Piantedosi ha chiarito in Parlamento sulle manifestazioni di Pisa e Firenze
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiamato a riferire in Parlamento sulle manifestazioni di Pisa e Firenze, difende il personale in divisa e mette in guardia dalla “crescente aggressività” nei suoi confronti. Le immagini degli scontri ai cortei di venerdì scorso “hanno turbato anche me” ed è “necessario svolgere ogni verifica con puntualità, obiettività e trasparenza”. Vanno tuttavia respinti i “processi sommari alle forze di polizia”, che garantiscono “a tutti, in modo imparziale, l’esercizio del diritto di riunione e di manifestazione del pensiero”. Da una prima ricostruzione dei fatti, poi, la carica a Pisa è stata lanciata “per garantire l’incolumità” degli agenti impegnati nell’ordine pubblico e dopo che i promotori delle manifestazioni si erano sottratti a qualsiasi tentativo di mediazione con la questura. Il titolare del Viminale ha riferito sui fatti in base alle relazioni pervenutegli dal Dipartimento della Pubblica sicurezza, che sta svolgendo i suoi accertamenti mentre anche la procura di Pisa ha aperto un’indagine al momento contro ignoti. La Questura, ha spiegato il Ministro, “non aveva ricevuto il preavviso dagli organizzatori della manifestazione. È stato comunque chiuso l’accesso a Piazza dei Cavalieri. Proprio verso uno degli ingressi alla piazza, presidiato dal reparto Mobile e interdetto da una camionetta, si è diretto il corteo”.
I manifestanti hanno pressato “con spinte, calci, insulti, sputi e tentativi di sottrarre gli scudi”; una decina ha superato la barriera ed è stata bloccata. È arrivato quindi un contingente di rinforzo per gli agenti. “Per garantire l’incolumità degli operatori compressi contro l’automezzo collocato alle loro spalle è stata effettuata una carica di alleggerimento, consentendo di allentare così la pressione”. Le indagini svolte nell’immediato hanno portato alla denuncia di 4 persone. Il Ministro ha quindi informato che quest’anno sono state 2.538 le manifestazioni con 150.388 operatori impegnati, e solo nell’1,5% dei casi si sono registrate criticità di ordine pubblico. In un passaggio dell’informativa al Senato, il Ministro ha anche detto di aver avuto dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni “la disponibilità a convocare di nuovo il tavolo con le organizzazioni sindacali per avviare, alla sua presenza, le trattative finalizzate al rinnovo contrattuale” delle forze dell’ordine “e per ascoltare, con me, ogni altra esigenza o istanza proveniente dal personale interessato”. L’incontro fra Meloni, Piantedosi e i sindacati dovrebbe esserci già mercoledì prossimo. Il Ministro ha poi lanciato un allarme sul “crescente fermento tra le componenti studentesche degli antagonisti” dopo il 7 ottobre. C’è “un clima di crescente aggressività nei confronti delle Forze dell’ordine, sia allo scopo di essere attrattiva che di provocare reazioni da parte di chi gestisce l’ordine pubblico, al fine di aumentare il livello di contrapposizione fra la ‘piazza’ e le Istituzioni”. Le opposizioni in ogni caso sono estremamente critiche con il Ministro mentre la maggioranza, a partire da Matteo Salvini, l’ha difeso compatta.
Il centrodestra fa i conti sul terzo mandato. Ma ora uniti sull’Abruzzo
Dopo l’intesa sulle prossime regionali, al centrodestra resta da sciogliere il nodo del terzo mandato, una questione più che mai divisiva per FdI, Lega e Forza Italia che, proprio per questo, potrebbe essere rimandata a dopo le elezioni Europee. Incassata la sconfitta in Sardegna, tra gli alleati di Governo il mantra è restare uniti in vista delle urne in Abruzzo, Basilicata, Umbria e Piemonte. La partita, però, s’incrocia con quella interna alla Lega, con una fronda veneta che spinge per la ricandidatura di Luca Zaia anche in chiave anti-Salvini. Il primo banco di prova sarà l’emendamento per il terzo mandato dei governatori al decreto elezioni, atteso nell’Aula del Senato a metà marzo. La proposta leghista, già bocciata in Commissione, potrebbe essere ripresentata nell’emiciclo di Palazzo Madama in quell’occasione oppure essere messa in stand-by. I leghisti che perorano quest’ultima causa rimarcano che andare incontro a una nuova bocciatura non aiuterebbe sicuramente Zaia, mentre il tempo potrebbe giovare a intese più proficue, auspicabilmente nella maggioranza, o, nel peggiore dei casi con il Pd, che ha sensibilità diverse sul tema.
