusano, costituiscono il nuovo gruppo ed evitano la scissione dei polacchi del Pis che hanno respingono le sirene dei Patrioti d’Europa di Viktor Orban. L’approdo dei pentastellati nel gruppo The Left potrebbe porre fine al loro esilio nei non-iscritti e avere ricadute anche nei rapporti nel campo del centrosinistra in Italia. La decisione verrà presa oggi dopo che l’ufficio di presidenza del gruppo avrà interrogato la compagine penta stellata: “Guarderemo con attenzione alla richiesta del M5S di aderire al gruppo. Il nostro gruppo è stato sempre ambizioso sulla difesa dei diritti dei migranti, lotta contro i fascismi, difendere la giustizia climatica. Non faremo alcun compromesso su ognuno di questi temi”, ha detto la co-presidente del gruppo La Sinistra Manon Aubry, rimarcando che “la porta al M5S è aperta ma ci sono chiare condizioni politiche”. In ogni caso chi vuole entrare nel gruppo dovrà firmare una dichiarazione e aderire ai valori della sinistra.

La scelta passa anche dal via libera della delegazione italiana di Sinistra italiana, composta da Mimmo Lucano e Ilaria Salis, che a detta di Manon Aubry sarebbe favorevole. In ogni caso SI e M5S rimarrebbero due delegazioni distinte; quella dei pentastellati, con 8 eurodeputati, sarebbe la seconda, subito dopo la delegazione de La France Insoumise che conta 9 membri. Fallisce, invece, il tentativo di creare un nuovo gruppo tra M5S, Bündnis Sahra Wagenknecht, il movimento nato da una costola della Linke tedesca, e altri delle sinistre. Ieri, intanto, dalla Sicilia si è costituito anche il gruppo Ecr, che ha evitato la fuoriuscita dei 20 eurodeputati del Pis polacco, e guadagnato un seggio salendo a 84. La presidenza resta a due, italo-polacca, e Nicola Procaccini viene confermato, mentre per il Pis viene eletto Joachim Brudzinski. Ad oggi, dunque, il gruppo dei conservatori che fa capo a Giorgia Meloni tiene e resta saldamente terzo. Lunedì verrà annunciato il nuovo gruppo di Viktor Orban, con il partito ceco Ano, i tedeschi della Fpoe e i portoghesi di Chega, cui dovrebbe aderire la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Le Pen, con i suoi 30 eurodeputati anche se la decisione avverrà dopo i ballottaggi in Francia.

Alla Camera

Dopo che ieri ha approvato definitivamente, con 160 voti favorevoli, 90 contrari e 3 astenuti, il decreto coesione, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per esaminare le mozioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina e il disegno di legge di modifica al Codice penale, al Codice di procedura penale, all’ordinamento giudiziario e al Codice dell’ordinamento militare.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali si confronterà sul disegno di legge costituzionale sul premierato. La Difesa esaminerà la pdl d’istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. La Finanze esaminerà lo schema di decreto legislativo sul regime di adempimento collaborativo, razionalizzazione e semplificazione degli adempimenti tributari e concordato preventivo biennale. La Cultura proseguirà l’esame del decreto in materia di sport e di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell’anno scolastico 2024/2025 e in materia di Università e ricerca. La Ambiente dibatterà sul decreto per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport.  La Attività Produttive esaminerà e svolgerà delle audizioni sul decreto sulle materie prime critiche d’interesse strategico.

Al Senato

Dopo che ieri il governo ha posto la questione di fiducia, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per il voto sul decreto, già approvato dalla Camera, sulle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, personale militare e civile del Ministero della difesa e operatività delle Forze armate. Come di consueto alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il ddl sui reati di violenza sessuale contro le donne nei conflitti armati. La Politiche dell’Ue dibatterà l’Atto Ue sugli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell’Unione europea. La Cultura si confronterà sulla proposta di nomina del professor Carlo Ossola a presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani e sullo schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l’anno 2024. Esaminerà il ddl per la promozione delle manifestazioni in abiti storici, il ddl per l’istituzione del Museo del Ricordo, il ddl per il riconoscimento del titolo di dottore di ricerca conseguito in università non italiane, il ddl per l’istituzione della Giornata nazionale del formatore, il ddl per l’accesso alla professione di restauratore di beni culturali e il ddl per l’accesso alle professioni di restauratore e di tecnico del restauro. 

La Ambiente e Lavori Pubblici esaminerà il decreto per la prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei e per interventi di protezione civile e di coesione e proseguirà l’esame dei ddl sui manufatti e macchine per la pesca tradizionali, proseguirà il ciclo di audizioni sul ddl di modifica del Codice della strada e dibatterà sul ddl per la tutela dei minori nella dimensione digitale e sul decreto ricostruzione e protezione civile. La Affari Sociali esaminerà il decreto per la riduzione delle liste d’attesa, esaminerà lo schema di dlgs per la protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, la direttiva Ue per il miglioramento e alla garanzia del rispetto delle condizioni di lavoro dei tirocinanti e alla lotta ai rapporti di lavoro regolari camuffati da tirocini, il ddl di semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale, il ddl relativo ai disturbi del comportamento alimentare, il ddl per l’inserimento lavorativo delle persone con disturbi dello spettro autistico, il ddl per la tutela persone affette da patologie oculari cronico-degenerative, il ddl per la tutela delle persone affette da epilessia e il ddl per la tutela della salute mentale.

Exit mobile version