La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.
La maggioranza prepara la prova elettorale. Nomine in stand by
In vista delle europee, l’obiettivo che si sono dati Giorgia Meloni e la maggioranza è quello di cercare di mantenere ai livelli di guardia lo scontro interno. Se da un lato non si fermerà l’attività del Governo dall’altro alcuni dei dossier più delicati, come quello delle nomine, potrebbero rimanere congelati. La campagna elettorale inevitabilmente porterà delle tensioni tra gli alleati visto che il sistema elettorale è proporzionale con preferenze. Nel frattempo, però, c’è da portare avanti l’attività di Governo che certo “non si può fermare per la campagna elettorale”, osservano nella maggioranza respingendo le accuse delle opposizioni di preparare “spot” elettorali, come già è stato bollato il bonus 100 euro (che poi saranno circa 80, tolte le tasse e che è slittato da dicembre a gennaio per mancanza di coperture). Ma è stato fatto ora, si difende il viceministro al Mef Maurizio Leo, perché c’era un provvedimento che ne era “sede naturale”.
In cantiere per le prossime settimane ci sono un nuovo decreto che sta limando Francesco Lollobrigida per l’agricoltura e l’atteso intervento per tagliare le liste di attesa preannunciato da Orazio Schillaci. I leghisti premono invece per il cosiddetto decreto salva-casa, che Matteo Salvini vorrebbe portare in Cdm a metà maggio, ma il testo non sarebbe ancora stato condiviso con Palazzo Chigi e se FdI è d’accordo con l’idea di sanare le piccole irregolarità che frenano il mercato immobiliare altrettanto si vogliono evitare accuse di condoni: “Li abbiamo sempre osteggiati all’opposizione”, sarebbe il ragionamento della premier. Per l’approdo in Cdm i tempi potrebbero però essere un po’ più lunghi, così come potrebbe allungarsi l’attesa per la nuova tornata di nomine, che resterebbero congelate fino alle europee; molti nella maggioranza non escludono accelerazioni improvvise, anche perché su alcune caselle ci sarebbe già un accordo di massima che porterebbe alla riconferma di Dario Scannapieco a Cdp e a un cambio a Ferrovie, dove al posto di Luigi Ferraris potrebbe andare, come Ad Stefano Donnarumma. Salvini e Meloni già si sarebbero confrontati sul tema e la premier non sembra aver espresso contrarietà. Ancora non si sarebbe trovata la quadra sulla presidenza della Rai.
La campagna per le europee entra nel vivo: è sfida fra i candidati
La campagna per le europee entra nel vivo, e c’è già chi si è guadagnato un po’ di visibilità, come Antonella Soldo di Stati Uniti d’Europa che distribuirà cannabis in piazza a Bologna, o il candidato di FdI Pietro Fiocchi che su un manifesto ha messo la sua foto in giacca da cacciatore mentre impugna il fucile mirando verso l’obiettivo. Col deposito delle liste e dei simboli, è partito di fatto il conto alla rovescia verso l’8 e 9 giugno, quando si apriranno le urne: ma poche ore dopo la definizione delle squadre sono cominciati i malumori: ci sono nel Pd per le candidature di Cecilia Strada e Marco Tarquinio, contrari all’invio di armi all’Ucraina anche se il presidente Pd Stefano Bonaccini ha smorzato: “Non vedo nulla di strano che in un grande partito su alcuni temi ci siano sensibilità differenti”, e ci sono in FdI per la scelta di mettere nelle liste Vittorio Sgarbi, che corre da indipendente.
E nella Lega per Roberto Vannacci: “Se lo voterò?” ha risposto il governatore del Veneto Luca Zaia, “Mi sentirei un traditore a non votare un veneto”. Ieri il generale è stato a Napoli per presentare il suo libro: c’è stato un corteo di protesta con scontri fra manifestanti e forze dell’ordine. Restano poi le polemiche del centrodestra per la corsa di Ilaria Salis e Mimmo Lucano con la lista Alleanza Verdi-Sinistra: “Lucano è il fautore dell’accoglienza indiscriminata per gli extracomunitari” ha detto il vicecapogruppo di Fdi alla Camera Alfredo Antoniozzi”, Salis è partita dall’Italia per andare a Budapest ad aggredire delle persone in nome dell’antifascismo. Mi sembrano Boldi-De Sica”. Polemiche anche per la ricandidatura dell’eurodeputato di FdI Sergio Berlato ritenuto vicino all’ambiente no vax.
