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Da Granada Meloni rilancia il Piano Mattei e riunisce i big sui migranti
L’Italia ha portato il tema migranti al centro del vertice della Comunità politica europea a Granada. Al forum, che riunisce 45 Stati del vecchio continente, la premier Giorgia Meloni arriva soddisfatta dell’accordo trovato mercoledì sul Patto migrazione e asilo e per la piega che ha preso il dibattito interno all’Ue, che si avvia su una strada più pragmatica, e che dimostra che l’Italia “è tutt’altro che isolata in questa trattativa”. Il focus ora si sposta sulla dimensione esterna dove l’Italia vuole essere “pioniera” nei “rapporti diversi dei quali abbiamo bisogno con il continente africano”. L’approccio, viene rimarcato, “non deve essere paternalistico, né predatorio”, ma “da pari a pari”. La strada è quella del Piano Mattei per lo sviluppo dei Paesi che si affacciano sull’altra sponda del Mediterraneo; ora si concretizzerà in una norma che è in dirittura di arrivo sulla governance di questo piano: l’intenzione di Palazzo Chigi è di portarlo poi al confronto con i paesi europei, con le istituzioni di Bruxelles e alla conferenza Italia-Africa di novembre.
L’Italia si è resa protagonista di un tavolo promosso assieme al premier britannico Rishi Sunak sulla lotta ai trafficanti e il contrasto dell’immigrazione irregolare, al quale erano invitati anche il premier olandese Mark Rutte e quello albanese Edi Rama. Al tavolo si sono uniti anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente francese Emmanuel Macron. L’idea è di proseguire il confronto dopo l’evento di Granada, anche perché, ha rimarcato Meloni, “la proposta italiana attuale non è quella di continuare a parlare di come ridistribuiamo persone che illegalmente entrano in Europa, ma di fermare la migrazione illegale”. La sfida è quella della concretezza con una serie di attività che vadano dagli scambi informativi alle collaborazioni di polizia, agli accordi con i Paesi d’origine e transito. In questo, la rinnovata intesa della premier con l’omologo inglese ha ampliato il fronte dell’Europa a 27 e acceso un faro sulle iniziative che Londra sta adottando, verificando l’interesse a entrare nei partenariati con i paesi africani. Non a caso il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo intervento al vertice ha citato la proposta di Sunak di lavorare più a stretto contatto sul tema dei migranti: “La migrazione è una sfida che dobbiamo affrontare tutti insieme e questo significa costruire più cooperazione tra noi nell’Ue e più collaborazione con i Paesi terzi”. Questa mattina Giorgia Meloni avrà un bilaterale con Olaf Scholz, con cui ha avuto delle interlocuzioni già nei giorni scorsi; le polemiche sulle Ong potrebbero essere archiviate dopo l’intesa raggiunta sul Patto migrazione e asilo.
Meloni assicura forniture militari a Zelensky. Barricate del M5S
Sistemi di difesa aerea, artiglieria e proiettili, missili a lungo raggio, droni, apparecchiature per la guerra elettronica: sono queste le richieste che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avanzato ai leader riuniti al summit di Granada della Comunità politica europea. “Abbiamo l’opportunità di infliggere una sconfitta fondamentale all’aggressione della Russia” ma servono altre armi, ha detto. Le ha chieste anche a Giorgia Meloni, in un incontro a margine del vertice: “Abbiamo discusso del prossimo pacchetto di aiuti militari dell’Italia, comprese le modalità per rafforzare la nostra difesa aerea”, ha chiarito il leader ucraino. La premier ha ribadito “il continuo e convinto sostegno a 360° del Governo italiano alle autorità ucraine” con “l’obiettivo di raggiungere una pace giusta, duratura e complessiva”. Meloni aveva confermato che ci sarà un nuovo pacchetto Ucraina, su cui sta già lavorando il ministro della Difesa Guido Crosetto, ma le forniture, aveva sottolineato, saranno fatte “compatibilmente con le richieste” e “con la necessità di non sguarnire la nostra sicurezza”. Il nuovo pacchetto (l’ottavo) agita la politica italiana; nei giorni scorsi aveva creato qualche tensione l’annuncio, da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani, di nuove forniture. Su questo la decisione spetta alla Difesa, aveva precisato Crosetto, salvo poi assicurare che con il titolare della Farnesina c’è una “sinergia piena e ottima”.
