Il Governo di Barcellona ha stanziato 10 milioni di euro per un programma di sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) della durata di tre anni. L’annuncio è stato dato dal ministro per le Politiche digitali della regione, Jordi Puigneró, che ha confermato la nascita di un centro per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione Cidai (Center for innovation in data tech and artificial intelligence).
La Generalità della Catalogna, che è il sistema amministrativo-istituzionale per il governo catalano, si legge su elperiodico.com, contribuirà con il 40% dei fondi, il resto sarà versato dalla Città di Barcellona.
L’IA
Al centro del programma di ricerca i nuovi utilizzi dell’intelligenza artificiale nei diversi settori economici ritenuti strategici per l’economia catalana. Il direttore generale dell’Innovazione della Generalitat, Daniel Marco, ha spiegato che le applicazioni principali si avranno in agricoltura, nella salute, nella farmaceutica, nel turismo e nel settore dell’educazione.
L’IA, secondo i politici catalani, consentirà un aumento della velocità dei processi produttivi del +30% e un aumento dell’efficienza del +25%.
Al programma parteciperanno diversi centri di ricerca, tra cui Eurecat, BSC, Center for Visió per Computador e i2cat, mentre tra le imprese troviamo Microsoft, Everis e SDG.
Oggi, in Catalogna e in particolare nell’area metropolitana di Barcellona, sono attive 180 aziende legate all’utilizzo di soluzioni IA, con un fatturato di 1,35 miliardi di dollari l’anno e 8.500 posti di lavoro.
Indipendenza digitale
Oltre l’intelligenza artificiale, la regione ha deciso di puntare su altre tecnologie emergenti come la blockchain e sul 5G. Sullo sviluppo del nuovo standard di rete mobile e le sue infrastrutture sono stati investiti 50 milioni di euro, mentre altri 14 milioni di euro erano stati già investiti dall’Agencia de Ciberseguretat per elevare i livelli di sicurezza informatica. Più di tre milioni di euro, invece, sono stati assegnati a progetti blockchain.
Proprio la blockchain potrebbe ritagliarsi un ruolo chiave nella regione, grazie ad un suo utilizzo del tutto nuovo ed inedito. Il ministro Puigneró ha affermato su thebullettintime.com che la blockchain sarà fondamentale per l’indipendenza digitale della Catalogna.
“Grazie a questa tecnologia riusciremo ad ottenere un nuovo modello di governance comune, con grandi effetti sull’amministrazione pubblica, il sistema finanziario e sulla nostra società, facendo in modo che le persone tornino ad avere fiducia delle proprie istituzioni”, ha spiegato il ministro.
L’obiettivo del Governo catalano, ha spiegato Puigneró, è sviluppare ed introdurre “il concetto di sovranità dei cittadini sulla propria identità”, che potrà essere gestita in maniera autonoma, senza intermediari e soggetti esterni, sfruttabile per muoversi in rete, comunicare con l’amministrazione pubblica e sfruttare le opportunità dell’economia digitale.
Idendità e sovranità
Si tratta del concetto di self-sovereign identity, che in questo contesto potrebbe essere utilizzato per sottrarre allo Stato spagnolo il monopolio esclusivo dell’identità digitale, per riportarlo nelle mani della gente: “Desideriamo coinvolgere di più le persone nella gestione delle proprie identità digitali, nella protezione dei dati personali e della privacy. Non vogliamo continuare a vivere in un mondo in cui aleggia lo spettro del Gande Fratello. Le identità digitali appartengono al popolo catalano”.
Entro dieci anni, ha precisato il ministro, la Catalogna diventerà un hub dell’high-tech per l’innovazione di nuova generazione, in cui le tecnologie emergenti saranno sfruttate comunemente per sviluppare business, per rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione, per migliorare la qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente, per consentire alla regione di affermare la propria indipendenza digitale.
Nonostante il Governo centrale spagnolo, guidato dal Premier Pedro Sanchez, non sia uno dei più ostili alla Catalogna, Puigneró ha denunciato anche nei mesi passati il tentativo di Madrid di impedire lo sviluppo tecnologico della regione e soprattutto di limitare la nascita stessa del piano per l’indipendenza digitale.