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La Giornata Parlamentare. Francia e Polonia, ok all’uso dei missili occidentali in Ucraina

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Francia e Polonia hanno dichiarato pubblicamente che l'Ucraina ha il diritto di utilizzare i missili forniti dall'Occidente per colpire obiettivi all'interno della Russia.

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Francia e Polonia: ok all’uso dei missili occidentali. Meloni è preoccupata 

La guerra in Ucraina potrebbe presto entrare in un nuovo capitolo, dopo che Francia e Polonia hanno dichiarato pubblicamente che l’Ucraina ha il diritto di utilizzare i missili forniti dall’Occidente per colpire obiettivi all’interno della Russia. Durante il fine settimana, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che l’Ucraina dovrebbe essere libera di utilizzare le armi fornite dall’Occidente per attaccare siti all’interno della Russia. Parallelamente, alti funzionari della Casa Bianca, inclusi il Segretario di Stato Antony Blinken, stanno facendo pressioni affinché il presidente Joe Biden revochi il divieto sull’uso di missili americani per colpire obiettivi all’interno della Russia. 

Tuttavia, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha ribadito che non c’è alcun cambiamento nella politica attuale. Le dichiarazioni di Stoltenberg hanno provocato una reazione furiosa da parte di Mosca: il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha accusato il capo della Nato di aver oltrepassato i suoi limiti suggerendo attacchi contro la Russia, e il presidente Vladimir Putin ha avvertito che l’uso di missili occidentali contro la Russia potrebbe espandere il conflitto a livello europeo, insinuando che questa escalation potrebbe portare a conseguenze gravi. Le dichiarazioni di Stoltenberg hanno sollevato critiche anche all’interno della Nato: il vice primo ministro italiano Matteo Salvini ha chiesto al segretario generale di ritirare i suoi commenti e scusarsi, o di dimettersi. Anche il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha espresso preoccupazione, consigliando maggiore cautela nelle dichiarazioni riguardanti la guerra. 

Rissa sfiorata e tensione al Senato sul premierato

In Senato va in scena una nuova puntata della battaglia sul premierato. L’esame della riforma costituzionale va avanti a stop&go, tra sospensioni dell’aula, proteste e richiami. A sera l’aula di palazzo Madama approva gli articoli 3 e 4, andando a modificare l’articolo 88 della Costituzione sul semestre bianco e la disciplina della controfirma di alcuni atti del Capo dello Stato. Le votazioni per ora sono terminate e riprenderanno dopo le Europee, ma le opposizioni restano sulle barricate. A difendere la riforma è invece Giorgia Meloni che attacca: “La libertà del Presidente della Repubblica di scegliere il Governo in realtà non è prevista dalla nostra Costituzione salvo in un caso: quando il sistema non funziona, quando le forze politiche non sono in grado di scegliere la maggioranza e allora il Presidente della Repubblica è costretto a un ruolo di supplenza per una falla che esiste nel sistema. Quello che noi facciamo, banalmente è risolvere la falla nel sistema”. Nella discussione di ieri sul premierato va in scena lo scontro più duro e scoppia anche un parapiglia tra alcuni senatori di FdI e M5S, con gli assistenti parlamentari che devono intervenire per impedire che si arrivi alla rissa. 

La vicepresidente Anna Rossomando sospende la seduta e il presidente Ignazio La Russa convoca una riunione dei capigruppo assicurando che “la vicenda sarà oggetto di valutazione da parte della Presidenza”. Gli animi si riscaldano dopo l’intervento del senatore M5S Ettore Licheri, che all’indirizzo della maggioranza urla: “Potete fare tutto perché voi siete Giorgia, ma sappiate che la Costituzione uscirà dalle vostre mani e andrà nelle mani dei cittadini”. Il successivo intervento del capogruppo Avs Stefano De Cristofaro è interrotto per la lite scoppiata tra Roberto Menia (FdI) e il senatore del M5S Marco Croatti, mentre altri si frappongono tra i due per evitare il corpo a corpo, fino all’intervento degli assistenti parlamentari. In serata i senatori dell’opposizione, guidati dal gruppo Pd, in segno di protesta si tolgono le giacche, violando il dress code di Palazzo Madama e causano così l’interruzione dei lavori e nuove polemiche.