Il problema però, prima che politico, è tecnico: dopo quasi due anni di guerra le scorte di armi e munizioni italiane sono diminuite e i costi sostenuti sono molto elevati. Sulla questione, nell’opposizione si registrano opinioni differenziate: “Siamo dalla parte dell’Ucraina” sottolinea la segretaria del Pd Elly Schlein “ma, accanto al necessario sostegno anche militare a Kiev, dobbiamo esplorare ogni possibile spazio diplomatico per la fine del conflitto e la ricerca di una pace giusta che si faccia carico delle ragioni dell’aggredito”. Va all’attacco invece il M5S, che chiede a Crosetto di riferire in Parlamento: “Purtroppo il nostro governo persegue una strategia bellicista, guerrafondaia”, afferma Giuseppe Conte, per il quale “Meloni ha deciso di dare priorità” agli “aiuti con le armi e quindi alla produzione di armi e munizioni, mentre programma tagli alla spesa sanitaria e volge le spalle agli italiani”.
Dopo le numerose scosse, il Cdm vara il decreto sui Campi Flegrei
Il Cdm, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro Nello Musumeci, ha approvato un decreto per la prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei. Esso introduce la possibilità di adottare un piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno bradisismico, che dovrà essere approvato con decreto del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, di concerto con il Ministro dell’economia, d’intesa con il Presidente della Regione Campania e sentiti la Città Metropolitana di Napoli e i Sindaci dei Comuni interessati. Il piano sarà composto da quattro attività: uno studio di microzonazione sismica; un’analisi della vulnerabilità sismica dell’edilizia privata; un’analisi della vulnerabilità sismica dell’edilizia pubblica e un primo piano di misure per la mitigazione; un programma d’implementazione del monitoraggio sismico e delle strutture. Sulla base dei dati di sollevamento bradisismico e della sismicità dell’area, il Dipartimento della protezione civile provvederà a una prima delimitazione urgente della zona d’intervento. Per la celere attuazione del piano, il Dipartimento si avvale di una struttura di supporto.
Inoltre, si definisce il piano di comunicazione alla popolazione, approvato dalla Regione Campania, in raccordo con il Dipartimento della protezione civile. Tale piano prevede il potenziamento d’iniziative già avviate e lo sviluppo di nuove iniziative finalizzate alla diffusione della conoscenza dei rischi, con specifico riguardo alle persone con disabilità. Si prevede, entro 60 giorni, la definizione del piano di emergenza che contiene le procedure da adottare in caso di aggravamento del fenomeno in atto. Si introducono misure urgenti per la verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporti e di altri servizi essenziali. Si prevede che la Regione Campania coordini le attività di verifica delle criticità per assicurare la funzionalità delle infrastrutture di trasporto. Infine, si prevede il potenziamento della risposta operativa territoriale di protezione civile. Quanto ai profili finanziari, l’onere complessivo derivante dalle disposizioni del decreto ammonta a 52,2 milioni di euro.
L’11 novembre Schlein porterà il Pd in piazza conto il Governo
La Segretaria del Pd Elly Schelin chiude il suo intervento in Direzione nazionale del partito lanciando la data dell’11 novembre per quella “piazza Pd”, un appuntamento considerato il più importante di una serie di iniziative in tutto il Paese che lanciano di fatto la campagna del Pd per le elezioni europee e amministrative del prossimo anno. Le Europee saranno “cruciali”, uno “spartiacque” per l’Ue, e proprio per questo è bene evitare “logiche riduttive, modeste”, quelle del “derby per contendersi a suon di polemiche, distinguo i voti con i potenziali alleati”. È un passaggio netto vista l’irrequietezza del M5S e di Azione, perché è ben chiaro dalle parti del Nazareno il rischio di una competizione suicida tutta interna alle opposizioni. Lo dice anche Stefano Bonaccini: “È finita la luna di miele del Governo col paese”, ma “il problema è che non cala il consenso della destra” perché “si fa fatica a vedere le opposizioni complessivamente come un’alternativa concreta e credibile”. La leader Pd Un vuole evitare questo rischio a tutti i costi, consapevole che la maggioranza è in difficoltà e che sarebbe imperdonabile fare a Giorgia Meloni il favore di dividere l’opposizione. “Il primo anno di Meloni si chiude tra le proteste”, e dunque “noi siamo sempre disponibili a lavorare per costruire insieme alle forze un’alternativa vincente a questa destra”. Tanto più, sottolinea, che si tratta di una destra “reazionaria e con pulsioni autoritarie”.