Malgrado il deposito delle liste, il capitolo non è ancora chiuso. Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi ha annunciato ricorsi in Cassazione perché “Alternativa popolare” è stata esclusa dalle circoscrizioni Centro e Nord Ovest. Le verifiche non sono ancora finite ma c’è già uno stop al Nord est per la lista di Michele Santoro “Pace Terra Dignità”. Lo scontro elettorale è tracciato dai capilista: Giorgia Meloni ovunque per Fdi, Roberto Vannacci al Centro e al Sud per la Lega, Antonio Tajani ovunque per FI salvo che nelle Isole, Carlo Calenda ovunque per Azione tranne che nel Nord ovest, Emma Bonino a Nord ovest per Stati Uniti d’Europa, Elly Schlein al centro e nelle Isole, per il M5S Carolina Morace al Centro e Pasquale Tridico al Sud, Ilaria Salis nel Nord ovest per Avs, il ticket Cateno De Luca e Laura Castelli ovunque per “Libertà”.
Schlein punta al duello con la Meloni e assicura che si farà
Elly Schlein assicura che il confronto con Giorgia Meloni si farà, probabilmente a fine maggio ma ancora un accordo non c’è; intanto, però, è entrata a regime la par condicio. Il precedente più recente è quello del duello Meloni-Letta durante la campagna elettorale delle ultime elezioni politiche, che si tenne sul web, ospitato dal sito del Corriere della Sera, dopo che l’Agcom aveva bocciato l’idea di un confronto nello studio di Bruno Vespa. Il patron di Porta a Porta cercò di porre rimedio invitando tutti gli altri big in quella che sembrava essere la nascita di un nuovo format, una strada ancor più difficile da percorrere oggi con quasi tutti i leader dei partiti candidati nelle liste delle europee, da Renzi a Calenda, e con Conte che può rivendicare al pari di Schlein il ruolo centrale di opposizione.
I rapporti fra la segretaria e l’ex premier sono segnati da alti e bassi, complice la campagna elettorale per le europee. Il 1° maggio i due si sono ritrovati a Portella della Ginestra per celebrare la Festa dei Lavoratori e lì Schlein ha constatato ancora una volta che “le persone ci chiedono di costruire un’alternativa” e Conte, ha aggiunto, “è un potenziale alleato”. In ogni caso, quello che è certo è che “il confronto ci sarà”, come ribadisce Schlein, “dove e come vogliono. Io penso che sia un momento di chiarezza per il Paese”. Per la segretaria del Pd, d’altra parte, il duello con la premier è una occasione importante per provare a dare una spinta al suo partito, dopo l’ufficializzazione della propria candidatura.
Conte lancia campagna del M5S per le europee: “L’Italia che conta”
Giuseppe Conte lancia, via social, la campagna elettorale del M5S in vista delle elezioni Europee. “L’Italia di Meloni non ci rappresenta. Non ha voce in Europa. Hanno approvato accordi sulle spalle degli italiani per nuovi tagli e tasse da 13 miliardi l’anno che faranno di nuovo male a te che sei in fila da mesi per un esame in ospedale, a te che con fatica ti sei laureato e stenti a trovare un lavoro stabile, alle scuole, alle imprese. Ci portano alla soglia della terza guerra mondiale con invii di armi a oltranza in Ucraina. Portano i giovani a non credere più nella politica a perdere fiducia”. Per Conte “oggi siamo di fronte a un bivio. C’è un’altra Italia”.
“Vi ricordate? Nel 2020 ci siamo uniti, abbiamo ottenuto insieme 209 miliardi per ripartire. È questa l’Italia che conta in Europa e rende l’Europa più giusta. L’Italia dei costruttori di pace contro chi investe su più guerra e più armi. L’Italia contro le diseguaglianze”. Il presidente M5S invita così a scegliere i candidati penta stellati, “persone serie e responsabili che sono disponibili davvero ad andare in Europa per fare sentire davvero la voce dell’Italia”. Il video si conclude con l’immagine del logo depositato al Viminale dal M5S con accanto, appunto, lo slogan: “L’Italia che conta. Protagonisti in Europa”. E concludendo rilancia “Facciamo sentire la nostra voce”.
