L'opinione

J. Scott Marcus (Wik Consult): ‘In Italia non è il momento di spegnere il rame’

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"La rete in rame durerà per almeno altri 5 anni. Ma spegnerla ora comporterebbe molti costi non necessari” questo il commento di J. Scott Marcus, Wik Consult, rilasciato in un'intervista a La Stampa sulla questione della Banda Larga.

In Italia “non è il momento di spegnere il rame. La decisione dovrebbe spettare all’operatore Telecom. Anche se, forse, l’ex monopolista potrebbe voler tenere in vita la rete in rame oltre quanto sarebbe desiderabile. Ma spegnerla ora comporterebbe molti costi non necessari”.

Lo ha detto J. Scott Marcus, direttore di Wik Consult e ex consulente della task force per l’Agenda Digitale con Francesco Caio, in un’intervista rilasciata a La Stampa, sottolineando che nella questione della banda larga, il rame durerà almeno per altri 5 anni.

La diffusione della banda larga, secondo l’esperto, dipenderà dall’andamento dell’utilizzo della Rete da parte degli Italiani.

E su questo punto Marcus è preoccupato sul modo in cui il Governo sta affrontando la partita del cablaggio in fibra. Il limite principale del piano governativo sulla banda larga è che è “troppo sbilanciato sul lato dell’offerta. Non servono 100 Megabit al secondo per rinnovare online la patente. Occorre un’educazione al digitale, fornire motivi di utilizzo”, ha detto Marcus.

 

Un punto chiaro, quello di Marcus, che fa notare che “meno del 10% degli Italiani non accede per assenza del servizio, un altro 10% è frenato dai costi. Ma due terzi di chi fa a meno della Rete lo fa perché nessuno in famiglia ne sente il bisogno”.

Un dato importante e sconfortante allo stesso momento se a questo si aggiunge la ricerca Internet@Italia 2013. La popolazione italiana e l’uso di Internet’, realizzata dall’Istat in collaborazione con la FUB (Fondazione Ugo Bordoni) dove il 40,7% degli italiani, pari a 23,3 milioni di persone sopra i 6 anni, sono ‘non utenti’ di Internet, cioè non usano mai il web. Sono invece 19 milioni, pari al 33,1% della popolazione, gli ‘utenti forti’ della Rete, che tuttavia viene utilizzata per lo più per  attività poco sofisticate, come la posta elettronica e il reperimento di news online.

Insomma, quello che trapela dalle parole di Marcus è che il Governo sembra aver messo troppa enfasi nel forzare la tecnologia dell’Ftth (Fiber to the home) solamente perché ‘future proof’ e più prestante rispetto al rame. Inoltre, “un altro problema” dice Marcus, è legato agli aiuti di Stato a sostegno dell’Ftth. Arrivano nel momento sbagliato-visto che operatori privati, come Telecom cominciano a fare le cose-, introducono incertezza nei piani industriali, disincentivano gli investimenti”. “Una risposta, invece, sarebbe rivedere un sistema televisivo che resta confinato in un sistema Rai-Mediaset, più Skyafferma.

Secondo il suo parere, la tecnologia Fttc (Fiber to the cabinet) che raggiunge facilmente i 30 Megabit al secondo e dall’armadio stradale alla casa utilizza il rame, è più che sufficiente per il bisogno degli Italiani. Per quanto riguarda una società unica di Rete, Marcus risponde che non è mai stato entusiasta di “soluzioni a capitale pubblico. Sarebbe come tornare indietro nel tempo: io sono per la concorrenza.”

 

In definitiva, il Governo sta affrettando i tempi, probabilmente complice le tabelle di marcia imposte dall’Agenda Digitale Europea e le molte pressioni ricevute dal settore tlc. Quello che si dovrebbe evitare sembra quindi non farsi prendere dalla ‘smania’ dei 100 Megabit attraverso tecnologia Ftth, dal momento che, così facendo, si rischia di creare un’offerta che non rispecchia e oltrepassa di gran lunga la domanda.

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