Il Parlamento, senza intesa, voterà per giudici della Consulta il 23 gennaio
Non sarà una Consulta nel suo plenum a decidere, il 20 gennaio, sui referendum sull’Autonomia, la cittadinanza e il lavoro. Il Parlamento, nonostante da più parti sia stata annunciata un’intesa, dopo la fumata nera dell’ultima votazione tornerà a convocarsi in seduta comune solo giovedì 23 gennaio, a cose fatte sui referendum, dunque, visto che la Corte Costituzionalepuò, comunque, deliberare con il numero minimo di 11 componenti. I partiti avranno ancora un po’ di tempo per trovare un’intesa. “Si è vicini a una soluzione”, assicura il leader di FI Antonio Tajani parlando a Tv2000, smentendo, tra l’altro, che la questione sia in casa azzurra: “Non è assolutamente quello il problema ma si tratta di individuare un candidato indipendente che si aggiunga ad altri tre candidati espressione del Parlamento”. I due nomi che vengono ormai dati per assodati sono quelli di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni e del costituzionalista Massimo Luciani (in quota opposizioni).
Per quanto riguarda la propria casella FI fa sapere: “Al momento opportuno faremo il nostro nome”. Esclusi, su indicazione del governo, i parlamentari, farebbe parte della rosa azzurra l’ex deputato Roberto Cassinelli ma anche Andrea Di Porto, avvocato vicino alla famiglia Berlusconi. Resta il nodo del tecnico, con le quotazioni dell’Avvocata dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli che vengono date in questo momento in discesa. La partita, tra l’altro, sembra poter rientrare in un più ampio ragionamento che comprende anche la questione della Vigilanza Rai con la prossima seduta convocata per il 22 gennaio, alla vigilia del voto sui quattro giudici della Consulta.
Tajani invita il centrosinistra a dialogare anche su questo fronte e sostenere Simona Agnes: “Dovrebbe essere giusto sbloccare la situazione perché non è mai successo che le opposizioni votassero contro un presidente e non lo facessero eleggere”. Comunque vadano le cose e al di là dei tempi che richiederà l’intesa sulla Consulta, resta il fatto che (nonostante i reiterati appelli del Quirinale e il rinvio della Camera di consiglio sui referendum proprio per lasciare il tempo alle Camere di votare i nuovi giudici) il pungolo del 20 gennaio non è servito. Esistono diversi precedenti di tempi lunghi ma l’ex presidente della Corte Ugo De Siervo commenta quanto accaduto con amarezza.
Sono molti i nodi da sciogliere al Consiglio Federale della Lega
Il pressing della Liga veneta su Matteo Salvini sembra aver funzionato. Oggi la prelazione rivendicata dai leghisti sul Veneto e la sfida al terzo mandato dei governatori animeranno il Consiglio federale della Lega. “Abbiamo una riunione del Federale e vedremo se si chiuderà la questione o si dovrà discutere ancora”, mette in chiaro il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, un messaggio diretto a FdI per spegnerne le ambizioni sulla Regione. “Penso che non si debba arrivare a una spaccatura e penso che Giorgia Meloni deve avere l’elasticità di capire che ci sono situazioni in cui bisogna dare spazio agli alleati”, ammonisce Molinari. La riunione è convocata alle 13.00 a Roma; al di là dei punti sul tavolo (ufficialmente il tesseramento e le elezioni amministrative di quest’anno), ormai per Salvini il terzo mandato è diventato un nodo politico sia interno che con gli alleati di governo.
