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La giornata parlamentare: tensione fra i partiti negli ultimi giorni di campagna elettorale

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A pochi giorni dalle elezioni, la premier Giorgia Meloni rilancia quello che, a suo avviso, è un “un referendum su che modello di Europa si immagina".

È tensione fra i partiti negli ultimi giorni di campagna elettorale

A pochi giorni dalle elezioni, la premier Giorgia Meloni rilancia quello che, a suo avviso, è un “un referendum su che modello di Europa si immagina. E per la prima volta ci troviamo di fronte alla possibilità davvero di cambiare qualcosa in Europa, con una maggioranza diversa”. Per Meloni serve “un’Europa che faccia meno e lo faccia meglio” perché “in questi anni abbiamo avuto un’Europa che pretendeva di normare ogni singolo aspetto della nostra vita”. Un esempio? “La transizione verde a un certo punto è diventata un alibi per entrare dentro le nostre case, è diventata un attacco alle nostre libertà”, evidenzia la leader dei Conservatori. Una visione, la sua, che la contrappone agli avversari, con cui lo scontro si accende in vista del voto: la segretaria del Pd Elly Schlein e il leader del M5S Giuseppe Conte tornano ad attaccarla, in particolare su sanità e politica estera. Nel centrodestra, continuano le scintille tra Lega e FI che si contendono il secondo posto nella coalizione. 

“Nel momento stesso in cui Meloni dice scrivete Giorgia si capisce che vuole un referendum su di lei. Ma credo che il suo ruolo e la sua forza politica si misureranno quando arriverà il referendum sul premierato” e ancora “mi stupisce che Giorgia Meloni che mi attacca continuamente poi non voglia confrontarsi con me”. In ogni caso, “l’8 e 9 giugno non si può rimanere a casa e lasciar vincere il partito trasversale delle armi, che vuole mettere elmetto e mimetica ai ragazzi anziché impegnarsi per il diritto a uno stipendio giusto e a una casa”. Quanto a Schlein, Meloni torna sullo scontro con il governatore Vincenzo De Luca per attaccarla: “Credo che a lei stia mancando un po’ il coraggio, io la stimo ma non è in grado di fare la differenza, insiste sul fatto che io mi faccio chiamare ‘il presidente’, ma è una questione di forma. Io pongo una questione di sostanza: si deve smettere di insultare le donne”, dice la premier, mentre la leader dem non replica ma si concentra sul tema della sanità, nel giorno in cui il Cdm vara provvedimenti sulle liste d’attesa: “Sono felice che ancora prima del voto dell’8 e 9 giugno la nostra campagna in tutta Italia sulla sanità pubblica abbia già ottenuto un primo risultato: costringere il Governo di Giorgia Meloni ad ammettere che avevamo ragione noi. E cioè che non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste d’attesa. Oggi, a quattro giorni dal voto”, hanno portato in “Cdm una norma che peraltro è già stata contestata dalle Regioni della destra, perché in realtà sembra fuffa”. 

Attacca tutti invece il leader di Iv Matteo Renzi: “Io se vengo eletto vado in Europa. Non è che sono strano io, sono strani gli altri. In 26 paesi su 27 se uno viene eletto va in Europa, qui TajaniCalendaSchlein e Meloni restano in Italia”. Tornando al centrodestra, il leader della Lega Matteo Salvini ribadisce la collocazione in Europa: “Non mi ritengo estremista, anche se ci danno dei fascisti ed estremisti. Veniamo chiamati sovranisti perché riteniamo che la sovranità nazionale abbia un peso che va oltre alcune scelte delle burocrazie europee”, spiega, prima di lanciare un nuovo attacco a FI: “Io non vedo perché altri mi debbano suggerire che cosa fare da grande, non mi permetterei mai di dire” a Tajani “smettila di stare con i Popolari e di votare von der Leyen” e “se qualcuno mi dicesse molla Le Pen e molla Bardella, direi: ma siamo matti?”, aggiunge, sottolineando che “FI governa l’Europa da anni con i socialisti, con la sinistra e con la Von der Leyen, con i fautori delle auto elettriche cinesi e delle bistecche sintetiche”. Il segretario di FI, Antonio Tajani, non replica ma si limita a ricordare Silvio Berlusconi.

Meloni lancia il piano anti-liste d’attesa. Le Regioni sono critiche

Tra le polemiche il Cdm ha approvato il piano contro le liste attesa. L’intervento del Governo si è sdoppiato in due testi.  Da un lato un decreto-legge, in tutto 7 articoli, crea una piattaforma nazionale per il monitoraggio, che dovrà dialogare con quelle regionali, un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e dei convenzionati. Se le visite non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, viene garantita la prestazione in intramoenia o nel privato accreditato. Divieto di sospendere o chiudere le agende. Un sistema di recall eviterà il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Si potranno poi fare visite ed esami anche il sabato e la domenica. E in ogni azienda ospedaliera le ore di intramoenia non dovranno superare l’attività ordinaria. Sale la spesa per il personale: il 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Il tetto di spesa dal 2025 viene abolito ma ci sarà il calcolo di un fabbisogno standard di personale. Il decreto prevede anche un piano d’azione per il rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari nelle 7 regioni del sud destinatarie del Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027. 