Il Vicepremier Tajani rassicura: “Impediremo altri casi Ariston”
Il Governo “è al fianco delle imprese”, mobilitato sin da subito sul caso Ariston, con la premier Giorgia Meloni che ha rassicurato il presidente Paolo Merloni sul sostegno dell’esecutivo dopo la decisione del Cremlino di nazionalizzare la filiale russa dell’italiana Ariston Thermo Group in rappresaglia per le sanzioni europee imposte a Mosca. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha presieduto la prima riunione del Tavolo di lavoro per le imprese italiane in Russia convocata dopo il decreto di Vladimir Putin e ha annunciato che “diventerà di fatto permanente”. Oltre ai vertici della Farnesina, vi hanno preso parte anche il presidente di Ice Matteo Zoppas, funzionari dei ministeri dell’Economia e del Made in Italy, Confindustria, Abi, Confapi e Filiera Italia e aziende con rilevanti investimenti nella Federazione Russa. L’obiettivo è infatti quello di mettersi “a disposizione di tutte le imprese che operano in Russia”, anche per “impedire che ci siano operazioni analoghe in futuro” da parte di Mosca. “Noi non abbiamo mai rotto le relazioni e non siamo in guerra con la Federazione Russa, ma condanniamo l’invasione dell’Ucraina” ha spiegato il vicepremier. “Vogliamo continuare a dialogare ma vogliamo anche tutelare le nostre imprese che lavorano in quel Paese”.
A nulla era servita la richiesta di chiarimenti all’ambasciatore russo a Roma Alexei Paramonov, convocato alla Farnesina. Al contrario, il diplomatico aveva rivendicato la decisione rimbalzando “la responsabilità” all’Italia per la sua adesione alle “azioni ostili degli Stati Uniti e di altri Stati esteri”. “Ci siamo attivati anche sul fronte dell’Ue” ha aggiunto Tajani “perché tutto il tema delle sanzioni si può affrontare soltanto nel contesto europeo. Stiamo lavorando per trovare una soluzione che permetta di ottenere un risarcimento del danno che subiscono le imprese che sono colpite dalle sanzioni russe”. La vicenda non riguarda infatti solo l’italiana Ariston, ma anche la tedesca Bosch e diverse altre aziende occidentali ed europee, tanto che l’Ue ha fatto sapere di “monitorare la situazione per valutare quali passi intraprendere” nei confronti di Mosca, che “ha creato un clima finanziario arbitrario e ostile”. Il Governo non è impegnato solo con la Russia: Tajani ha annunciato un tavolo analogo anche “per tutelare le nostre imprese che utilizzano il Canale di Suez e il Mar Rosso”, da mesi bersagliato dai missili dei ribelli yemeniti Houthi.
La Giordania cerca la sponda italiana “Due popoli due Stati”
Una collaborazione sempre più stretta per favorire l’ingresso di aiuti umanitari e alimentari a Gaza e in parallelo un’azione diplomatica coordinata per arrivare quanto prima a un cessate il fuoco “sostenibile” fra Israele e Hamas e al rilascio degli ostaggi, con l’obiettivo politico finale della soluzione due popoli e due Stati. Segue queste direttive l’asse fra Italia e Giordania, come emerso dal doppio incontro a Roma del re Abdullah II Ibn Al Hussein con Sergio Mattarella e con Giorgia Meloni. Da dopo gli attentati di Hamas, il sovrano giordano ha visitato diverse capitali occidentali per perorare la causa della de-escalation. Il suo Paese è fra due fuochi: dopo anni di rapporti difficili, è diventato di fatto alleato di Israele, tanto da aver partecipato attivamente a metà aprile all’abbattimento di droni e missili iraniani; d’altro canto, però, ospita già milioni di profughi palestinesi, è attraversato da movimenti di protesta che chiedono un atteggiamento più duro contro Israele, ed è al centro di un tentativo di destabilizzazione da parte di Hamas. Il re cerca una sponda anche dall’Italia e avrebbe chiesto a Roma di sostenere, nei contatti con Washington, la posizione araba sul negoziato politico.
Al Quirinale re Abdullah II “ha ribadito che non possono esserci né pace né stabilità nella regione senza una giusta soluzione alla questione palestinese sulla base della soluzione dei due Stati”. Un orizzonte politico cruciale anche per Sergio Mattarella, che avrebbe “messo in guardia sulle conseguenze di un’invasione militare di Rafah e di un’espansione del conflitto nella regione”. Poi l’incontro con Giorgia Meloni: si è parlato anche del riconoscimento della Palestina, tema su cui la posizione italiana non cambia, ci si dovrà arrivare dopo il riconoscimento reciproco con Israele, al termine di un negoziato supervisionato e sostenuto dalla comunità internazionale. Il comunicato di Palazzo Chigi non cita esplicitamente né Israele né Hamas, ma sottolinea l’auspicio della premier e del sovrano giordano affinché “gli sforzi diplomatici in corso per un cessate il fuoco sostenibile e il rilascio dei prigionieri, in linea con la Risoluzione 2728 del Consiglio di Sicurezza Onu, abbiano presto successo”.