La notizia è ufficiale, ed è stata resa nota nella tarda mattinata di oggi venerdì 30 aprile: il prossimo 31 maggio si accende “ItsArt” (crasi di “Italy is Art”), la nuova piattaforma che vuole celebrare e promuovere la cultura, le arti, la creatività e – più in generale – la bellezza italiana.
Che la data di lancio effettivo fosse imminente era stato confermato dallo stesso titolare del Ministero della Cultura Dario Franceschini (che è il promotore dell’iniziativa), in occasione di un incontro organizzato da Microsoft, l’“Edu Day 2021”, sebbene il settimanale “Panorama”, in un articolo di ieri l’altro 28 aprile, firmato da Stefano Iannaccone, intitolato “L’occasione mancata di ItsArt”, prendeva in giro l’intera operazione, prospettando che si trattasse di una involontaria replica di flop del passato, di una iniziativa destinata a finire “nell’almanacco degli scivoloni web italici. Che in materia di turismo e cultura ha lasciato indelebili ricordi, come il sito Verybello.it, anche quello fortemente voluto dallo stesso ministro per promuovere il turismo italiano e chiuso alla chetichella a inizio 2017”.
La tanto attesa (soprattutto a causa dei reiterati annunci, di mese in mese, almeno da metà dicembre dell’anno scorso) “Netflix italiana della cultura”, come da definizione iniziale poi divenuta la “Disney italiana della cultura” (perdurando ambizioni discretamente napoleoniche, ma questo è gioco della promozione pubblicitaria), è dedicata – nelle intenzioni della società che la gestisce, ovvero Chili Tv (partner operativo a fronte del socio di maggioranza Cassa Depositi e Prestiti – Cdp, che detiene il 51 % delle azioni) – “a tutti coloro che amano, producono e vivono l’arte in tutte le sue forme e le sue declinazioni e proporrà al suo pubblico un vasto palinsesto di contenuti esclusivi gratuiti e a pagamento, che saranno resi disponibili anche su scala internazionale”.
Più in dettaglio, l’offerta di ItsArt spazierà dagli artisti più affermati ai nuovi talenti, passando per la valorizzazione dei luoghi iconici, dei grandi musei e di tutte le eccellenze artistiche e culturali che nascono e si sviluppano nel nostro Paese.
Come si pone ItsArt rispetto a Rai Cultura ed a Sky Arte?
In verità, qualcosa di simile – molto simile – ci sembra venga in qualche modo già offerto – nel bene e nel male – da Rai Cultura e da Sky Arte, sebbene questi sono canali televisivi di flusso, e qui stiamo parlando di una piattaforma di offerta “streaming”, anche se non va dimenticato quel che è accessibile – e gratuitamente – da RaiPlay…
Si prospetta un vasto palinsesto – in verità, si tratta di un “catalogo” – di “contenuti esclusivi gratuiti e a pagamento, che saranno resi disponibili anche su scala internazionale”.
Contribuisce all’offerta digitale della piattaforma anche il Maestro Riccardo Muti, che ha deciso di collaborare con un ciclo di concerti e contenuti, e che si integra con l’offerta dal vivo, finalmente riaperta al pubblico.
I primi grandi eventi esclusivi “in streaming” saranno: il concerto “Spettacolo totale. In questa storia che è la mia”, di Claudio Baglioni dal Teatro dell’Opera di Roma (2 giugno) e il Maggio Musicale Fiorentino con “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, diretto dal Maestro Zubin Mehta con la regia di Carlus Padrissa di La Fura dels Baus (6 giugno).
Gli eventi saranno acquistabili in prevendita dai primi di maggio sulle principali piattaforme di “ticketing”. Sarà interessante anche analizzare le politiche di prezzo, di cui – ad oggi – nulla è dato sapere.
Il comunicato stampa della piattaforma non è privo di una qual certa retorica, ma, in una fase di lancio – come dire?! – è comprensibile quest’entusiasmo d’annunci, anche per stimolare l’“appeal” dei potenziali clienti: “un viaggio tra palco, luoghi e storie, tre sezioni all’interno delle quali le istituzioni e gli operatori culturali potranno raccontare i propri progetti, il proprio lavoro e pensiero artistico, in un grande palcoscenico virtuale”.
Dalle prime settimane dal lancio, saranno disponibili oltre 700 contenuti, anche nuovi format sviluppati e prodotti dalle principali istituzioni culturali italiane (musei, fondazioni, accademie e teatri, aree archeologiche…), insieme ad un’ampia proposta di film e documentari, grazie alla collaborazione con le principali case di produzione cinematografica.
E qui – trattandosi di cinema di origine evidentemente “theatrical” – sarà interessante analizzare la “library” offerta, data una qual certa spietata concorrenza di altre piattaforme: Netflix ed Amazon Prime soprattutto, ma anche Nexo+ e Rakuten Tv, etc..
Come si pone ItsArt rispetto al canale Rai internazionale in lingua inglese?
“Attraverso la sua tecnologia, che permette una distribuzione in modalità live streaming e on demand, ItsArt consentirà di superare i confini e estendere le platee, aprendo una nuova fase della fruizione di contenuti artistici e culturali ovunque nel mondo per il teatro, l’opera, i musei, la musica, il cinema, la danza e ogni altro linguaggio”: e qui naturale sorge la domanda: e che fine ha fatto (o farà, semmai) il più volte annunciato canale Rai per l’estero, ovvero il canale in lingua inglese per la promozione internazionale del “made in Italy” materiale ed immateriale (peraltro previsto dal vigente “Contratto di Servizio” tra Stato e Rai)?!