Il Cdm approva la separazione delle carriere della magistratura

Il Cdm, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha approvato l’atteso disegno di legge costituzionale per l’introduzione di norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. Le nuove norme intervengono allo scopo di distinguere, all’interno della Magistratura, che “costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”, la carriera dei magistrati giudicanti e quella dei magistrati requirenti, e di adeguare l’ordinamento costituzionale a tale separazione. Si prevede, di conseguenza, l’istituzione del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. 

Di tali Consigli superiori fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione. Gli altri componenti sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di Università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune entro sei mesi dall’insediamento compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previste dalla legge. Spettano a ciascun Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni, i trasferimenti, le valutazioni di professionalità e i conferimenti di funzioni nei riguardi dei magistrati. Con le nuove norme, la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati ordinari, giudicanti e requirenti, è attribuita alla neo-istituita “Alta Corte disciplinare”. 

Botta e risposta tra Meloni e Schlein sulla questione femminile

Lo scontro continua e passa da Meloni-De Luca a Meloni-Schlein e non su un tema da poco visto che la premier la butta sulla “questione femminile” tradita, a suo avviso, proprio dalla leader donna del Pd. I toni si accendono in una giornata di botta e risposta a distanza nella quale l’attacco del Governatore (“ha rivelato la sua vera identità con raffinata eleganza”) passa in secondo piano; è Giorgia Meloni ad attaccare per prima sull’identità dei dem e sul ruolo delle donne in una società maschilista: “La sinistra italiana ora si straccia le vesti perché mi sono difesa. Credo che si debba vergognare”. E poi alza il tiro su Schlein attaccandola frontalmente: “Mi spiace che Elly Schlein abbia perso ancora l’occasione di dimostrare di essere il cambiamento che aveva promesso”; poi l’affondo velenoso: “Continuo a tifare che Schlein tiri fuori il coraggio che la gente si attende da lei come leader e donna. In quello che è accaduto ieri c’è anche una questione femminile: De Luca non le manda a dire, il messaggio è che i bulli sono deboli, sono bravi a fare i gradassi dietro le spalle. È finito il tempo in cui le donne devono subire”. 

Altrettanto dura la replica della Segretaria: “Meloni si rivolge a me dicendo è finito il tempo in cui le donne devono subire. Come non essere d’accordo. Peccato che le donne subiscano ogni giorno le scelte del suo Governo e della sua maggioranza. Come quella di far entrare gli antiabortisti nei consultori a fare pressioni violente sulle donne e le ragazze che vogliono accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Come i tagli che lei sta facendo sulle pensioni delle donne, sulla sanità pubblica e sul welfare che sa benissimo che vuol dire lasciare il carico di cura sulle spalle delle famiglie e soprattutto sulle spalle delle donne, frenandole nel lavoro e nell’impresa. Le donne che subiscono ogni giorno discriminazione di genere non se ne fanno nulla delle sue ripicche personali”. 

Schlein blocca Tarquinio sulla Nato

Marco Tarquinio ha ribadito che la Nato va sciolta e ha portato scompiglio nel Pd. Prima il responsabile Esteri del partito Peppe Provenzano e poi la segretaria Elly Schlein hanno chiarito: è un candidato indipendente, non è lui che detta la linea. Ma l’ex direttore di Avvenire ha tenuto il punto trovando qualche sostenitore anche in casa dem, come Gianni Cuperlo: “Voterò Tarquinio, il tema che ha posto è legittimo e sacrosanto”. Nicola Zingaretti ha smorzato. Certo, Schlein si fa forte di un partito pluralista, ma le uscite dei candidati alle europee messi in lista come indipendenti rischiano di riaprire faglie. Qualche giorno fa Cecilia Strada ha detto che serve una patrimoniale, adesso Tarquinio,con l’uscita sulla Nato. Schlein è intervenuta per ribadire quanto aveva già chiarito Provenzano: “Non siamo i primi ad avere una tradizione importante di candidati indipendenti. Tarquinio è autorevole, ha espresso la sua opinione, ma la linea di politica estera del Pd la decide il Pd”. E cioè: “Noi siamo per un’autonomia strategica europea che si esprima all’interno delle alleanze internazionali e rafforzando le istituzioni multilaterali”. 

