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La Cassazione dà il via libera al referendum abrogativo sull’Autonomia
Dopo le attese arriva il via libera dalla Cassazione al quesito referendario per l’abrogazione totale dell’Autonomia differenziata. In un atto di circa 30 pagine l’Ufficio centrale per il referendum della Suprema corte dichiara “conformi a legge le richieste di referendum relative” alla cancellazione di quanto previsto dalla legge sull’Autonomia, termini giuridici per dire che il titolo referendario, per i giudici, può arrivare al vaglio degli elettori dopo la pronuncia della Corte Costituzionale. L’Ufficio centrale della Suprema corte ha, invece, dichiarato “non conforme a legge” la richiesta relativa all’abrogazione parziale della stessa legge così come richiesto dai Consigli regionali.
La parola definitiva spetta alla Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità: entro metà gennaio ci sarà l’udienza camerale e la decisione dovrà arrivare entro il 20; le motivazioni dovranno invece essere depositate entro il 10 febbraio. La Consulta dovrà valutare anche gli altri cinque quesiti che hanno ottenuto l’ok dai giudici del Palazzaccio: disco verde, tra gli altri, a quello che chiede il dimezzamento da “10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana” e per quelli abrogativi o parzialmente abrogativi in tema di Job act, contratti a termine e appalti.
Esultano i comitati promotori ma il Ministro Roberto Calderoli, padre della riforma, tira dritto: “L’Autonomia differenziata va attuata per dimostrare che non possono esserci più realtà con cittadini di serie A e di serie B. Il principio è che, secondo noi, l’autonomia differenziata non divide ma unisce”, ribadisce dicendosi però soddisfatto poiché la Cassazione, “dichiarando ammissibile il referendum, di fatto dice che la legge è viva, vegeta e gode non di ottima ma di buona salute”. Gli fa eco il presidente del Veneto Luca Zaia che taglia corto: “Noi andiamo avanti. Siamo capofila assieme alla regione Lombardia, la Regione Liguria, la Regione Piemonte anche su questo fronte”. E la pensa come il Ministro anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana.
Di tutt’altro avviso le opposizioni. La segretaria del Pd Elly Schlein chiede al Governo di “fermarsi “e di “abrogare questo testo, per recuperare credibilità dopo lo strafalcione che ha fatto presentando una riforma che la Consulta ha smontato”. Per il leader M5S Giuseppe Conte dalla Cassazione arriva “un altro colpo a questo scellerato progetto”. Il segretario di Più Europa Riccardo Magi, tra i promotori referendari, afferma che “se la Corte Costituzionale ne confermerà l’ammissibilità, ci aspetta una splendida primavera referendaria: sarà una grande occasione di mobilitazione per avviare una necessaria riforma della legge sulla cittadinanza attesa da tanti anni e per fermare una pessima riforma varata dal governo Meloni”.
In arrivo gli emendamenti del Governo alla legge di Bilancio. Giorgetti: Pil verso +0,7%
“È chiaro che bisogna puntare sugli investimenti, e questa è la logica dell’Ires premiale”: è in arrivo con la manovra lo sconto sull’imposta delle società, un intervento da 400 mln, che il Governo punta a finanziare con un ulteriore intervento sulle banche. A spiegarne la logica è Giancarlo Giorgetti: “Si dice se tu imprenditore hai fatto utili e invece di distribuirli il tieni in azienda e li investi o incrementi l’occupazione ti facciamo lo sconto sulle tasse. È un meccanismo semplice” ha detto il Ministro parlando ad Atreju, “che siamo riusciti a fare. Se aspettate tra sabato e domenica, vedrà la luce in Commissione Bilancio. Abbiamo lavorato e ci siamo arrivati”. A proposito d’investimenti, Giorgetti ha anche annunciato un altro emendamento che interviene su Transizione 5.0, il piano di agevolazioni per la trasformazione digitale ed energetica delle imprese: “La fa partire concretamente perché la rende accessibile e cumulabile con altre misure come la Zes per il Sud. Vogliamo alimentare lo spirito imprenditoriale”.
Fanno paura i dati sulla produzione industriale, in calo da 21 mesi consecutivi e Giorgetti lo dice chiaramente: “Vediamo segnali in picchiata. Questo interroga tutti, non solo in Italia ma in Europa. È il tema dei temi su cui dobbiamo dare una risposta”. Il crollo pesa sul Pil, anche se Giorgetti torna ad assicurare che le previsioni del Governo “sono assolutamente prudenziali”, quindi, anche se la stima per la crescita a fine anno è praticamente dimezzata, non cambiano i saldi della manovra, anzi il dato del Pil a fine anno chiuderà a +0,7%. Almeno una parte degli emendamenti del Governo è attesa oggi in Commissione alla Camera, intanto i relatori hanno depositato un primo pacchetto, con 10 emendamenti e tre correzioni di tabelle.
