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La Giornata Parlamentare. Ok (con dubbi) del Consiglio Ue al piano Rearm Europe. Scontro maggioranza-opposizioni sul manifesto di Ventotene

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Al Consiglio Ue i 27 dicono si al ReArm, ma dubbi sulla sostenibilità. Meloni è soddisfatta per i risultati al Consiglio Ue e attacca le opposizioni. È ancora scontro tra maggioranza e opposizione sul Manifesto di Ventotene. Le conclusioni del vertice Ue sulla competitività dell'economia.

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Al Consiglio Ue i 27 dicono si al ReArm ma ci sono molto dubbi sulla sostenibilità

I leader europei fanno un passo in avanti nella costruzione dell’Unione della difesa. Il Consiglio europeo supporta il piano di riarmo presentato dalla Commissione Ue, anche se il percorso è più complesso del previsto; gli strumenti sono stati messi sul tavolo ma crescono i dubbi dei 27. A dettare la linea finora è l’esecutivo Ue, con Ursula von der Leyen che ha ricevuto le indicazioni degli Stati membri e avanza le proposte di sintesi da sottoporre subito al vertice dei leader prima di seguire l’iter legislativo. I punti sono quelli già presentati da Bruxelles e appoggiati al vertice straordinario del 6 marzo: lo strumento Safe, con 150 miliardi di prestiti da finanziare con eurobond, lo stop al Patto di stabilità per le spese sulla difesa per cui la Commissione consentirà ai Paesi che lo richiederanno di aumentare la propria spesa in difesa fino all’1,5% del loro prodotto interno lordo nei prossimi quattro anni, l’uso volontario dei fondi per la coesione, di cui finora gli Stati hanno speso solo il 7%. L’Italia e gli altri Paesi con un bilancio in affanno devono stare attenti a non ritrovarsi con altro debito in futuro. 

Per questo la premier Giorgia Meloni ha insistito con la presidente von der Leyen sulla necessità di porre l’accento sulla partecipazione del capitale privato, per esempio attraverso il modello Invest EU, che per la prima volta, su richiesta italiana, entra nelle conclusioni del vertice. Sulla possibilità di chiedere i prestiti dello strumento Safe non c’è “assolutamente una chiusura italiana” ma “questa è una scelta che chiaramente noi dovremmo valutare. Così come sulla richiesta di attivare la Clausola di salvaguardia per sospendere il computo delle spese per la difesa dal percorso di rientro del deficit; la scadenza di aprile è troppo ravvicinata”, spiega la premier. Gli 800 miliardi del piano ReArm annunciati dalla leader della Commissione sono “soldi virtuali”, sottolinea Meloni, e tutti questi strumenti sono messi a disposizione da Bruxelles ma poi è competenza degli Stati decidere se e come utilizzarli. Insomma, si rivive la stessa spaccatura tra gli Stati ‘della spesa’ e ‘del rigore’ e non si esclude che gli strumenti possano cambiare o che si arrivi al debito comune con sovvenzioni, oltre che prestiti. 

La partita sul futuro dell’Ucraina è tutta da scrivere, in attesa degli eventi. Il nuovo scenario vede ormai una Ue a 26, con l’Ungheria attestata su una posizione strategica del tutto contraria, tanto che si è ripetuto lo scenario dell’approvazione delle conclusioni sull’Ucraina a 26 senza nemmeno un tentativo di negoziazione con Budapest. “No, non ci sentiamo isolati, perché pensiamo che sfortunatamente l’Europa sia isolata, è il posto più isolato al mondo”, dice Balazs Orban, principale consigliere politico del premier ungherese Viktor Orban, a margine del vertice. Se il resto dell’Ue marcia compatta sulle proposte della Commissione, quasi del tutto naufragato è, invece, il pacchetto da 40 miliardi di aiuti militari per Kiev per il 2025 avanzato dall’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas. Tra i 27 ci sono diverse “preoccupazioni per i deficit di bilancio nella maggior parte dei Paesi europei” e quindi, ammette la stessa capa della diplomazia europea, l’unico “piano realistico” per ora resta quello da 5 miliardi per le munizioni. 