Insomma, è possibile che l’emendamento slitti, anche perché manca più di un anno all’appuntamento elettorale in Veneto. “Stiamo valutando l’opportunità di ripresentare l’emendamento per il terzo mandato”, afferma il senatore leghista Paolo Tosato che, subito dopo, aggiunge: “Restiamo dell’idea che sottrarre ai cittadini la facoltà di confermare un governatore ben voluto e che ha amministrato bene è un errore”. E lo stesso Matteo Salvini da Desenzano del Garda ribadisce: “È giusto che se un sindaco è bravo possa essere rieletto, così come un governatore. Se la discussione sul terzo mandato sarà rimandata a dopo le europee? Non lo so. Secondo me è giusto che i sindaci continuino a lavorare e i governatori anche”. Di certo Salvini deve vedersela anche con le critiche interne, più o meno velate, che arrivano dal Veneto: non è passato inosservato il forfait di Luca Zaia alla scuola politica della Lega a Roma. Sul terzo mandato, per ora, la posizione di FdI e FI non cambia. Nel brevissimo periodo, per il partito di Giorgia Meloni c’è un obiettivo da non mancare assolutamente: la riconferma di Marco Marsilio in Abruzzo.
Il Pd ospita il congresso del Pse con un occhio alle alleanze
Sulla scia dell’entusiasmo per la vittoria in Sardegna, Elly Schlein scalda i motori per il congresso del Partito socialista europeo. Il Pd ospita a Roma l’evento che sancirà l’elezione dello spitzenkandidat Nicolas Schmit e lancerà la campagna elettorale per le elezioni europee. L’avversario in battaglia è chiaro: la destra. Per la Schlein “Noi portiamo qui la famiglia del Pse; altri hanno portato in Italia euroscettici, nemici dell’interesse italiano, amici di Putin, nazionalisti di estrema destra”. Per la segretaria, insomma, il Pse è “l’unico argine all’avanzata delle destre”. E mentre nella capitale si attendono i leader del socialismo europeo, tra cui i primi ministri Olaf Scholz, Pedro Sanchez e Antonio Costa, dallo stesso Pse arrivano parole al miele per la leader dem, che tuttavia non scioglie le riserve sulla sua candidatura. Il segretario generale Giacomo Filibeck fa i complimenti a nome di tutto il partito europeo a Schlein e ad Alessandra Todde per il risultato ottenuto in Sardegna: “Le elezioni sarde non sono mai state così importanti per il Pse”. Così, le europee s’intrecciano a doppio filo con la partita delle regionali in Italia, dove il centrosinistra stenta a risolvere il rebus delle alleanze in Basilicata e Piemonte. In particolare, il vento sardo rischia di diventare una bufera lucana: qui il candidato civico Angelo Chiorazzo non sembra intenzionato a ritirare la sua candidatura, appoggiata dal Pd e osteggiata da una parte del M5S locale.
