Grazie alle tecnologie software oggi gli operatori di telecomunicazione possono rendere più agili e flessibili le infrastrutture di rete. Nell’ultimo white paper Italtel dedicato ai data center e le strategie ICT delle imprese, si afferma chiaramente che: “la maggior parte delle centrali telefoniche alla fine apparirà meno
simile ai tradizionali central offices e più simile ai cloud data center”.
Tra le tecnologie software più utilizzate nelle infrastrutture di rete delle aziende troviamo la virtualizzazione delle reti (Network function virtualization, o Nfv) e le funzioni di rete software defined (Software defined networking, o semplicemente Sdn).
Il 94% del carico di lavoro e di calcolo sarà processato da piattaforme cloud data center nel 2021. Il 75% di tutte le applicazioni cloud data center sarà legato all’utilizzo di piattaforme SaaS, o Software as a Service. Un’altra tendenza ben delineata dal documento Italtel è la virtualizzazione dei data center.
Proprio per accelerare questa evoluzione della rete in logica cloud data center, le società di telecomunicazioni stanno pensando all’hardware open source. Non possiamo sapere in questo momento quanti e quali central office ogni cloud solution provider (Csp) pianificherà di ristrutturare come un data center nelle loro reti.
Oltre questo però c’è anche il 5G, si legge nel documento, l’implementazione delle sue reti e dei suoi servizi, a cui dobbiamo aggiungere i requisiti di scalabilità e prestazioni per le nuove applicazioni Internet of Things, “da cui possiamo ben capire che gli operatori di telecomunicazioni sono in una buona posizione per far parte di questa nuova catena di valore utilizzando i loro asset di reti distribuite esistenti”.
Le reti degli operatori mobili e fissi sono per natura distribuite con piccoli e grandi siti in cui sono posizionati vari apparati per fornire connettività tra città, aree suburbane e rurali: “L’uso di micro-datacenter per i servizi attuali e, soprattutto, per i nuovi è uno dei fattori chiave del successo nel nuovo/diverso approccio all’infrastruttura digitale”.
Ma che cos’è un mini data center? Italtel lo descrive come “un sistema autonomo progettato per ospitare un’infrastruttura IT e una di supporto integrata”. Strutture flessibili (da un singolo rack a 40 armadi rack), se serve di prossimità, che possono sopportare carichi IT fino a 250 kW e si presentano come molto utili per le operazioni di disaster recovery, di filiale per scopi di calcolo periferico e molto altro.
Le sue caratteristiche principali sono la capacità di ottimizzare le risorse e ridurre i costi, anche grazie alla “geo ridondanza” delle apparecchiature, cioè vari siti lavorano assieme per assicurarsi che il servizio sia sempre attivo in caso di errore/criticità.
In termini di mercato, il settore dei mini/micro data center dovrebbe crescere rapidamente ad un tasso annuo (Carg 2017-2025) approssimativamente superiore al 21%, secondo calcoli Transparency Market Research, per un valore complessivo atteso di quasi 15 miliardi di dollari entro la fine del 2025 (nel 2016 superava di poco i 3 miliardi di dollari).
L’area di mercato più vasta è quella nordamericana, che da sola controlla il 43% dei ricavi, con un tasso di crescita che sfiora il 19% annuo. Segue l’Europa, con la Gran Bretagna sul gradino più alto del podio.