Meloni è soddisfatta per i risultati al Consiglio Ue e attacca le opposizioni

L’Ue sostiene l’Ucraina e gli “sforzi” di Donald Trump per una soluzione del conflitto; va nella “giusta direzione” su competitività e migranti; deve essere prudente sui contro-dazi nei confronti degli Usa. Giorgia Meloni lascia per qualche minuto i lavori del Consiglio Ue per incontrare i giornalisti e rispondendo alle domande attacca la sinistra “illiberale e nostalgica” per la reazione “scomposta” alle sue parole sul Manifesto di Ventotene. Sulla questione, la premier si dice “sconvolta” da quanto accaduto alla Camera, da “insulti e ingiurie” che le sono state rivolte da parlamentari di una sinistra che mostra “un’anima illiberale e nostalgica”. Lei assicura di non aver “insultato” ma rivendica il diritto a non essere d’accordo con alcuni dei contenuti del Manifesto. Sul Consiglio Ue la Meloni spiega che nelle conclusioni viene “mantenuto il sostegno all’Ucraina” e “si sostengono anche gli sforzi americani, come anche da richiesta italiana, per una pace giusta e duratura”. Per lei, il punto centrale sono le garanzie di sicurezza che si raggiungono con l’estensione dell’articolo 5 del trattato della Nato, proposta su cui, dice, “cresce il consenso” tra i partner, che oggi, nel corso del Consiglio, hanno ringraziato Emmanuel Macron per l’iniziativa dei “volenterosi”. 

Positivo, per lei, anche il giudizio sul piano ReArm Europe. Il nome del piano non le piace (e con la Spagna chiede di cambiarlo) così come il modello di finanziamento. Per questo la premier ha chiesto e ottenuto che nelle conclusioni si facesse riferimento “alla proposta italiana di usare” il modello “InvestEu”. Per quanto riguarda la parte dei prestiti, l’Italia non chiude la porta ma “valuterà”, mentre è troppo “ravvicinato” il termine di aprile per decidere sull’utilizzo della clausola di flessibilità. Meloni giudica anche positiva la discussione sulla competitività, che era al centro del summit. Per lei si procede “nella giusta direzione” anche se “non abbastanza spediti”. In particolare, c’è il riferimento alla “neutralità tecnologica”, un capitolo dedicato alle semplificazioni e l’accoglimento delle proposte italiane e di altre Paesi (a partire dalla Repubblica Ceca) sull’automotive

Anche sui migranti traccia un bilancio con il segno più per la previsione di “hub nei Paesi terzi per processare le richieste di asilo, quindi qualcosa che segue il lavoro che l’Italia ha avviato con il protocollo Italia-Albania”, poi “la richiesta dell’anticipo della soluzione sul concetto di Paese sicuro” e “l’impegno ad anticipare una lista europea dei Paesi sicuri che chiaramente risolverebbe molte delle questioni che abbiamo discusso in queste settimane”. Nel vertice si è parlato anche di dazi e la posizione del Governo italiano si discosta dal modello di una risposta ‘dura’ di Bruxelles a Trump: per lei serve “prudenza” perché una “risposta automatica” potrebbe generare “conseguenze” negative. Proprio ieri la Commissione ha deciso uno slittamento a metà aprile dei contro-dazi, una scelta “lucida” per la premier che punta ancora a una visita in tempi brevi a Washington.

È ancora scontro tra maggioranza e opposizione sul Manifesto di Ventotene

La polemica sul Manifesto di Ventotene continua a generare tensione tra maggioranza e opposizione. A Bruxelles Giorgia Meloni ha ribadito le considerazioni fatte il giorno prima alla Camera e ha attaccato le opposizioni. Tensioni e considerazioni che hanno suggerito al Pd un pellegrinaggio a Ventotene sulla tomba di Altiero Spinelli. “Sento il dovere di rendere omaggio ai padri dell’Europa” ha scritto il deputato Pd, Roberto Morassut, lanciando la proposta. Appuntamento per sabato, hanno già aderito i Verdi. A Bruxelles, è stata la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola a difendere il Manifesto di Ventotene: “E’ un pezzo di storia, vi sono le prime tracce dell’idea di un’Europa federale. L’Europa è stata costruita sulle spalle di molti giganti, compresi italiani”. 

Nel centrodestra, Fi non è parsa troppo entusiasta dell’uscita di Meloni. “Siamo leali al governo” ha detto il segretario azzurro e vicepremier Antonio Tajani “ma non rinunceremo a nulla di ciò che riguarda i nostri valori. Sull’Europa non si tratta”. Accenti molto diversi da quelli degli esponenti di Fdi, che se la sono presa anche con Roberto Benigni: “In prima serata su Rai Uno e in Eurovisione” ha detto il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone “dipinge il Manifesto di Ventotene come un sogno e una favola. Ma è una boiata pazzesca”. Fi, comunque, non è parsa intenzionata a fare muro contro il partito della premier: “Se fosse un Governo anti-Ue non ne farei parte” ha spiegato Tajani. 

