La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.
Caos in Parlamento: salta l’informativa sul caso Almasri
Ieri è stata una giornata di forte tensione in Parlamento sul caso Almasri. In entrambe le Camere le opposizioni hanno protestato arrivando ad abbandonare l’Aula quando è stato chiaro che la prevista informativa dei Ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, prevista nel pomeriggio, sarebbe saltata dopo la notizia della loro iscrizione nel registro degli indagati a Roma, insieme con la premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Dal centrosinistra la replica è dura: non si può andare avanti con la normale attività parlamentare mentre il Governo non fa chiarezza sul rilascio e il rimpatrio del criminale libico. Così viene immediatamente convocata la conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama, mentre poco dopo si tiene (ma era già in programma) anche a Montecitorio. Risultato: lavori fermi fino alla settimana prossima, quando entrambe le capigruppo sono di nuovo convocate. Il clima di tensione fa saltare anche la riunione del Parlamento in seduta comune che oggi avrebbe dovuto votare per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte Costituzionale, cui più volte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato le Camere. Al Quirinale però, come di consueto in questi casi, regna l’assoluto riserbo anche se c’è preoccupazione.
Le opposizioni unite in Senato ribadiscono la richiesta di un’informativa in Aula della premier sul caso Almasri. Non basta, dicono i capigruppo del centrosinistra non nascondendo il disappunto per il mancato intervento quantomeno di Nordio e Piantedosi, l’offerta di spiegazioni del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. “C’è stata una disponibilità del Ministro Ciriani di venire a dirci nulla, probabilmente, anche oggi, ma è del tutto evidente che non è sufficiente la presenza del Ministro dei Rapporti con il Parlamento” sul caso Almasri, dice il capogruppo M5S a Palazzo Madama Stefano Patuanelli. Che attacca: “Il Governo dice da una parte che per rispetto del lavoro della Magistratura non possono venire Nordio e Piantedosi, mentre dall’altra c’è una presidente del Consiglio che attacca la Magistratura nel video di ieri. Non è chiaro come il ministro Ciriani potesse venire a dire cose che non possono dire Nordio e Piantedosi”. Anche la segretaria dem Elly Schlein interviene con durezza: “Quello che è accaduto è vergognoso. Giorgia Meloni pensa di cavarsela con un video sui social in stile Salvini” ma deve “dire la verità al Paese su quello che è accaduto. Perché è evidente che mentono quando negano che è stata una scelta politica liberare e riportare con il rimpatrio più veloce della storia d’Italia questo torturatore libico a casa nel suo Paese”.
Dopo l’ira il silenzio. La premier chiede alla maggioranza unità
Dopo l’ira, il silenzio. Solo un post di primo mattino: “Andiamo avanti per la nostra strada”. Poi Giorgia Meloni presiede un vertice a Palazzo Chigi: sul tavolo l’allarmante impennata di sbarchi dalla Libia. Quindi decide di affidare a un unico avvocato la difesa sua, di Alfredo Mantovano e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sul caso Almasri: Giulia Bongiorno, la senatrice della Lega che ha già smontato una volta un’accusa mossa dal procuratore Francesco Lo Voi ottenendo l’assoluzione di Matteo Salvini al processo Open Arms. Politicamente l’ordine è “non parlare” della vicenda. Meloni nelle ultime trentasei ore si è confrontata sullo scenario a più riprese con i suoi fedelissimi e anche con Antonio Tajani e Matteo Salvini; chi ne ha raccolto gli sfoghi racconta le riflessioni di una premier che non si sente insidiata dalle opposizioni, quanto più che altro da elementi di logoramento esterno, insidie davanti alle quali il centrodestra non può disunirsi. Altrimenti, è l’avvertimento, rimarrebbe solamente il ritorno al voto. E a prescindere da tutto, sarebbe un’altra delle osservazioni registrate, va fatta una valutazione sulla gestione della vicenda Almasri.
