Alcuni “specialisti della rete” sono insorti contro la proposta di legge, che non hanno partorito loro, sulla introduzione del Wi-Fi aperto e obbligatorio nei luoghi aperti al pubblico avanzata da cinque deputati del PD (Boccadutri, Bruno Bossio, Carbone, Losacco e Migliore), e fatta propria da almeno 100 parlamentari.
Molti di più i favorevoli.
È una proposta semplice e di buon senso. Ha qualche difficoltà, ma superabile e può essere di grande impatto.
Il punto di partenza è che l’Italia è un paese molto arretrato non solo nella diffusione della banda larga, ma anche nella diffusione di internet Wi-Fi.
Il mercato trova conveniente rafforzare un po’ gli investimenti nel campo della rete mobile, ma la situazione proprietaria della rete e di chi la detiene, non offre un quadro di convenienze sufficiente per risalire la china della arretratezza ed investire in banda ultra-larga.
Il paradosso delle telecomunicazioni è che aumenta il traffico dati, ma non aumenta abbastanza la propensione al consumo e dunque non ci sono né mezzi, né utenti né servizi sufficienti.
Il paradosso della arretratezza, della scarsa cultura digitale di impresa è simile.
Vista così e con uno Stato che non ha molti soldi da investire non c’è scampo.
Il mercato aspetta lo Stato e lo Stato aspetta il mercato e magari un salvatore.
Tra i tanti record negativi dell’Italia digitale c’è anche la scarsa diffusione di Wi-Fi gratuito negli alberghi: siamo terzultimi, eppure siamo una destinazione turistica privilegiata.
I proponenti della proposta di legge hanno guardato soprattutto a questo fattore e con l’obbiettivo di superarlo e mettere a disposizione nuovi servizi anche nella fruizione del patrimonio artistico, monumentale, paesaggistico e in generale dell’attrattività turistica, oltre che per la crescita di opportunità digitali nella educazione.
Così hanno pensato di forzare la mano.
La prima reazione degli addetti ai lavori, soprattutto della generazione “internet-siamo-noi” è stata che la virtù non si impone e “nun se po’ fà”.
Il tema esiste, ma ci sono motivi per appoggiare la proposte adottando modalità che salvaguardino il driver fondamentale di tutta la crescita, cioè la possibilità di fare business e dunque di coprire i costi degli investimenti.
Se non ci fosse questa convenienza non si spiega come tanti paesi europei siano più avanti di noi, ad esempio nell’offerta di Wi-Fi gratuito negli alberghi.
Per quel che riguarda le entità pubbliche (musei ed altro) è bene ricordare che tanti Comuni applicano ai turisti, nazionali e non, rilevanti tasse di soggiorno di cui non immediatamente gli stessi percepiscono i benefici.
Vediamo perciò chi sono gli stakeholder coinvolti questa iniziativa di legge, chi se ne avvantaggia o svantaggia:
- Spazi pubblici: il costo è a carico dello Stato. Che però può ottenere attraverso un investimento di marketing molto limitato maggiore fruibilità e diffusione soprattutto per i luoghi più nascosti e meno frequentati. Esistono persino metodologie di copertura dei costi di connettività attraverso advertising locale a pagamento.
- Spazi privati: gli esercenti che già sopportano il costo degli abbonamenti lo fanno per migliorare i servizi resi ai loro clienti e tutti possono facilmente ottenere un vantaggio dalla permanenza negli esercizi, dalla soddisfazione del cliente e/o da facilitazioni al servizio (offerte, semplificazioni, file). I costi e le condizioni di connettività potrebbero anche prevedere una differenza tra entry level ed un consumo di banda maggiore (mi siedo al caffè e rimango senza consumare altro che banda). Politiche commerciali differenziate possono essere consentite oltre un certo livello.
- I provider di connettività guadagnano da un allargamento dei clienti, ma potrebbero essere contrari ad una apertura totale (il numero di utenti è spesso limitato) ma sarebbero possibili le differenziazioni di cui sopra.
- Coloro che offrono beni e servizi on line (OTT compresi) se ne avvantaggiano e potrebbero condividere localmente gli introiti. C’è da risolvere il tema della identificazione soft e delle responsabilità indirette verso comportamenti illegittimi, ma a mio avviso la tecnologia offre tutte le soluzioni.
- I cittadini e soprattutto i turisti hanno vantaggi e risparmi certi e numerosi.
- Il sistema: in un colpo il nostro paese diventerebbe largamente internet friendly.
Per completare le ragioni di quello che comunque sarà un nuovo obbligo oneroso, c’è un argomento più forte ancora di tutti gli altri:
- La sicurezza. Nessuno questiona il fatto che i locali pubblici debbano avere assicurazioni, norme di sicurezza e tutela corrispondenti a questa loro funzione, che vanno già oggi dall’obbligo di servizi igienici, alla accessibilità ai disabili, fino alle uscite di sicurezza ai maniglioni antipanico, gli estintori. Nessuno ritiene che sia improprio questo intervento ancorché potrebbe essere più semplice e immediato.
- Ormai è noto che in caso di catastrofi naturali già ora la disponibilità di accesso a social media è stato un fattore chiave per farvi fronte soprattutto nei paesi dove tali mezzi sono più diffusi: Twitter, Facebook, Google e in generale internet con altre soluzioni hanno salvato migliaia di vite e aiutato le persone ad aiutarsi, ritrovarsi, trasferire e diffondere informazioni in tempo reale. Questa nuova funzione della rete è disponibile a costi assai più bassi di qualunque altro fattore (estintore, manutenzione etc.) e c’è una vastissima casistica a dimostrare l’importanza dei social media nella gestione delle crisi da eventi imprevedibili di vasta portata.
Ciò darebbe alla proposta di Wi-Fi obbligatorio stringenti caratteristiche di urgenza e aiutare a farla accogliere come necessaria oltre che utile, al più presto.