Prevista anche una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei sanitari impegnati nella riduzione delle liste. 

Dall’altro un disegno di legge (15 articoli) tra le misure principali c’è l’aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale per i servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa, la possibilità per gli specializzandi di incarichi libero professionali fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure contro i gettonisti con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo. Aumentano i limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati. Inoltre, le Regioni assegnano obiettivi annuali sulla riduzione delle liste di attesa per la valutazione e la verifica dell’attività dei direttori regionali della sanità e dei direttori generali delle aziende. In base al raggiungimento o meno di tali obiettivi sono previsti premi, sanzioni e anche la sospensione. 

Per difendere i provvedimenti scende in campo anche la premier Giorgia Meloni che in un video sui social parla di “passi in avanti molto significativi”, ricordando che tutti saranno chiamati a “maggiori responsabilità” compresi i cittadini. La premier annuncia anche 60 milioni per i dipartimenti salute mentale. Inevitabilmente un provvedimento come questo a pochi giorni dalle elezioni diventa terreno di polemiche; critiche arrivano dal Pd: per la segretaria Elly Schlein “non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa”, per l’ex ministro della Salute Roberto Speranza “Ogni riforma senza risorse, a quattro giorni dalle elezioni, è pura propaganda”. Bocciano le misure alcuni governatori: “Una palla immensa” per il presidente della Campania Vincenzo De Luca, un “intervento di facciata senza risorse” per il collega toscano Eugenio Giani. “I fondi servono sicuramente però ritengo che questo primo passo importante dia un segnale al sistema” è invece la valutazione del governatore del Lazio Francesco Rocca

Fitto rilancia sul cambiamento in Europa e chiede maggiore flessibilità

Raffaele Fitto si mantiene più che prudente nel corso del forum organizzato dall’Ansa in vista delle europee ma assicura che uno degli obiettivi per la prossima legislatura è quello di “cambiare” il Patto di stabilità nella direzione di una maggiore “flessibilità”, come indicato nel programma elettorale di Fdi. Scommette sul fatto che FdI possa diventare “una delle principali delegazioni nazionali al Parlamento Ue” e in questo modo provare anche a “costruire una maggioranza differente”; “Cinque anni fa ci svegliavamo col dubbio” di non avere superato la soglia del 4%, ricorda il Ministro, che negli anni a Bruxelles ha lavorato per rafforzare la famiglia dei Conservatori che oggi “ha un ruolo strategico, destinato a crescere, e sarà sicuramente centrale con i nuovi equilibri”. Fitto non si sbilancia nemmeno sui possibili nuovi ingressi nel gruppo Ecr: c’è in attesa Fidesz, ad esempio, il partito del primo ministro ungherese Viktor Orban, ma ci sono anche i reciproci scambi di complimenti tra Giorgia Meloni e Marine Le Pen. I punti in comune ci sono, a partire dall’idea di una “Europa delle nazioni”, ma per il momento non è sul tavolo, lascia intendere Fitto, l’ipotesi di unire le due famiglie a Strasburgo (il Rassemblement di Le Pen sarà probabilmente il nuovo cardine del gruppo di Id, dove si colloca anche la Lega di Matteo Salvini). “Vedremo quello che accadrà”. 

Votare “per Giorgia Meloni” servirà a “dare forza al suo ruolo come presidente dei conservatori e come premier” sottolinea Fitto, sicuro che il voto non creerà scossoni nel Governo. Certo adesso c’è “la campagna elettorale” e ciascun partito punta a massimizzare il consenso. Ma non c’è un caso Lega e “nessuno ha mai messo in discussione l’unità della coalizione”. Giancarlo Giorgetti ha evocato una proroga del Pnrr ma “per ora siamo concentrati” sul 2026 e intanto “raggiungeremo entro il 30 giugno assolutamente tutti gli obiettivi per la sesta rata”. La Legachiede misure subito sui balneari mentre Fdi chiede di sollevare un conflitto di attribuzione contro il Consiglio di Stato ma in maggioranza, assicura Fitto “c’è un approccio teso a proporre una soluzione nelle prossime settimane”. Resta il Patto di stabilità che è stato “un compromesso” siglato tra i Governi e che i parlamentari di maggioranza non hanno poi votato perché “l’obiettivo, l’ambizione è quello di modificarlo”. 

