Energia, Usa e Giappone preoccupati per l’interesse di Pechino nella petrolifera Aramco
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Stati Uniti e Giappone auspicano che l’Arabia Saudita lanci un’offerta internazionale per il gigante petrolifero Aramco piuttosto che vendere alla Cina. Una mossa che, secondo il “Wall Street Journal”, darebbe troppo potere a Pechino in Medio Oriente. La compagnia saudita Aramco era in lista per diventare il prossimo anno la piu’ grande offerta pubblica del mondo sia nel mercato interno che in quello internazionale. Ma recentemente Riad sta considerando un’offerta privata ad un consorzio statale cinese. Le preoccupazioni di Usa e Giappone si aggiungono in un clima gia’ teso nelle regione dove l’Arabia Saudita e i suoi alleati si oppongono all’Iran e Riad deve anche gestire una fase turbolenta al suo interno. Washington teme che l’acquisizione cinese possa avvicinare Pechino a Riad, storica alleata statunitense, certificando la Cina come grande e costante consumatore di petrolio saudita. Per il Giappone, che dipende dal greggio saudita per oltre un terzo dei suoi approvvigionamenti, la mossa offrirebbe a Pechino un accesso preferenziale. Aramco ha programmato la cessione del 5 per cento della compagnia che potrebbe valere intorno a 75 miliardi di dollari (63 miliardi di euro). E tra le borse di Hong Kong, Londra e New York si e’ scatenata la competizione. Il 4 novembre scorso il presidente Donald Trump aveva twittato che gli Stati Uniti avrebbero molto apprezzato se l’Arabia Saudita avesse lanciato la sua offerta pubblica iniziale alla borsa di New York, “importante per gli Stati Uniti”, aveva concluso.
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Usa, le elezioni in Alabama rappresentano la resa dei conti per il Partito repubblicano
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Dopo la vittoria del democratico Doug Jones nella corsa per il seggio senatoriale dello Stato dell’Alabama, all’interno del Partito repubblicano (Gop) va in scena la resa dei conti. Lo riferisce il quotidiano “Washington Post”, ricordando che ora la maggioranza repubblicana al Senato e’ ancora piu’ esigua, potendo contare su 51 voti contro i 49 del Partito democratico. Roy Moore, il candidato repubblicano al centro di uno scandalo per presunte molestie sessuali nei confronti di ragazze minorenni oltre 30 anni fa, ha mancato l’obiettivo per 20.000 voti. Ma lo sconfitto non accetta il risultato delle urne e probabilmente chiedera’ il ricalcolo. Roy Moore e i repubblicani dell’Alabama sostengono che il risultato non e’ effettivo finche’ non viene “certificato” dalle autorita’ locali. Inoltre se il margine di vittoria e’ inferiore all’1 per cento hanno diritto a chiedere il ricalcolo dei voti. Si preannuncia una procedura piuttosto lunga. Doug Jones ha vinto di strettissima misura, col 49,6 per cento, mentre l’ex giudice Moore si e’ fermato al 48,8 per cento. E’ stata una campagna difficile per Moore che dopo le accuse di molestie e’ stato contestato anche da una parte dei suoi e appoggiato solo alla fine dal presidente Donald Trump, che gli aveva preferito Luther Strage, battuto da Moore alle primarie. L’ex giudice e’ stato fortemente sostenuto dall’ex consigliere del presidente, Steve Bannon. In due diversi tweet Trump ha scritto dell’esito delle elezioni in Alabama dicendo che sapeva che Moore non ce l’avrebbe fatta e che d’ora in poi c’e’ bisogno di “grandi candidati repubblicani per aumentare la labile maggioranza di Camera e Senato”. La resa dei conti nel Gop procede a strappi e in direzioni diverse. C’e’ chi esige che Bannon non abbia piu’ voce in capitolo sulle candidature e chi ritenere che il capo della maggioranza al Senato Mitch McConnell non dovesse intervenire in alcun modo, prima appoggiando lo sfidante di Moore alle primarie e poi chiedendo all’ex giudice di ritirarsi dalla corsa una volta scoppiato lo scandalo. L’ufficio preposto alla “certificazione” della elezione ha riferito che il procedimento avverra’ tra il 27 dicembre e il 3 gennaio, un lasso di tempo che consentirebbe ai repubblicani di portare a casa la riforma fiscale con l’attuale maggioranza di 52 a 48.
