Meloni lavora allo sprint sul presidenzialismo
Continua lo sprint del Governo sulle riforme costituzionali e prende sempre più la forma del premierato, con l’elezione diretta del capo del governo invece di quella del presidente della Repubblica. È il modello su cui la premier Giorgia Meloni si è confrontata con i capigruppo parlamentari di FdI; per Antonio Tajani: “Noi non abbiamo pregiudizi, ma mi pare si vada verso una proposta di elezione diretta del presidente del Consiglio”, ammette parlando ai giornalisti, un modello utile anche a tenere in equilibrio la riforma dell’autonomia differenziata. “Così si potrebbe avere un equilibrio: un Governo che dura a lungo al centro e poi un’autonomia amministrativa”, è l’argomentazione del Ministro degli Esteri. A fargli eco è il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani di FdI: “Un’autonomia più forte a livello locale, fermi restando i Lep, non significa spaccare il Paese, sarà agganciata anche a uno Stato più forte a livello centrale”.
Parole che nascondono la necessità di controbilanciare i rischi dell’autonomia e soprattutto dare il segnale che non s’intende perder tempo sul presidenzialismo così come ribadito dalla Ministra per le Riforme Elisabetta Casellati. In ogni caso, che le due riforme debbano marciare insieme, si ripete da mesi: l’autonomina è già in discussione in Commissione Affari costituzionali del Senato mentre sul Presidenzialismo non c’è ancora un testo ufficiale. Possibile che siano state affrontate le linee generali nella riunione tra Meloni e i capigruppo Lucio Malan e Tommaso Foti a Chigi, riservatissima, in cui si è discusso anche dove e quando: un’idea potrebbe essere di far partire l’esame dalla Camera, in alternanza rispetto all’autonomia al Senato, una scelta che in realtà nasconde i sospetti incrociati tra alleati di governo. Complice anche l’onda positiva delle ultime elezioni amministrative, la maggioranza punta a dare un segnale concreto della volontà di assegnare ai cittadini la scelta sul capo del governo. In più, si fa largo l’ipotesi di un ticket premier-vicepremier ossia introdurre l’elezione diretta anche del vicepresidente del Consiglio.
È scontro sull’emendamento del Governo sulla Corte dei Conti
Dopo giorni di stop and go, indiscrezioni e rinvii, il Governo presenta l’emendamento che esclude la Corte dei Conti dal “controllo concomitante” sul Pnrr e proroga di un anno il cosiddetto scudo erariale. La proposta di modifica è stata depositata nelle Commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, impegnate con l’esame del decreto sulla PA. Le opposizioni insorgono: “Una forzatura inaccettabile”; ma il governo assicura: “Non è in atto nessuna guerra tra il governo e la Corte dei Conti, né si mette in discussione la necessità di controlli di legalità sulle opere pubbliche”, afferma il titolare dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, insomma “nessun colpo di spugna”, il punto però è che “servono controlli meno pesanti, meno oppressivi”. “C’è il massimo rispetto del Governo verso la Corte dei Conti”, aggiunge Raffaele Fitto. La magistratura “deve esercitare il potere giudiziario non il potere politico”, è l’opinione del vicepremier Antonio Tajani. Proprio i vertici della magistratura contabile saranno auditi alla Camera e poi ricevuti oggi a palazzo Chigi (non sarà però presente la premier Giorgia Meloni, attesa in Moldavia per il vertice della Comunità politica europea) per un incontro che era nell’aria da alcuni giorni, dopo i rilievi della Corte sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rilievi che avevano suscitato la reazione del Governo e la replica dei giudici contabili, che avevano espresso “sconcerto” e “stupore”.
Nell’emendamento l’esecutivo modifica la norma del 2020 in base alla quale “la Corte dei Conti, anche a richiesta del Governo o delle competenti Commissioni parlamentari, svolge il controllo concomitante sui principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell’economia nazionale”. Il testo presentato precisa: “Ad esclusione di quelli previsti o finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Le opposizioni salgono sulle barricate: l’emendamento del governo “è vergognoso e inaccettabile”, “ci opporremo in ogni modo a questa ennesima forzatura”, dichiarano i capigruppo Pd Francesco Boccia e Chiara Braga. Anche Giuseppe Conte promette battaglia: “Ci opporremo con tutte le forze” anche perché “senza il controllo della Corte dei Conti verrebbe meno anche la possibilità per il Parlamento di essere aggiornato sull’utilizzo di queste risorse”. Per il verde Angelo Bonelli si tratta di “un attacco al ruolo di un organo autonomo e indipendente”. La “maggioranza si fa beffe di Mattarella”, attacca il segretario di Più Europa Riccardo Magi, mentre il capogruppo terzopolista Matteo Richetti definisce “senza pudore” il Governo che “non vuole essere disturbato”.