La Lega di lotta e di governo attacca Macron 

La Lega in questa campagna elettorale è tornata ad essere di lotta e di governo. Matteo Salvini tenta di aprirsi un varco in questa campagna elettorale. Ieri il vicepremier e ministro punta il dito sui conflitti internazionali e attacca nuovamente Emanuel Macron parlando della questione russa su X: “Escalation militare e soldati italiani al fronte su ordine di pericolosi bombaroli? No, grazie. Sì all’impegno dell’Italia per la pace, nel ripudio della guerra previsto dalla Costituzione, ispirato dalla coscienza morale collettiva e dalla nostra tradizione cristiana”. Il post è corredato da una doppia fotografia: una che ritrae, in fotomontaggio, Emmanuel Macron armato e in divisa militare, l’altra, affiancata, dello stesso Salvini che stringe nel pugno destro un rosario; il messaggio poi verrà rilanciato dalla rivista russa Mezhdunarodnaya Zhisn (Vita Internazionale) che ha indetto un concorso di caricature sull’argomento. 

Il link al messaggio della rivista è stato inoltre postato dalla portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova sul suo canale Telegram. Ad ogni modo, la Lega sta ribadendo la linea dello stop all’escalation, frenando sull’aiuto incondizionato all’Ucraina o almeno riaffermando il principio di non far arrabbiare troppo i russi: “Non si può continuare a provocare in questo modo la Russia con il rischio di conseguenze inarrestabili. Sul campo sta vincendo la Russia e la situazione sta diventando ancora più preoccupante”, ha detto il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo. Oltre alla guerra, qui in Italia la Lega rimane nell’agone politico quotidiano. Da domenica scorsa non si attenua infatti lo scontro per l’attacco del senatore Claudio Borghi al Presidente della Repubblica. 

Meloni contro De Luca, esposto all’Antimafia sui migranti

Flussi d’ingresso legali usati come “ulteriore canale di immigrazione irregolare”, con lo spettro di una regia della criminalità organizzata: dal monitoraggio sugli ultimi due ann, sono emersi “dati allarmanti” in “alcune regioni, su tutte la Campania”, secondo lo scenario illustrato da Giorgia Meloni in Cdm, dopo aver consegnato un esposto al Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo sull’applicazione degli ultimi decreti flussi. La mossa è stata accompagnata dalla rivendicazione dell’abbattimento “del 60% degli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo del 2023”, un risultato, “possibile soprattutto grazie ai rapporti di collaborazione con i Paesi del Nord Africa, Tunisia e Libia in testa”, ha sottolineato la premier, convinta che un effetto “deterrenza” lo produrrà anche l’accordo con l’Albania per la realizzazione dei due centri, dove si recherà per verificare lo stato dei lavori assieme al primo ministro Edi Rama. Il Viminale calcola 21.574 migranti sbarcati finora da gennaio, contro i 51.628 dei primi cinque mesi dell’anno scorso. Ma è su un altro fenomeno che la presidente del Consiglio mette ora il focus: le storture e le possibili ingerenze mafiose nel sistema di ingresso in Italia per motivi di lavoro, anche stagionale, nell’ambito delle quote stabilite nei Dpcm emanati periodicamente. 

Il governo Meloni a fine 2022 ha varato un decreto per 82.705 persone in un anno e poi nel 2023 ha reso triennale la programmazione della quota fissandola a 452mila persone, ampliando categorie professionali e settori produttivi. Il primo monitoraggio ha fatto emergere una macchina ormai in enorme difficoltà nonché il forte sospetto di “frodi” legate anche alle “infiltrazioni della criminalità organizzata”, su cui Meloni ha annunciato interventi “amministrativi e normativi” da varare in un Cdm dopo il G7; si profila una modifica della legge Bossi-Fini. Alla luce dell’esposto, la Procura antimafia potrà attivare le Procure distrettuali, secondo le sue funzioni “di impulso e coordinamento di indagini”. Per ora il quadro dipinto dalla premier è quello di “un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese”. E su questo tema ha aperto un nuovo fronte con Vincenzo De Luca, con cui è da tempo ai ferri corti. In goni caso il Pd ritiene opportuno che La Meloni e Melillo siano ascoltati dalla Commissione parlamentare antimafia, una richiesta che, se formalizzata, sarà valutata il 12 giugno dall’ufficio di presidenza della Commissione stessa. 

Camera e Senato

Nella giornata di oggi e per tutto l’arco di questa settimana Camera e Senato non si riuniranno per consentire alle forze politiche di poter partecipare attivamente agli ultimi giorni di campagna elettorale. Entrambi i rami del Parlamento riprenderanno i propri lavori a partire dalla prossima settimana. 

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