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Mali, la Spagna raddoppia il suo contingente militare
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Il governo spagnolo approvera’ nei prossimi giorni l’assegnazione di altri 300 militari alla missione Eutm-Mali, la forza europea a sostegno dell’esercito del Mali contro le milizie jihadiste che operano nel nord del paese africano. La decisione, stando a quanto riferito dal quotidiano spagnolo “El Pais”, e’ stata annunciata ufficialmente ieri a Parigi dal ministro degli Esteri spagnolo, Alfonso Dastis, nell’ambito del vertice convocato dal presidente francese Emmanuel Macron sulla situazione di insicurezza e terrorismo che affligge da anni la zona del Sahel. La decisione di raddoppiare il contributo spagnolo, che al momento consiste in 130 soldati, e’ legata all’assunzione da parte del generale di brigata spagnolo Enrique Millan Martinez del comando della missione Eutm-Mali a partire dal prossimo gennaio. Dastis ha sottolineato durante il vertice che la sicurezza dei Paesi europei, e in particolare di quelli che si affacciano sul Mediterraneo, e’ strettamente collegata a cio’ che sta accadendo nel Sahel. La Spagna sostiene che la sicurezza sia direttamente proporzionale al livello di sviluppo di quei paesi e che entrambi i fattori debbano progredire in modo correlato. La missione Eutm-Mali e’ stata lanciata nel 2013 e consta al momento di circa 600 istruttori provenienti da 27 Paesi.
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Il presidente dell’Ecuador in viaggio per incontrare Rajoy, il re di Spagna e il Papa
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Lenin Moreno, il presidente dell’Ecuador, ha iniziato ieri la sua prima visita ufficiale in Europa per incontrare papa Francesco in Vaticano, e il re di Spagna Felipe VI e il primo ministro Mariano Rajoy a Madrid. Lo ha riferito ieri il quotidiano spagnolo “La Vanguardia” che aggiunge come il viaggio di Moreno in Italia non preveda nessun incontro con le autorita’ o personalita’ istituzionali italiane, ma sono con il Papa e con il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin. Durante la visita in Spagna, Moreno partecipera’ alla fiera che avra’ luogo domenica a Madrid in occasione della Giornata internazionale dei migranti. I principali incontri diplomatici sono previsti per lunedi’ prossimo con un’udienza con il re di Spagna Felipe IV e con Mariano Rajoy, incontro non ancora confermato.
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Francia, Marine Le Pen punta a una nuova coalizione con il sovranista Nicolas Dupont Aignan
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – La leader del Front National, Marine Le Pen, “tende ancora la mano” a Nicolas Dupont Aignan, il leader sovranista del partito Debout la France con il quale aveva gia’ stretto un’alleanza pochi giorni prima del secondo turno delle elezioni presidenziali. Ne parla “Le Figaro”, spiegando che Le Pen non sara’ candidata alle prossime elezioni europee del 2019 ma, nonostante cio’, gestira’ personalmente la campagna dal suo partito. “Questa alleanza e’ necessaria e logica. E’ evidente che, tenuto conto dell’evoluzione alle presidenziali, le nostre posizioni sono piu’ vicine che mai” ha detto la leader del Front National. Sabato Marine Le Pen sara’ a Praga per incontrare i sette alleati europei del Movimento per un’Europa delle nazioni e delle liberta’.