Tutto il suo intervento è un alternarsi di critiche alla maggioranza e richiami ai potenziali alleati. Schlein rinfaccia al Governo le politiche migratorie, “l’attacco ai poveri”, l’approccio “repressivo”, i “tagli alla sanità”, l’atteggiamento in Europa; la riforma del patto di stabilità non deve portare ad un “ritorno dell’austerità”. Peccato che “non vediamo il governo italiano fare questa battaglia”. Assicura che lavorerà per costruire alleanze larghe per le amministrative e ripete di nuovo: “Continueremo a non indugiare mai in polemiche e distinguo con le altre opposizioni. La nostra gente ci chiede di costruire convergenze, non di competere per lo zero virgola nei sondaggi della settimana. Vogliamo parlare al 50% di italiani che non vanno più a votare”. Il primo terreno di convergenza è stato il salario minimo (su cui il Pd e le altre opposizioni raccoglieranno le firme domenica) e il copione vorrebbe replicarlo sulla sanità. Ma non solo: la leader Pd elenca tutte le “battaglie” che intende combattere, dal diritto alla casa alle barricate contro le riforme annunciate dal Governo (premierato e autonomia), senza dimenticare la transizione ecologica, la difesa della “autonomia della magistratura” e il Pnrr che il centrodestra rischia di sprecare. La replica finale è dedicata ancora una volta ai litigiosi compagni di opposizione: “Non ci stupiamo delle differenze con le altre forze, ma non dobbiamo concentrarci solo sulle differenze con un distinguo costante”: i distinguo, avverte di nuovo, “portano a far venire meno quella prospettiva che noi siamo in grado di costruire l’alternativa”.
La Lega attacca la giudice di Catania. Scontro con l’Anm
Un video fa di nuovo finire nella bufera la giudice di Catania Iolanda Apostolico, che ha annullato il trattenimento di quattro migranti nel Cpr di Pozzallo sconfessando il decreto Cutro. E provoca un botta e risposta tra la Lega e l’Anm che esprime la sua preoccupazione per la tendenza a scandagliare la vita privata dei magistrati piuttosto che criticare nel merito i loro provvedimenti. A postare quei pochi minuti di girato su X è Matteo Salvini che scrive: “25 agosto 2018, Catania, io ero Vicepremier e Ministro dell’Interno. L’estrema sinistra manifesta per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: la folla urla “assassini” e “animali” in faccia alla Polizia. Mi sembra di vedere alcuni volti familiari”. Il riferimento è alla magistrata, che viene riconosciuta dal deputato siciliano della Lega Anastasio Carrà nella donna che nel filmato è tra il cordone della polizia e i manifestanti. Ce n’è abbastanza perché Salvini, che oggi tornerà a Palermo per il processo Open Arms, esprima tutto il suo “sconcerto per quello che sta emergendo”. La magistrata però fornisce ad alcuni colleghi la ricostruzione di quanto si vede nel video: era tra le forze dell’ordine e i manifestanti, per la maggior parte di estrazione cattolica e in minore misura di esponenti della sinistra, nel tentativo di evitare contatti tra le due parti, dopo che c’era stato un primo scontro tra di loro.
Sulla vicenda la Lega si mobilita subito contro la “toga” di Catania. Carrà sfida Apostolico a smentirlo; se tra quei manifestanti “ci fosse davvero la Apostolico, sarebbe gravissimo. Una giudice del genere, in tal caso, dovrebbe essere radiata immediatamente”, rincara il vicesegretario della Lega Andrea Crippa che già nei giorni scorsi tuonava contro la Germania che “finanzia le ong per destabilizzarci”. Interviene anche il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Se qualcuno si lamenta adesso di essere accusato di non apparire imparziale forse qualche comportamento un po’ diverso poteva averlo. Poi io come Ministro dell’Interno giudico quelle sentenze per quello che è il loro contenuto”. Poi è tutto un susseguirsi di dichiarazioni per chiedere ad Apostolico spiegazioni e al Ministro Carlo Nordio di riferire al più presto in Aula: due interrogazioni al Guardasigilli sono già state presentate dalla Lega e da FdI, mentre il sottosegretario Delmastro attacca anche il giudice di Firenze che ha valutato la Tunisia un Paese non sicuro. Il M5S critica la maggioranza mentre Matteo Renzi si schiera con la Lega: “Trovo scandaloso che un magistrato vada in piazza. Se vuoi fare politica, non fai il magistrato”.