Le parole di Luca Zaia (sul “prima il Veneto” e “basta vincoli ai mandati”) hanno fatto rumore. Il mantra è: con il Veneto non si scherza e la Lega non si tocca. Il ragionamento più lineare è di Molinari: “La Lega è il partito dell’autonomia, il Veneto è autonomista, io credo che gli alleati di questo debbano tenere conto” chiosando che “così è per il partito indipendentemente da Zaia”. Un distinguo necessario visto che, se non cambia l’attuale legge, è difficilissimo salvare il “soldato Zaia” e portarlo a un nuovo mandato. Ma la battaglia va fatta comunque. Se la intestano i veneti, seguiti dai lombardi, preoccupati: anche se lì le amministrative sono più lontane, se la Lega perde il Veneto, nemmeno la Lombardia è più sicura, ipotesi che potrebbe ricompattare tutto il partito in chiave anti FdI, intanto. E nel centrodestra, se FdI tace, ieri è Forza Italia a schierarsi: da sempre contrari al terzo mandato, gli azzurri non hanno apprezzato l’affondo di Zaia sulle “bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento”, cioè i parlamentari che possono contare sui mandati illimitati.
A ribattergli è Maurizio Gasparri: “Troveremo un modo di sfamare Zaia che ha fatto l’amministratore locale, il Ministro. Lo sfameremo”, ironizza il presidente dei senatori forzisti. Più tranchant Flavio Tosi, eurodeputato di FI e rivale di Zaia: “In Veneto se il centrodestra è unito, dall’altro lato possono candidare financo il Padreterno. Vinceremmo noi”. Insomma, basta correre uniti e se non ci sarà Zaia, amen. Tempi duri, dunque, per la Lega. A Matteo Salvini tocca difendersi anche dalle critiche sulla registrazione dei loghi del partito da parte della sinistra. Segno di un segretario in difficoltà, è l’interpretazione, che si blinda contro il rischio di perdere il simbolo. La Lega ufficialmente replica ricordando che è una procedura “avviata nel 2018, come atto dovuto di un partito che vuole ufficializzare la proprietà dei propri loghi” e che, dopo vari passaggi tecnici, si è conclusa. Il resto “sono fake news”.
Le opposizioni attaccano sui ritardi dei treni e Salvini risponde
L’ennesima giornata campale per i treni da nord a sud Italia, tra guasti e ritardi, apre un nuovo caso sul fronte del trasporto ferroviario e riaccende la tensione politica. Al centro della polemica il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che non è andato in Parlamento a riferire sui disservizi anche se però passa al contrattacco. Sui treni si scontano i “danni del malgoverno di sinistra”, dice, ingaggiando un duello a distanza con il leader di Italia Viva Matteo Renzi, il quale a sua volta gli risponde dandogli del “buffone” e chiedendone “le dimissioni”. E intanto la Lega parla di “sciacallaggio”. La giornata è iniziata con molti disagi per i viaggiatori e pendolari, un inconveniente tecnico ha causato per un’ora e mezzo un rallentamento sull’Alta velocità Roma-Firenze, con ritardi superiori anche ai 60 minuti. Ma altri guasti si sono registrati in mattinata nel nodo di Verona e sulla Bari-Pescara e poi ancora lungo le linee Roma-Napoli.
Di fronte “a un elenco di circostanze altamente sospette”, come spiega Fs, il gruppo ha deciso di presentare un esposto denuncia alla Digos della Questura di Roma, che invierà un’informativa ai pm. “Gli orari in cui si sono verificati alcuni problemi, il tipo di guasti e la loro frequenza stanno destando più di qualche interrogativo” dice Fs, che a stretto giro incassa subito il plauso dei gruppi della Lega di Camera e Senato. “Bene l’iniziativa del gruppo”, dalla sinistra c’è il “consueto e indegno sciacallaggio”, scrivono. Per il Mit l’esposto è “un fatto preoccupante”. “Sabotaggi? Auspico risposte inequivocabili e rapide, perché sarebbe gravissimo fare battaglia politica sulla pelle dei lavoratori e dei pendolari”, interviene nel pomeriggio con una nota Matteo Salvini, spiegando “di seguire quotidianamente e con la massima attenzione quanto accade sul fronte dei trasporti” e di essere “pronto ad andare a riferire in Parlamento”. Per il momento però è toccato al Ministro dei rapporti col Parlamento Luca Ciriani rispondere al question time alla Camera e dire che “il Governo è estremamente dispiaciuto” per i disagi subiti dai viaggiatori, ma anche che “i ritardi dei treni sono in linea con gli ultimi anni”.