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Ue, il presidente francese Macron cerca uno spazio nel parlamento europeo
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron ha cominciato a preparare la sua strategia in vista delle prossime elezioni europee del 2019. Ne parla la stampa francese, ricordando che il titolare dell’Eliseo e’ atteso oggi a Bruxelles per il Consiglio europeo. Macron dovra’ riuscire a ritagliarsi uno spazio all’interno del Parlamento europeo per riuscire ad avere un peso, visto che il suo partito, La Re’publique en marche, non appartiene a nessuna famiglia politica e a oggi conta solamente un deputato all’interno dell’emiciclo. “In sei mesi il presidente Macron ha sedotto una buona parte dell’Ue, ma ancora non l’ha conquistata” scrive “le Figaro, mentre “Libe’ration” nota che per il momento il leader francese sta puntando tutto sule “relazioni tra Stato e Stato”.
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La nuova corsa agli armamenti di Washington preoccupa i tedeschi
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – La sigla “Inf” sta a indicare il deterrente nucleare a medio raggio (missili con una gittata da 500 a 5.500 chilometri). Proprio a causa di questa tipologia di armamenti la Germania Occidentale ha vissuto una delle piu’ gravi crisi politiche interne della storia del dopoguerra, nei primi anni Ottanta. Nel 1991 le superpotenze adottarono un trattato per la proibizione di questi armamenti e ne vennero smaltiti quasi 2.700. Gli Usa, pero’, hanno accusato piu’ volte la Russia di violare l’accordo, sino all’accusa formale da parte dell’ex presidente Barack Obama, nel 2014. Il “New York Times” ha riferito lo scorso febbraio che la Russia ha armato due battaglioni con il nuovo missile a medio raggio SSC-8. Secondo le fonti ciascuno dei battaglioni sarebbe equipaggiato con quattro lanciatori mobili, ognuno in grado di lanciare circa una dozzina di testate nucleari. Il segretario della Difesa Usa James Mattis, ha denunciato il mese scorso ai suoi colleghi della Nato di tale violazione del trattato. Tuttavia molti membri sono restii ad esprimere un giudizio in merito, anche perche’ Washington limita l’accesso alle prove. Nei giorni scorsi l’amministrazione del presidente Trump ha approntato una serie di sanzioni a carico della Russia, e nel contempo gli Stati Uniti hanno avviato a loro volta lo sviluppo di sistemi d’armi di questa categoria. Il Congresso ha approvato uno stanziamento di 58 milioni di dollari per l’anno prossimo. Il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha definito le accuse come “assolutamente infondate” e ha definito come inaccettabili eventuali sanzioni. La Russia rilancia le accuse e punta l’indice contro i sistemi di difesa missilistica a medio raggio statunitensi in Europa orientale. Il governo federale tedesco osserva con preoccupazione gli eventi, e in particolare l’approccio statunitense. Il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel (Spd), ha messo in guardia da una nuova Guerra fredda.
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Germania, i leader dei principali partiti tentano una mediazione nell’interesse del paese
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Nell’interesse della Germania, i leader di tre partiti principali, la cristiano democratica Angela Merkel (Cdu), il socialdemocratico Martin Schulz (Spd) e il cristiano sociale Horst Seehofer (Csu) si stanno preparando controvoglia a una riproposizione della Grande coalizione. I tre leader di partito si sono incontrati mercoledi’ per discutere della nuova alleanza. Tutti sono consapevoli delle conseguenze e degli effetti collaterali: alle elezioni generali, ne’ i partiti dell’Unione di centrodestra ne’ l’Spd potrebbero beneficiare del lavoro della defunta Grande coalizione. I partiti si erano presentati separati, ma la rinuncia dei Liberali (Fdp) a prendere parte al nuovo governo li ha costretti a questa unione. Tutti e tre sono indeboliti dopo le elezioni. Il cancelliere e’ stato confermato un anno fa come leader del suo partito con meno dell’80 per cento dei voti, per effetto dell’impopolare politica delle porte aperte ai migranti; Schulz e’ messo in discussione all’interno del suo partito, cosi’ come Seehofer. Due sono i nodi principali delle trattative: l’assicurazione sanitaria e il ricongiungimento dei rifugiati. Altri temi, come il glifosato, il prezzo degli alloggi, l’equita’ retributiva, la digitalizzazione e il futuro delle aree rurali sono secondari. Tra le parti regna la sfiducia. All’interno della Cdu si pensa che un governo di minoranza potrebbe essere piu’ stabile di una coalizione ingessata coi Socialdemocratici, contrariamente a quanto pensa il cancelliere Merkel. In ogni caso tutti e tre i leader dovranno lottare per strappare concessioni, probabilmente come mai prima nella loro vita politica. I negoziati, scrive la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, potrebbero divenire il loro ultimo servizio nell’interesse del paese.
