Gli operatori mobili che due anni fa, in occasione dell’ultima conferenza mondiale delle comunicazioni (WRC-2015) di Ginevra si sono battuti, con scarso successo, per ottenere nuove porzioni di spettro in banda C hanno tutta l’intenzione di riprovarci alla prima occasione utile, vale a dire fra due anni, in occasione del WRC-2019. L’obiettivo è ottenere nuove porzioni di spettro per lo sviluppo dl 5G.
Lo ha reso noto l’ITU (International Telecommunication Union), l’agenzia dell’Onu che gestisce le politiche mondiali dello spettro radio, in occasione della World Satellite Business Week di Euroconsult che si è tenuta la scorsa settimana a Parigi, seguita dal sito specializzato Space News.
Non solo la banda C nel mirino degli operatori, che sempre in ottica 5G stanno puntando gli occhi anche sulla banda Ka (26 Ghz-40 Ghz), la porzione superiore delle frequenze a microonde dello spettro elettromagnetico che segue la banda K. Lo ha precisato il direttore dell’ITU Francois Rancy, con riferimento ai piani in corso di sviluppo in vista appunto della prossima conferenza mondiale delle comunicazioni che dovrà definire i nuovi assetti dello spettro e in particolare trovare nuove risorse per lo sviluppo armonizzato del 5G.
“In agenda per la prossima conferenza (di Ginevra nel 2019 ndr) c’è un totale di 30 Ghz e più di spettro, che significa più o meno 15 volte l’ampiezza di banda utilizzata ora per il 2G, il 3G e il 4G – ha detto Rancy – ciò significa che stiamo parlando di una quantità di spettro enorme”. Rancy ha poi aggiunto che la industry del mobile (come già accaduto al WRC-07 e al WRC-15) in ottica 5G è più interessata allo spettro già armonizzato, per il quale siano già stati definiti gli ambiti di utilizzo a livello globale o per aree geografiche di grandi dimensioni.
“Le bande già armonizzate, come ad esempio quelle satellitari o quelle destinate al broadcasting televisivo, sono ottime candidate a questo scopo”, ha aggiunto Rancy.
Per quanto riguarda la porzione di spettro fra 3.4 e 4.2 Ghz, che comprende la Banda C (3.4-3.8 Ghz), gli operatori mobili hanno incassato un accesso limitato alla porzione più bassa (3.4-3.6 Ghz) in occasione del WRC-07. Al WRC-15 la industry ha poi guadagnato l’accesso pressoché globale a questa porzione di spettro, a fronte di una parziale concessione della banda 3.6-3.7 Ghz ma soltanto in pochi paesi.
Gilles Bregant, direttore generale dell’Agenzia nazionale delle frequenze francese (ANFR), ha detto che, soprattutto in Europa, c’è la chiara volontà di ottenere l’utilizzo dei 3.4-3.8 GHz (banda C) per il 5G.
L’Europa vorrebbe inoltre destinare al 5G anche i 26 Ghz, la parte bassa della banda Ka (fra i 26 e i 40 Ghz), anche se Usa, Giappone e Corea del Sud la pensano diversamente. Questi tre paesi puntano invece ai 28 Ghz per il 5G, ha detto Rancy, aggiungendo che in effetti i 26 Ghz offrono più spettro dei 28 Ghz – 2 Ghz rispetto a qualche centinaio di Mhz – e che diverse organizzazioni fra cui l’Arab Spectrum Management Group puntano anch’essi sui 26 Ghz.
Di certo il conflitto sulla banda C e sulla banda Ka potrebbe creare frizioni fra operatori satellitari e mobili nei prossimi anni. Ma secondo Rancy il 5G alla fine metterà d’accordo i diversi player delle due industry. Rispetto alle precedenti generazioni del wireless, il 5G promette la connessione fra oggetti, l’IoT con indubbi vantaggi potenziali per tutti i mercati che sposeranno il nuovo standard, secondo Rancy.
Tra l’altro, l’ambizione di creare un mondo iper connesso anche nelle aree rurali del pianeta non potrà avverarsi senza i satelliti, ha aggiunto Rancy, ricordando che diverse aree periferiche e suburbane, così come gli aerei e le navi, e alcuni tipi di dispositivi IoT finiranno sicuramente fuori dalla portata dei sistemi di comunicazione terrestre.
In conclusione, il 5G, secondo il direttore dell’ITU, è una grande occasione anche per la community dei satelliti e dell’HAPS (High Altitude Platform Stations) per portare connessioni a banda larga a tutti gli oggetti.