Intanto si sta studiando la strategia difensiva: Bongiorno a Palazzo Chigi ha ricevuto l’incarico a rappresentare la premier, il sottosegretario e i Ministri nel procedimento davanti al Tribunale dei ministri di Roma, dove sono “persone indagate” come da “comunicazione d’iscrizione nel registro delle notizie di reato” da parte del procuratore capo della Capitale Lo Voi dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti. L’atto dal Governo non è considerato affatto dovuto, nella convinzione che il caso sia “più grottesco che preoccupante”: resta il fastidio di doversi occupare di una storia che è finita sui giornali di mezzo mondo ma è destinata a chiudersi velocemente con un’archiviazione, è il ragionamento. Altrimenti servirebbe comunque l’autorizzazione a procedere del Parlamento. Fra i meloniani c’è anche la convinzione che l’indagine sul caso Almasri si rivelerà alla fine “politicamente un regalo”, perché da un lato compatterà la maggioranza, dall’altro metterà in imbarazzo opposizioni e magistratura, con un impatto positivo nei consensi.
La Cassazione decide sul processo alla Ministra Santanchè
Il futuro di Daniela Santanché al governo si deciderà tra Milano e Roma e dipenderà, a breve, dalla Corte di cassazione, se l’inchiesta per truffa aggravata all’Inps a carico della ministra del Turismo resterà ai giudici lombardi o passerà alla Procura romana. Nel primo caso, il processo andrebbe avanti con il rischio di un rinvio a giudizio e accelerando forse l’addio di Santanché al governo, nel secondo, si tornerebbe alla fase precedente alla chiusura dell’indagine, rallentando i tempi di un processo. Cruciale, dunque, la decisione della Cassazione sulla competenza territoriale dell’inchiesta sulle società del gruppo Visibilia. La Ministra sta per chiudere la missione a Gedda, per l’inaugurazione del Villaggio Italia e in mattinata ripartirà per l’Italia.
Su di lei, pesa anche l’ombra delle dimissioni. Da un lato il pressing delle opposizioni, dall’altro la volontà dell’esponente di FdI a non mollare, a meno che Giorgia Meloni non solleciti un passo indietro. “Se il mio presidente del Consiglio mi chiedesse di dimettermi, non avrei dubbi”, ha chiarito. Santanché è imputata di truffa aggravata insieme ad altre persone: secondo l’accusa, sarebbero stati chiesti e ottenuti i contributi della cassa integrazione Covid a zero ore per 13 dipendenti del gruppo Visibiliatenuti nel frattempo al lavoro in smartworking. Il danno all’Inps sarebbe di oltre 126 mila euro; in aggiunta, c’è il rinvio a giudizio per falso in bilancio. Sull’iter del processo, alla richiesta della procura di Milano di continuare in quella sede si contrappone la difesa della Ministra: l’avvocato Nicolò Pelanda ha ribadito che un processo a Roma è più adatto perché il server dell’Inps è nella Capitale e perché il primo pagamento a un dipendente Visibilia, per la cassa integrazione, è su un conto bancario romano.
Conte apre a lodo Franceschini e alla revisione della legge elettorale
Il lodo Franceschini, lanciato la settimana scorsa dal deputato ed ex ministro dem, non dispiace al leader M5S Giuseppe Conte, che apre a questa ipotesi e non nasconde che sarebbe in sintonia con il nuovo corso del Movimento. “Ho letto anch’io l’intervista di Franceschini e anche i contributi successivi, da ultimo anche di Bettini. È una prospettiva su cui discutere, perché il nostro obiettivo prioritario, della nostra intera comunità, è lavorare per un’alternativa a questo Governo”, dice, ma “nello stesso tempo dobbiamo anche prendere atto, ed è una realtà, che nell’area progressista ci sono forze di varie sensibilità. Quindi la prospettiva di Franceschini è quella di lavorare in modo realistico, rispettando anche le diversità, per poi colpire uniti”.