Tra questi, un possibile sconto sulle multe per le quote latte, storica battaglia della Lega e di FdI. Negli emendamenti dei relatori anche un premio fiscale per gli atleti olimpici e paralimpici che andranno a medaglia alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina: sui premi in denaro non si applicano le ritenute alla fonte. Arriva anche un milione in più per lo Special Olympics Winter Games Torino 2025, evento sportivo per atleti con disabilità intellettiva, e l’Iva ridotta per i corsi di alpinismo, allineandoli alle altre attività sportive. A Montecitorio i lavori della Commissione Bilancio vanno avanti a rilento: bocciati gli emendamenti delle opposizioni, dall’Iva sugli assorbenti all’aumento delle pensioni minime, accantonati quelli che potrebbero essere oggetti di interventi del Governo. La Commissione tornerà a riunirsi oggi alle 11.00 e l’obiettivo della maggioranza rimane quello di chiudere entro lunedì anche se i più confidano che la manovra possa arrivare in aula non prima di mercoledì prossimo.
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Il Tar blocca la precettazione di Salvini contro lo sciopero dei trasporti
Il Tar del Lazio ha sospeso la precettazione del ministro Matteo Salvini che aveva firmato l’ordinanza per ridurre a 4 ore l’astensione dal lavoro nel settore dei trasporti: i giudici amministrativi hanno stabilito che le condizioni per precettare non ci sono. I maggiori disagi sono previsti in tutte le città per bus, metro e treni locali, e potrebbero colpire in particolare i pendolari, anche se la protesta è articolata in fasce di garanzia come previsto dalla legge. L’astensione dal lavoro riguarda anche i treni a lunga percorrenza e i trasporti marittimi, mentre esonerati sono i lavoratori del trasporto aereo. Il Tar del Lazio, dunque, con un decreto ha accolto la richiesta dell’Unione Sindacale di Base (Usb) di sospendere l’ordinanza di precettazione del 10 dicembre emessa dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: per il Tar “non emergono quelle ragioni che, in assenza della segnalazione della Commissione di garanzia, possano sorreggere la disposta precettazione”.
Secondo il Tribunale amministrativo “i richiamati disagi discendenti dallo sciopero appaiono riconducibili all’effetto fisiologico proprio di tale forma di astensione dal lavoro, né emergono le motivazioni in base alle quali i disagi eccederebbero tale carattere, tenuto conto della vincolante presenza di fasce orarie di garanzia”. “Abbiamo fatto tutto il possibile per difendere il diritto alla mobilità degli italiani” ha dichiarato il Ministro e vicepremier, “Per l’ennesimo venerdì di caos e disagi, i cittadini potranno ringraziare un giudice del Tar del Lazio”. In mattinata, prima della sentenza, Matteo Salvini aveva detto: “Non penso sia utile andare avanti di scontro in scontro, di precettazione in precettazione. Una normativa sullo sciopero va rivista insieme ai sindacati” e l’’Usb era subito insorta. Intanto, alla vigilia dello sciopero generale, a incrociare le braccia sono state le imprese degli Ncc (noleggio con conducente), da Uber a Limolane a Transfeero: in 12 città hanno manifestato contro il decreto interministeriale Salvini-Piantedosi del 26 ottobre scorso che impone una pausa di 20 minuti fra le corse e la registrazione dei dati su un foglio di servizio elettronico.
Ormai sembra certo: il ddl sicurezza sarà modificato in Senato
L’unica certezza per ora è che qualcosa del ddl Sicurezza cambierà, ma, su cosa sia e quando avverrà è ancora da decidere. Le Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato torneranno a riunirsi martedì, dopo aver già concluso l’esame dell’articolo 10, quello contro le occupazioni abusive degli immobili. Si parla di “possibili emendamenti da parte del relatore” sulle “3-4 norme più a rischio di incostituzionalità”. Ma c’è anche chi ritiene che prima di gennaio non accadrà nulla visto che a Palazzo Madama sta per prendere il via l’esame della legge di bilancio e che comincerà proprio da qui l’iter del decreto proroga termini. Per la maggioranza, se si “trovasse un’intesa anche con l’opposizione si potrebbero accantonare gli articoli da modificare”, quasi tutti dall’articolo 10 in poi, per andare avanti con gli altri.
