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La Giornata Parlamentare. Salvini lancia il raduno sovranista, Orban si congratula con Putin

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Mentre a Bruxelles sono riuniti i 27 Capi di Stato e di governo della Ue, Orban si congratula con Putin per la rielezione generando imbarazzo in Europa e Salvini lancia il raduno sovranista.

La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.

Al consiglio Ue si parla di Ucraina e MO. Resta il nodo difesa comune

Non è un Consiglio di guerra, come tiene a sottolineare il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ma l’eco dei conflitti che infiammano lo scacchiere internazionale, dall’Ucraina al Medio Oriente, riecheggia eccome nell’Europa Building di Bruxelles, dove sono riuniti i 27 Capi di Stato e di governo della Ue. Nel suo intervento durante la sessione di lavoro cui partecipa anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, la premier Giorgia Meloni non nasconde la preoccupazione per le prospettive di un’operazione di terra di Israele a Rafah, città palestinese nel sud della striscia di Gaza. E nell’auspicare un’immediata pausa umanitaria propedeutica a un cessate il fuoco sostenibile, evidenzia come la Ue possa e debba giocare un ruolo di primo piano nella soluzione della crisi. Centrale nel discorso della presidente del Consiglio è anche la questione dei migranti, uno dei temi che saranno in cima all’agenda della presidenza italiana del G7: i trafficanti di esseri umani sono “nemici nostri e dello sviluppo delle Nazioni più povere” scandisce la Meloni davanti ai leader della Ue, ponendo l’accento sul Piano Mattei caro al Governo italiano e invoca un ruolo incisivo dell’Onu nel contrasto all’immigrazione illegale.

Ma è ancora una volta il conflitto russo-ucraino a occupare una larga fetta del dibattito in seno al Consiglio europeo. In particolare, i leader discutono della possibilità di utilizzare gli extraprofitti derivanti dal congelamento degli asset della Banca Centrale Russa per l’acquisto di ulteriori armi e munizioni da destinare all’Ucraina, un’ipotesi che vede d’accordo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e che viene caldeggiata dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo video-collegamento con il summit Ue. Il tema delle munizioni rappresenta una questione “vitale” per Kiev, dice Zelensky, che esorta la Ue a incrementare il proprio sostegno: “Purtroppo l’uso dell’artiglieria in prima linea da parte dei nostri soldati è umiliante per l’Europa, nel senso che l’Europa può dare di più. Ed è fondamentale dimostrarlo adesso”. Anche il premier ungherese Viktor Orban fa trapelare che Budapest è disposta a negoziare sulla proposta della Commissione Ue di utilizzare i sopraprofitti degli asset russi bloccati.

A margine del Consiglio l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell ha provato a stemperare le tensioni dopo le dichiarazioni di alcuni leader europei, tra cui il francese Emmanuel Macron, sul rischio di una guerra nella Ue: “Non bisogna impaurire la gente inutilmente: la guerra non è imminente” in Europa, puntualizza Borrell pur evidenziando come sia necessario “aumentare le nostre capacità di difesa” per il futuro. Ma il progetto di una difesa comune resta in alto mare. All’Italia piace la possibilità di ricorrere agli eurobond per incrementare gli investimenti nella difesa, Germania e Paesi frugali, invece, restano contrari a questa prospettiva. Dopo la cena che conclude la prima giornata di lavori, Meloni e gli altri leader adottano le conclusioni su Medio Oriente, con la richiesta di una pausa umanitaria immediata a Gaza, allargamento (dando il via ai negoziati per l’adesione della Bosnia-Erzegovina) e Ucraina. Sul tema dell’allargamento Palazzo Chigi esprime “grande soddisfazione” per “la storica decisione del Consiglio europeo di aprire i negoziati di adesione con la Bosnia Erzegovina”. Con questa decisione, sottolinea la Presidenza del Consiglio in una nota, l’Ue “invia un messaggio chiaro e inequivocabile non solo a Sarajevo, ma a tutti i Balcani Occidentali”.