L’Italia si prepara a inviare all’Ucraina nuove munizioni e missili
L’Italia è pronta a fornire nuovo supporto militare all’Europa e all’Ucraina. Il prossimo pacchetto di aiuti è ancora in elaborazione ma l’iter è avviato. Nel settimo decreto potrebbero finire in lista munizionamenti e gli Skyguard-Aspide, probabilmente stavolta ricondizionati in Italia, ed equipaggiamenti contro il rischio Nbcr (nucleare, biologico, chimico e radiologico). Tra le richieste che potrebbero essere soddisfatte ci sono anche veicoli blindati e grandi quantità di munizioni. In cantiere però ci sono anche nuove sinergie industriali che porteranno a nuovi aiuti, anche se non è chiaro se sarà possibile inserirli nel prossimo provvedimento o in altri successivi. Al gruppo di contatto dei paesi Nato che si è tenuto una settimana fa a Ramstein era stato già chiesto un incremento della produzione, che potrebbe alimentare il programma di difesa europeo: dell’aumento beneficeranno infatti anche gli altri Paesi dell’Unione. E proprio in queste ore una delegazione dell’Ue ha visitato le unità produttive dell’Agenzia industrie Difesa. Sotto i riflettori c’è lo stabilimento militare munizionamento terrestre di Baiano di Spoleto, che produce giubbotti antiproiettile, granate e i missili Vulcano.
La visita ha riguardato anche lo stabilimento militare pirotecnico di Capua, che fabbrica munizionamento di piccolo e medio calibro, e di Fontana Liri, specializzato in polveri da sparo. Su quest’ultimo la Commissione europea sta valutando anche la possibilità di nuovi investimenti. Nel sesto pacchetto l’Italia, insieme alla Francia, aveva già disposto la fornitura di un sistema anti-missile Samp-T che sarà operativo a breve ed ha addestrato personale ucraino. Quel provvedimento risale ormai a quattro mesi fa e il Governo si sta preparando al settimo: l’elenco degli armamenti è stato illustrato ieri al Copasir dal ministro della Difesa Guido Crosetto e come nelle altre occasioni il contenuto è comunque secretato e sarà oggetto di un nuovo decreto che andrà a breve in Gazzetta ufficiale. Il ministro ucraino Reznikov aveva anche chiesto ai Paesi amici dei caccia da combattimento, ma al momento non sarà Roma ad inviarli e nei giorni scorsi Crosetto ha già smentito che militari italiani possano partecipare alla formazione dei piloti di caccia F16, forniti prossimamente da un altri Paesi a Kiev.
Schlein reagisce alle critiche: “Siamo qui per restare”
Dopo due giorni di critiche Elly Schlein torna a parlare: “Mettetevi comodi, siamo qui per restare”. La segretaria Pd, che lunedì aveva ammesso la sconfitta alle amministrative, non ci sta a finire sul banco degli imputati dopo soli tre mesi di lavoro alla guida del partito e in una diretta Instagram attacca il governo sul Pnrr e sulle “fake-news sull’Emilia Romagna”, accusa la maggioranza di “politicizzare l’alluvione” e chiede l’immediata nomina del Commissario nella regione, lasciando intendere che debba essere Stefano Bonaccini. Un modo per rispondere anche ai tanti che nel Pd durante la segreteria di due giorni fa e nei corridoi del Parlamento si erano lamentati per una sua presunta scarsa presenza sui temi caldi, sulle questioni più importanti del dibattito. Schlein dimostra di non avere gradito il fuoco di fila dei giorni scorsi: “Noi non ci fermiamo, abbiamo da ricostruire una prospettiva e da dare una speranza a questo Paese. Andiamo avanti con le nostre battaglie. Non ci spaventano gli attacchi. A chi pensa sia finita voglio dire: abbiamo solo cominciato. Il cambiamento non è un pranzo di gala, è scomodo. Siamo qui per fare esattamente quello che diciamo”.