La polemica ha visto le opposizioni schierate contro le parole di Meloni. Al Senato c’è stata la replica della baraonda di Montecitorio: a inizio seduta è intervenuta Raffaella Paita di Iv: “Quello che è accaduto ieri è grave per la democrazia e per l’Europa; estrapolare frasi da un manifesto scritto da eroi al confino penso che sia vergognoso”. Gli attacchi a Meloni sono proseguiti con gli altri interventi, da Tino Magni (Avs) al capogruppo M5S Stefano Patuanelli, a Dario Parrini del Pd, mentre dai banchi della maggioranza Claudio Borghi della Lega aizzava: “Il Manifesto di Ventotene è uno dei testi più orribilmente antidemocratici che siano mai stati scritti”. 

Le conclusioni del vertice Ue sulla competitività dell’economia

La semplificazione normativa per le imprese, anche rimettendo mano alla legislazione già in vigore, il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali e dell’Unione bancaria nel settore finanziario e nuovi piani di azione per alcuni settori industriali cruciali, tra cui in particolare l’automotive, sono i punti principali delle conclusioni sulla competitività del Consiglio Ue. Sulla semplificazione, il Consiglio europeo invita la Commissione e i co-legislatori (Parlamento Ue e Consiglio Ue a livello ministeriale) “ad adoperarsi per conseguire l’obiettivo di ridurre il costo di tutti gli oneri amministrativi di almeno il 25%” per le aziende in generale “e di almeno il 35% per le Pmi”. Inoltre, “invita la Commissione a continuare a rivedere e sottoporre a stress test l’acquis dell’Ue per individuare modalità per semplificare e consolidare ulteriormente la legislazione vigente” ed “esorta i co-legislatori a portare avanti i lavori sui pacchetti di semplificazione Omnibus presentati il 26 febbraio 2025 in via prioritaria”. 

Sull’Unione dei mercati dei capitali, che è rimasta finora bloccata, oltre al rebranding per cui ora si chiama “Unione del risparmio e degli investimenti” e comprende anche l’Unione bancaria, il Consiglio Ue ha accolto il nuovo piano proposto dalla Commissione per rilanciare l’iniziativa. Le conclusioni fanno appello ai co-legislatori affinché si accordino rapidamente sulle nuove normative proposte per i regimi d’insolvenza e contengono poi un’elaborata formulazione che invita a cercare di superare un altro grosso scoglio, le resistenze di diversi Stati membri nei confronti di un’Autorità unica europea di supervisione del mercato. “Per quanto riguarda il miglioramento della convergenza e dell’efficienza della vigilanza sui mercati dei capitali nell’Ue e la riduzione della frammentazione”, il Consiglio europeo invita la Commissione a garantire “prassi di vigilanza convergenti”, promuovendo un’attuazione, un’interpretazione, e un’applicazione omogenee del diritto dell’Ue da parte delle Autorità nazionali competenti”, e a “completare la valutazione” riguardo alle condizioni “che consentano alle Autorità europee di vigilanza di vigilare efficacemente sugli attori del mercato finanziario e dei capitali transfrontalieri più rilevanti a livello sistemico”. 

Un altro punto rilevante riguarda l’automotive. “Sulla base del Clean Industrial Deal, dell’Automotive Action Plan del 5 marzo 2025 e del Piano sull’Acciaio e i metalli del 19 marzo 2025, che fanno riferimento alla neutralità tecnologica, è necessario intensificare i lavori per garantire l’innovazione industriale, il rinnovamento e la decarbonizzazione dell’Europa e per assicurare la crescita delle tecnologie chiave di domani, come l’intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche, i semiconduttori, il 5G/6G e altre tecnologie critiche, prestando particolare attenzione alle industrie tradizionali in transizione, in particolare l’industria automobilistica, marittima, aeronautica e ad alta intensità energetica, e alla necessità di garantire condizioni di parità”. A questo fine, il Consiglio europeo “invita la Commissione a presentare, senza indugio, una proposta mirata per ulteriori flessibilità per gli obiettivi del 2025” di riduzione delle emissioni di CO2 dalle auto.

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