Per ora, oltre che nei comunicati, Salvini parla su X: “Per recuperare i danni del malgoverno della sinistra, abbiamo avviato un piano da 100 miliardi d’investimenti per le infrastrutture ferroviarie, con oltre 1.200 cantieri già attivi per recuperare decenni di ritardi sulle ferrovie di questo Paese, ma Renzi se la prende con me… Ma non doveva ritirarsi dalla politica?” scrive il leader della Lega. “Sei stato al Governo più tempo di me, buffone. Da quando tu fai il Ministro, è un ritardo continuo. Ma perché non ti dimetti come ti stanno chiedendo migliaia di cittadini?” gli controreplica il leader di Iv. Ma è tutto il centrosinistra ad attaccare: “Giorgia Meloni e Matteo Salvini stanno bloccando l’Italia”, accusa la segretaria del Pd Elly Schlein.
L’Ue vuole ancora Di Maio come rappresentante nel Golfo
Due anni supplementari per rappresentare l’Europa nel Golfo, a testimonianza di un lavoro che, dalle parti di Palazzo Berlaymont, è stato particolarmente apprezzato. Nonostante il lungo periodo di vuoto di potere e il cambio ai vertici comunitari, l’Ue ha chiesto ufficialmente la conferma di Luigi Di Maio come Rappresentante Speciale nel Golfo. Lo ha fatto lo scorso 20 dicembre, in una lettera rimasta segreta per quasi un mese e firmata dall’Alto Rappresentante Kaja Kallas. Per l’ex ministro degli Esteri italiano il via libera ufficiale ora è a un passo anche perché, finora, il Governo Meloni non avrebbe posto alcuna obiezione alla sua conferma. “La sua eccellente performance ha contribuito notevolmente a far progredire la cooperazione tra l’Ue e il Consiglio di Cooperazione del Golfo e ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo della cooperazione regionale e bilaterale con i Paesi del Golfo nel campo delle consultazioni politiche, dialogo sulla sicurezza, commercio e investimenti, energia verde e relazioni interpersonali”, ha scritto Kallas nella missiva. L’ultimo atto tecnico spetterà al Gruppo Medio Oriente e Golfo (Mog) in seno al Consiglio Ue; i passaggi successivi nelle riunioni dei Rappresentanti dei 27 saranno solo formali e Di Maio, salvo colpi di scena, sarà inviato dell’Ue nel Golfo fino al 28 febbraio 2027.
Alla Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi 9.30 per proseguire il confronto sul disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e per l’istituzione della Corte disciplinare. A seguire esaminerà le mozioni per la legalizzazione della cannabis per finalità di carattere terapeutico e ricreativo, le mozioni sul conflitto in corso a Gaza e sugli obblighi di cooperazione e assistenza giudiziaria nei confronti della Corte penale internazionale, e le mozioni sulle politiche industriali.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia dibatterà sul decreto giustizia. La Cultura svolgerà delle audizioni sul decreto cultura. La Lavoro si confronterà, in sede di comitato ristretto, sulle pdl concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche. Tutte le altre Commissioni torneranno a riunirsi la settimana prossima.
Al Senato
Dopo che ieri ha approvato il decreto giustizia e il ddl per la tutela delle vittime di reati e sul ddl in materia di sottrazione o trattenimento anche all’estero di persone minori o incapaci, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per svolgere le interrogazioni e alle 15.00 per le interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali svolgerà delle audizioni sul decreto proroga termini. La Giustizia si confronterà sul decreto giustizia, sul ddl in materia di spoglie mortali delle vittime di omicidio, sul ddl sulla responsabilità dei componenti del Collegio sindacale e sui ddl in materia di attribuzione del cognome ai figli. La Affari Esteri, con la Politiche dell’Ue ascolterà la dottoressa Nona Mikhelidze sulle prospettive europee della Georgia. Tutte le altre Commissioni torneranno a riunirsi la settimana prossima.