Orban si congratula con Putin per la rielezione. Imbarazzo in Ue

Nel giorno in cui Volodymyr Zelensky si rivolge al Consiglio europeo per chiedere maggiori aiuti militari ma anche economici, Viktor Orban si prende la scena a Bruxelles, questa volta non per le sue posizioni all’interno del summit, ma per le sue congratulazioni a Vladimir Putin per la rielezione. Proprio mentre il leader ucraino interveniva in videoconferenza al Consiglio, infatti, il portavoce Zoltan Kovacs comunicava che Orban si era “congratulato con Vladimir Putin per la sua rielezione”, sottolineando che “la cooperazione tra Ungheria e Russia, basata sul rispetto reciproco, consente discussioni importanti anche in contesti geopolitici difficili”. Orban ha inoltre “affermato l’impegno dell’Ungheria per la pace e la disponibilità a intensificare la cooperazione in settori non limitati dal diritto internazionale, sottolineando l’importanza del dialogo nella promozione delle relazioni pacifiche”.

Sono parole che mettono in imbarazzo l’Europa, compresa Giorgia Meloni che con l’ungherese ha buonissime relazioni tanto che dopo le europee potrebbe entrare nel gruppo Ecr presieduto proprio dalla presidente del Consiglio. “Non condivido le congratulazioni di Viktor Orban al presidente Putin. Stiamo parlando di un Paese che ne ha invaso illegalmente un altro. Un Paese il cui leader non si è fermato nel 2008, non si è fermato nel 2014 e che non mostra alcun segno di volersi fermare adesso”, ha commentato Roberta Metsola presidente del Parlamento europeo. Orban non agita le acque a Bruxelles solo per questo, ma anche per i rapporti economici dell’Ue con Kiev. Zelensky, in Consiglio, ha denunciato che “purtroppo l’accesso russo al mercato agricolo europeo è ancora illimitato. E mentre il grano ucraino viene gettato sulle strade o sui binari ferroviari”. Parole diametralmente opposte quelle dell’ungherese, secondo cui “il dossier più importante sul tavolo è la questione del grano ucraino. Il dumping ucraino sta lentamente distruggendo gli agricoltori europei e ungheresi. La posizione ungherese è chiara: dobbiamo proteggere i nostri agricoltori”.

Salvini lancia il raduno sovranista e punta ai congressi dopo le europee

Tutti i congressi regionali della Lega si terranno dopo le europee e poi quello federale in autunno: è la linea dettata da Matteo Salvini al consiglio federale del partito che si è riunito ieri per tre ore e mezza per definire la strategia in vista delle amministrative ma soprattutto delle elezioni europee. Per quest’ultimo appuntamento il leader vuole “liste forti e aperte per un risultato a doppia cifra”, ma non è ancora chiaro se sarà incluso Roberto Vannacci. “C’è un ragionamento aperto”, e al capitano “farebbe sicuramente piacere” candidare il generale: “Decideremo entrambi il destino comune”. Nella Lega c’è chi si attende una decisione entro il fine settimana, ma Salvini lascia intendere che c’è tempo fino alla chiusura delle liste, il 30 aprile. Non dovrebbero correre nuovamente Marco Zanni e il capodelegazione della Lega all’eurocamera Marco Campomenosi. Il leader punta l’obiettivo alla “doppia cifra”, ma nel partito c’è chi, meno ottimista, prevede risultati “non scoppiettanti” ed è pronto a chiedere un cambio di strategia della Lega di governo dopo le europee: fare meno cose e comunicarle meglio, la sintesi. Intanto, spiega il partito, il federale ha mostrato una “squadra compatta al fianco del segretario” e ha creato un gruppo di lavoro per il programma verso le europee. Ne faranno parte tutti i capigruppo, un ministro, un governatore e un sindaco.

L’obiettivo è arrivare a “un’alternativa ai socialisti, sinistre e Von der Leyen”. È impensabile che la Lega sostenga la presidente della commissione europea uscente, ha chiarito il vicepremier, che considera importanti non solo le elezioni europee ma anche le presidenziali americane. Come è noto, tifa apertamente per un repubblicano alla Casa Bianca, perché “ciclicamente periodi bellici corrispondono a certe amministrazioni e periodi di pace ad altre”. “Poi il popolo è sovrano, ma non lo dico più sennò qualcuno si offende”, è la postilla del vicepremier, che esprime con il sorriso lo stesso concetto usato pochi giorni fa per commentare le presidenziali russe. Al di là dell’abbraccio con Giorgia Meloni alla Camera: “L’ho abbracciata perché Giorgia oltre essere presidente del consiglio è un’amica”, chiarisce al termine del comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, prima di levarsi la veste di Ministro delle infrastrutture e indossare quella di leader della Lega in consiglio federale. Tutte le ricostruzioni sulla sua assenza mercoledì in Senato Salvini le liquida come “fantasy”. “Fortunatamente ho un ministero così sfidante, complesso e fondamentale che mi porta via il 99% del tempo”, taglia corto respingendo anche l’idea che il Consiglio federale e l’evento sovranista di sabato a Roma organizzato da Identità e Democrazia rappresentino una chiamata alle armi, “Quelle le lascio volentieri a Macron…”