Nonostante l’uno-due, Tarquinio non si è mosso di un millimetro: “Anche Macron nel 2019 sanciva che la Nato era cerebralmente morta. Adesso, se lo dice Marco Tarquinio è uno scandalo. Io vedo che le alleanze funzionano se sono davvero difensive dell’umanità e della pace. Se moltiplicano la guerra diventano un problema per tutti e quindi è meglio scioglierle. Chi mi conosce sa che lo dico dagli anni Novanta che, sciolto il Patto di Varsavia, andava sciolta la Nato e andava costruito un nuovo patto paritario tra Unione Europea e il suo sistema di difesa non solo militare e gli Stati Uniti d’America”. Oltre che da Cuperlo, un’apertura a Tarquinio è arrivata da Goffredo Bettini e da Vincenzo Scotto. Sarcastico il commento del presidente del M5S, Giuseppe Conte: “Gli organi ufficiali del partito sono intervenuti dicendo che” Tarquinio “deve stare buono e calmo. A proposito di partiti plurali… Noi, invece, siamo costruttori di pace, abbiamo una linea chiara”.

Alla Camera

Dopo che ieri ha approvato la mozione sulla posizione del Governo italiano sulla riforma della governance economica europea e del Patto di stabilità e crescita e la proposta di legge sulla responsabilità dei componenti del Collegio sindacale, nella giornata di oggi e fino al lunedì 10 giugno alle 15.00 l’Assemblea della Camera non si riunirà così da consentire a ciascun partito di partecipare alla campagna elettorale per le europee e amministrative

Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri, con la Politiche dell’Ue, ascolterà la presidente della Commissione Integrazione europea dell’Assemblea nazionale della Repubblica di Serbia Elvira Kovács nell’ambito della discussione delle risoluzioni sull’allargamento dell’Unione europea ai Balcani occidentali. La Difesa ascolterà il Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti Gen. C.A. Luciano Portolano sulla difesa cibernetica. Tutte le altre Commissioni, invece, non terranno seduta.

Al Senato

Nella giornata di oggi e sino a martedì 11 giugno, l’Assemblea del Senato non si riunirà così da consentire alle forze politiche di poter partecipare alla campagna elettorale per le europee e le amministrative. 

Per quanto riguarda le Commissioni, la Politiche dell’Ue dibatterà l’Atto Ue sui servizi di sicurezza gestiti e quello sul quadro di sostegno per il trasporto intermodale di merci. L’Industria e Agricoltura ascolterà i rappresentanti di Alleanza delle Cooperative Italiane, Confcooperative, Legacoop ANBI, dell’Istituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana, dell’ISMEA, di Fedagromercati-Confcommercio, Federalimentare e Federpesca sul decreto su agricoltura e imprese di interesse strategico e si confronterà sullo schema di decreto legislativo per la semplificazione dei controlli sulle attività economiche. 

La Affari Sociali esaminerà il ddl relativo al terzo settore, l’Atto Ue sulle condizioni di lavoro dei tirocinanti e sulla lotta ai rapporti di lavoro regolari camuffati da tirocini, il ddl di semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale, il ddl relativo ai disturbi del comportamento alimentare, il ddl per l’inserimento lavorativo delle persone con disturbi dello spettro autistico, il ddl sulla mototerapia, il ddl per la tutela persone affette da patologie oculari cronico-degenerative, il ddl per la tutela delle persone affette da epilessia e il ddl per la tutela della salute mentale.

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