Non si ha nessuna notizia, ormai da mesi, di questa ardita intrapresa, anche se qualche settimana fa l’Amministratore Delegato “pro tempore” (fino a fine luglio) di Viale Mazzini Fabrizio Salini ha annunciato che il canale avrebbe visto la luce nel breve periodo. Da indiscrezioni, si apprende che è stata affidata da Viale Mazzini a società specializzate la ricerca del “naming” del canale, e quindi il lancio del canale potrebbe essere realmente imminente…
Su ItsArt, abbiamo speso molto inchiostro su queste colonne (da ultimo vedi “Key4biz” del 7 aprile 2021, “ItsArt, la ‘Netflix italiana della cultura’ rimanda il lancio a fine aprile (e forse riapriranno i cinema)”), e quindi rimandiamo alle analisi finora proposte: fino a quando non si potrà “toccare con mano”, ovvero consultare il “catalogo”, si resta nel libro delle belle intenzioni se non – maligna qualche concorrente – dei sogni…
Ed intanto Byoblu – Davvero Tv in onda dal 25 aprile sul canale 262 del digitale terrestre…
Tutt’altra storia, invece, con Byoblu: annunciata qualche settimana fa, in occasione di una censura operata da YouTube che ne chiuse, a fine marzo, l’account (vedi “Key4biz” del 7 aprile 2021, “Abolita la censura cinematografica. Ma il vero problema è cosa circola sul web”), è salita sul digitale terrestre l’iniziativa fortemente voluta da Claudio Messora (già super-consulente per la comunicazione del Movimento 5 Stelle), e da domenica scorsa 25 aprile l’emittente è in onda sul canale 262.
Il “canale” Byoblu su YouTube vantava oltre 500.000 utenti…
Il canale Byoblu – Davvero Tv è in onda su tutto il territorio nazionale sul Timb Mix 2 e trasmette in H.264.
Abbiamo seguito la diretta del giorno 1° dell’emittente, dalle 15 del pomeriggio di domenica 25, ed abbiamo notato un ampio spettro di voci, anche se particolare sensibilità è stata mostrata nei confronti di personaggi eterodossi ed eccentrici, dissidenti e dissenzienti ai margini del sistema mediale “mainstream”, da Nino Galloni a Ugo Mattei passando per Diego Fusaro e per il senatore leghista Alberto Bagnai: e, fin qui, potrebbe essere una gran bella iniziativa, una nuova occasione di democrazia mediale e di libertà espressiva…
Stupisce che il lancio del canale non abbia provocato alcun interesse da parte della stampa quotidiana e dei principali media (incredibilmente non un articolo uno! come si può verificare dal database di DataStampa o de L’Eco della Stampa!), ma questo atteggiamento finisce per confermare la “teoria del complotto” che iniziative di questo tipo alimentano: ovvero la tesi per cui “non parlano di me, e quindi questa è la conferma che io sono interprete della vera verità a fronte di un flusso di menzogne e distorsioni del pensiero unico dominante” (e variazioni sul tema “fake news”, informazione e contro-informazione…).
Nella lunga diretta del 25 aprile, abbiamo tra l’altro notato un lungo servizio che celebrava la Resistenza, esaltando il ruolo dei partigiani. E abbiamo anche notato come i promotori di Byoblu si dichiarino eredi dell’esperienza del compianto Giulietto Chiesa, che pure lavorava ad un progetto di emittente televisiva indipendente. Quindi non sembrerebbe trattarsi di un’emittente “destrorsa”…
Abbiamo notato anche il tanto spazio concesso a Tiziana Alterio, promotrice della “Marcia della Liberazione” qualche mese fa a Piazza San Giovanni a Roma (che ha raccolto una variegata fauna di esponenti del “dissenso”, dai No-Vax alla Fondazione Di Bella…), che ha annunciato la costituzione di un “Comitato Nazionale di Liberazione Costituzionale”…
Abbiamo osservato il sostegno dato al progetto di Byoblu da politici eletti nelle file del Movimento 5 Stelle ed “emigrati” in altre lande partitiche: da Gianluigi Paragone, fondatore di ItalExit (ex direttore della “Padania”, ex giornalista di “Libero”, ex Vice Direttore di Rai1 e di Rai2, spesso chiamato “il Santoro di destra”) a Sara Cunial, che ha promosso “R2020” ovvero “#Ribellione #Resistenza #Rinascita – Facciamo Rete” (iniziativa che vede come coprotagonisti Davide Barillari e Ivan Catalano, che si pone come “contenitore democratico, aperto e inclusivo” che chiede “l’immediata sospensione dell’emergenza per Coronavirus, il ripristino della Costituzione e il rispetto dei nostri diritti”)…
Alcuni si domandano “chi” c’è “dietro” l’iniziativa (qualcuno addirittura ipotizza una “internazionale sovranista” al servizio di interessi della Russia putiniana!), dato che si tratta di intrapresa dal budget inevitabilmente non indifferente: il promotore della “tv dei cittadini” Claudio Messora ha sostenuto che sarebbero bastati 150.000 euro, per passare dal web al digitale terrestre, e rivendica di aver raccolto (entro il 10 aprile), con tecnica di “crowdfunding” (anche grazie a donazioni di pochi euro da parte migliaia di cittadini), circa 325.000 euro. nell’arco di poche settimane… Chi conosce l’economia della televisione sa però che, soltanto per disporre di un canale in digitale terrestre, sono necessari almeno 20mila euro al mese. Al netto dei costi della redazione…
Torneremo presto su queste due iniziative, certamente lontane tra loro, ma entrambe caratterizzate dalla volontà di estendere lo spettro culturale e politico del nostro Paese.