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Italia, le elezioni in primavera preparano il palcoscenico per un ritorno di Silvio Berlusconi
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Il probabile esito delle elezioni politiche e’ un prolungato periodo di instabilita’ nella terza economia dell’Eurozona: e’ questa la previsione del quotidiano inglese “The Times” alla notizia che il voto in Italia si terra’ il 4 marzo prossimo. Nell’articolo, il corrispondente da Roma del “Times” Philip Willan scrive che in base a tutti i sondaggi la battaglia elettorale vedra’ tre protagonisti principali: la coalizione di centro-destra alla cui testa c’e’ Silvio Berlusconi; il partito anti-establishment Movimento 5 stelle alla guida del 31enne novizio Luigi Di Maio; e la demoralizzata alleanza di centro-sinistra sotto l’ex primo ministro Matteo Renzi. E cita il professor Giovanni Orsina dell’Universita’ Luiss di Roma, convinto che la coalizione di Berlusconi sia l’unica ad avere una realistica chance di vincere nelle urne: “Il 10-15 per cento degli elettori decideranno nelle ultime 24 ore prima del voto e potrebbe esserci un ‘effetto bandwagon’ a favore del centro-destra”, afferma Orsina. Anche in quel caso, continua il professore, dopo le elezioni si porrebbe la questione di chi potrebbe guidare il nuovo governo, visto il bando che vieta a Berlusconi di ricoprire incarichi pubblici; e in ogni caso nel centro-destra incomberebbe il nodo della successione alla leadership dell’81enne Berlusconi. Se dalle urne non dovesse emergere un chiaro vincitore, scrive il “Times”, nessuno sa cosa succedera’. “E’ un periodo molto interessante”, commenta il professor Orsina: “Dopo la Brexit e lo stallo politico in Germania, sembra che tutta l’Europa si stia ‘italianizzando’, diventando politicamente instabile” come la Penisola.
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Il premier italiano Gentiloni avverte che l’integrazione europea e’ in pericolo
14 dic 11:00 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano economico britannico “The Financial Times” pubblica, sia su carta che in video sul suo sito web, una lunga intervista del suo corrispondente da Roma James Politi con il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, in occasione del primo anniversario del suo governo: una conversazione che ha spaziato da temi come lo stato dell’Unione Europea alla Brexit e fino alle questioni dell’immigrazione. Il giornale della City di Londra in particolare titola la versione cartacea dell’intervista con l’allarme lanciato dal premier italiano, alla vigilia del vertice Ue che si tiene a partire da oggi giovedi’ 14 dicembre a Bruxelles, sui pericoli che in questo momento storico corre il processo di integrazione europea: “La mia preoccupazione e’ che mentre il 2017 e’ stato l’anno di una rinnovata ambizione dell’Europa, nel 2018 rischiamo di tornare ad una eccessiva prudenza”, ha dichiarato Gentiloni; il quale sostiene che “se non riusciamo ad essere ambiziosi adesso, in presenza di una stabile e diffusa crescita economica in tutta l’eurozona e di un vuoto geopolitico da riempire a livello globale, allora perderemo una preziosa opportunita’ e rischieremo di tornare presto a litigare persino sull’utilita’ del progetto europeo”. Il governo italiano sostiene gran parte delle proposte fatte dalla Commissione europea per riformare la zona euro, che piacciono molto anche alla Francia ma non alla Germania: ma anche su questi temi secondo Gentiloni e’ necessario mantenere la spinta: “Sarebbe un errore pensare che, siccome c’e’ una buona crescita, l’Europa possa prendersi una pausa sulle questioni economiche e monetarie”, ha detto, aggiungendo che “questo invece e’ proprio il momento di promuovere una maggiore convergenza”.
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