Da Roma, a sbattergli la porta in faccia, ci pensa il capogruppo pentastellato in Senato Stefano Patuanelli: “Non è la persona giusta”, ennesimo alt, che rischia di far arenare una trattativa tutta in salita. Fonti parlamentari, però, raccontano che gli sherpa di Schlein e del presidente M5S Giuseppe Conte non intendono arrendersi. Il punto di caduta sarebbe ancora quello di convincere l’ex ministro Roberto Speranza a scendere in campo, ipotesi che, nonostante i ripetuti rifiuti del deputato dem, resta ancora auspicabile. L’esito, insomma, è ancora incerto e il centrosinistra appare ancora fortemente indeciso. Il leader di Azione Carlo Calenda, dopo aver aperto al M5S, chiarisce: “Non ho mai detto che faremo parte di nessun campo largo, ma che non continueremo a sostenere candidati terzi”. Conte? “Un populista che detta le condizioni al Pd”, aggiunge. Il leader M5S replica con ironia: Calenda “bisogna prenderlo nel giorno giusto e nell’orario giusto”. A escludere Matteo Renzi da qualsiasi alleanza al livello nazionale è invece Patuanelli che quando deve indicare il leader di un eventuale campo largo al livello nazionale non ha dubbi: Conte. Il M5s, insomma, se si parla di alternativa al Governo Meloni, continua a insistere su un rapporto alla pari con il Pd, respinge l’ipotesi di un federatore del centrosinistra e rimarca le differenze sulla politica estera e rilancia: non esiste alternativa senza protagonismo del M5S.
Gentiloni annuncia: presto piano Ue per l’uso degli asset russi
Se per il sequestro dei fondi sovrani russi che si trovano in Occidente la strada del G7 appare in salita, l’Unione europea sta invece ultimando una proposta sulla possibilità di “usare i profitti maturati dagli asset congelati”. Lo anticipa in un’intervista il Commissario dell’Ue all’Economia Paolo Gentiloni, che toccando poi il tema della tassazione alle multinazionali auspica che “il 2024 sia l’anno decisivo” e sollecita l’Europa a mettere “un po’ di forza nel suo motore” per tornare a crescere. Gli extra profitti maturati dagli asset russi congelati, che si concentrano per due terzi in Europa, soprattutto in Belgio, “possono essere separati, e utilizzati. Il Consiglio Ue ha già deciso di dividerli e la Commissione europea farà una proposta al Consiglio per utilizzarli. Stiamo parlando di 3-4 miliardi all’anno, quindi non una cifra insignificante”. D’altra parte, “tenuto conto che il sostegno economico dell’Ue all’Ucraina è di circa 18 miliardi l’anno, averne quattro in più significa un’aggiunta del 25%”. E la proposta arriverà “in tempi rapidi”. Sottolineando poi l’importanza dell’impegno, emerso dalle riunioni al G20, a firmare entro giugno “la convenzione multilaterale sul pilastro uno” sulla riallocazione dei profitti delle multinazionali con ingressi superiori a 20 miliardi di dollari nei Paesi dove creano profitto, il Commissario ha auspicato “che il 2024 sia l’anno decisivo per chiudere questa intesa, anche perché, soprattutto gli Stati Uniti sono in un anno elettorale e occorre cogliere l’attuale opportunità della buona cooperazione con l’amministrazione Biden”.
In pratica il dossier riguarda il completamento dell’Inclusive framework (145 giurisdizioni) a guida Ocse, pilotato politicamente dal G20, che poggia su due pilastri. Il pillar numero due, già concordato e su cui l’Ue ha emanato una direttiva lo scorso anno e che gli Stati membri sono chiamati ad attuare nel 2024, riguarda una tassazione minima al 15% delle multinazionali (con introiti da 750 milioni di euro l’anno). Resta invece da chiudere la partita sul primo pilastro, che presenta ancora alcune criticità, da risolvere entro marzo, per rispettare la tabella di marcia di una firma dell’intesa entro giugno. Ma se dalle riunioni del G20 è emerso un quadro positivo sull’outlook economico generale, ora che l’inflazione sembra essere tornata sotto controllo, l’Italia arranca dietro agli Stati Uniti sulla crescita. “Se guardiamo la mappa europea vediamo che il contributo dello spazio fiscale creato da fondi e investimenti comuni è molto chiaro. Non sono aumentate le differenze tra Paesi europei e si è evitata la recessione, ma adesso bisogna mettere un po’ di forza nel motore europeo”, sollecita Gentiloni. “Tutti parlano in modo giustamente positivo del fatto che l’economia mondiale va verso un soft landing, ma come ho detto in una di queste riunioni servirebbe anche un safe take off, perché c’è bisogno di dare una spinta all’economia soprattutto in Europa”.