Il leader ha convocato i suoi per affrontare sette temi, il più delicato quello dei congressi, perché l’attesa di quello in Lombardia sta generando tensioni. Nei giorni scorsi Salvini ha lanciato una suggestione per Luca Zaia, un ruolo da “difensore del Veneto in terra d’Europa”. Nel partito circola anche l’ipotesi sindaco di Venezia per il governatore, se non verrà sbloccato il terzo mandato. Guardando al futuro molto prossimo, la certezza è che, per impegni pregressi, Zaia e gli atri presidenti di regione, Massimiliano Fedriga e Donatella Tesei, non parteciperanno sabato a “winds of change”. Assenti giustificati, chiarisce Salvini, pronto a un bagno di folla agli studios di via Tiburtina: “Leggo ricostruzioni sull’internazionale nera, ma ci saranno 1.500 persone pacifiche, tranquille, sorridenti, determinate”, dice annunciando la presenza di tutti i Ministri leghisti, “dell’amico André Ventura di Chega” e un videomessaggio “impattante” della leader del rassemblement national francese Marine Le Pen. Ci saranno anche delegazioni dei fiamminghi di Vlaams Belang, degli austriaci del Fpö mentre non è stata annunciata la presenza dei tedeschi di Afd. Dagli Usa arrivano ex funzionari della Casa Bianca e del dipartimento di stato sotto l’amministrazione Trump e interverrà Vivek Ramaswamy, imprenditore vicino al tycoon.

Al via il congresso romano di FdI: Perissa in pole su Milani

È tutto pronto per il congresso romano di Fratelli d’Italia: le urne per gli iscritti saranno aperte sabato 23 e domenica 24 marzo al Palazzo dei Congressi all’Eur, rispettivamente dalle 14.00 alle 20.00 e dalle 9.00 alle 20.00. In lizza Massimo Milani, già coordinatore romano dal 2016 fino al commissariamento del partito a gennaio scorso: classe 1967, Milani è attualmente deputato, è stato assessore ai Lavori pubblici di Roma nel 2013 e ha iniziato la militanza politica da giovane partendo dal Msi e passando poi in An; è considerato il riferimento dell’area rampelliana all’interno del partito che al momento, in Aula Giulio Cesare, esprime soltanto una consigliera sui sei eletti. Dall’altro lato in corsa c’è Marco Perissa, anche lui attualmente deputato, romano classe 1982; è stato eletto alla Camera nella circoscrizione del Piemonte. Allo stesso modo di Milani, ha militato in gioventù in An ma successivamente ha aderito al Pdl. A Roma è stato consigliere municipale nel 2008, responsabile di Azione studentesca dal 2003 e dopo altri incarichi nel 2014 ha fondato Gioventù nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, di cui è stato presidente fino al 2017. È stato consigliere nazionale del Coni, fino al 2022 è stato presidente della Opes, Organizzazione per l’educazione allo sport del Coni. Perissa, è il riferimento dei meloniani nel partito e sembrerebbe essere il favorito alle urne.

Inizialmente tra i possibili candidati era emerso anche il nome del consigliere capitolino Federico Rocca il quale però non ha mai preso in considerazione la corsa. Da gennaio del 2023 il partito romano è guidato da un commissario, il deputato Giovanni Donzelli, di area meloniana. La riorganizzazione è stata decisa dalla premier Giorgia Meloni, nelle maglie dello scontro tra le correnti che si è consumato durante un evento che rientrava tra le iniziative elettorali in vista del rinnovo della giunta della Regione Lazio. Per la due giorni all’Eur si attende soltanto il programma degli interventi: nella mattina di sabato è previsto il saluto delle istituzioni locali e nazionali ed entro le 13.00 la relazione dei candidati. Dalle 14.00 urne aperte e dibattiti fino alle 20.00 di domenica. La proclamazione del nuovo coordinatore del partito romano di Fratelli d’Italia è attesa per la tarda serata di domenica.

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