Meloni rafforza l’asse con Varsavia e rilancia i Conservatori europei
Chi spera in una crepa nei Conservatori riformisti europei rimarrà deluso, Italia e Polonia “hanno gli stessi obiettivi” e “con la stessa forza difendono gli interessi nazionali”: in un blitz di poche ore a Varsavia, Giorgia Meloni rassicura il suo principale alleato in Europa Mateusz Morawiecki ma la Premier manda anche un messaggio di compattezza anche all’intera famiglia dell’Ecr. Lo scenario è incerto da qui alle elezioni europee del giugno del 2024: sarà un anno “entusiasmante ma duro”, prevede la leader di FdI, consapevole che saranno cruciali il voto in Spagna a fine luglio e poi quello in Polonia in autunno. Le tensioni attraversano Paesi e partiti, mettendo alla prova anche le alleanze nazionali; Meloni fin qui ha sorvolato sulla fuga in avanti di Matteo Salvini e sui veti di Antonio Tajani ai sovranisti alleati della Lega, il Rassemblement National di Marine Le Pen e i tedeschi di Afd. Mentre c’è chi fa “alchimie” o usa “i bilancini”, lei da presidente di Ecr indica come “unico obiettivo” quello di “rafforzare la nostra famiglia”, per “collaborare e avvicinare tutti i partiti simili ai nostri: comunque vada, i Conservatori dovranno essere determinanti dopo le elezioni europee”.
Intanto, è il piano, sostegno totale a Vox in Spagna: “Contro di loro vedo le stesse accuse, gli stessi tentativi di spaventare i cittadini usati contro di noi. Ci sono passata, non funziona”. E sostegno totale anche a Morawiecki e al suo partito, il PiS: una loro sconfitta in autunno ridurrebbe a due gli esponenti dell’Ecr nel Consiglio Ue e porterebbe al governo in Polonia Donald Tusk, big del Ppe decisamente contrario all’avvicinamento fra Popolari e Conservatori. I migranti sono il fulcro della campagna già infuocata, con il Governo che vuole un referendum, contestualmente alle elezioni, sull’obbligo di ricollocamento previsto dal Patto migrazioni e asilo, lo stesso capitolo delle conclusioni del Consiglio Ue non condiviso venerdì scorso da Morawiecki e dal presidente ungherese Viktor Orban, nonostante la mediazione di Meloni.
“Chi pensa che ci possiamo dividere s’illude”, taglia corto la premier, spiegando il suo “rispetto” per l’ipotesi di referendum e ribadendo che Bruxelles dovrebbe riconoscere “più concretamente” lo sforzo di Varsavia nell’accogliere i rifugiati dall’Ucraina. L’obiettivo condiviso è portare l’Europa ad affrontare l’immigrazione illegale prima che entri nel suo territorio, ossia direttamente in Africa. Comunione d’intenti totale anche sul fronte del sostegno all’Ucraina, resa anche plasticamente nel colloquio di oltre un’ora e nella passeggiata nel Park Lazienki intorno al Palazzo sull’acqua. E poi ancora, uno accanto all’altra, sul palco del seminario Ecr, dove Morawiecki usa toni perentori: “Se non controlliamo la migrazione irregolare rischiamo di vedere nelle nostre strade quello che vediamo ora in altri stati membri”, dice alludendo ai disordini in Francia. Su questo terreno “la sovranità polacca non può essere intaccata dalla Commissione Eu”, attacca, ribadendo anche il “no” deciso alla modifica dei Trattati per decidere a maggioranza qualificata, anziché all’unanimità, su alcune materie.
Santanchè si difende in Aula. M5S annuncia una mozione di sfiducia
Nessun avviso di garanzia, nessun compenso milionario dalle aziende, nessuna multa da pagare, ma “una campagna di vero e proprio odio” e la volontà di difendere “il mio onore e anche quello di mio figlio”: è questo il fulcro della strategia difensiva della ministra del Turismo Daniela Santanchè. Dopo due settimane di polemiche, al Senato si smarca dalle accuse e contrattacca sull’inchiesta di Report sulle aziende Visibilia e Ki Group. La maggioranza fa quadrato: FdI le rinnova la fiducia e la Lega accoglie con favore l’“atto di trasparenza non dovuto”. “Giuro sul mio onore che non sono stata mai raggiunta da alcun avviso di garanzia e ho chiesto ai miei avvocati di verificare”, ha esordito Santanchè, prendendo la parola dai banchi del Governo circondata dai ministri: i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, la Ministra Elisabetta Casellati, il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi e quello per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. “Vi prego di reagire a questa pratica che oggi tocca a me e che domani potrebbe colpire qualsiasi cittadino politico o non politico”, esorta Santanchè rivolgendosi ai senatori.
Nel suo intervento elenca le cifre sulle sue partecipazioni alle società su cui la procura di Milano ha aperto un fascicolo. “Voglio precisare alcuni dettagli omessi e artefatti”, scandisce: “Dalla Ki Group ho ricevuto nel triennio 2019-2021 27mila euro lordi, una media di 9mila euro l’anno”; “il Tfr non pagato ai dipendenti? Era da corrispondere nel 2023. Ho chiesto informazioni e posso dire che tutti verranno soddisfatti nei loro diritti di credito”. Quanto al “mio gruppo, che orgogliosamente ho fondato e di cui mi assumo la responsabilità” precisa che per “30 anni nessuno mi ha accusato di alcunché”. Poi chiosa: “Quando mi guardo allo specchio mi piace quello che vedo riflesso. Solo chi ruba nasconde, io non ho nulla da nascondere. E mi fa sorridere che le critiche più feroci arrivino da coloro che in privato hanno tutto un altro atteggiamento e a cui magari fa piacere prenotare nei locali che ho fondato. E mi fermo qui per carità di patria…”.