E per smentire le accuse di essere troppo poco presente sui grandi temi aggiunge appunto due passaggi contro il Governo e la maggioranza per le “fake-news sull’E-R”. “Vengano piuttosto, invece di questi attacchi, a riferire in Parlamento su quello che intendono fare per il Pnrr. Questo Governo sta rallentando l’attuazione, sta mettendo in difficoltà Comuni e imprese, rischia di farci perdere un’occasione storica e irripetibile”. In difesa della segretaria si pronuncia Dario Franceschini che rompe un lungo silenzio per denunciare “un clima insidioso” nel Pd: “Si rischia che un risultato negativo di cui Schlein non ha alcuna responsabilità venga usato per iniziare a indebolirla. Nessuno ha la bacchetta magica, nemmeno Schlein. Mi rattrista un po’ che le lezioni del passato non bastino mai. Tutti i leader del Pd, sottoscritto compreso, hanno subito dal primo giorno un’azione di logoramento. Allora dico: fermiamoci”.
Ma la segretaria deve gestire anche la grana del voto di oggi al Parlamento europeo sulla risoluzione che apre all’uso del Pnrr per la produzione di armi. Schlein è contraria, contrarissima, e lo dice chiaramente: “Non è per noi accettabile utilizzare le risorse Pnrr e coesione per produrre munizioni e armamenti”. Il concetto viene ribadito anche al governo Meloni: “Non è accettabile che si pensi di togliere fondi dai nidi per metterli nella produzione di munizioni e armamenti”. Il Pd lo ripeterà oggi in un question time al Senato. Il problema è a Bruxelles. Il Pd ha presentato anche degli emendamenti, accolti dal gruppo socialista, per chiedere di fissare questo principio nella risoluzione, ma pare scontato che il Parlamento europeo non li approverà. Sulla risoluzione Schlein non ha dato indicazioni di voto, lascia la decisione all’autonomia del gruppo. E il gruppo Pd in Ue è diviso: la maggioranza è orientata comunque a votare a favore, anche se verranno bocciati gli emendamenti, per non smarcarsi dagli altri socialisti europei che diranno sì e per non rischiare di aprire una crepa nella linea pro-Ucraina.
Alla Camera
Dopo che ieri è stata approvata la mozione sulle iniziative volte al superamento delle criticità relative al fenomeno del caro affitti per gli studenti fuori sede, l’Assemblea della Camera dei deputati oggi non si riunirà. L’Aula di Palazzo Montecitorio tornerà a riunirsi lunedì alle 10.00 per l’esame del decreto per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali, assieme alla Lavoro, esaminerà il decreto per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Amministrazioni pubbliche. A seguire, sullo stesso argomento, ascolterà il Presidente della Corte dei conti Guido Carlino. La Esteri, con la Difesa e la rispettiva del Senato, ascolterà il Comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) Gen. C. A. Francesco Paolo Figliuolo sulla deliberazione del Cdm in merito alla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. La Finanze proseguirà le audizioni sulla cessione dei crediti fiscali relativi a interventi edilizi su edifici siti nei territori dell’area Flegrea interessati da movimenti bradisismici.
Al Senato
L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per svolgere le interrogazioni e alle 15.00 per la discussione delle interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali svolgerà diverse audizioni e dibatterà sui ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. A seguire esaminerà il ddl per l’elezione diretta dei presidenti delle Province, dei sindaci metropolitani e dei sindaci. La Giustizia svolgerà delle audizioni sul ddl per l’elezione componenti del Consiglio superiore della magistratura. La Esteri e Difesa incontrerà una delegazione della Commissione per l’energia, le risorse naturali, il commercio e l’industria del Parlamento della Regione del Kurdistan iracheno. La Cultura svolgerà delle audizioni sull’impatto dell’intelligenza artificiale nei settori di competenza della Commissione, anche con riferimento al servizio ChatGPT. La Industria e Agricoltura svolgerà delle audizioni sul ddl per la revisione del sistema d’incentivi alle imprese.