Per il capogruppo FI al Senato Maurizio Gasparri, che definisce il ddl “uno degli atti principali e qualificanti” della legislatura, il testo “verrà reso migliore” di quello uscito dalla Camera. E questo grazie alle possibili modifiche ventilate dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani che però continuano a irritare la Lega. Tanto che, interrogato sul punto dai cronisti al Senato, il vicepremier Matteo Salvini si limita a ribattere: “Del ddl Sicurezza si occupa Piantedosi. Io mi occupo di trasporti”. Le riunioni nel centrodestra, intanto, si susseguono a tutti i livelli, ma senza trovare ancora una quadra. L’unica cosa che si viene a sapere, parlando con alcuni tecnici della giustizia, è che “7-8 emendamenti per cambiare il ddl Sicurezza giravano già da 20 giorni”, ma nessuno “aveva detto apertamente di volerli presentare”. E infatti anche nell’ultimo vertice di maggioranza, al termine del quale Ciriani ha ipotizzato una “terza lettura”, “nessun emendamento è stato mostrato”.
La cosa continuerebbe ad “aumentare la tensione” tra gli alleati: alcuni nel centrodestra dubitano che “si sia deciso di accelerare sulle modifiche solo su input del Quirinale”. Tra le norme che andrebbero riviste, comunque, si ribadisce che ci sarebbero quelle sulle detenute madri, sul divieto per il migrante senza permesso di soggiorno di avere una sim, sull’aggravante nel caso in cui il reato sia commesso nei pressi di una stazione e quella che estende “a dismisura i poteri dei servizi”. Intanto, l’opposizione, è pronta a sfilare contro il ddl sabato a Roma. In particolare dal Pd, arriva l’appello alla maggioranza a fermarsi: “E’ un testo troppo pericoloso”, avverte il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia, “repressivo di ogni dissenso” e va rivisto. “Noi siamo aperti al confronto” incalzano i capigruppo in Commissione Andrea Giorgis e Alfredo Bazoli “purché si tratti di modifiche serie e approfondite”.
Donald Trump elogia Giorgia Meloni
La premier Giorgia Meloni è “una leader e una persona fantastica”: l’elogio alla presidente del Consiglio arriva dal presidente eletto degli Usa in visita al New York Stock Exchange, dove ha suonato la campanella dell’avvio delle contrattazioni, rispondendo alla giornalista di Cnbc Stefania Spatti. “I love Italy” ha aggiunto Trump. via Facebook Meloni ringrazia: “Grazie a Donald J. Trump per le belle parole”, scrive. L’inatteso elogio di Trump per la Meloni sembra confermare l’analisi dell’Economist secondo il quale potrebbe essere proprio il presidente del Consiglio italiano a fare da ponte fra UE e nuova amministrazione americana.
Il prossimo presidente Usa, ieri, è stato nominato “persona dell’anno 2024” dalla rivista Time: “La rinascita politica di Trump non ha eguali nella storia americana”. Il settimanale riassume così gli anni da ex presidente del tycoon: “Il suo primo mandato si è concluso in disgrazia, con i suoi tentativi di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 culminati nell’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti”. E ancora: “E’ stato evitato dalla maggior parte dei funzionari del partito quando ha annunciato la sua candidatura alla fine del 2022, in mezzo a molteplici indagini penali. Poco più di un anno dopo, Trump ha sbaragliato il campo repubblicano, aggiudicandosi una delle primarie presidenziali più contestate della storia. Ha trascorso sei settimane durante le elezioni generali in un’aula di tribunale di New York City, il primo ex presidente a essere condannato per un crimine, un fatto che ha fatto poco per smorzare il suo sostegno”. “Il proiettile di un assassino gli ha mancato il cranio di meno di un pollice durante un comizio a Butler, in Pennsylvania, a luglio. Nei quattro mesi successivi, ha battuto non uno ma due avversari democratici, ha spazzato via tutti e sette gli Stati indecisi ed è diventato il primo repubblicano a vincere il voto popolare in 20 anni. Ha riallineato la politica americana, riorganizzando il partito repubblicano e lasciando i democratici a fare i conti con ciò che è andato storto”.
Nell’intervista al settimanale il presidente eletto si è detto “fortemente in disaccordo con l’invio di missili a centinaia di miglia in Russia. Stiamo solo intensificando questa guerra e peggiorandola”. Ma non è un abbandono per Kiev: il presidente eletto ha specificato che intende usare il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina come leva contro la Russia per negoziare la fine della guerra. Trump ha ricordato di aver detto a Netanyahu di porre fine alla guerra a Gaza entro il suo insediamento, una tempistica che ora sembra altamente improbabile.