L’Aula, quasi piena, ascolta in silenzio, scaldandosi solo quando il capogruppo M5S Stefano Patuanelli annuncia una mozione di sfiducia, le cui motivazioni sono state illustrate a stretto giro dal presidente Giuseppe Conte in una conferenza stampa al termine dell’informativa: “Noi riteniamo che non ci siano le condizioni affinché il made in Italy sia rappresentato dalla ministra Santanchè. È una questione di etica pubblica”. Prima della mozione di sfiducia, il Pd, che in aula ha rilanciato la richiesta di dimissioni, ha chiarito di non aderire alla mozione ma che la voterà. Si riallarga poi la tensione tra i centristi di Azione e Italia viva, impegnati in un dibattito interno sul garantismo: l’intervento a nome di Azione-Italia viva è affidato al senatore renziano Enrico Borghi, che chiama in causa la premier Meloni, cui affida la valutazione sulla permanenza al Governo della ministra, e dice no alla “presunzione di innocenza a targhe alterne”; dissente Carlo Calenda: “Il garantismo non c’entra, Santanchè valuti passo indietro”.
Passa la sospensiva sul Mes, tutto rimandato a novembre
Come previsto, della ratifica del Mes se ne riparlerà dopo l’estate e sicuramente non prima di novembre. È passata la richiesta di sospensiva della maggioranza che ha impedito la discussione dell’Aula della Camera su un provvedimento che da mesi divide gli schieramenti ed è molto atteso da Bruxelles. Con 195 voti a favore e 117 contrari, Montecitorio ha deciso di sospendere senza appello per quattro mesi la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità istituito nel 2012. Serve la ratifica parlamentare per farlo entrare in vigore e l’Italia è sotto la lente di tutta l’Eurozona essendo rimasto l’unico Paese dell’Unione a non aver provveduto a farlo. La lunga sospensiva era stata già annunciata da giorni per cui alla Camera i toni non si sono alzati più del dovuto e le proteste delle opposizioni sono state limitate a schernire la scelta della maggioranza di procedere ad un rinvio che certamente allontana ma non risolve quella che è indubbiamente una grana per il governo di Giorgia Meloni.
Infatti, in molti, anche nella maggioranza, non nascondono che il rinvio a novembre comporti almeno un paio di rischi: le elezioni europee (giugno 2024) saranno più vicine e quindi la conflittualità interna più accesa; in quelle settimane la legge di Bilancio sarà nel vivo e la Commissione Ue sarà ancora più attenta nei confronti dell’Italia. A tutto ciò bisogna aggiungere che la ratifica deve necessariamente arrivare entro la fine dell’anno, pena il ritorno al vecchio Mes del 2012. Comprensibile quindi che sia nei corridoi della Commissione che in diverse cancellerie dei Paesi eurozona si guardi con apprensione a un rinvio che sposta la ratifica pericolosamente a ridosso della dead-line. “L’Italia così resta l’ultimo Paese a non aver ratificato uno strumento importante. Non si è mai vista una maggioranza scappare su una questione così rilevante”, sottolinea Chiara Braga per il Pd e aggiunge: “Ancora oggi decidete di non decidere”; anche il resto dell’opposizione è molto critico sulla scelta del Governo. Poche e isolate le voci della maggioranza in questa giornata: “Il Mes così com’è sarebbe un passo indietro e non in avanti verso una Ue davvero unita”, osserva Andrea Orsini di Fi illustrando la questione sospensiva sulla ratifica del Mes.
Alla Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per l’esame della pdl per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri ascolterà l’esponente dell’opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya. La Difesa audirà i rappresentanti sindacali del Corpo Forestale dello Stato sulle tematiche relative all’impiego del personale transitato nell’Arma dei Carabinieri. La Cultura, assieme alla Lavoro, proseguirà le audizioni sullo schema di decreto legislativo sulla riforma dello sport. A seguire, dibatterà sulla pdl per l’introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche, sulla pdl per l’introduzione dell’insegnamento di scienze giuridiche, economiche e del lavoro nel primo biennio dei corsi delle scuole secondarie di secondo grado e l’attribuzione del coordinamento dell’insegnamento dell’educazione alimentare nei corsi scolastici del primo e del secondo ciclo di istruzione; svolgerà delle audizioni sulle pdl per l’introduzione dell’insegnamento del diritto del lavoro e della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro nelle scuole secondarie. La Affari Sociali esaminerà la pdl per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche e svolgerà delle audizioni sul Piano europeo di lotta contro il cancro. Infine, la Politiche dell’Ue proseguirà il ciclo di audizioni sull’Atto Ue sulla politica di ciberdifesa dell’UE e dibatterà sulla relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Al Senato
Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori dell’Aula di palazzo Madama riprenderanno la settimana prossima alle 16.30 con l’esame del ddl per l’istituzione del Museo della Shoah a Roma, del ddl per l’istituzione della Giornata nazionale per il diritto al divertimento in sicurezza, del ddl per il riconoscimento della figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio e del ddl per il ripristino della festività nazionale del 4 novembre.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il ddl sul reato di tortura, il ddl sul legittimo impedimento del difensore, il ddl sulle spese della giustizia per il recupero dei crediti professionali, il ddl relativo alla sottrazione o trattenimento anche all’estero di persone minori o incapaci, il ddl sulla diffamazione a mezzo stampa, i ddl sulla geografia giudiziaria, i ddl sulla lite temeraria. Tutte le altre Commissioni, invece, non si riuniranno.