“Sulle modalità con cui procedere ci lavoreremo. È compatibile e pienamente in linea con la sensibilità della mia comunità che si è autodefinita progressista indipendente. È un percorso che ci consentirebbe di coltivare anche le nostre posizioni più singolari, più specifiche, di non lasciarci assorbire in un processo che snaturerebbe alcune nostre posizioni”. Conte parla con i giornalisti in Transatlantico alla Camera; poco prima si è tenuta una conferenza unitaria delle opposizioni sul caso Almasri, a cui partecipano altri leader del centrosinistra Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi, ma non lui, circostanza poco apprezzata dai potenziali alleati che poco dopo lo guardano conversare con i cronisti e certamente non per avallare un’idea di unità della coalizione.
Non solo, l’ex premier parla anche di legge elettorale. Spiega che con un ritorno al proporzionale “rispetto a un progetto di premierato ci sarebbe già un arretramento da parte della premier Meloni e delle forze di maggioranza. L’arretramento credo che sia lodevole, visto che questa riforma è stata fortemente criticata”, ma “se il discorso è: visto che la strada della riforma costituzionale è impervia, realizziamo gli stessi risultati attraverso una legge elettorale, noi non ci stiamo. Se vogliamo parlare seriamente, la legge elettorale non deve avvantaggiare nessuno. Sicuramente, se si vuole lavorare sul proporzionale con soglie di sbarramento e anche restituire ai cittadini la possibilità di poter scegliere, al di là dei listini bloccati, noi ci siamo come M5S”. Insomma, Conte mette sul tavolo la sua visione. Ma i tempi per aprire un cantiere nel centrosinistra sembrano lunghi, così come le distanze tra le diverse posizioni.
Alla Camera
Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. I lavori dell’Aula di Palazzo Montecitorio riprenderanno lunedì della prossima settimana con la discussione sul decreto cultura e il confronto sulla pdl per l’introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Bilancio, con l’Ambiente, si confronterà sul decreto sulle misure organizzative urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza, nonché per l’attuazione del Pnrr. Svolgerà delle audizioni sul ddl per il riconoscimento e la promozione delle zone montane e dibatterà sulla pdl per l’istituzione di una Commissione parlamentare per l’indirizzo, la vigilanza e il controllo dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale degli investimenti complementari. La Cultura dibatterà sul decreto cultura e sulla pdl per la promozione delle manifestazioni in abiti storici e delle rievocazioni storiche. Istituzione della Giornata nazionale degli abiti storici. La Ambiente, con la Attività Produttive, proseguirà le audizioni sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. Tutte le altre Commissioni, invece, torneranno a riunirsi la settimana prossima.
Al Senato
Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori dell’Aula di Palazzo Madama riprenderanno martedì della prossima settimana alle 16.30 con l’esame la mozione sui reati di violenza sessuale commessi con l’ausilio di sostanze stupefacenti, le mozioni sui rincari del prezzo dell’energia elettrica, la mozione sull’attuazione delle norme in materia di autonomia differenziata, la mozione sul sostegno agli investimenti nel settore idroelettrico, la mozione sui programmi di finanziamento pubblico alla ricerca, la mozione sul riconoscimento italiano e internazionale dello Stato di Palestina e la mozione per il sostegno al processo di pacificazione tra Armenia e Azerbaijan.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali dibatterà sugli emendamenti sul decreto proroga termini e, con la Giustizia, proseguirà il confronto sul ddl sicurezza pubblica. La Affari Esteri ascolterà il Capo del VI Reparto dello Stato maggiore della Difesa amm. sq. Francesco Procaccini e del Comandante del Comando Operativo Rete (COR) gen. sq. Antonio Scalese sul Documento programmatico pluriennale per la Difesa 2024-2026. Tutte le altre Commissioni, invece, torneranno a riunirsi la settimana prossima.