Finanza green e costi dell’estremizzazione del clima
Per affrontare le dinamiche dei cambiamenti climatici e l’estremizzazione dei fenomeni relativi servono molte risorse finanziarie da investire in nuove soluzioni, tecnologie e progetti di varia natura.
Secondo l’inviato per il clima delle Nazioni Unite, Mark Carney, rispettare gli impegni annunciati e in parte presi alla COP26 in corso a Glasgow costerà agli Stati 100 trilioni di dollari (87 trilioni di euro) da qui al 2050, aggiungendo che il settore finanziario potrebbe dare un grande aiuto, trovando il modo per raccogliere fondi privati.
“Le risorse ci sono, sono qui, ma devono essere ancorate a dei progetti concreti, allineati agli obiettivi delle zero emissioni e della neutralità climatica, così da esser trasformate in un circolo virtuoso, molto potente, e questa è la sfida che abbiamo di fronte”, ha spiegato alla COP26 l’ex Governatore della Banca d’Inghilterra.
A riguardo, la Glasgow Financial Alliance for Net Zero, che rappresenta più di 450 banche, assicuratori e investitori, peraltro guidata dallo stesso Carney, ha promesso 130 trilioni di dollari (113 trilioni di euro) per decarbonizzare l’economia globale e promuovere energia pulita.
Ma questa finanza è davvero verde?
La domanda però sorge spontanea, viste anche le critiche che non sono mai mancate nei confronti della finanza verde: tutte queste promesse, tutto questo fiume di denaro ipotetico, è un qualcosa di concreto su cui contare o semplice approccio al tema dei cambiamenti climatici “business as usual”, che punta al solito tentativo di greenwashing?
In un’intervista su Euronews Next, Eric Usher, responsabile dell’Iniziativa di finanziamento del programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEPFI, o United Nations Environment Programme Finance Initiative), partnership globale che riunisce un folto gruppo di banche, assicuratori ed investitori, “quasi tutti sui mercati finanziari stanno facendo qualcosa di verde, ma c’è da valutare quanto sostenibile sia a livello ambientale non solo l’ultima emissione di obbligazioni green, ma l’intero portafoglio”.
La transizione ecologica e il Green Deal dell’Unione europea sono processi molto profondi di trasformazione dell’economia, dell’industria e della società nel suo complesso, “che in pratica richiedono a quasi tutti gli attori economici di ripensare al proprio modello di business”, ha aggiunto Usher.
“Come cambiare completamente il proprio business? Innanzitutto ci sarà bisogno di molti finanziamenti verdi per avviare questo ennesimo processo. Si tratta di cambiare i fondamentali, il modo in cui facciamo affari”, ha precisato il Responsabile UNEP.
Cambiamenti climatici significa anche valutare i rischi vecchi e nuovi su un periodo di tempo molto lungo, significa capacità di analisi e di valutazione degli stessi.
Ed è proprio questo che viene chiesto agli esperti di finanza globale e ad altri attori del mercato finanziario: “prevedere cosa accadrà in futuro e quanto resiliente sia il modello di business o il portafoglio finanziario preso in esame rispetto ai cambiamenti incorso e che stanno arrivando”, ha precisato Usher.
Che cos’è il greenwashing e come funziona
Il greenwashing come fenomeno internazionale e locale non solo ha un impatto estremamente negativo sulla riuscita dei piani di contrasto ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento globale, ma sottrare risorse finanziarie a tali progetti e strategie.
Tale strategia di comunicazione o di marketing, secondo la definizione data da Treccani, è messa in campo da aziende, istituzioni ed enti per presentare come ecosostenibili le proprie attività, cercando allo stesso tempo di occultarne l’impatto ambientale negativo.
Anche sui 130 mila miliardi di dollari di asset verdi, promessi dalla Glasgow Financial Alliance for Net Zero, pende un giudizio di questo tipo.
Nello spiazzale esterno dello Scottish event Campus di Glasgow, l’attivista Greta Thunberg ha tuonato ad inizio COP26: “È chiaro a tutti che la CoP26 è un fallimento, un festival del greenwashing per i Paesi ricchi”, accusando gli Stati di usare “cavilli e statistiche incomplete per salvaguardare il business e lo status quo”, mascherando il tutto con il celebre “bla, bla, bla”.
I pericoli delle strategie non sostenibili come il greenwashing
Solo per fare un esempio, secondo un recente studio condotto da Two Sides, in collaborazione con l’associazione consumatori Censuswide, il greenwashing sottrae valore al settore della carta, della stampa e della spedizione in Europa per 337 milioni di euro, su un comparto che è stimato attorno agli 8 miliardi di euro all’anno.
Non solo, tali condotte hanno l’effetto di mettere a rischio seriamente anche posti di lavoro, che secondo i ricercatori, in questo settore (carta, stampa e delle spedizioni) in Europa sono oltre 1 milione per 115.700 aziende attive.