Continua la ‘guerra’ agli Over the Top (Ott), ma solo a parole. In attesa della web tax nell’Ue, in Uk il leader laburista Jeremy Corbyn ha proposto di tassare i giganti del web e i fornitori di banda larga per sovvenzionare il canone della BBC in modo tale da “competere in modo molto più efficace con i giganti digitali multinazionali privati come Netflix, Amazon, Google e Facebook”.
L’idea rientra tra le proposte di riforma nell’industria dei media britannica. “Pochi giganti della tecnologia e misteriosi miliardari controlleranno vaste aree del nostro spazio pubblico e del nostro dibattito, per questo è ora di intervenire”, ha detto Corbyn in un intervento al festival della Tv di Edimburgo, in Scozia.
Nel dettaglio alcuni dei punti della proposta di Corbyn per riformare l’industria dei media in Uk.
- Proporre una “tassa di licenza digitale” per aiutare a finanziare la BBC, pagata con una tassa sulle grandi aziende tecnologiche e sui fornitori di banda larga.
- Un fondo indipendente per finanziare il giornalismo del servizio pubblico, pagato dalle società tecnologiche.
Se andasse in porto la proposta si ridurrebbe l’importo pagato dai britannici per il canone della BBC.
L’idea di Corbyn di tassare i giganti del web per riutilizzare le entrate per un bene nazionale o della collettività non è nuova. Infatti la Spagna ha annunciato la proposta di web tax nazionale per finanziare le pensioni e a Seattle è in corso un forte dibattito sul tassare le grandi aziende della città, Amazon in primis, per aiutare i senzatetto.
La Rai secondo Di Maio
Invece qual è l’idea di riforma del servizio radiotelevisivo italiano secondo il Governo M5S-Lega?
“Il servizio pubblico ha un ruolo essenziale nella digitalizzazione del Paese e nella diffusione delle competenze digitali”, ha utilizzato queste parole Luigi Di Maio sulla Rai in audizione il mese scorso alla Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, dove ha di fatto esposto le linee programmatiche del Governo in materia di Telecomunicazioni, Poste e digitale.
Il ministro dello Sviluppo economico ha poi spiegato come intende riformare il servizio radiotelevisivo pubblico a partire dai contenuti: “Il mercato radiotelevisivo ha conosciuto negli ultimi anni una rivoluzione copernicana. La fruizione dei contenuti audiovisivi passa sempre più attraverso la connessione a internet e l’utilizzo della banda larga. Con il palinsesto che cede il passo alla personalizzazione dei contenuti, non esiste più il pubblico, ma una varietà di pubblici che, a seconda delle esigenze, utilizzano diversi media e costruiscono il proprio palinsesto”.
Per Di Maio la Rai deve essere meno generalista e più come Netflix.
“È come se si stessero cristallizzando due universi di pubblico”, ha aggiunto Di Maio, “coloro che possono permettersi l’accesso a quei contenuti e coloro che, al contrario, devono accontentarsi della programmazione generalista. Un divario, anche generazionale, che pone quindi un problema di uguaglianza e universalità nell’accesso ai contenuti di qualità”.