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È fumata bianca sui giudici della consulta. Soddisfazione di Meloni
Dopo mesi di stallo, sconvocazioni e tredici scrutini andati a vuoto, si raggiunge finalmente in Parlamento l’elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale. Le trattative andate in scena fino a tarda notte tra maggioranza e opposizione, con contatti tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria dem Elly Schlein, producono l’attesa fumata bianca. Al termine dello spoglio risultano eletti Massimo Luciani (in quota Pd, con 505 voti); Roberto Cassinelli (in quota FI, con 503 preferenze); Maria Alessandra Sandulli (nome ‘tecnico’, con 502 voti) e Francesco Saverio Marini (in quota FdI, 500 preferenze). “Habemus papam” affermano lasciando l’Aula di Montecitorio i presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, e quest’ultimo aggiunge scherzando: “Oggi c’era il presidente Mattarella infatti abbiamo risolto, serviva lui”, con riferimento alla presenza del Capo dello Stato nella Sala della Regina per la presentazione di due volumi storici della collana ‘Fecero la scelta giusta’ dal titolo ‘I poliziotti che si opposero al nazifascismo e I poliziotti che soccorsero gli ebrei’.
Il via libera è salutato con soddisfazione da Palazzo Chigi: Meloni invia a nome proprio e del Governo gli auguri ai nuovi giudici esprimendo la propria “soddisfazione per l’ampio accordo raggiunto tra le forze parlamentari, che ha consentito la ricostituzione del plenum della Consulta”. Sulla stessa lunghezza d’onda Elly Schlein che sottolinea come “l’accordo ha tenuto con grande compattezza, sia dell’opposizione che della maggioranza, quindi molto bene. C’è molta soddisfazione”. L’intesa sui nomi si concretizza al mattino, con quello in quota FI che viene ufficializzato poco prima della chiama: non più Gennaro Terracciano, prorettore e professore ordinario di diritto amministrativo all’Università Roma Foro Italico, ma Roberto Cassinelli avvocato 69enne genovese, già deputato e senatore azzurro, che però alla fine non risulta essere l’unico di FI a raccogliere preferenze.
Oltre ai quattro eletti, infatti, prendono voti anche due esponenti di FI inizialmente inseriti nella rosa dei papabili: il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (4 preferenze) e il senatore Pierantonio Zanettin (5 voti). Un segnale di un non perfetto allineamento nel partito, i malumori, tuttavia, vengono smentiti dal segretario Antonio Tajani: “Non c’è mai stato un problema dentro FI: che ci fossero legittime aspirazioni sì, ma non abbiamo mai litigato, abbiamo sempre detto fin dall’inizio, e i parlamentari lo sapevano, che c’era un accordo di tutti i partiti di non mettere parlamentari in carica”. In maggioranza a far discutere c’è però anche il risultato di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi e tra gli autori del premierato, ultimo degli eletti con 500 preferenze; in FdI c’è infatti chi sospetta che il ‘piazzamento’ sia dovuto a qualche voto mancante da parte della Lega.
Giorgetti annuncia misure sul caro bollette
È in arrivo un provvedimento sul caro-bollette: lo preannuncia il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Nelle prossime settimane un provvedimento con riferimento alle dinamiche dei prezzi dovrà essere assunto”, ha assicurato Giorgetti durante il question time al Senato, “L’andamento dei prezzi dell’energia e le bollette non dipendono dal Governo ma da dinamiche estranee, speculative su cui l’attenzione del Governo è massima”, e dunque una “riflessione su ciò che è significato il passaggio al libero mercato degli utenti del mercato elettrico deve essere fatta”. Il rischio di rincari potrebbe vanificare il contenimento dell’inflazione, scesa da picchi del 12% dopo la crisi energetica a un livello vicino all’1%. “Per le famiglie abbiamo fatto uno sforzo importante con il cuneo fiscale e contributivo” e “il potere d’acquisto è aumentato”, rivendica il Ministro respingendo le accuse dell’ex premier Matteo Renzi che lo incalza. In arrivo anche un aggravio per le imprese che dovranno mettersi in regola con l’obbligo di stipulare contratti assicurativi per rischi catastrofali: salta la richiesta di un ulteriore slittamento del termine per adeguarsi e le aziende per mettersi in regola hanno tempo fino al 31 marzo 2025.
Salta anche la proroga del concordato biennale: la Commissione affari costituzionali del Senato ha approvato l’emendamento riformulato al decreto milleproroghe che riapre la rottamazione quater solo per chi, non avendo pagato o avendo pagato in ritardo una rata, è decaduto dal beneficio. Il provvedimento, intanto, ieri è stato approvato in prima lettura al Senato con voto di fiducia e ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva. Nelle parole del Ministro dell’Economia la crescita che si è fermata riflette il peggioramento della crescita globale, europea e in particolare della Germania “da due anni in recessione, diversamente dall’Italia”. Ma a ricordare che i due motori manifatturieri d’Europa sono sulla stessa barca arrivano i dazi di Trump: se il rapporto personale della premier Giorgia Meloni col presidente Usa aveva fatto sperare in misure mirate che risparmiassero l’Italia, le ultime uscite di Trump fanno intravedere dazi generalizzati a tutto spiano a partire dall’acciaio. Insomma, per il Governo si annunciano settimane nelle quali dovranno essere trovate soluzioni percorribili e sostenibili così da non vanificare i risultati ottenuti in questi primi due anni di legislatura.
