Il voto

La Fcc ribalta la net neutrality. Ma cosa cambia nell’immediato futuro?

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Internet non è più un bene comune, si torna al vecchio regime e la banda larga è classificata come un semplice prodotto opt in. Resta l’obbligo di trasparenza per gli Isp, fioriranno i servizi “zero rating” e le corsie preferenziali.

La Federal Communications Commission (Fcc) ha cancellato ieri le regole sulla net net neutrality negli Usa, tornando di fatto al vecchio quadro regolatorio “light touch” che ha permesso a Internet di esplodere negli ultimi 20 anni (qui il documento in Pdf).

Le regole sulla net neutrality erano entrate in vigore soltanto due anni fa, sotto la presidenza Obama, allo scopo di rendere più trasparente la gestione del traffico online da parte degli Isp e favorire così i consumatori con un regime di traffico senza corsie preferenziali. La FCC, sotto la presidenza del trumpiano Ajit Pai, ha ribaltato il concetto obamiano, che con il voto di ieri sostiene che gli obblighi di trasparenza saranno più netti, che i consumatori saranno più tutelati e che in questo modo il governo potrà monitorare meglio la condotta degli Isp.

 

La Ftc torna in sella

Ma cosa cambia con il voto di ieri? Di fatto, la Federal Trade Commissione (Ftc) torna in carica per la sorveglianza dei fornitori di banda larga per quanto riguarda pratiche antitrust di concorrenza sleale e pubblicità ingannevole. La FTC è un’agenzia governativa, fondata nel 1914 per la tutela dei consumatori e della concorrenza. Gestisce il registro delle opposizioni, fra le altre cose, e si occupa di pubblicità. Può emettere ordinanze, partecipare a dibattimenti ma non può irrogare sanzioni.

    

Internet non è più un bene comune ma un prodotto opt in

Restaurata la vecchia definizione dell’accesso a banda larga fissa e mobile come “servizi di informazione” e servizi mobili privati. L’accesso perde così lo status di “utility” e torna ad essere classificato come un semplice prodotto opt in, aperto alla concorrenza sul mercato e con minor vincoli regolatori. Con il voto di ieri, la Fcc di fatto conclude che le regole in vigore dal 2015 danneggiavano l’innovazione, in particolare fra i piccoli Isp attivi in zone rurali degli Stati Uniti. Secondo la Fcc, l’abolizone della net neutrality favorirà nuovi investimenti in banda larga e innovazione.

 

Gli Isp dovranno continuare a rivelare le loro pratiche

Con le nuove regole, gli Isp dovranno continuare a rendere note ai consumatori e agli enti regolatori le loro pratiche, compresi blocchi di traffico (blocking), rallentamenti di traffico (throttling), traffico prioritario a pagamento (prioritization), o prioritizzaione affiliata. Secondo la Fcc in definitiva si raggiungeranno gli stessi risultati del 2015, a costi meno salati.

 

Il voto

Il voto di ieri è passato 3 a 2 con l’avallo del presidente della Fcc Ajit Pai e dei commissari repubblicani Michael O’Rielly e Brendan Carr, contrari i commissari democratici Jessica Rosenworcel e Mignon Clyburn.

Gli attivisti della Rete promettono battaglia e di certo fioccheranno i ricorsi.

Nessun vantaggio per i consumatori

Le regole approvate nel 2015 sotto la presidenza Obama erano disegnate per assicurare che gli Internet service provider non facessero nulla per privilegiare alcuni tipi di contenuti online rispetto ad altri. Secondo Ajit Pai, la net neutrality imponeva un peso troppo grande sulle spalle degli Isp, senza per questo creare veri vantaggi per i consumatori. Secondo i democratici, il ritorno al passato è la fine dell’Internet libero e aperto.

 

Quindi, cosa succederà adesso?

La net neutrality di obamiana memoria aveva lo scopo di garantire il principio secondo cui il traffico online è tutto uguale, indipendentemente che arrivi da Netflix, da Tinder e da un sito di news. Le telecom come At&t o Verizon dovevano trattare tutto il traffico trasportato sulle loro reti in modo uguale. Il tema si pone visto che Netflix e gli Ott che forniscono servizi in streaming occupano porzioni di banda molto più ampie dei normali servizi online, mettendo sotto pressione le reti broadband degli Isp.

Di qui la necessità per gli Isp di regolare il traffico, differenziando il prezzo a seconda del tipo di traffico e rallentandolo (throttling) a seconda dei servizi. Una pratica inaccettabile per gli attivisti della net neutrality, secondo cui il traffico deve essere trattato in maniera uguale. Se gli isp avessero la possibilità di gestire il traffico, avrebbero troppo potere sulla rete, bloccando i servizi che non gli piacciono o favorendone altri creando così delle distorsioni competitive. Le regole di Obama sono state disegnate per evitare queste pratiche.

 

Ma le regole di Obama che effetto hanno avuto sul mercato?

Difficile dirlo, secondo l’Economist, che per il futuro vede uno scenario in cui gli Isp potranno decidere se far pagare di più servizi popolari come Netflix. Oppure no. Di certo, le nuove regole non permettono agli Isp di censurare o discriminare contenuti a loro piacimento.

La Fcc sarà responsabile di vigilare su eventuali abusi degli Isp. Secondo gli attivisti della rete, gli Isp potranno comunque rallentare i contenuti di startup e piccole aziende che potrebbero diventare, se trattate alla pari, la nuova Netflix, Amazon, Google o Facebook. Vigilare sulle pratiche degli Isp, che non brillano certo per trasparenza scrive l’Economist, è troppo difficile secondo i detrattori di Trump.

In soldoni, la questione sul tavolo è se gli isp debbano essere regolati prima di aver commesso abusi oppure dopo. La Fcc di Ajit Pai ha scelto la seconda opzione.

 

Cosa cambia nell’immediato futuro

I consumatori cominceranno a vedere più opzioni e offerte nei loro piani tariffari, inclusi servizi “zero rating”: gli Isp potranno offrire certi servizi selezionati gratis facendo pagare (magari di più) per altri dati. Potranno anche convincere alcuni servizi online a pagare di più per essere inclusi nelle corsie preferenziali di traffico più veloce. Ma non è chiaro in che modo i consumatori trarranno vantaggi da tutto ciò sul lungo periodo.

Uno degli argomenti degli Isp è che se possono far pagare di più per certi servizi, potranno far spendere di meno ai consumatori meno affamati di banda. Sostengono poi che potranno avere più soldi da spendere in nuove infrastrutture di rete. Ma è tutto da vedere. Negli Usa gli isp godono per lo più di condizioni di monopolio regionale e applicano prezzi elevati. Se i consumatori potranno navigare a prezzi più bassi, non si vede quale vantaggio ci sarà in futuro sul fronte delle entrate. Vedremo, intanto l’Europa resta attaccata alla net neutrality e non cambia nulla.

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