Trump annuncia dazi reciproci. L’Ue rischia e si prepara
Dopo averli promessi per mesi in campagna elettorale, Donald Trump apre un nuovo capitolo della sua guerra commerciale, quello delle tariffe reciproche che colpiranno tutti i Paesi che tassano i beni americani. La misura rischia di infliggere un nuovo colpo all’Europa. Il presidente ha dato indicazione ai suoi consiglieri commerciali di elaborare un piano per i dazi reciproci, che saranno imposti “Paese per Paese”, a partire da quelli con cui gli Stati Uniti hanno il maggiore deficit commerciale. Le tariffe reciproche scatteranno probabilmente il 2 aprile, ha detto Howard Lutnick, nominato Ministro al commercio, impegnandosi a completare uno studio dettagliato sulla misura annunciata da Trump, prima quindi di una sua attuazione. Nell’esame rientrerà anche l’imposta sul valore aggiunto: “Sarà considerata un dazio”, ha spiegato il presidente annunciando che presto saranno varati anche i dazi sulle auto. Gli alleati degli Stati Uniti sono “spesso peggio dei nostri nemici” sul fronte commerciale, ha detto Trump dallo Studio Ovale, criticando l’Ue per non riservare un buon trattamento agli Usa.
Bruxelles sta affilando le armi per rispondere agli affondi commerciali del presidente americano anche se il dialogo resta la via privilegiata. “La cooperazione rimane la nostra opzione preferita. Restiamo impegnati in un dialogo costruttivo e nella ricerca di soluzioni negoziate, tutelando al contempo gli interessi dell’Ue così come gli Stati Uniti proteggono i propri”, ha detto il portavoce della Commissione Ue riferendo del recente colloquio fra il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic e il segretario al Commercio nominato degli Stati Uniti, Howard Lutnick. “Nel quarto trimestre del 2024, le importazioni statunitensi sono rimaste una determinante fondamentale della crescita del commercio mondiale” ma, “in prospettiva”, la situazione potrebbe cambiare perché con “nuovi dazi” si manifesterebbero “andamenti sfavorevoli”, ha messo in guardia la presidente della Bce Christine Lagarde.
Il Copasir ascolterà Lo Voi sul caso Caputi la prossima settimana
La prossima settimana il Copasir ascolterà il Procuratore di Roma Francesco Lo Voi. Il capo dei pm capitolini è stato convocato dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica in merito alla vicenda legata alla gestione degli atti nell’indagine partita da una denuncia del capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni Gaetano Caputi. All’orizzonte, sullo sfondo delle tensioni di questi giorni tra Governo e magistratura, si intravedono però anche spiragli di dialogo: Palazzo Chigi ha concordato l’incontro con i nuovi vertici dell’Associazione nazionale magistrati per il prossimo 5 marzo e lo stesso neoeletto presidente del sindacato delle toghe Cesare Parodi, chiedendolo lui stesso, si era detto “pronto al confronto” con il Governo sulla riforma della Giustizia.
Intanto resta sotto i riflettori la vicenda che riguarda invece il procuratore di Roma. Come fatto filtrare nei giorni scorsi Lo Voi ha atteso la formale convocazione nella “sede opportuna” per spiegare le scelte dell’Ufficio e sostenere la corretta applicazione delle norme. L’audizione arriva dopo che il Dis ha presentato un esposto alla Procura di Perugia, che ha avviato un fascicolo di indagine, lamentando la violazione del comma 8 dell’articolo 42 della legge speciale istitutiva dei servizi segreti. Per i denuncianti piazzale Clodio, a cui era stata trasmessa una informativa dai servizi classificata come “riservata”, avrebbe dovuto adottare le necessarie cautele per evitarne l’indebita diffusione. Dal canto suo Lo Voi, davanti al Copasir, illustrerà la sua difesa ribadendo di essere rimasto nel solco di quanto delineato dalla norma. Per il Procuratore capitolino non c’è stato alcun reato in quanto la norma speciale viene applicata in caso di azione coattiva da parte della Procura, con ordine di esibizione di atti al Dis. Nel caso in esame ciò non sarebbe avvenuto: nessun ordine e quindi nessuna infrazione della legge.
È stata, invece, correttamente applicata la legge generale a tutela del diritto di difesa con il deposito degli atti nella chiusura delle indagini a carico di alcuni giornalisti. Sul fronte Csm, Lo Voi, che ha incassato la solidarietà e il sostegno dell’Anm su quanto accaduto per la vicenda Almasri e in particolare l’iscrizione nel registro degli indagati della presidente del consiglio Giorgia Meloni e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi dopo un esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti, è stato oggetto di due richieste di apertura pratiche presentate dai membri laici del centrodestra, in cui si chiede di valutare dal punto di vista disciplinare la condotta del procuratore sia sul caso del generale libico che per vicenda Caputi.